18 giugno: Festa dei Bersaglieri

  
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Il Corpo dei Bersaglieri venne istituito, con regio brevetto del 18 giugno 1836, da Carlo Alberto di Savoia su proposta dell’allora capitano del “Reggimento Guardie Alessandro La Marmora, e ricevette il battesimo del fuoco l’8 aprile 1848 nella battaglia di Goito durante la prima guerra di indipendenza italiana.

Il compito assegnato alla nuova specialità prevedeva le tipiche funzioni della fanteria leggera – esplorazione, primo contatto con il nemico e fiancheggiamento della fanteria di linea (senza però schierarsi e frammischiarsi con quest’ultima) – ma si caratterizzava, come nelle intenzioni del suo fondatore, per un’inedita velocità di esecuzione delle mansioni affidate ed una versatilità d’impiego che faceva dei suoi membri, ancorché appiedati, oltreché dei cacciatori, anche delle guide e dei guastatori.

I bersaglieri, in quanto ordinati al livello massimo di battaglione, non avevano né potevano avere la bandiera, affidata soltanto ai reggimenti. Non la ebbero nemmeno alla fine del 1870 quando i loro battaglioni furono ordinati in Reggimenti. Si ritenne, forse, che essa con le sue dimensioni, impedisse all’alfiere di sfilare di corsa alla testa del reggimento. Quando, infatti, si giunse – il 19 ottobre 1920 – a consegnare anche ad essi il drappo tricolore, si ricorse al labaro col quale la corsa si effettuava agevolmente.

Il 7 giugno del 1938, infine, il labaro venne sostituito dalla bandiera nazionale, adottando un “formato ridotto” che offrisse meno resistenza al vento nella corsa. Con l’avvento della Repubblica, il “formato ridotto” lasciò il posto al “tipo unico”. L’alfiere dei bersaglieri, tuttavia, ha continuato a sostenerla in modo da farla sventolare in alto, visibile da lontano a tutto il reparto.

La Bandiera di Guerra del 3º Reggimento bersaglieri è la   più decorata d’Italia: con 2 Croci di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, 3 M.O.V.M., 3 M.A.V.M.;

  

Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell’aspra battaglia,conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace , domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d’Italia.»
— Guerra 1915-18

 

«Pari alla sua fama millenaria, è espressione purissima delle alte virtù guerriere della stirpe, si prodigava eroica, generosa, tenace in tutte le battaglie, dando prezioso contributo di valore e di sangue alla vittoria.»
— Guerra Italo-Etiopica 3 ottobre 1935 5 maggio 1936

 

«Al III btg. Ciclisti: “Con audacia indomabile si affermava su posizioni asprissime, a prezzo di un immane sacrificio di sangue. Con la sua virtù e la sua fede rinnovellò, nel durissimo travaglio, le sue forze, sì che, nell’ora dell’assalto, schiantò e travolse d’un solo impeto le formidabili difese nemiche. Si oppose con audace azione di retroguardia all’avanzata nemica dell’ottobre 1917 e diede largo tributo di sangue sul Piave, durante la prima resistenza su quel fronte e nella difesa del giugno 1918. Si distinse per slancio ed ardimento nella battaglia di Vittorio Veneto.»
— Vermegliano 19-21 luglio 1915, Monte Sei Busi 28-29 luglio 1915, Quota 85 Monfalcone 6 agosto 1916

 

«Al reggimento: “Compatta e gagliarda unità di guerra, salda amalgama di energie, di volontà intrepida e di temeraria arditezza fusa nell’abilità manovriera, in dieci mesi ardua campagna ha dato vivido risalto alle superbe tradizioni, onde sono onusti il suo ceppo ed il suo nome chiamato alla battaglia del Nipro dopo mille chilometri di rudi marce, imponeva all’avversario la invitta superiorità delle sue baionette, che con travolgente irruenze e lena inesausta, sgominando ripetutamente dense e rabbiose retroguardie nemiche, faceva balenare prime e vittoriose nel cuore del Donez. Riaffermata in rischiose azioni esplorative la bella audacia dei suoi battaglioni e distintosi pel contributo di valore nel soccorso a nostra colonna avviluppata, teneva ovunque in scacco l’avversario, strappandogli capisaldi muniti e preziosi punti di appoggio. Incaricato infine della tutela di un delicato settore difensivo, ancorché ridotto di numero ed esposto ai rigori di un inverno eccezionalmente ostile, reagiva con indomito coraggio e fede suprema all’urto di forze nemiche dieci volte superiori, arginando, con l’incontrollabile diga dei petti e degli animi, la furia che minacciava di stremarlo e portando i suoi piumetti ad affermarsi in una scia di sangue oltre le posizioni riconquistate.»

Fronte Russo. Nipro, Uljanowka, Maximaljanowka, Sofjewka, Stalino, Panteleimonowka, Rassipnaja, Michailowka, Stoshkowo agosto 1941 – maggio 1942

 

«Al reggimento: “Superba unità di guerra, non paga del grande sangue versato e delle eroiche imprese compiute nel precedente cielo operativo, si prodigava ancora con suprema dedizione per il buon esito in numerosi combattimenti. Balzato per primo dalle posizioni tenacemente difese durante tutto l’inverno, prendeva d’assalto un importante centro ferroviario e creava la premessa per afferrare alla gola il nemico ripiegante, distruggerlo e conquistare una ricca zona mineraria. Lontana avanguardia delle truppe italiane in Russia con la 3ª Divisione Celere, slanciatosi con fulminea marcia dal Donez al Don, attaccava e conquistava con dura e sanguinosa lotta una munitissima testa di ponte, sconvolgendo il piano offensivo nemico. Travolto l’avversario in rovinosa fuga, ne frustrava i successivi suoi ritorni offensivi compiuti con forze sempre rinnovantisi. Chiamato all’arresto di masse nemiche transitate sulla destra del Don, le ricacciava con impetuoso attacco; quindi, inchiodato al terreno, costituiva insormontabile barriera ai reiterati, sanguinosi, ma vani assalti nemici, spezzandone l’impeto e facendo brillare di piena, fulgida luce, di fronte agli alleati ed allo stesso nemico, le virtù guerriere delle stirpe italica.»
— Fronte Russo. Rassipnaja, Staz, Fatschewka, Iwanowka, Serafimowitsch, Broboski, q. 244,4 Jagodnyi 11 luglio – 1 settembre 1942

 

«Al battaglione “Goito”: “Raccolse gli uomini onde riassunse le gesta di tutte le fiamme cremisi nella Guerra di Liberazione: cinquantunesimo battaglione del I Raggruppamento motorizzato, che offerse l’eroico olocausto degli allievi ufficiali di complemento a Monte Lungo; XXIX e XXXIII battaglione e prima compagnia motociclisti del C.I.L. che strenuamente guarnirono monte Marrone e le Mainarde, che spiccarono su monte Mare con balzo leonino, che combatterono duramente a monte Granale di lesi, che incalzarono saettando il nemico ad Urbino e ad Urbania; battaglione “Goito” del Gruppo “Legnano”, che immolò le avanguardie audacissime su Poggio Scanno prematuramente conquistato. Da Cassino a Bologna, sempre pari alle prestigiose tradizioni del Corpo, con impeto veemente e con generosa, alata baldanza. Campagna di liberazione.»
— 6 dicembre 1943 – 30 aprile 1945

 

«Al XXV btg.: “Il giorno 23 a Borgo, la notte a Levico, si distinse per coraggio, sangue freddo e disciplina nell’attacco di quelle difficili posizioni, essendo in avanguardia al 28º Reggimento fanteria.»
— Borgo, 25 luglio 1866

 

«Al III btg. Ciclisti: “Assaltava con impeto eroico una fortissima posizione carsica, aprendosi il varco nei reticolati a prezzo di purissimo sangue ed in concorso con altri reparti, ne manteneva l’occupazione in tre giorni di epica lotta, malgrado i violenti bombardamenti ed i ritorni offensivi del nemico.»
— Carso – q. 144, 14-15-16 settembre 1916

 

«Al XXV btg.: Per essersi lodevolmente diportato nella presa di Ancona.»
— Ancona, 26 settembre 1860

 

«Al XXV btg.: Perché diede speciali prove di valore e di sagacia militare.»
— Aspromonte, settembre 1862

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

«Al reggimento: “Continuando in terra africana le tradizioni eroiche della Grande Guerra, nelle operazioni per la conquista del Tigrai, dava continua prova di alto sentimento del dovere e di dedizione alla Patria.

Con azione salda e brillante, con slancio entusiastico, con unanime valore conquistava le alture di Belesat, infrangendo l’accanita resistenza dell’agguerrito avversario e contribuendo validamente alla conclusione vittoriosa della battaglia dell’Endertà.»
— Belesat, 15 febbraio 1937