Quando si sente parlare del “cavallino rampante”, il pensiero va istintivamente alla casa automobilistica Ferrari ed alla sua lunga storia di successi in Formula 1. C’è stata un’altra epoca, però, in cui lo stesso cavallino, sia pure con qualche lieve differenza, ha goduto di popolarità e gloria ancora maggiori e cioè quando l’asso dell’aviazione italiana, Francesco Baracca, scelse il cavallino come proprio emblema traendo spunto da quello, colore argento su sfondo rosso, del “Piemonte Reale”, suo Reggimento di Cavalleria. Fu la madre, dopo la prematura morte del valoroso aviatore che decise di donare al patron Enzo Ferrari, l’ormai storico simbolo. Francesco Baracca nasce a Lugo di Romagna (Ravenna) l’8 maggio 1888 da Enrico, facoltoso proprietario terriero, e dalla contessa Paolina de Biancoli. La sua passione per i cavalli e per la vita militare lo porta a frequentare l’Accademia dove, in funzione degli ottimi punteggi acquisiti, viene subito assegnato alla tanto agognata Cavalleria. Nel 1910 presta servizio al 2° Reggimento “Piemonte Reale” di Roma; qui trova un ambiente ideale per coltivare la sua passione che lo porta, l’anno successivo, a vincere il Concorso Ippico di Tor di Quinto.
Si accosta all’aviazione quasi per caso assistendo ad una esercitazione presso l’aeroporto di Centocelle, se ne innamora immediatamente, con il medesimo entusiasmo riservato all’equitazione. Così nel maggio 1912 viene inviato a Reims per conseguire il brevetto militare di pilotaggio. Per la sua spiccata attitudine per il volo dimostrata, viene scelto per l’addestramento sul Nieuport 10 da caccia. Nel 1915, allo scoppio del 1° conflitto mondiale si cimenta nella sua prima vera missione di guerra contro gli Austriaci, ma è nell’aprile dell’anno successivo che consegue il suo primo successo con l’abbattimento di un Brandenburg nemico e la cattura del suo equipaggio.
E’ questa la prima di una lunga serie di vittorie che gli valgono, dopo appena due mesi, la promozione al grado di Capitano e la celebrità: le sue imprese aviatorie vengono narrate in tutto il mondo diventando così un vero e proprio mito. Ormai è diventato un “asso”: entra, cioè, a far parte della ristretta cerchia di aviatori che hanno abbattuto almeno cinque aerei nemici. Per questo motivo, nel 1917 viene costituita la 91^ Squadriglia, denominata appunto la “Squadriglia degli Assi” dotata dei nuovi SPAD XIII ed a Baracca viene concesso di sceglierne personalmente gli uomini che opereranno al suo comando: piloti leggendari come Fulco Ruffo di Calabria, Gaetano Aliperta, Ferruccio Ranza, Franco Lucchini, Bortolo Costantini, Guido Keller, Giovanni Sabelli ed Enrico Perreri; uomini valorosi che contribuiranno a rendere leggendarie le missioni della 91^ anche a prezzo della vita.
Ma è nella battaglia combattuta sul Piave nel giugno 1918, che la “Squadriglia degli Assi” si rivela determinante perché riesce a conquistare il dominio del cielo ed a riversare il suo micidiale potenziale di fuoco sulle prime linee nemiche fermandone l’avanzata. Il 19 giugno del 1918, nel corso di un combattimento, l’aereo del Maggiore Francesco Baracca viene colpito dalla contraerea nemica schiantandosi in fiamme sul Montello. La vita del valoroso aviatore si spense così a soli 30 anni.
Tuttavia, nella sua pur brevissima carriera, Baracca è stato decorato di una Medaglia d’Oro, tre d’Argento ed una di Bronzo al Valor Militare per l’abbattimento di ben 34 aerei nemici. Ma soprattutto, l’”Asso degli Assi” viene ricordato per il suo spirito cavalleresco: egli non infierì mai sull’avversario sconfitto e disapprovò la tendenza a rendere gli armamenti sempre più devastanti e spietati. Suo sincero ammiratore fu Gabriele D’Annunzio, che dell’Eroe di Lugo ebbe modo di esaltarne le gesta, le qualità umane e militari, ricordandolo nostalgicamente anche dopo la morte. Il 1° gennaio del 1969 il 9° Stormo di Grazzanise è stato intitolato alla memoria di Francesco Baracca, assumendo, insieme al X Gruppo Caccia, il “Cavallino Rampante” (nero su sfondo bianco) quale emblema. Presso l’aeroporto militare vengono custoditi gelosamente alcuni cimeli e significativi documenti appartenuti a Francesco Baracca donati gentilmente dalla famiglia d’origine.
(Tratto da www.aeronautica.difesa.it)
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia
«Pilota di meriti eccezionali, già decorato di tre medaglie al valore, costantemente dedica l’assidua opera sua alla riuscita di brillanti azioni aeree. Il 26 aprile 1917 in fiero e accurato combattimento, con rara abilità e sommo disprezzo del pericolo, abbatteva un nuovo apparecchio nemico, conseguendo così l’ottava sua vittoria. Cielo Carnico, 26 aprile 1917— 5 agosto 1917
Medaglia D’Oro al V.M.
«Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatré combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri, tornò due volte col proprio apparecchio colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrici. Cielo dell’Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto e degli Altipiani, 25 novembre 1916, 11 febbraio, 22, 25, 26 ottobre, 6, 7, 15, 23 novembre, 7 dicembre 1917»
5 maggio 1918
Medaglia d’Argento al V.M.
«Nell’occasione d’una incursione aerea nemica, addetto al pilotaggio d’un aeroplano da caccia, con mirabile sprezzo del pericolo, arditamente affrontava un potente aeroplano nemico e, dando prova di alta perizia aviatoria e di grande sangue freddo, ripetutamente lo colpiva col fuoco della propria mitragliatrice fino a causarne la discesa precipitosa nelle nostre linee. Per impedire che gli aviatori nemici distruggessero l’apparecchio appena atterrato, discendeva anch’egli precipitosamente raggiungendo lo scopo e concorrendo alla pronta cattura dei prigionieri. Cielo di Medeuzza, 7 aprile 1916.»
— 18 maggio 1916
Medaglia d’Argento al V.M.
«Pilota aviatore addetto a una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo dando prova di molta perizia aviatoria, affrontava potenti aeroplani nemici, concorrendo molto efficacemente, con altro apparecchio da caccia, a determinare la caduta precipitosa di due velivoli avversari: l’uno in territorio nemico fra Bucovina e Ranziano, l’altro entro le nostre linee a Creda, gesso [sic!] Caporetto. Cielo di Gorizia 23 agosto 1916, cielo di Caporetto, 16 settembre 1916.»
— 15 marzo 1917
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Informato con altri aviatori che un aeroplano nemico volteggiava con insistenza sopra Monte Stol e Monte Stariski per regolare il tiro delle proprie batterie montato su un velivolo da caccia arditamente affrontava l’apparecchio avversario che strenuamente si difese con una mitragliatrice e con un fucile a tiro rapido, e dopo una brillante e pericolosa lotta concorreva ad abbatterlo rimanendo ucciso l’ufficiale osservatore e ferito mortalmente il pilota. Monte Stariski, 16 settembre 1916»
— 10 giugno 1917