28 aprile 1945: Strage di Rovetta

  

Paolo Poduje detto “Il Moicano”. 
Paolo Poduje nasce il 5 giugno 1915 a Lubiana in territorio sloveno.  Al compimento del 14° anno i genitori lo mandano a vivere dai nonni materni a Gorizia dove frequenta il ginnasio ed il liceo classico . Il 30 novembre 1936 si iscrive all’ Università di Padova nella Facoltà di Medicina – Chirurgia. Giudicato abile e arruolabile alla visita di leva viene rinviato quale studente. La sua asserzione di aver partecipato alla guerra civile spagnola nelle file repubblicane è in contrasto con la sua comprovata frequenza all’Università e con il numero degli esami sostenuti. Afferma inoltre di aver frequentato la Scuola Militare di Milano edi essere stato nominato Sottotenente e successivamente Tenente, ma in realtà la sua carriera militare è ben diversa e passa attraverso diverse destinazioni che culminano con l’assegnazione alla Compagnia di Sanità di Padova. L’8 settembre si rende irreperibile ed entra nella Banda partigiana Mameli. Entra in contrasto sia con i capi delle bande locali ed in particolare con i commissari politici sia con i capi delle bande istriane e quindi decide di rientrare in Italia. Nell’agosto del ’44 incontra il Capitano. John W. Heslop del New Zealand Corp e successivamente a bordo di un aereo inglese si reca in Puglia dove dopo essere stato interrogato e qualificato secondo le procedure inglesi ,viene inviato a San Vito dei Normanni dove frequenta un corso di sabotaggio e paracadutismo. Nei documenti britannici visionati si legge che Poduje dice di essere cittadino italiano, di essere stato ufficiale dei Bersaglieri, di aver combattuto contro le truppe tedesche, e di aver fatto parte di vari gruppi partigiani; non potendo essere smentito, gli viene assegnato il grado di capitano. Il 6 aprile 1945 Poduje viene paracadutato sul Pizzo Formico (Bg) per l’operazione HAPEVILLE ed è atteso dal Capit. R.H. Pearson detto il ‘Turco’.

Il 26 aprile 1945 un gruppo di giovani della Legione “Tagliamento”, appartenenti all’esercito regolare della Repubblica Sociale Italiana, dopo aver appreso della fine delle ostilità e di essere isolati dal resto della legione, decisero di deporre le armi e di consegnarsi al locale Comitato di Liberazione Nazionale di Rovetta. Qui presero accordi con i capi del CLN. Alloggiati presso il Grande Albergo Franceschetti alla Cantoniera della Presolana, il 26 aprile vengono trasferiti nella Scuola Elementare di Rovetta; dopo due giorni di maltrattamenti e sevizie, arrivano due autocarri con a bordo partigiani delle Brigate CAMOZZI, GARIBALDI e GIUSTIZIA & LIBERTÀ; il 28 aprile i militi della TAGLIAMENTO vennero prelevati e condotti al cimitero di Rovetta. Dopo essere stati depredati di scarpe ed abiti ed aver consegnato al Parroco di Rovetta, i propri averi, che poi scomparvero, con una frettolosa benedizione i 43 soldati vennero presi a gruppi di cinque e fucilati. Tre di loro furono risparmiati per la loro giovane età e un quarto riuscì a fuggire. I ragazzi cercarono invano anche di salvare dalla fucilazione Carlo Banci di Roma (15 anni e 4 mesi) il più giovane. Il ventenne Giuseppe Mancini, prima di essere ucciso, fu costretto ad assistere alla fucilazione di tutti i suoi camerati, in quanto i partigiani scoprirono essere figlio di Edvige Mussolini, sorella del Duce.

Alcuni testi sostengono che l’ordine fu dato verbalmente dal Poduje, mentre il Parroco di Rovetta scagiona il Moicano sostenendo che con il grado e la posizione che aveva poteva intervenire e sospendere la carneficina, ma lui non intervenne presso i partigiani. Un gran brutto episodio, fra gli innumerevoli accaduti subito dopo il termine delle ostilità. Su quelle vicende si tentò di far luce subito dopo i fatti, ma la magistratura archiviò tutto come “atto di guerra”, una formula ambigua e del tutto fuori luogo, con cui furono etichettate vendette e regolamenti di conti, in diversi casi vere e proprie carneficine. In alcuni casi le formazioni partigiane, rispettarono i prigionieri ma in tante altre occasioni venne fuori il peggio di certi elementi. Fra questi il “Moicano”, poi millantatore allo scopo di costruirsi una figura di eroe.

I CADUTI PER L’ONORE A ROVETTA

ANDRISANO Fernando, anni 22

AVERSA Antonio, anni 19

BALSAMO Vincenzo, anni 17

BANCI Carlo, anni 15

BETTINESCHI Fiorino, anni 18

BULGARELLI Alfredo, anni 18

CARSANIGA Bartolomeo Valerio, anni 21

CAVAGNA Carlo, anni 19

CRISTINI Fernando anni 21

DELL’ARMI Silvano, anni 16

DILSENI Bruno, anni 20

FERLAN Romano, anni 18

FONTANA Antonio, anni 20

FONTANA Vincenzo, anni 18

FORESTI Giuseppe, anni 18

FRAIA Bruno, anni 19

GALLOZZI Ferruccio, anni 19

GAROFALO Francesco, anni 19

GERRA Giovanni, anni 18

GIORGI Mario, anni 16

GRIPPAUDO Balilla, anni 20

LAGNA Franco, anni 17

MARINO Enrico, anni 20

MANCINI Giuseppe, anni 20

MARTINELLI Giovanni, anni 20                      

PANZANELLI Roberto, anni 22

PENNACCHIO Stefano, anni 18                      

PIELUCCI Mario, anni 17

PIO VATICCI Guido, anni 17

PIZZITUTTI Alfredo, anni 17

PORCARELLI Alvaro, anni 20

RAMPINI Vittorio, anni 19

RANDI Giuseppe, anni 18

RANDI Mario, anni 16

RASI Sergio, anni 17

SOLARI Ettore, anni 20

TAFFORELLI Bruno, anni 21

TERRANERA Italo, anni 19

UCCELLINI Pietro, anni 19

UMENA Luigi, anni 20

VILLA Carlo, anni 19

ZARELLI Aldo, anni 21

ZOLLI Franco, anni 16                             

Il 7 giugno 1945 Poduje viene congedato dalle truppe inglesi con il grado di capitano chiede la pensione al governo britannico, che però non verrà concessa. Dal suo Foglio Matricolare gli viene riconosciuta la qualifica di partigiano combattente. Ritornato civile, riprende gli studi a Padova, a Bari nel 1950, a Milano, con lo scopo di laurearsi e trasferirsi in Africa. Effettuerà molti esami, ma alla fine, ormai in età avanzata, rinuncerà  alla laurea. Nei primi anni ’60, dopo varie visite, ottiene la pensione di “Grande Invalido” con vitalizio. Muore a Milano l’8 luglio 1999.

Tratto da un articolo di Silvio Tasselli pubblicato su “Storia & Battaglie”  – aprile 2014