III Congresso 1928 Atti Il Discorso di Amilcare Rossi

  

IL DISCORSO DI AMILCARE ROSSI

Amilcare Rossi, rivolgendosi al Duca, dice:

Innanzi tutto, vogliate accogliere, Altezza Reale, l’omaggio sincero e appassionato di tutti i decorati d’Italia, che considerano il Nastro Azzurro come l’ordine della nuova aristocrazia dell’Italia Vittoriosa, alla cui tradizione di illibatezza morale, di austerità di vita, di nobiltà di opere, si sentono orgogliosamente legati, così come si sentono indeclinabilmente tenuti a trasmettere immacolato alle generazioni che verranno il loro patrimonio che è di purezza e di gloria.

Essi esprimono in pari tempo a Vostra Altezza, Comandante glorioso in guerra, la loro più viva e commossa gratitudine per aver voluto onorare di Vostra Augusta presenza questa seduta inaugurale e conferirle così un carattere di tanto autentica e di tanto alta rievocazione della più sublime passione Nazionale che fu ed è fermento vivo del legittimo orgoglio e della giusta dignità degli artefici della rivoluzione fascista.

Quando l’Istituto del Nastro Azzurro fu fondato da un manipolo di antiveggenti e di soldati, una seconda volta valorosi, molte perplessità, molte diffidenze e qualche non lieve preoccupazione si impadronirono degli animi, sopratutto di quanti nulla sanno concepire, nulla perseguire, nei propositi e nelle opere loro, che non aderisca a qualche interesse praticamente e materialmente valutabile, che non si risolva in qualche fine di ordine personalistico.

Era però quello il tempo ancora infausto che separandoci di poco dalla fortuna, in un momento quasi definitiva, delle teorie rivoluzionarie materialistiche e imbelli, il fascismo stesso, anche se dai ciechi e dagli stolti e dai retori soltanto, veniva considerato come il momentaneo e passeggero trionfo di una corrente politica al servizio di una ristretta categoria di persone.

L’Istituto del Nastro Azzurro non ebbe esitazione alcuna a cogliere immediatamente il senso sostanzialmente spirituale, superiore ed eterno del moto rigeneratore del costume e dell’anima Nazionale, se non nella concezione di alcuni pochissimi tra i suoi ideatori, certo nello spirito informatore dei fini che l’Ente propose fin dai primi atti della sua vita alla sua attività e alla sua opera costante, riconobbe nell’idea e negli uomini del fascismo l’apostolato di devozione e di amore che, mentre rinnovava la pratica di abnegazione e di dedizione sublime del popolo combattente e vittorioso nella guerra, voleva, nella rinnovata milizia, conservare ed accrescere, per le opere della pace e per tutti gli eventi segnati all’Italia, la grandezza e la gloria legittimamente conquistate nell’arduo cimento.

Pertanto fu possibile nel congresso del ‘23, che fu il primo del nobile sodalizio, quella fusione perfetta, quella intima concordia, veramente mirabili, per cui gli uomini maggiori del Regime, e, per volontà esplicitamente manifestata, lo stesso suo Capo glorioso ed eroico, parteciparono con piena soddisfazione del loro spirito, ai lavori inaugurali, auspicando alle maggiori fortune e alla più larga affermazione di esso.

Fortunato avvicendarsi di fatti, spontanea eliminazione di uomini, circostanze del resto coerenti anch’esse allo spirito e alla prassi degli azzurri, fecero sì che anche il secondo congresso, che ebbe luogo a Sassari nel ‘25 alla presenza Augusta di S. A. R. il Duca di Pistoia, potè svolgersi nella stessa atmosfera ideale e far salve interamente le premesse istituzionali e i nobilissimi fini associativi.

Cosicchè è orgoglio e vanto dell’Istituto del Nastro Azzurro il poter affermare che dal suo sorgere ad oggi tutti i suoi atti, tutte le aspirazioni sue furono, in ogni momento e senza sottintesi e senza riserve, in concordia perfetta con gli atti e colle aspirazioni del fascismo, tutti i sentimenti degli associati furono di devozione e di amore al Duce dell’Italia nuova così come al Re Vittorioso, che, seguendo la infallibile tradizione sabauda di obbedire ai comandamenti della Nazione, Gli affidò di Essa, come al migliore e al più degno in un’ora solenne e decisiva della storia, il destino e l’avvenire.

Questo Congresso che si inaugura oggi, sotto i migliori auspici, in questa città, che fu centro del nostro risorgimento patrio, alla Vostra Augusta presenza, Altezza Reale, che foste il più saggio e il più valoroso tra i condottieri delle nostre armate in guerra, è un congresso singolare anch’esso, perchè coloro che vi partecipano non si riuniscono per agitare dei problemi e degli interessi che comunque possano ridondare al loro particolare beneficio, ma solo problemi e interessi di ordine spirituale e di portata Nazionale; e quelli stessi che possano comunque avere riferimento diretto ai Congressisti sono di un valore e di una ispirazione esclusivamente morale.

Gli azzurri intendono innanzi tutto di riaffermare i loro fini squisitamente e nobilmente patriottici e di rinnovare i loro atti di fede nell’Italia Fascista, che sarà Imperiale, dinanzi a Voi, Altezza Reale, che potete essere, col Vostro animo sensibile, colla profondità del Vostro patriottismo, col patrimonio della Vostra Casa Augusta, il più sicuro e il più austero mallevadore, così come foste mallevadore, dinanzi al Re che Ve li commise, della gloria e dell’eroismo dei Fanti dell’ Invitta.

Colla dignità e colla preparazione spirituale che conferiscono cotesti atti, da noi intesi come fondamentali, possiamo accingerci alla trattazione degli oggetti sui quali questo alto consesso è chiamato a portare il proprio contributo di sapienza e di intelligenza sicuri di pervenire alle conclusioni più attese dai nostri cuori.

In ogni suo atto il Congresso si manifesta come vera e propria comunione di spiriti tra camerati, che le ragioni di fraternità e di mutuo amore derivanti dalla comunanza di vita e dalla passione e dalla fede comuni ieri nella guerra come oggi nella pace operosa, prepongono ad ogni qualsiasi possibilità di contrasti, anche quando questi potessero scaturire dai loro rapporti di indistruttibile cameratismo

Così nel ricordo delle ore più luminose vissute dalla generazione nostra, nella rievocazione dei canti che accompagnarono le nostre gesta migliori, nella collaborazione fervida e concorde ad una nobile opera, che è passione comune, queste giornate torinesi trascorreranno troppo rapidamente, e col conforto dei consigli e della fede vostra, camerati, riprenderà ininterrotto e tenace il lavoro per l’ascesa e il potenziamento costante e progressivo dell’Istituto Glorioso

Con questa certezza, col sentimento nostalgico di vecchi soldati vostri, Altezza Reale, dichiariamo aperto il terzo Congresso generale del Nastro Azzurro nel nome Augusto del Re