Il Nastro Azzurro e la memoria della prima guerra mondiale
Ha preso il via oggi, 6 maggio, il ciclo di conferenze sulla prima guerra mondiale promosso dall’Istituto del “Il Nastro Azzurro” tra Decorati al Valor Militare.
Per l’occasione è intervenuto il generale dell’esercito Massimo Coltrinari, docente e cultore di materie di carattere militare. Nel suo intervento, il Generale ha gettato luce su alcuni aspetti della storia d’inizio 900, che spesso non trovano un largo pubblico al d fuori degli ambienti specialistici. In particolare, si è voluto evidenziare come l’Italia, tipicamente dipinta come defezionista dei vincoli raccolti con la triplice alleanza, in realtà non abbia avuto l’infame ruolo che la storiografia d’oltralpe tende ad attribuirle. Chiaramente emerge, da fonti austriache e tedesche, come Roma fosse in una posizione di pericolo all’interno del rapporto d’alleanza con Berlino e Vienna. le quali guardavano al nostro paese non solo come un partner minore ma addirittura come terra di conquista. Ecco spiegata quindi l’ossessione del nostro comando, per la difesa del confine est e per il possesso di Trieste. Si temeva che l’Austria, infatti, penetrasse da questo confine per sottrarre alla nazione il lombardo-veneto. Per ben due volte (nel 1902 e nel 1908) la possibilità di un invasione austriaca si è quasi concretizzata e solo per cause fortuite i piani di Vienna non hanno trovato applicazione. La domanda: “perchè l’Italia non è entrata in guerra a fianco dell’alleato tedesco?” quindi è mal posta. Si dovrebbe piuttosto chiedere perché l’alleato tedesco non ha sentito il bisogno dell’Italia. Sia la Germania che l’Impero Austro-Ungarico infatti credevano di avere i mezzi per rimodellare, attraverso la guerra, gli equilibri internazionali del vecchio continente. Al tempo stesso però si sapeva che la partecipazione italiana all’azione sarebbe dovuta essere ricompensata e questo non rientrava nei piani ne di Berlino ne di Vienna. La freddezza e il comportamento riluttante degli alleati portò così Roma al patto di Londra e agli eventi che ne conseguirono.
Il secondo punto toccato nella sua relazione dal generale Contrinari ha riguardato, invece, la situazione delle forze italiane all’alba dell’intervento bellico. I quadri militari vennero presi di sorpresa dalla decisione di schierarsi da parte dell’intesa. Le forze militari infatti non erano state consultate per quanto riguardava la fattibilità degli impegni presi da parte del governo italiano. I soldati del confine est si trovarono sguarniti e mal disposti, costretti a portare avanti una battaglia offensiva per la quale non c’erano ne gli uomini ne i mezzi. Il comando italiano però, ben conoscendo il problema che poneva il teatro, contro ogni previsione, riuscì ad organizzare una difesa sul Piave prendendo alla sprovvista sia alleati che nemici. Dall’inattesa resistenza non sarebbe solo nato il riscatto delle nostre forze ma anche la possibilità di creare, finalmente, un’identità italiana che fino ad allora era stata debole se non assente. I soldati Italiani infatti, galvanizzati dalla promessa regia di provvedere alla questione agraria alla fine del conflitto, combatterono in maniera unita e decisa, dimostrando coraggio e valore. La prima guerra mondale, segnò la nascita dell’identità italiana, testimoniata quest’ultima dal monumento al milite ignoto, vero protagonista delle azioni belliche.
La giornata si è conclusa tra la soddisfazione e il plauso generale. L’occasione è stata caratterizzata da un’esposizione degli eventi, sapientemente collegati tra di loro, di modo da dare continuità e causalità alla narrazione, che nonostante la serietà degli argomenti non è stata leggera e dinamica.
Federico Salvati