CROCIERA AEREA TRANSATLANTICA ITALIA-BRASILE. La crociera aerea transatlantica Italia – Brasile fu la prima crociera aerea transatlantica di massa che si tenne tra il 17 dicembre 1930 e il 15 gennaio 1931. Venne organizzata da Italo Balbo che, dopo il successo delle due crociere aeree di massa nel Mediterraneo (Crociera aviatoria del Mediterraneo Occidentale nel 1928 e la Crociera aviatoria nel Mediterraneo Orientale nel 1929) pensò ad una impresa di più ampio respiro: una trasvolata atlantica. Fu con questo scopo che, nel 1930, istituì ad Orbetello, la NADAM, Scuola di Navigazione Aerea D’Alto Mare, per preparare equipaggi in grado di effettuare trasvolate oceaniche. Come destinazione finale fu scelta Rio de Janeiro da raggiungere con una formazione di 14 idrovolanti S.55° suddivisi in 4 squadriglie.
Furono scelti gli equipaggi, in tutto 14, di cui 12 per la trasvolata e 2 di riserva ed il comando della Crociera fu affidato al ten. col. Umberto Maddalena. Nella primavera, giunsero a Vigna di Valle due esemplari del nuovo S.55 A, con motori FIAT A 22 R. A giugno iniziarono le prove più impegnative a largo raggio, diurne e notturne, da Orbetello alle coste spagnole e nordafricane. 3.100 chilometri di allenamento offrirono l’opportunità di addestrarsi anche in frangenti non sempre tranquilli, sia per ragioni meteorologiche che tecniche. In occasione delle prove di decollo a pieno carico da Orbetello, uno dei velivoli non riuscì a sollevarsi oltre una di queste e, strisciando sul terreno, capottò e prese fuoco causando la morte di due componenti dell’equipaggio.
Alla fine di novembre tutti i preparativi erano completati. Le basi furono così prescelte: Los Alcazares (1.200 km da Orbetello); Kenitra nel Marocco francese (700 km); Villa Cisneros nel Rio de Oro (1.600 km); Bolama nella Guinea francese (1.500 km). Quest’ultima era la base più avanzata dell’Africa per attraversare l’Atlantico e puntare verso l’America del Sud, dov’era l’altra punta più vicina, Natal (3.000 km). Lungo la costa brasiliana furono scelte Bahia (1.000 km) e Rio de Janeiro (1.400 km).
Gli apparecchi erano pronti al via, nella laguna di Orbetello, suddivisi in quattro squadriglie di tre velivoli: la nera, la rossa, la verde e la bianca, più due idrovolanti di riserva per un totale di 14. Gli aerei furono designati con le sigle dei comandanti.
L’ultimo allenamento fu effettuato alla vigilia della partenza quando, in formazione di stormo, le quattro squadriglie portarono in volo l’estremo saluto alla tomba del capitano Ambrosino, nel cimitero di S. Vincenzo, in riva al Tirreno.
All’alba del 17 dicembre, dopo alcuni giorni di rinvii per le cattive condizioni meteorologiche, i 14 equipaggi (56 uomini) più gli altri 12 uomini di riserva si imbarcarono e, mollati gli ormeggi, la prima squadriglia “nera” decollava verso il Mediterraneo, seguita dalla squadriglia bianca, dalla rossa e dalla verde.
Assunta la formazione di marcia con al vertice l’I-MADD, le squadriglie procedettero sin dopo le Bocche di Bonifacio dove il tempo peggiorò ed il volo divenne tormentato, tanto che lo stormo si divise in due gruppi. Il primo ammarò a Sud di Maiorca, il secondo raggiunse Los Alcazares non senza fatica.
Il 19 la formazione sì riunì in quell’idroscalo dove si procedette a riparare diversi danni e a cambiare diverse eliche danneggiate dalla tempesta.
Domenica 21, gli idrovolanti decollarono per la tappa di Kenitra, sorvolata Gibilterra e dato l’ultimo saluto all’Europa, in cinque ore di volo ammararono alle foci del fiume Sebù, pronti a decollare il 23 per Villa Cisneros. Da qui la formazione procedette per i 1.600 chilometri, tra mare sulla destra e deserto a sinistra, sino alla foce del Rio de Oro, dive si procedette ai rifornimenti, data l’imminente partenza per Bolama, dove arrivano il 25 dicembre.
Con il miglioramento delle condizioni meteorologiche sull’oceano, il 5 gennaio si decise per la partenza, fissandola per le 01.30 del giorno 6. Il decollo avvenne per squadriglie, ma poco dopo l’idrovolante del Cap. Boer precipita in mare provocando la morte dei quattro componenti l’equipaggio. Successivamente un altro idrovolante, che si era attardato perché troppo pesante al decollo, durante un secondo tentativo, raggiunti pochi metri d’altezza, perse velocità e nel pesante impatto con il mare sfasciò lo scafo destro, causando la morte del motorista.
L’11 gennaio, undici idrovolanti presero il via per Bahia. La navigazione fu effettuata lungo la costa ed alle 14.30 lo stormo era su Bahia dopo aver superato i mille chilometri che lo dividevano da Natal. Tre giorni di sosta e poi, il 15, decollo per il gran finale a Rio de Janeiro: 1.400 chilometri compiuti con vento favorevole tanto da giungere un’ora prima, bordeggiando in formazione di parata per ammarare all’ora stabilita. A Rio, gli undici apparecchi scesero nell’insenatura di Botafogo, dove migliaia e migliaia di persone si riversarono lungo il litorale della baia di Guanabara. Allo sbarco, gli “atlantici” furono salutati con salve di cannone dalle navi italiane e brasiliane e con i festeggiamenti di benvenuto; giunsero telegrammi dalle più alte autorità italiane, elogi da ogni parte del mondo ed ancora inviti a ricevimenti sino al 7 febbraio, giorno dell’imbarco sul piroscafo Conte Rosso per il rientro in Italia.
Bibliografia Sergio Sottovia
www.polesinesport.it