III Congresso 1928 Atti La discussione

  

Terminata la lettura della Relazione Morale il Presidente dell’Istituto così continua :

Voi che avete seguito questa relazione avete potuto rilevare come pochi — contro ogni consuetudine dei congressi — siano stati gli applausi distribuiti. Ma io ve ne chiedo uno che è veramente dovuto e veramente sarà sentito per il Segretario generale Maurizio Barricelli (applausi prolungati) che è il vero, grande animatore di tutta la nostra attività, che è lo spirito vigile ed operante in ogni momento di quelle che sono le nostre attività maggiori e migliori. Maurizio Barricelli è, per l’Istituto del Nastro Azzurro, una nuova istituzione.

Vengono letti i seguenti telegrammi di omaggio e di saluto inviati dal Congresso a S. M. il Re, a S. A.R. il Duca d’Aosta, a S. E. l’on. Mussolini, a S. E. Turati, a S. E. Giunta, a S. E. De Vecchi, a S. E. De Bono e agli onorevoli Balbo e Bianchi.

 

Generale DI BERNEZZO, Aiutante di Campo di S. M. il Re.

  1. Rossore

Gli Azzurri d’Italia inaugurando il III Congresso in Torino inviano il più fervido saluto alla Maestà del Sovrano che con sapienza politica e valor militare condusse la Nazione alla Vittoria.

Pronti sempre a l’appello del Re offrono oggi come ieri il braccio ed il sangue ai maggiori destini della Patria.

 

Generale Conte MONTASINI, Aiutante Campo S. A. R. Duca d’Aosta

Gli Azzurri d’Italia, riconoscenti per aver voluto onorare di Sua augusta presenza il loro Congresso, innalzano devoto pensiero all’augusto Principe che, con lo stesso magnanimo cuore e con pari virtù guerriera, rinnova la gloria sabauda e italica del Suo grande Avo Testa di ferro.

  1. E. MUSSOLINI.

L’Istituto del Nastro Azzurro iniziando i lavori del suo terzo congresso in Torino, rivolge il pensiero riconoscente al Duce che nelle aspre tempeste della guerra civile salvò la Vittoria dal naufragio e la eresse sul confine intangibile, scolpita nel marmo, ricordo ed ammonimento.

Gli Azzurri d’Italia sono pronti al nuovo comando per tutto osare.

BENEDETTI:

Come vecchio Azzurro credo di interpretare il pensiero degli Azzurri qui presenti, se, sopprimendo tutte quelle che sono le formule parlamentaristiche consuete dei congressi, noi a questa adunata diamo un significato affettuoso e fraterno di tutti gli Azzurri porgendo il saluto al nostro amato presidente Amilcare Rossi e dichiarando naturalmente, perchè questo occorre anche come formalità, approvata la relazione di cui egli ci ha dato lettura.

AMILCARE ROSSI :

Carissimi amici, io vi ringrazio di quelle che possono essere le intenzioni che nascono dalla fraternità e dalla bontà del vostro animo, senonchè il camerata Benedetti è andato un po’ oltre quello che è il significato e la consuetudine nuova che si instaura da questo congresso. I congressi del Nastro Azzurro, dalla sua erezione in Ente morale, dalla riforma dello Statuto, non hanno più valore parlamentaristico nel senso vieto della parola, anche quando questa volontà potesse e dovesse essere manifestata dalla maggioranza o dalla totalità dei presenti al congresso; hanno puramente e semplicemente un valore consultivo che è il valore più sostanziale e più autenticamente efficace in qualsiasi congresso, in qualsiasi radunanza.

Noi eravamo già sazi di parlamentarismo; quindi abbiamo accolto con senso di sollievo la riforma dell’Istituto e avendola accolta abbiamo reso atto di omaggio a chi ha approvato questa nostra intenzione con la sanzione ufficiale di un decreto e con l’accettazione di prendere su di sè, Capo del Governo, la nomina delle cariche centrali.

Quindi, a parte quella che può essere la manifestazione che è tornata graditissima a noi del Direttorio, manifestazione di simpatia, di fraternità, di concordia e approvazione alla nostra opera, quello che vi domando in questo congresso è, come vi dissi ieri in presenza della Augusta persona del Principe, il conforto della vostra intelligenza, della vostra collaborazione, di quella collaborazione che disgraziatamente soltanto ogni anno è possibile avere dalla massa degli iscritti. Questa ve la domando oggi e voi ce la date con la sagacia e l’amore che è noto verso l’Istituto del Nastro Azzurro.

BARDANZELLU :

Propongo il seguente ordine del giorno : «Gli Azzurri d’Italia sono e saranno agli ordini del Re e del Duce per le maggiori fortune della Patria» (applausi vivissimi).

PRESIDENTE (Gen. Rho):

Sottopongo all’approvazione dell’ Assemblea l’ordine del giorno proposto dal camerata Bardanzellu. L’ordine del giorno è acclamato per approvazione.

enerale FARA:

Come più vecchio fra tutti mi permetto di ripetere ciò che i vostri applausi hanno confermato: cioè la fiducia illimitata al nostro Presidente e ai magnifici Azzurri che lo circondano. (applausi).

Il Col. Catella chiede che la relazione e i telegrammi letti siano inviati in copia ai soci.

Il Presidente Amilcare Rossi risponde che sarà fatto un numero unico che conterrà il resoconto dettagliato del Congresso.

L’avv. Tirone fa raccomandazioni di tener presenti le condizioni dei singoli soci: vi sono umilissimi contadini e modesti operai che per necessità economiche non possono pagare la quota.

AMILCARE ROSSI :

Ci preoccupammo fin dall’inizio della istituzione dell’Emblema di questa situazione particolarissima, speciale delle classi umili, di quelle che in maggior numero vorremmo avere nella nostra associazione perchè il nostro Istituto ha un carattere eminentemente educativo nazionale. Esaminammo a suo tempo anche la difficoltà del pagamento delle quote e rateizzammo la quota di cinquanta lire in mensilità, ciò che rappresenta una piccola cosa. Escluderemo anche dal pagamento qualcuno dei soci le cui condizioni di indigenza siano talmente gravi che ci consentano di fare un atto di solidarietà verso di loro. Ma il pagamento delle cinquanta lire oltre ad avere una rispondenza nelle necessità dell’Istituto ha anche un altro significato: chi vuol fregiarsi del distintivo d’onore può anche compiere un piccolo sacrificio. Ad ogni modo tutti i casi sono contemplati e saranno attuali quando essi verranno segnalati all’Ente centrale.

Ha la parola Monsignor Cravosio, Presidente della Sezione di Pola, il quale è salutato dagli applausi dell’ Assemblea.

Mons. CRAVOSIO :

Questo applauso degli Azzurri io non lo ritengo rivolto alla mia persona ma alla sezione di Pola che io qui modestamente rappresento (applausi).

In relazione alle finalità dell’Istituto presento due proposte che sottopongo al giudizio del Direttorio.

E’ inutile che ci facciamo delle illusioni. Guardiamoci bene negli occhi. Il disfattismo non è morto e ognuno di noi in maggiore o minor misura ‘ha già dovuto sentire la vendetta degli imboscati.

E’ necessario pertanto che le rivendicazioni che l’Istituto del Nastro Azzurro si propone, si facciano complete, concrete, concise. E mi riferisco alla concessione del diploma araldico e alla già ventilata idea di creare nel Nastro Azzurro una nuova aristocrazia. Dico, signori, che sarebbe bene che, sull’esempio degli antichi ordini equestri, si cercasse di ottenere dalla’ stessa maestà del Re e dalla stessa benevolenza del nostro Governo Nazionale, nell’Istituto del Nastro Azzurro, la creazione di un ordine vero equestre, con vera investitura, che concedesse una nobiltà personale la quale potesse essere trasmessa secondo il grado del valore acquisito e riconosciuto anche nei discendenti e che può essere conservata soltanto con un’opera conforme alla lealtà e all’onore; perduta se in caso di nuovi cimenti, chi ne è investito, non si presenti e non combatta (applausi vivissimi).

Io rammento che se vi è una origine nella aristocrazia, questa è militare e rammento che molti, voglio dire alcuni, di coloro che vantavano la gloria degli Avi, in tempo della gran Madre richiamante non hanno rinverdito l’alloro degli Avi. Costoro se non hanno perso i diritti che vanamente esaltano, indegeneri figli, costoro devono veder sorgere una nuova aristocrazia la quale avrà un alloro che sarà sempre rinverdito se non il giorno del cimento almeno con l’opere, l’onore, con la disposizione ad esse. Questa proposta è così concisa: (legge)

  1. Riferendosi alla concessione del diploma Araldico e riprendendo l’argomento, genericamente già ventilato, di creare nell’Istituto del Nastro Azzurro una nuova Aristocrazia Nazionale, direttamente emergente dalle virtù provate dell’individuo e della schiatta, si domanda, se non si riterrebbe opportuno, in tanta messa in valore delle forze morali della Gens Italica, con un ritorno alle origini di ogni forma gentilizia e secondo i precedenti degli ordini equestri, i quali conferivano le prerogative della nobiltà all’insignito, di concedere ai decorati al Valore Militare, ritenuti associabili e spontaneamente associati nell’Istituto, una particolare investitura cavalleresca e una superiore classificazione sociale personale, o, anche, trasmissibile nella discendenza, secondo il grado dell’onorificenza, conseguita durante il periodo dell’ultima guerra. Tali prerogative se personali, verrebbero a decadere, qualora l’investito si macchiasse di colpa contro la lealtà e l’onore; se trasmesse alla discendenza, qualora nel futuro, in un nuovo cimento della Nazione, questa non le confermasse con andata al campo e con distinzione di condotta sul medesimo.

Azzurri, sarebbe opportuno se il Direttorio giudicando della nostra proposta la riterrà approvabile, che per avere una equità quasi assoluta nella concessione futura delle medaglie al valore militare sul campo e per ragion di guerra, si cercasse di ottenere all’Istituto del Nastro Azzurro trasformato almeno contenente emanante un vero ordine cavalleresco, si cercasse di ottenere una concessione che io direi la maggiore che si possa avere riguardo ai suoi fini : la concessione cioè che in un consesso formato dal Patrio governo e sanzionato dalla Maestà del Re, in un consesso dei suoi maggiori esponenti, di coloro cioè che per alte cariche dello Stato che hanno occupato e che occupano possono esser chiamati a tanto onore e a tanta opera, si attribuisse dal Nastro Azzurro, il potere e l’autorità di concedere e di ventilare le proposte al valor militare in futuro conseguite per ragion di guerra; in questo senso cioè che ad esso consesso del Nastro Azzurro venissero devolute dai competenti Ministeri le proposte che emanano dai vari corpi. Si richiederebbe che venisse concesso al Nastro Azzurro, di ventilare, di approvare e di decidere sulle proposte al valor militare specialmente in tempo di guerra provenienti ad esso attraverso il tramite dei competenti Ministeri che riferirebbero le proposte provenienti dai corpi, affinchè si potesse essere assicurati in futuro di questo Palladio del valore Italiano che vi fosse una vera equiparazione e non si ripetesse il fatto che in un corpo vi possano essere molte maggiori distinzioni che in un altro, come si è avverato nell’ultima guerra, disgraziatamente.

Io chiudo dicendo ancora una volta dinanzi a voi tutti, Azzurri, e dicendolo al Direttorio perchè lo riferisca in alto, che noi, cavalieri della nuova aristocrazia, siamo pronti oggi e in qualunque età, per un nemico esterno o interno, a compiere ancora una volta il nostro dovere. Questo è quello che sento vibrare nell’intimo del vostro cuore.

Per noi vi è una scritta qui in una caserma di Torino che ricorda il valore che fu ma che si trasmette a questa generazione di baldi eroi e la scritta deve essere da noi ogni giorno seguita e deve essere ripetuta alto perché sarà la nostra divisa: « Pronti a obbedire tacendo e tacendo morire! » (applausi vivissimi e prolungati).

LAY:

Sassari che vi accolse con cuore fraterno e che conserva nell’animo l’incancellabile ricordo dell’azzurra adunata del 1925 mi ha dato l’incarico di portare in questa assemblea il suo saluto affettuoso. Vogliate accogliere l’omaggio e ricordarvi che gli Azzurri di Sardegna sono nel Tirreno la sentinella vigile per i nuovi e più grandi destini della Patria. (applausi).

Padre ROBOTTI:

Sono lieto e fiero di portare qui a voi, Azzurri d’Italia, il saluto fervido ed entusiastico dei colleghi, degli Azzurri che sono là oltre l’Oceano Atlantico, ma in questo momento sono uniti a voi nello stesso spirito di santo entusiasmo per la cara Patria e di orgoglio per le gesta che abbiamo compiute durante la guerra. Sebbene separati da tanta distanza noi siamo vicini alla Patria perchè la distanza può separare i corpi ma non divide gli animi. Quindi io sono ben lieto, amici miei, di essere stato incaricato dal capitano Martinez, Presidente della nostra sezione di Nuova York, illustre mutilato, di portare a voi il saluto di tutti i combattenti. Più di un migliaio sono gli organizzati della sezione. Laggiù siamo un gruppo di combattenti che cerchiamo di tenere alta la nostra bandiera tricolore nella grande repubblica stellata.

Sono cinque anni che manco dalla Patria e voi potete immaginare con quanta commozione sono arrivato qui a rivedere questa nostra terra così benedetta da Dio, sempre più pura, sempre più grande e quale sia la mia commozione di trovarmi qui in mezzo al fiore dei combattenti d’Italia, alla purissima aristocrazia che ha irrorato del suo sangue le balze trentine e carsiche e

Frasi n che oggi porta nel lembo della sua azzurra bandiera le speranze più fervide del domani d’Italia. Non voglio trattenervi troppo lungamente. Vi dirò soltanto che noi Azzurri d’ America cerchiamo di essere un solo corpo con voi come lo siamo stati nelle trincee durante la guerra. Anche là dove tanta parte dei destini del mondo si cova, noi speriamo di poter essere all’altezza del nostro compito e portare in quel popolo una sempre maggiore coscienza della grandezza della nostra Nazione in maniera che se domani fosse ancora necessario, come nei giorni della guerra, in cui la gran repubblica stellata è venuta sui campi d’Europa a portare il suo aiuto a noi che combattevamo per la liberazione dei popoli e per la completa indipendenza della nostra Nazione, così come vuole il nostro Duce, sia sempre più grande la fusione fra questo nostro popolo che ha tremila anni di storia, e quel grande popolo a cui Dio ha dato in abbondanza ricchezze ed a cui noi abbiamo la coscienza di portare il tesoro della nostra antica civiltà.

Viva l’Italia! Viva gli Azzurri dell’Italia e dell’ America e di tutto. il mondo! (applausi).

Il Presidente Generale RHO :

Riaffermando la nostra devozione all’Italia, al Re e al Duce, dichiaro chiuso il Congresso.

I congressisti in piedi acclamano lungamente al Re, al Duce e la seduta è tolta.

(a cura di Chiara Mastroantonio)