Antonio Trogu.1942 Africa Settentrionale. El Alamein

  

di  Antonio Trogu

 

Nel giugno 1942 tutto era ormai predisposto per la nuova offensiva italo-tedesca. Guidate da Rommel (scheda 1), le divisioni dell’Asse conquistarono Tobruk (21 giugno), unico importante porto della Cirenaica, dopo diciassette mesi di occupazione britannica, infliggendo all’VIII^ Armata inglese la perdita di 5 generali, 30.000 uomini e migliaia di tonnellate di carburante, viveri, munizioni e materiale bellico. Rommel insistette allora presso Hitler perché fosse rinviata la presa di Malta, e tutte le energie fossero concentrate per sostenere l’avanzata della sua Armata verso Alessandria, approfittando del caos totale in cui versava l’esercito avversario: poche settimane ancora, e prima il canale di Suez, poi il Medio Oriente con le sue riserve petrolifere, potevano cadere nelle mani italo-tedesche. Il Fuhrer, spinto dai brillanti successi di Rommel, accetto’ le richieste di quest’ultimo e convinse Mussolini a sospendere l'”Operazione C3″[1].

Winston Churchill apprese la notizia della caduta di Tobruk mentre si trovava alla casa Bianca a colloquio con Roosevelt   che offrì spontaneamente il suo aiuto per attenuare le conseguenze del disastro subito. Dapprima si pensò al trasferimento della 1^ Divisione corazzata americana, ma per le molteplici difficoltà che l’esecuzione di tale progetto presentava, il presidente Roosevelt e il generale Marshall offrirono di riarmare l’8^ Armata britannica con i 300 carri “Sherman” appena distribuiti ai reparti corazzati dell’esercito americano e 100 cannoni semoventi da 105 mm. Inoltre, nell’estate del 1942, l’aviazione dell’Asse in Africa del Nord perdette la superiorità rispetto alle formazioni della RAF, costantemente rinforzate con apparecchi inglesi e americani di alta qualità tecnica e tattica, che riprese incontestabilmente e definitivamente il dominio dell’aria.

Per tre anni, la guerra nel deserto aveva fatto registrare un movimento pendolare, in un alternarsi di vittorie e sconfitte degli italo-tedeschi e degli inglesi. Erano cadute, una dopo l’altra, Marsa Matruth, Maaten Bagush, Fuka, El Daba, Sidi Abd el Rahman: sulla strada per Alessandria, poco più di cento chilometri da percorrere, restavano soltanto le località di El Alamein, El Hamman, Buyrg el Arab. Nel porto di Alessandria, le navi della Mediterranean Fleet stavano per salpare, mentre una squadra navale francese, internata nel porto egiziano dal 1940, si preparava all’autoaffondamento.

Il Generale Auchinleck (scheda 2), pur consapevole della gravità della situazione era deciso a resistere. Al di la dello shock subito dall’Ottava Armata, dopo cinque settimane di ininterrotte sconfitte, le unità disponibili per la difesa di Alessandria e del Delta erano tutt’altro che trascurabili. La 50^ Divisione britannica e la 1^ Divisione sudafricana – dopo oltre mille chilometri di ritirata, da Ain el Gazala a El Alamein – avevano salvato il nerbo dei loro battaglioni. Quasi al completo era la 2^ divisione neozelandese (riordinata in Siria), energicamente comandata dal Generale Freyberg, un veterano della battaglia di Creta e di precedenti battaglie nel deserto, rimasto seriamente ferito a Marsa Matruth.

Oltre alla 18^ Brigata indiana, giunta dall’Iraq, c’era la 4^ Brigata indiana: la prima a difesa della posizione di Deir el Shein, la seconda di Abu Weiss, nell’interno, ai margini della depressione di El Qattara. Quanto alle unità mobili, Auchinleck disponeva ancora di 150 carri della 1^ divisione corazzata e aveva creato una Brigata, la 4^ corazzata leggera, formata interamente da autoblindo. In conclusione una forza combattente ancora di tutto rispetto, che era sotto la copertura di un “ombrello aereo” le cui formazioni erano costituite dalle agguerrite squadriglie della RAF. Nell’ambito della Guerra in A.S. le battaglie di El Alamein, che videro coprirsi di gloria migliaia di soldati italiani,  furono decisive per la sconfitta delle forze dell’Asse in Africa Settentrionale.

Nel deserto sahariano presso la località conosciuta come El Alamein, in arabo “Due Bandiere”, non si consumò una singola battaglia ma una serie di azioni che si dipanarono dal 30 Giugno 1942 al 4 Novembre dello stesso anno.

Furono quattro mesi di furibondi combattimenti che capovolsero le sorti del secondo conflitto mondiale causando la fine del sogno di Rommel e del suo Fuhrer di raggiungere l’Egitto e impadronirsi dei preziosi pozzi di petrolio che si trovavano in Iraq, Iran e Siria.

El-Alamein: la prima battaglia 1- 3 luglio 1942

L​a grande offensiva dell’Asse in Africa Settentrionale della primavera del 1942, si era arrestata di fronte al villaggio di El-Alamein, dopo una avanzata che aveva portato le forze italo tedesche alla riconquista della Cirenaica e alla penetrazione in Egitto fino a circa cento km da Alessandria. In corrispondenza di El-Alamein il deserto si riduce ad una striscia di una sessantina di km, fra il Mediterraneo a nord e la depressione di Al-Quattara al sud, un torrido bassopiano salino in cui le temperature salgono fino a 50°.  Il percorso fino ad Alessandria si configurava quindi agli occhi dei difensori britannici e degli attaccanti italo-tedeschi come un “corridoio” fra il mare e questa vasta zona  impercorribile ai mezzi meccanici, una strada obbligata che favoriva indiscutibilmente il difensore, togliendo alle forze dell’Asse la possibilità di manovrare attraverso il deserto per avvolgere da sud lo schieramento nemico. Fattore questo che era stato fino ad allora la carta vincente nelle offensive del generale Rommel, appena promosso al grado di feldmaresciallo. Ma la travolgente avanzata fino ad El-Alamein aveva fortemente logorato l’Armata italo-tedesca, che era giunta sulle nuove posizioni molto assottigliata negli organici e con le scorte in esaurimento. Inoltre, le linee di rifornimento si erano enormemente allungate, ed i convogli dall’Italia risentivano sempre più dell’offesa aeronavale alleata. Sarebbe stata necessaria una lunga sosta per reintegrare le scorte, sostituire i materiali e far riposare gli uomini, oltre che per riattivare i porti della Cirenaica. Rommel ritenne però che i britannici si sarebbero avvantaggiati di una sosta delle operazioni per fortificarsi sulle posizioni, e decise di tentare un attacco inaspettato con le forze disponibili per il 1° luglio. Anziché attaccare come di consueto da sud verso la costa, per      circondare il nemico in una sacca col mare alle spalle,  Rommel ideò una manovra opposta,   concentrando l’attacco lungo la costa, in direzione del villaggio stesso di El-Alamein, per poi operare una conversione da nord a sud sul retro delle forze nemiche, per spingerle verso le posizioni di artiglieria delle linee italo-tedesche. Infatti la manovra vide un attacco alle truppe inglesi a Nord del loro schieramento utilizzando la 90.ima Divisione Leggera tedesca che impegnò le truppe inglesi tra El Alamein e Ruweisat, mentre le due divisioni corazzate dell’Africa Korps e il 20° Corpo italiano tentarono l’aggiramento da Sud. L’attacco italo tedesco tuttavia non poté essere portato con la necessaria superiorità di mezzi per poter ottenere un rapido sfondamento, l’avanzata sostenuta da Rommel aveva ridotto notevolmente la forza e l’entità dei suoi reparti che arrivarono “spossate” di fronte alle linee nemiche. Solo dopo una giornata di combattimento la linea nemica venne intaccata dalle divisioni corazzate dell’Afrika Korps nel settore settentrionale in direzione di El-Alamein, l’ attacco a Sud non ebbe alcun successo in quanto finì tra le truppe indiane che provocarono un arresto inaspettato e Rommel vide il suo piano di battaglia completamente scompaginato. Il giorno successivo, il 2 Luglio, il Feldmaresciallo inviò l’Afrika Korps in appoggio alla 90.ima Leggera nel tentativo di raggiungere la strada costiera isolando le truppe inglesi e sudafricane che però spensero, ancora una volta, ogni velleità avversaria. Il 2 luglio il Generale Auchinleck, comandante le forze alleate, sferrava due vigorosi contrattacchi nei settori settentrionale e meridionale dello schieramento nemico, riuscendo ad arrestare l’attacco delle forze dell’asse.

Il 3 Luglio Rommel tentò ancora di rompere le linee nemiche ma il risultato fu sempre il medesimo tanto che dovette arrestare le azioni e riorganizzare le truppe. Il 3 luglio la 132ª divisione corazzata “Ariete” diede prova di grande coraggio, con una trentina di carri e circa 600 bersaglieri attaccò il dispositivo difensivo britannico, senza attendere che la 101ª divisione motorizzata “Trieste” le coprisse il fianco destro ma, contrattaccata da tutti e due i lati, fu costretta a ripiegare sulle linee della divisione Pavia. In questo frangente la Divisione corazzata Ariete fu quasi del tutto distrutta riuscendo a salvare solo 10 carri M13 e alcune di centinaia di uomini. Dopo l’Ariete fu la volta della divisione di fanteria Sabratha[2] (ricostituita dopo la Campagna di Libia del 1940-41) a essere investita dalla 9a australiana. Poi, furono assaliti i resti della Trieste e delle altre divisioni di fanteria. L’altura di Ruwesait era stata in buona parte occupata dagli italiani, ma a causa del cedimento delle truppe ormai allo stremo, fu perduta in poco tempo. Poiché Ruwsesait, al pari dell’altura di Alam Halfa, con le stesse caratteristiche, era una posizione di primaria importanza, la sua perdita fu grave. Il terreno nel settore nord del fronte di El Alamein è piatto e uniforme, per cui rilievi del terreno appena percettibili diventarono di grande importanza tattica. Nei giorni 4, 5 e 6 luglio vi furono azioni contro lo schieramento italo tedesco per aggirarne l’ala meridionale e successivamente per sfondare al centro ed al nord. La reazione di Rommel fu sempre pronta ed efficace. Il mattino del giorno 4 quando la Divisione Brescia veniva impegnata frontalmente fu sostituita dalla 21^ Panzer e si spostava a nord-est dando il cambio alla “Trieste” che si portava in zona Deir el Shein per costituire riserva d’Armata. Nei giorni 5 e 6 luglio la 5^ div. Indiana e la 2^ div. Neozelandese rinnovano attacchi in vari punti del fronte per aggirare il fianco destro, ma tutti i tentativi venivano contenuti. Il mese di luglio fu interminabile, con combattimenti intensi, di continua lotta insanguinata, di perdite gravi, di azioni distruttive ma irrisolutive, di logoramento spietato. Il bilancio complessivo delle perdite , fra morti e dispersi delle forze dell’Asse, dal 26 maggio al 31 luglio, fu di 27.600 uomini. Un censimento preciso delle perdite non fu possibile perche’ interi reparti erano scomparsi con ruolini, carteggi e giornali di contabilita’.[3]

Per rinforzare il dispositivo italo tedesco, dalla Germania giunse la 164.ima Divisione leggera mentre l’Italia inviò la Divisione paracadutisti Folgore comandata dal Generale Frattini (scheda 4) che lasciò molto impressionato il Feldmaresciallo. Oltre a queste unità giunse una Brigata paracadutisti tedesca: la Ramcke. Venne inquadrata nel XX C.A.  una nuova Divisione corazzata italiana, la Littorio[4] e gli organici furono pressoché ripianati anche se le scorte ormai erano al limite, in particolare quelle di carburante.

El-Alamein: la seconda battaglia ( o battaglia di Alam Halfa)31 agosto – 6 settembre 1942

Alla vigilia della seconda battaglia di El Alamein, i due schieramenti erano così composti:

  • le forze dell’asse con 67 battaglioni di fanteria (30 italiani), 536 cannoni (336 italiani), 515 carri armati (281 italiani) 119 autoblindo (72 italiane) e 777 aerei fra bombardieri, caccia e ricognitori;
  • le forze inglesi con 66 battaglioni di fanteria (a organici completi, mentre non lo erano quelli italo-tedeschi), 576 cannoni, 450 carri armati, 150 autoblindo e 1.200 aerei di tutti i tipi.

L’obiettivo della nuova azione era l’aggiramento della munita posizione di Alam el Halfa ed il raggiungimento della litoranea il più in profondità possibile, dopo di chè la Panzerarmee si sarebbe divisa in tre tronconi: uno avrebbe puntato su Alessandria, uno sul Cairo e il terzo sul Delta del Nilo.   Lo schieramento prevedeva:

  • sull’ala destraavrebbero agito la 15.ima  e 20.ima divisione corazzata tedesca e la Littorio ed Ariete italiana con in appoggio la Divisione motorizzata Trieste;
  • al centrola 90.ima divisione leggera tedesca affiancata dalla brigata Ramcke, la divisione Folgore e la Brescia;
  • a sudun contingente di paracadutisti tedeschi ed il XXXI battaglione italiano.

Per quanto riguarda la situazione dei rifornimenti per le forze dell’Asse, che era sempre stata deficitaria rispetto ai consumi, peggiorò dopo l’avanzata su El Alamein soprattutto nel settore dei carburanti e delle munizioni. Occorre ricordare che alla fine di agosto era avvenuto un importante preliminare scambio di comunicazioni tra Cavallero, Kesselring e Rommel, per quanto concerneva l’alimentazione dell’imminente battaglia. Come riserva minima per l’offensiva, Rommel aveva chiesto 6.000 tonnellate di carburante, aggiungendo: “la battaglia dipende dall’arrivo tempestivo della benzina”. Cavallero aveva allora comunicato:“lei può cominciare la battaglia, il carburante è in viaggio”. [5] Ma non arrivò mai, purtroppo una dopo l’altra, erano state infatti affondate o gravemente danneggiate le petroliere Sanandrea, Pozarica, Picci Fassio e Abruzzi.

Nel mese di agosto accaddero importanti cambiamenti ai vertici dei due schieramenti, che ebbero importanti riflessi sull’esito finale della battaglia di El Alamein.

A partire dal 12 agosto, il Comando Superiore Italiano delle Forze Armate dell’Africa Settentrionale mutò la propria denominazione e si chiamò Comando Superiore Forze Armate della Libia, con giurisdizione militare su tutto il territorio della colonia. Nella stessa data, l’Armata italo-tedesca, agli ordini del Maresciallo Rommel, passò alle dirette dipendenze del Comando Supremo italiano e per i contatti con l’Armata venne creata una Delegazione, che prese il nome di Delease: acronimo di Delegazione Africa Settentrionale-Egitto. Il maresciallo Bastico, che era anche Governatore Generale della Libia, ricorda nelle sue memorie il seguente effetto nel campo dell’Asse. L’unico risultato fu che Rommel assunse piena autonomia e fu libero di agire come meglio credeva. Da quel momento, gli organi italiani in Africa funzionarono come semplici uffici di collegamento con il Comando tedesco, mentre per i rapporti con il Comando supremo a Roma, Rommel si servì soltanto del Generale von Rintelen (addetto militare tedesco a Roma).

Nel campo britannico si era decisa la sostituzione del comandante in capo. Il primo ministro. Winston Churchill, e il Capo di Stato Maggiore Generale Imperiale, Alan Brook, si fermarono al Cairo, all’andata e al ritorno, prima di dirigersi a Mosca per importanti colloqui con Stalin. In quegli incontri si era di fatto decisa la rimozione del generale Auchinleck dal comando del Medio Oriente. Per cui, inizialmente un altro veterano della guerra nel deserto, il generale Gott, avrebbe dovuto assumere il comando dell’Ottava Armata e il generale Alexander quello del Medio Oriente. Ma Gott morì durante un trasferimento in Egitto: l’aereo sul quale viaggiava fu abbattuto dai caccia dell’Asse. Al comando dell’Ottava Armata fu quindi designato il generale Bernard Law Montgomery: un ufficiale molto prudente, dotato di pochissima audacia. La sua tattica era monotematica. Consisteva nell’attaccare il nemico con forze 10 volte superiori: attese quasi tre mesi, prima di sferrare il colpo decisivo alle divisioni italo-tedesche, già inferiori da tempo nel numero e nei mezzi.

Alle 22 del 30 Agosto Rommel iniziò l’attacco che però fu immediatamente ritardato dai numerosi campi minati, “ i giardini del diavolo”, che i reparti si trovarono di fronte. La massa di manovra gravitò nel settore meridionale. Con l’intero DAK, attaccò il XX Corpo Motorizzato italiano, con le Divisioni corazzate “Ariete” e “Littorio” e la Divisione motorizzata “Trieste”, che operavano sulla sinistra della 15ª e 21ª Panzer.

Ai combattimenti presero parte la Divisione Italiana “Trento”, la 164 ima Divisione tedesca, reparti di paracadutisti della Divisione “Folgore” e della Brigata “Ramcke”. Le Divisioni italiane, al pari di quelle germaniche, rimasero subito invischiate nei campi minati, minuziosamente preparati dagli inglesi con maggiore profondità del previsto e all’alba del 31 la sola Littorio li aveva superati. Nel mentre la Raf eseguiva attacchi notturni micidiali e il fuoco di reazione delle artiglierie, delle armi automatiche e dei mortai  bloccarono l’offensiva italo-tedesca.

Poco prima dell’alba, la resistenza dei britannici nella fascia minata diminuì e le punte corazzate del DAK a quel punto avevano raggiunto solo una penetrazione di 12-15 chilometri dalle posizioni di partenza, invece dei 50 chilometri previsti. Il piano di Rommel di “ruotare” all’alba verso la costa, era dunque fallito. Da sottolineare che la 15^ divisione Panzer entrava in battaglia con 70 carri tipo Panzer III e IV e la 21^ panzer attaccava con altri 120 carri, un numero nettamente inferiore  a quello che aveva combattuto ad Ai nel Gazala e Tobruk. A questa fase cruciale della battaglia di Alam Halfa è legato il mancato arrivo della benzina. Il 31 agosto, i Panzer attaccarono la cresta di Alam Halfa, presidiata nel settore centro-orientale dalla 44ª Divisione di fanteria britannica e dalla 10ª divisione corazzata britannica nel settore, nel mentre una tempesta di sabbia, inchiodava a terra la RAF. Approfittando di questa insperata circostanza, i carri tedeschi attaccarono immediatamente a sud della cresta, affrontati dai 92 carri Grant della 22ª Brigata corazzata inglese, che aveva un compito “ritardante”, in quanto l’attaccante doveva essere “battuto” dall’artiglieria e soprattutto dai numerosi pezzi controcarro da 57 mm. Questo affondo tedesco non riuscì e, a sera, i carri della 15ª e 21ª ripiegarono verso sud, passando la notte nella Depressione Ragil.

Il 1° settembre, la 15 a divisione corazzata fu lanciata contro l’altura di Alam Halfa e, dopo una durissima lotta, giunse quasi fino alla fatale quota 132. la battaglia era nella fase risolutiva. Infatti se i carri tedeschi fossero riusciti a superare lo sbarramento inglese posto a quota 132, avrebbero potuto avanzare verso il mare. L’8° reggimento corazzato tedesco, riuscito a penetrare nelle linee avversarie, nel pomeriggio del 1° settembre, giunse con alcuni reparti avanzati a circa 8 chilometri dalla costa, dietro il fronte principale di El Alamein. Ma, a sinistra, il 5° reggimento corazzato è rimasto impigliato e non riesce a superare le posizioni difensive britanniche: intanto, durante la giornata la RAF colpisce duramente i carri e la fanteria motorizzata.

Il 3 settembre la RAF effettuò ben 957 sortite sull′Afrikakorps, che tuttavia riuscì lentamente a districarsi dal saliente per rientrare dietro le linee amiche, a soli 10 km dalle basi di partenza. Intanto i britannici preparavano un contrattacco, che non poté avere inizio prima di mezzanotte. Montgomery lanciò la 132nd Infantry Brigade e la 5th New Zealand Infantry Brigade all’attacco per tentare di inserirsi fra le forze dell’Asse e le loro basi di partenza, ma l’attacco venne respinto con perdite sanguinose (circa 1000 uomini) da parte di entrambe le unità. Il 4 settembre, la 2ª divisione neozelandese lanciò l’Operazione Beresford nel tentativo di eliminare il saliente che le forze italo-tedesche erano riuscite a creare durante l’ultima offensiva, nella zona di Deir Alinda, Deir el Munassib e Deir Munafid. L’attacco neozelandese si arenò davanti alla forte resistenza dei reparti della Divisione Folgore, che riuscirono a respingere le puntate offensive del nemico infliggendogli notevoli perdite. La sera del 5 settembre si concluse la battaglia.

La seconda battaglia di El Alamein si concluse con un forte bilancio di perdite per le truppe dell’ Asse: 530 caduti, 1350 feriti, 570 dispersi nonché 490 tra carri ed altri mezzi fuori combattimento.

Il 23 settembre, Rommel, stanco e provato dagli ultimi combattimenti, lasciò il comando dell’Armata, per un periodo di cure e di riposo in Germania. Lo sostituì il Generale Georg Stumme, che vantava una esperienza sul fronte russo.

El-Alamein: la terza battaglia 23 ottobre – 4 novembre 1942

Dopo le indecisioni palesate dall’armata italo – tedesca e dal suo comandante, l’iniziativa passò nelle mani del generale Montgomery che, parafrasando le parole del generale Patton si “preoccupò più di non perdere la battaglia che di vincerla”. Il comandante inglese decise di potenziare la “sua” VIII Armata, in modo da avere un rapporto di forze il più possibile favorevole. Per questo motivo non sarebbe stato possibile attaccare a Settembre e dato che per l’offensiva era necessario aspettare un giorno di luna piena venne deciso per il 23 Ottobre. Per quel giorno tutto sarebbe stato approntato per l’Operazione Lightfoot ( Piede leggero). Le forze in campo il 23 ottobre erano:

                       

ARMATA CORAZZATA ITALO-TEDESCA

 XXI Corpo d’Armata              X Corpo d’Armata               Riserva d’Armata 

 164^ Div. Ftr. Tedesca           27^ Div. Ftr. “Brescia”          101^ Div. Mot. “Trieste”

 102^ Div. Ftr. “Trento”            185^ Div. Par. “Folgore”      90^ Div. Leg. Tedesca

 25^ Div. Ftr. “Bologna”          17^ Div. Ftr. “Pavia”              136^ Div. Ftr. “Giovani Fascisti”

       Riserva di C.A.                     Riserva di C.A.                   22^ Brg. Par. “Ramke” Tedesca

 15^ Div. Cor. Tedesca           21^ Div. Cor. Tedesca          19^ Div. C.a. Tedesca

 133^ Div. Cor. “Littorio”         132^ Div. Cor. “Ariete”

8^ ARMATA BRITANNICA

 X Corpo                         XXX Corpo                               XIII Corpo         Riserva d’Armata

 1^ Div. Cor.                    9^ Div. Ftr. Australiana            50^ Div. Ftr.       1^ Brg. Cor.

 10^ Div. Cor.                  51^ Div. Ftr. Scozzese             44^ Div. Ftr.       25^ Brg. Ftr. Indiana

 aliquote/8^ Div. Cor.     2^ Div. Ftr. Neozelandese     7^ Div. Cor.        2^ Brg. C.a.

                                          1^ Div. Ftr. Sudafricana                                      12^ Brg. C.a.

                                          4^ Div. Ftr. Indiana                                           

                                         23^ Brg. Cor.

Le truppe italo – tedesche erano schierate da nord secondo questo schema:

  • Tra il mare e la depressione di el Mireir:            7° reggimento Bersaglieri; 164.ima Divisione di fanteria tedesca; Divisione di fanteria Trento e Bologna; due battaglioni della Brigata paracadutisti Ramcke.
  • Tra la depressione di el Mireir e Qaret el Himeimat:      Divisione di fanteria Brescia; Divisione paracadutisti Folgore rinforzata con il XXXI battaglione genio; Divisione di fanteria Pavia e due battaglioni della Brigata paracadutisti Ramcke.
    • nordla Divisione corazzata Littorio e    la 15.ima Divisione corazzata tedesca
    • sudla Divisione corazzata Ariete e la 21.ima Divisione corazzata tedesca
    • In riserva, nel settore nord, la 90.ima Divisione leggera tedesca e la Divisione motorizzata Trieste entrambe a difesa della strada costiera.

Le modeste forze aeree erano dislocate negli aeroporti avanzati di Fuka e Abu Aggag:

  • 4° stormo caccia Macchi 202
  • 3° stormo caccia Macchi 202 e CR 42
  • gruppi caccia Me 109, Stuka e Ju 88 della Luftwaffe

Le forze inglesi erano schierate:

  • tra il mare e il costone del Ruweisat:   la 9.a Divisione di fanteria australiana; 51.ima Highlands; 2.a neozelandese, 1.ima sudafricana e 4.a indiana
  • tra il Ruweisat e Qaret el Himeimat:   la 50.ima Divisione di fanteria britannica rinforzata dalla Brigata greca; la 44.ima Divisione di fanteria britannica con la Brigata “France Libre”
  • nordla 1.a e 10.a Divisione corazzata inglese
  • sudla 7.a Divisone corazzata inglese

 

 

Lightfoot – Disegno operativo di Montgomery

Il piano del generale Montgomery per l’operazione Lightfoot (il nome in codice dell’offensiva dell’Ottava armata a El Alamein) prevedeva di aprire con un attacco frontale del XXX Corpo d’armata del generale Oliver Leese, costituito da cinque divisioni di fanteria, due varchi nel sistema fortificato delle forze italo-tedesche e occupare i due importanti rilievi tattici della collina      Kidney e dell’altura di Miteiriya. Al varco verso la collina Kidney venne assegnata la 9ª Divisione australiana e la 51ª britannica, mentre del varco di Miteiriya se ne sarebbe occupata la 2ª Divisione neozelandese e la 1ª sudafricana. Raggiunto l’obiettivo, la fanteria avrebbe lasciato il campo alle divisioni corazzate del X Corpo d’armata che avrebbero attraversato i corridoi, rispettivamente la 1ª Divisione corazzata alla collina Kidney e la 10ª corazzata all’altura di Miteiriya, e si sarebbero schierate sul terreno libero a occidente delle creste, dove avrebbero atteso su posizioni fisse il previsto contrattacco delle forze corazzate tedesche. All’estrema sinistra del XXX Corpo la 4ª Divisione indiana, non inserita nel dispositivo d’attacco iniziale, avrebbe operato delle incursioni diversive dall’estremità occidentale delle alture di Ruweisat.

Attacchi diversivi a sud compiuti dalla 7ª Divisione corazzata britannica appoggiata dalla 44ª Divisione di fanteria britannica, dipendenti dal XIII Corpo d’armata, avrebbero dovuto trarre in inganno i comandanti italo-tedeschi e impedire al resto delle forze dell’Asse di muoversi verso nord. Compito della I Brigata della Francia libera era quello di impossessarsi delle alture di Himeimat e di El Taqa.

Montgomery cambia quindi metodo tattico, non più manovrare per il deserto con l’intenzione di addossare il nemico al mediterraneo ma sorprendere il nemico a nord. Inoltre, a differenza di quanto preconizzato dalla dottrina militare “distruggere i carri nemici per poi avere facilmente ragione della sua fanteria”, tenendo conto che i carri armati tedeschi per il loro addestramento avevano maggior capacità di manovra dei mezzi corazzati britannici cambiò i procedimenti tattici prevedendo di contenere i carri nemici e procedere ad una distruzione metodica delle divisioni di fanteria schierate sulla posizione difensiva.[6] I britannici misero in atto una serie di diversivi nei mesi precedenti la battaglia per sviare il comando dell’Asse, non solo a riguardo del punto dell’attacco ma anche sui tempi in cui sarebbe avvenuto. Questa operazione aveva come nome in codice “Operazione Bertram”. A tale scopo l’8^ Armata disponeva di un gran numero di mezzi fittizi, come lo Sherman di gomma gonfiato con aria compressa e nessun veicolo lasciava il settore sud per quello nord, senza essere sostituito da un mezzo fittizio. Alle 20.40 del 23 Ottobre scattò l’offensiva inglese: quasi 1000 cannoni illuminarono a giorno un tratto di 50 Km. di fronte seguiti dai 1100 carri e dagli oltre 220 mila uomini. Al fuoco dell’artiglieria si aggiunse il bombardamento delle fortezze volanti che volavano in formazioni di 18 o 36 o 54 velivoli. Alle 22 circa il tiro nemico investì i campi minati o giardini del diavolo, gli ampi e profondi campi minati furono letteralmente arati dall’inarrestabile e gigantesco pettine di fuoco delle bombe e delle artiglierie inglesi. L’incessante gragnola  di colpi colse del tutto impreparati i vertici delle truppe italo – tedesche  e seguirono ore di completa confusione, tutti cercavano notizie ma nessuno le seppe fornire e a completare ulteriormente il quadro ci pensò la morte del Generale Stumme.  Una prima notizia fu che gli Inglesi non erano riusciti nel loro intento principale:  aprire dei varchi nei campi minati del crinale di Miteirya in modo da raggiungere il deserto coi loro mezzi corazzati. Malgrado la confusione i reparti di prima linea avevano reagito con prontezza,  tra queste la più provata risultava essere la Folgore che resse l’urto nel settore centrale perdendo cinque delle sue compagnie. A nord tra Tell el Elisa ed il mare gli Australiani attaccarono con scersi risultati le posizioni del 7° Bersaglieri mentre tra Tell el Elisa e il Kidney Ridge gli avamposti della “Trento” e della 164.ima dovettero cedere dopo aspri combattimenti. L’attacco a sud, simile a quello del settore nord aveva uno scopo simile: investire  un fronte di 10 Km. , aprire due corridoi convergenti in corrispondenza di q. 77 di Deir el Munassib e di q. 153 di Quaret Himeimat per poi dilagare a tergo della difesa italiana. Gli inglesi puntavano alla sicura riuscita di questo attacco in quanto il settore era difeso dalle truppe italiane considerate “male armate ed equipaggiate, poco combattive e logorate ed avvilite dalla lunga permanenza nel deserto”.

Ma l’operazione non riuscì per l’aspra resistenza degli italiani, le compagnie investite si difesero furiosamente pur subendo una notevole decimazione. Un esempio per tutti, per appoggiare un contrattacco della 21^ Panzer rinforzata dal V gruppo semoventi Ariete, i paracadutisti della 12^ cp del V btg./186 rgt. quando si trovarono senza munizioni balzarono dalle loro buche assaltando i carri nemici con le bombe a mano e le bottiglie incendiarie. La posizione di resistenza non fu intaccata. Sempre nel settore sud, il giorno 24 la divisione francese nel tentativo di occupare Haret el Himeimat, difesa da una sola compagnia di paracadutisti della Folgore veniva respinta con gravi perdite.

Nei giorni 25 e 26 ottobre il settore del IV/187 rgt. diventava il centro di pressione nemica , che si avvolgeva a destra ed a sinistra contro il II btg/157 rgt., il VI/186 rgt e l’VIII guastatori, dietro un forte fuoco nemico avanzavano le fanterie ed i carri nemici su tre colonne. Contro le fanterie i paracadutisti della Folgore usavano mitragliatrici e bombe a mano ma contro gli Shermano avevano solo inefficaci cannoni da 47/32 e le bottiglie di benzina. Dietro lo schieramento dei paracadutisti i gracili carri M13 del 132 Carristi e l’artiglieria dell’Ariete fecero buona guardia e con un contributo altissimo di sangue, in questo settore, il nemico fu battuto. Ma un obiettivo era stato raggiunto “impedire di disporre della Divisione corazzata Ariete e della 21^ Divisione corazzata a vantaggio dell’altro settore (nord) del campo di battaglia.

Il 27 sera nel settore sud ritornava la calma nel settore nord lo sfondamento inglese non si era verificato e nonostante i furiosi combattimenti sostenuti da una incredibile quantità di artiglieria e di aviazione gli obiettivi stabiliti per il giorno 24 ottobre non erano stati raggiunti. I reparti della 15^ panzer fin dall’alba del 24 e per tutto il 25 avevano effettuato contrattacchi locali, alcune volte risolutivi, e subirono perdite terribili. La sera del 25 dei 119 carri dell’ 8 rgt corazzato ne rimanevo efficienti solo 31, anche la Littorio il 25 ottobre si scagliava nell’aspra lotta ed insieme i carri armati italiani della littorio e i carri tedeschi disponibili si erano lanciati per arginare e respingere i tedeschi.

Per le forze italo-tedesche la situazione dei rifornimenti era catastrofica, in tutta la Libia la scorta di carburante era di soli tre giorni di autonomia. Per questo motivo Rommel invece di realizzare un centro di gravita nel settore nord, con un attacco in massa delle forze motocorazzate, fu costretto ad impiegare le unità corazzate in continui frammentari attacchi contro i cunei dell’infiltrazione britannica e senza utilizzate le divisioni corazzate 21^ e Ariete schierate a sud. Solo il giorno 27 ottobre decise di spostare una parte della 21^ panzer e dell’Ariete, ma oramai era tardi.  Anche il Gen. Montgomery il 27 aveva trasferito dal sud alcune brigate di fanteria e le forze corazzate della 7^ divisione per utilizzarle nei combattimenti nel settore nord.

Nelle giornata del 28 riprese intenso l’attacco dell’VIII armata a Nord dove le truppe inglesi volevano superare l’altura di Kidney Ridge ma la risposta dei caposaldi nemici non si fece attendere. Seppur con forti perdite gli inglesi attaccarono ad occidente dell’altura di Miteirya creando una breccia ma i reparti della Littorio e della Panzer Divisione, respinsero gli assalti Britannici. Tre volte il fronte settentrionale fu attaccato ma furono sempre respinti sulle posizioni di partenza. La Divisione australiana sfondò le difese tedesche della 90.ima leggera e dilagò fino alla costa accerchiando un battaglione bersaglieri e due tedeschi che riuscirono ad aprirsi un varco poche ore dopo. Dopo una settimana di lotta iniziavano a vedersi i segni della stanchezza e della mancanza di rifornimenti: i serbatoi dei carri erano quasi vuoti ma si continuava a combattere, a resistere e a morire a prezzo di gravissime perdite ed altissimi sacrifici.

A Sud l’11.ima e 12.ima compagnia della Folgore tennero le posizioni a prezzo di ulteriori perdite ma gli Inglesi abbandonarono sul campo 22 carri. Stessa sorte ebbero gli attacchi notturni che spinsero Montgomery a bloccare le offensive in quel settore e concentrarsi maggiormente in quello nord. Convinto di questo, Rommel decise di spostare in quel settore la 21.ima panzer, la 90.ima Divisione leggera e la “Trieste”, si convinse anche le unità italo-tedesche non erano più ormai in grado né di respingere gli avversari, né di far fronte ulteriormente ai loro violenti attacchi; tentò quindi, il ripiegamento dell’Armata su posizioni più arretrate. Ciò non fu però possibile, in quanto gli ordini di Berlino dicevano chiaramente di resistere o morire sul posto.

Iniziò quindi la seconda fase della battaglia che vide il principale piano inglese quasi crollato e la  nuova Operazione Supercharge [7]che prevedeva di attaccare nel settore Sud per cercare di sfondare  le linee nemiche. All’una di notte del 2 Novembre iniziò l’operazione “Supercharge”: 800 carri e 360 cannoni entrarono in azione per permettere alla fanteria di raggiungere la collina di Tell el Aqqaqir, ma, nonostante le truppe italo tedesche fossero sfibrate da giorni di lotta e mancassero completamente di acqua e cibo, gli Inglesi non riuscirono a raggiungere nessuno degli obiettivi. All’alba reparti della 15.ima e 21.ima Divisione corazzata e i resti della Littorio e della Trieste contrattaccarono senza risultati ma con gravissime perdite: la Littorio rimase con soli 20 carri mentre la Trieste perso un battaglione di fanteria e quello carri. La stessa forza inglese perse in numero spropositato di carri, la sola IX Brigata ne abbandonò 47 sul terreno.

All’alba del 3 novembre l'”Ariete”, tornata a nord, si preparò a chiudere il varco aperto nella linea italo-tedesca di El Alamein. Il giorno 4 l’offensiva inglese riprese con nuovo slancio e vigore sia verso nord, dove gli Australiani cercarono di dirigersi verso la costa, sia al centro dove la 1.a Divisione corazzata inglese riuscì a sfondare tra la 15.ima e 21.ima Divisione corazzata tedesca. Nel pomeriggio l’8^ Armata britannica, nella zona di El Akkakiri, aveva aperto una breccia di 25 km. Ed i mezzi corazzati del 10^ Corpo d’Armata vi si riversarono. Nella giornata del 4 novembre i carristi dell'”Ariete” si sacrificarono fino all’ultimo; premuta di fronte, superata sulle ali ed aggirata dai carri Sherman che l’attaccavano sui rovesci, la divisione “Ariete” si consumò sul posto, “Carri armati nemici fatta irruzione a sud. Con ciò Ariete accerchiata. Trovasi circa cinque chilometri a nord ovest Bir el Abd. Carri Ariete combattono”. Fu questo l’ultimo drammatico radiomessaggio inviato dai corazzati della divisione Ariete alle 15,30 del 4 novembre 1942, poco prima di essere annientati . Nel combattimento furono annientati tutti i battaglioni carri, tranne il XIII, il reggimento bersaglieri e le batterie di semoventi. A sud, invece, le divisioni Trento e Bologna   cedettero di schianto e  a sera il XX Corpo Italiano sarà annientato dopo una lotta impari contro 100 carri inglesi. Solo 200 bersaglieri riuscirono a disimpegnarsi.

Tra il 3 e il 4 novembre le forze dell’Asse, non più in grado di opporre resistenza organizzata, iniziarono il ripiegamento da El Alamein che riuscì parzialmente ai reparti dell’ala settentrionale più vicini alla camionabile costiera, e soprattutto alle truppe tedesche che erano motorizzate. Per le divisioni di fanteria italiane ad El Alamein, non motorizzate, che procedevano a piedi e dai lontani settori del fronte meridionale di El Alamein era preclusa ogni via di fuga.

La “Trento”, la “Bologna”, la “Pavia”, la “Brescia” vennero facilmente superate, aggirate e distrutte dalle unità corazzate e meccanizzate britanniche, e nella ritirata andò perduta anche l’invitta “Folgore”, lungo il cui fronte il nemico non era mai riuscito a sfondare. La Folgore non cedette neanche durante il ripiegamento a piedi, con molti paracadutisti scalzi, senza acqua e trainando i pezzi a braccia ed assieme alla Pavia ed alla Brescia mantenevano il loro slancio combattivo, la Folgore sparò finche vi furono munizioni poi ripresero il ripiegamento.

All’alba del 6 novembre nella regione di Deir el Sirir il IV battaglione in retroguardia e ridotto a poche decine di uomini veniva annientato e i resti della Divisione serrarono le fila attorno al 187 rgt. che alle 14 esaurì completamente le munizioni ma non si vide un solo braccio alzato o un drappo bianco. Alle ore 14.35 del 6 novembre le truppe inglesi rendevano gli onori delle armi ai 300 prigionieri della Folgore[8]. Anche le due altre Divisioni del X C.A. subirono lo stesso doloroso destino.

Si concludevano così le battaglie di El Alamein dove tutti i reparti italiani combatterono con fedeltà e spirito di sacrificio spinti all’estremo, non vi fu un solo atto di debolezza o di viltà ma vi furono molti gesti di audacia, coraggio ed eroismo.

Come scrisse il Colonnello Paolo Caccia Dominioni, “il nostro Corpo di Spedizione fu presto esausto di promesse mai mantenute, degradato con armi ed equipaggiamenti farsescamente inadeguati. Tutto ciò, comunque, non lo fece arretrare. Neanche sotto il diluvio di bombe dei cannoni inglesi. Neanche sotto l’assalto dei carri armati. Neanche dopo l’abbandono delle truppe di Rommel in fuga.”

 

Scheda 1 Feldmaresciallo Rommel

Nasce il 15 novembre 1891 ad Heidenheim, presso Ulm, sul Danubio, frequenta la scuola militare di Danzica e, nel 1910, a diciannove anni, è arruolato nel 124° Reggimento di fanteria a Wiengarten col grado di aspirante colonnello. Durante la Grande Guerra, Rommel sul fronte francese, nel 1915 ha la Croce di Ferro di prima classe, diventa tenente e viene poi trasferito sul fronte rumeno. Nel 1918, finita la guerra, Rommel viene notato dal Generale Von Epp, che lo inserisce nei 4.000 ufficiali atti a costituire il nuovo esercito tedesco. divenuto colonnello nel 1937, è al comando del battaglione addetto alla incolumità del Fuhrer Adolf Hitler. Viene poi promosso Generale e, allo scoppio nel 1939 della Seconda guerra mondiale, presta servizio, durante la campagna polacca, al quartier generale del Führer. Successivamente gli viene affidato il comando della settima divisione corazzata del XV corpo, che costituisce la colonna di punta dell’esercito tedesco nelle operazioni sul fronte occidentale. Sul finire del 1940 Hitler affida dunque a Rommel il comando dell’ Afrikakorps, la nuova armata costituita per contrastare in Africa Settentrionale lo strapotere britannico ed aiutare appunto gli alleati italiani, allora in gravi difficoltà. Rommel grazie a nuove strategie rivoluzionarie ed ai suoi ingegnosi piani, riesce a raccogliere numerose vittorie ed a ribaltare la situazione sul fronte africano a favore dell’Asse (per questo si meritò il soprannome di “volpe del deserto”). Il 28 Giugno 1942, dopo aver espugnato il campo trincerato di Marsa Matruh, viene nominato da Hitler Feldmaresciallo. Grande stratega, infligge agli inglesi gravi perdite.  Anche il suo genio tattico, infatti, è alla fine sconfitto dalla superiorità di uomini e mezzi del generale Montgomery nella lunga e terribile battaglia di El Alamein (ottobre 1942), che sancì la definitiva perdita dell’Africa del Nord per le forze dell’Asse Roma-Berlino. Viene così richiamato in Patria, dove gli viene affidato il comando delle Armate B in Normandia dove continua a combattere fino a che non viene gravemente ferito in Francia nel luglio 1944. A seguito del complotto contro Hitler  anche Rommel fu indagato dalla Gestapo e, ritenuto ingiustamente colpevole di avervi partecipato, venne indotto al suicidio.

Scheda 2 Generale Auchinleck

Nasce nel 1884 in una famiglia militare. Dopo essersi laureato al Wellington College, è entrato a Sandhurst. Quindi, nel 1904, ottenne l’incarico nel 62 ° reggimento del Punjab.  Durante la prima guerra mondiale (1914-18), fu impiegato in Medio Oriente e nella dura campagna combattuta in Mesopotamia. Durante il periodo tra le due guerre, fu istruttore presso il Quetta Staff College e fu anche in servizio sulla fastidiosa frontiera nord-occidentale dell’India. Promosso generale nel novembre 1940, Auchinleck fu nominato comandante in capo dell’India. Fu poi il comandante in capo delle forze del Medio Oriente tra luglio 1941 e agosto 1942, dove sperimentò fortune miste.

Il suo successo iniziale, con l’ Operazione Crusader nel novembre 1941, fu oscurato dal successivo ritiro a seguito delle battaglie di Gazala e della perdita di Tobruk.  Assumendo il controllo personale dell’ottava armata, controllò l’avanzata tedesca nella prima battaglia di Alamein, ma non fu in grado di coordinare un contrattacco riuscito. Questo, insieme alla sua scarsa relazione con molti alti ufficiali britannici e del Dominio nell’ottava armata, lo portò ad essere sollevato dal comando. Nel giugno del 1943, Auchinleck accettò ancora una volta l’incarico di comandante in capo in Indi 

 

Scheda 3 Maresciallo Montgomery

Nasce a Kennington il 17 novembre 1887, entra nell’accademia militare di Sandhurst, che lascia nel settembre del 1908 col grado di sottotenente. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale con il grado di capitano e solo nel 1937 raggiungerà quello di Generale. Nel 1940 durante l’attacco tedesco in Francia, con la sua divisione è costretto a reimbarcarsi a Dunkerque e fino al 1942 avrà il comando del settore sud-est dell’Inghilterra. Alla metà dello stesso anno per ordine del primo ministro inglese Churchill viene inviato in Egitto alla testa dell’VIII Armata. Qui tra i mesi di novembre e ottobre sconfisse nella battaglia di El Alamein, Rommel e la sua Afrikakorps ricacciandolo definitivamente dall’Egitto. Nel luglio del 1943 partecipa allo sbarco in Sicilia e a dicembre viene richiamato in patria, per essere posto al comando dello SHAEFF, l’organo interalleato che organizza lo sbarco in Normandia, a cui poi partecipa dopo essere stato nominato Maresciallo, col 21° corpo d’armata. Dopo la guerra nel 1946 viene insignito del titolo di Visconte di El Alamein e nominato Capo di Stato Maggiore Imperiale.

Scheda 4 Generale Enrico Frattini

Nasce a Napoli, il 31 maggio 1891 divenendo ufficiale del Genio nel 1912. Trasferito al 5º Rgt. Genio Minatori, nel 1913 fu inviato in Libia, dove venne promosso Capitano nel 1915. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale e, nel 1917, comandando interinalmente il 73° Btg. Genio, organizzò la difesa sul Piave tra Nervesa e Palazzon. Nel 1918 fu al comando del 10° Btg. Zappatori con il quale organizzò svariate linee difensive. Nel corso del conflitto ricevette la Croce di guerra al valor militare. Addetto militare a Tokio e dal 1932 fu accreditato anche presso la Legazione Cinese. Colonnello nel 1933, nel 1935 prese il Comando del 10º Rgt. Genio e poi del 3º Rgt. Genio Scuola. Generale di brigata nel 1938, fu Comandante del Genio del 3 °C.A. di Milano. Trasferito al Ministero della Guerra nel 1940, nel 1941 fu Capo Reparto presso lo Stato Maggiore dell’Esercito, dove lavorò per costituire un reparto paracadutisti. Lo Stato Maggiore non credeva alle aviotruppe, le aveva spesso ostacolate nella preparazione e nel morale e non aveva trovato un generale disposto a comandare la costituenda divisione paracadutisti. Il generale Frattini, seppur del Genio, si offrì volontariamente, e nell’estate 1942 al comando della 185ª Divisione paracadutisti “Folgore” fu inviato in Africa Settentrionale, assumendo dopo la morte del generale Federico Ferrari-Orsi, anche il comando del “X Corpo d’armata” (divisioni Pavia, Brescia e Folgore e un reggimento bersaglieri).

 

Bibliografia

Eddy Bauer Storia controversa della seconda guerra mondiale / vol. 4 De Agostini

Giuseppe Rizzo Buche e croci nel deserto : apoteosi della divisione cr. Ariete /  Verona Editrice Aurora

Diego Vicini  L’8  BERSAGLIERI e la guerra in Africa Settentrionale (1941-1943) Bologna Tamara Editori

Andrea Rebora “Carri Ariete combattono. Le vicende della divisione corazzata Ariete nelle lettere del tenente Pietro Ostellino. Africa settentrionale 1941-1943” Prospettiva Editrice

Paolo Caccia Dominioni Alamein 1933-1962 Milano  Longanesi, 1971

Sito www.difes

[1] operazione interforze per la conquista dell’isola di Malta, prevista per l’estate del 1942 e non attuata

[2] Nella primavera del 1937 si forma in Libia la Divisione di Fanteria Sabratha (60a), del tipo autotrasportabile, con alle dipendenze l’85° e l’86° Reggimento Fanteria e il 42° Artiglieria per Divisione di fanteria

[3] Gen. Giuseppe Rizzo “Buche e croci nel deserto”

[4] costituita il 6 novembre 1939, a Parma, con i seguenti Reggimenti: 33° Carri, 12° Bersaglieri e 133° Artiglieria. In Africa settentrionale nel 1941 il 33° rgt. Carri fu sostituito con il 133° Carri

[5] www.difesa.it

[6] Bauer Eddy – Storia controversa della SECONDA GUERRA MONDIALE  Volume IV

[7] Massa d’urto basata sulla 2^ div. f. neozelandese rinforzata da tre brigate prelevate dalle div. 44^, 50^ e 51^

[8] Gen. Giuseppe Rizzo Buche e croci nel deserto

 

(contatti:quaderni.cesvam@istitutonastroazzurro.org)