
Nel corso dell’anno 2010 nel nostro periodico sono state riportate delle significative testimonianze che riteniamo opportuno riproporre
Sono numerosi gli atti e i fatti posti in essere dalle nostre Forze Armate, nel periodo compreso tra l’8 settembre 1943 e il 2 maggio 1945, totalmente ignorati dalla storiografia ufficiale in base alla quale è stata diffusa, in tutti i settori ed in particolare nelle scuole e nelle università, una versione di tali fatti non sempre corretta, talvolta fuorviante, piena di colpevoli silenzi, omissioni e anche manipolazioni, che finisce col condannare all’oblio gli 87.000 Militari Caduti, i 530.000 Combattenti nei Reparti Regolari delle FF.AA., gli 80.000 Militari Combattenti nelle Formazioni partigiane, i 590.000 italiani presi Prigionieri dai nazisti per aver rifiutato la collaborazione, la Campagna d’Italia degli Alleati ed i loro Caduti venuti da lontano per combattere e morire per la nostra Libertà.
Ignorati il triangolo della morte, gli eccidi della Osoppo (Porzus) e di Codevigo (PD), Morannino, gli accordi di Togliatti con Kardely, “…il Friuli doveva passare sotto il dominio di Belgrado… ” e la lettera al Presidente Bonomi, la lettera di don Pietro Occelli parroco della chiesa di Cristo Re, pubblicata da “Il Tempo” l’8 settembre 1973, dove denuncia la soppressione di venti e forse più Cappellani, da parte di “… abietti compagni d’ arme, disonore della clandestinità, partigiani fattisi assassini … “, le denunce di Giampaolo Pansa ne “Il sangue dei vinti” e tante altre cose. Ignorato il “Viaggio nella Memoria” del Presidente Ciampi, che ha tentato di mettere in giusta luce i meriti dei Militari ed i tantissimi riconoscimenti, auspici e promesse, fatti da noti personaggi e dalle Autorità, in particolare durante la celebrazione del 50’Anniversario della Liberazione. Questi alcuni stralci dei tanti discorsi:
– Palmiro Togliatti (29 dicembre 1945 – congresso della ricostruzione del PCI): ” … ricorderemo in eterno i soldati e gli ufficiali inglesi, degli Stati Uniti, della Francia, dell’Africa del sud, dell’Australia, del Brasile i quali hanno lasciato la loro vita o versato il sangue loro per liberare il suolo della nostra Patria. Il loro nome vivrà nel cuore del nostro popolo …”;
– Stefano Fabrizi, Sindaco di Corinaldo “… Nel ricordo del dolore di ieri per le morti di quei giorni, oggi deve essere riaffermata la volontà per un mondo di pace e fratellanza. Questa deve essere la nostra battaglia quotidiana affinché il futuro della nostra Nazione non debba bagnarsi di sangue. … Ora è legittimo sperare che queste manifestazioni perdano finalmente quella ingessatura retorica che progressivamente – in questi decenni – ha finito non solo per oscurare gli ideali e le forze della Liberazione, ma impedito ai giovani una reale comprensione dei processi che essa mise in moto nel vivo della società italiana. … Non sarà facile in questa occasione evitare la retorica celebrativa, le rimozioni, i facili unanimismi, i discorsi ufficiali nei quali è solita comparire l’ambigua condanna del totalitarismo di ogni colore che ha finito per riassorbire l’immagine della Resistenza. Lo sforzo, non facile da compiersi, in un contesto sociale così connotato dalla perdita di memoria e di connessione col passato e dalla reticenza della società adulta, compresa la famiglia e la scuola. Il grande impegno che tutti i cittadini ora debbono attuare è sicuramente basato sulla riconciliazione. Qualsiasi steccato alzato ora è solo per pura demagogia …”
– Alighiero Nuciari, Presidente del Consiglio Regionale delle Marche ” … Passaggi fondamentali nella storia della Repubblica come quello della Resistenza e della Guerra di Liberazione, che hanno segnato per il nostro Paese la riconquista della libertà e la nascita della democrazia, non possono essere passati sotto silenzio e vanno vissuti con orgoglio, senza retorica ma con solennità. … Va pure data testimonianza di gratitudine verso quanti, con grande slancio e abnegazione, hanno generosamente combattuto e sofferto o sono valorosamente caduti per il bene comune. È importante trasmettere il loro messaggio, attualizzandolo, per fare in modo che quei sacrifici non sono avvenuti invano. … il patrimonio ideale della Resistenza e della Guerra di Liberazione, deve costituire una preziosa guida nell’azione del presente…”;
– il ” grazie ” di Walter Vitali, Sindaco di Bologna, ” …ad essi e all’Esercito Italiano, erede di questo slancio di orgoglio nazionale, vada l’abbraccio caloroso di una Bologna che non li dimenticherà mai. La nostra Costituzione è un ode alla libertà. La stessa che ci portarono gli eserciti alleati, la stessa che ci hanno regalato i partigiani, la stessa che dobbiamo al rinato Esercito Italiano …” .
L’elenco potrebbe continuare, ma sarebbe troppo lungo.
Anche il trasferimento di Vittorio Emanuele III e del Governo legittimo a Brindisi, previsto da una delle clausole dell’Armistizio, è stato poi definito una “fuga” da più parti, ancora oggi, addebitata personalmente al Re.
Winston Churchill dichiarò a tal proposito alla Camera dei Comuni: ” … Quelli che vogliono la scomparsa di Vittorio Emanuele, sono superstiti dei partiti politici, nessuno dei quali possiede il minimo titolo per governare né per elezione né per diritto …” e “il governo di Vittorio Emanuele è quello legittimo all’ordine del quale le truppe, i marinai e gli aviatori stanno combattendo al nostro fianco …” .
Ignorati i riconoscimenti al Principe Umberto, compresa la proposta del generale Clark, per il conferimento della “Silver Star”, la prestigiosa decorazione al Valor Militare Americana, per aver voluto svolgere personalmente, il 7 dicembre 1943, la pericolosa ricognizione aerea su Cassino e su Monte Lungo, necessaria per acquisire informazioni di vitale importanza per l’azione del giorno successivo. Durante la ricognizione, che durò più di venti minuti, il velivolo fu fatto segno da un nutrito fuoco di artiglieria contraerea. La decorazione non fu concessa per mero opportunismo politico.
Winston Churchill, nella sua opera “La Seconda Guerra Mondiale”, scrive: “…Incontrai il Principe Ereditario Umberto che, quale Luogotenente del Regno, comandava le forze italiane sul nostro fronte. La sua potente ed attraente personalità, la sua padronanza dell’intera situazione militare e politica erano davvero motivo di conforto, ed io ne trassi un senso di fiducia più vivo di quello che avevo provato durante il colloquio con gli uomini politici….”
A guerra finita, il 14 settembre 1945, il Ministro della Guerra, on. Stefano Jacini, scrive al Principe di Piemonte: “… Colgo con piacere questa occasione per rimettere a V.A.R. il distintivo della vittoriosa Campagna di Liberazione 1943-1945 alla quale V.A.R. ha partecipato direttamente insieme al Primo Raggruppamento Motorizzato, al Corpo Italiano di Liberazione ed ai Gruppi di Combattimento. Le truppe che hanno visto V.A.R. sulla linea di combattimento dal Volturno a Bologna, saranno fiere di vederLa fregiarsi di questo umile segno, che ricorda l’opera da essi svolta per la rinascita della Patria …”.
La lettera conferma, con chiarezza, che il principe ha partecipato a tutte le operazioni da Monte Lungo a Bologna ed oltre, ma di questo fatto, come di altri, non se ne parla mai.
Per tutto quanto ho finora ricordato e per molto altro ancora, che per ovvie ragioni di spazio non posso qui riportare, è divenuto ormai indispensabile l’impegno di tutti per recuperare la memoria storica sull’immenso patrimonio dei valori derivanti dai fatti e dagli atti posti in essere dalle nostre Forze Armate per liberare l’Italia dal nazifascismo. È necessario prendere iniziative coraggiose è concrete per ricordare che le Regie Forze Armate sono state le prime a prendere posizione contro i
nazisti, nonché rievocare tutte le azioni da esse effettuate durante la Resistenza e nella Guerra di Liberazione. Si tratta del Secondo Risorgimento Italiano!
Secondo Longo (Un Popolo alla macchia) i Partigiani erano 130.000 e 150.000 secondo Togliatti (Consiglio dei Ministri notte 10-11 giugno 1946), mentre i Militari erano più di 1.200.000. Eppure il contributo che una così imponente massa umana diede è praticamente misconosciuto. Per recuperare una corretta memoria del passato e non tradire il futuro, la soluzione dovrà essere trovata nella presenza, oggi inspiegabilmente non prevista, di rappresentanti delle Forze Armate in tutte le organizzazioni culturali e sociali che si occupano di quelle vicende, a cominciare dal Comitato del Museo Storico della Liberazione di Via Tasso “Santuario della Resistenza Romana” dal quale, assurdamente, sono stati esclusi i rappresentanti dei Reparti Militari artefici della difesa di Roma (quando si combatteva a Porta San Paolo le formazioni partigiane non esistevano ancora – ndr).
È ormai necessario far piena luce sull’impegno e sul tributo di sangue e di gloria e sul ruolo svolto dalle nostre Forze Armate e da quelle Alleate per la conquista della Libertà e della Democrazia. Ognuno di noi, Combattenti della Guerra di Liberazione, ha qualcosa da raccontare per ricostruire il mosaico della storia, tenendo ben presente il discorso del Sindaco di Filottrano (10 luglio 1994, 50° della liberazione della Cittadina da parte del CIL): ” …dobbiamo avere il coraggio di affermare e testimoniare che anche nella Guerra di Liberazione c’è stata una manipolazione, costante e preconcetta, dei fatti per minimizzare le gesta dei Militari ed esaltare quelli dei Partigiani. Non dobbiamo e non vogliamo alimentare rancori, ma dobbiamo dire la verità, anche se queste verità daranno luogo a polemiche …”.
I giovani hanno il diritto di conoscere la verità. A noi il dovere di testimoniarla. È assurdo continuare a seminare odio e contrapposizione tra vincitori e vinti, dimenticando come la riconciliazione tra i combattenti dell’ultimo conflitto mondiale è già stata celebrata a Cassino, in occasione del 50° Anniversario di quella battaglia. I Combattenti di allora sono tornati in quel lembo di terra non come portatori di morte, ma profeti di pace, per testimoniare la loro avversione alla guerra e per gridare al mondo il loro anelito di fratellanza e di amore. Accomunati dalla commozione, vincitori e vinti, di quella che è ritenuta una delle stagioni più dure della seconda guerra mondiale, hanno pregato e pianto insieme, onorando tutti i Caduti. “Mai più guerre” hanno detto. Il generale Clark, nel suo messaggio, ha affermato: ” … è giunto il momento per i Veterani di tutti i Paesi di riprendere la lunga via del ritorno e ritrovarci, questa volta, in amicizia con spirito di riconciliazione … ed esprimere il comune desiderio di non voler risolvere mai più le nostre divergenze su un campo di battaglia ma solo col dialogo. Con questo incontro, tutti insieme, vogliamo cancellare gli odi del passato e guardare al futuro di pace per noi e per i nostri figli …”.
Considerato che l’Europa, nel cui ambito scoppiò la guerra, oggi è una realtà, l’Italia non può più dilazionare la riconciliazione, realizzata persino dalla Croazia. L’Unione Europea potrebbe organizzare, l’8 maggio di ogni anno (anniversario della fine della Guerra in Europa), una manifestazione in tutte le Nazioni, coll’accensione di un falò nelle capitali per ricordare e far ricordare quei tragici eventi e onorare tutti i Caduti. Per chiudere in bellezza il nostro Parlamento avrebbe il dovere di approvare senza ulteriori indugi la legge sulla concessione della Onorificenza di ” Cavalieri del Tricolore” , come previsto dalle proposte, presentate nella Xlll legislatura, dal senatore Manfredi e dall’on. Giannattasio, rinnovate nelle successive legislature, e ancora in attesa di discussione.
Noi Combattenti della Guerra di Liberazione dobbiamo dire, con chiarezza e senza possibilità di equivoci, che l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) non può continuare ad essere l’unica associazione nazionale che si attribuisce ” … il compito della tutela materiale e morale della Resistenza, e anzitutto di custodire la memoria storica e collettiva di quei valori da tramandare alle generazioni giovani …” in quanto ciò è limitante. Non è più possibile esaltare solo il Partigiano liberatore, senza un cenno alle nostre Forze Armate ed a quelle Alleate. Tutti concorsero insieme alla Liberazione della Patria.
Sarebbe bene continuare nella strada aperta da Michele Placido, che ha realizzato per la RAI la fiction “ll Sangue dei Vinti” tratta dall’omonimo libro di Giampaolo Pansa, con la realizzazione, da parte, oltre che della RAI, anche di altre reti televisive nazionali, di filmati che mettano in evidenza gli atti e i fatti posti in essere dalle nostre Forze Armate dall’8 settembre 1943 al 2 maggio 1945.
Sia chiaro, nessuno vuole sminuire il contributo ed i meriti dei Partigiani ma è necessario “dare a Cesare quel che è di Cesare”: non sono stati i soli a combattere la Guerra di Liberazione. Per stimolare i giovani a calarsi nel passato, interrogarsi, analizzare ed approfondire i fatti, gli atti e anche le atrocità (commesse non solo da parte nazifascista), con coerenza e rigore, un buon metodo sarebbe quello di indire concorsi nelle scuole e nelle università con la consegna di borse di studio. Occorre anche che si dia alle Forze Armate il ruolo e il riconoscimento di cui godono in tutte le nazioni del mondo e che l’incredibile avversione politica nei loro riguardi abbia finalmente un termine. I fatti elencati di seguito (e sono solo alcuni) dimostrano che, nonostante roboanti affermazioni talvolta pronunciate in ben determinate occasioni, siamo ancora ben lontani dal raggiungere quanto sopra auspicato:
– il ministro della Difesa pro tempore Parisi, alla Cerimonia del Memorial Day del 2006, al Cimitero di Guerra Americano di Nettuno, ha nominato solo i Partigiani, senza alcun cenno al ruolo svolto dalle nostre Forze Armate nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione e ha ignorato il Medagliere dell’ANCFARGL ed i Veterani della Guerra di Liberazione presenti alla Cerimonia, allibiti e sconcertati;
– l’on. Fausto Bertinotti, nel suo discorso di insediamento alla Presidenza della Camera, ha elogiato i Partigiani Liberatori, ignorando il contributo delle Forze Armate;
– l’on. Taviani, in un suo libro, definisce i Caduti di Cefalonia (migliaia di militari tra i quali l’intera Divisione Acqui – ndr) “Partigiani Caduti all’estero”;
– l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il 19 settembre 2005, nel Salone della Giunta Comunale della Città di Cuneo, ha benedetto, con la “Lezione dal Paese dell’8 settembre 1943 al Paese dell’8 settembre 2005” il Comitato, per la richiesta della “Proclamazione dell’8 settembre: giornata nazionale della rinascita dell’Italia libera e democratica“. Di tale comitato fanno parte solo le Associazioni Partigiane e collaterali, con la totale esclusione dei rappresentanti delle Unità Militari che, per prime, si sono opposte ai nazisti e di quelle che hanno partecipato alla Resistenza ed alla Guerra di Liberazione.
Il Governo, mentre ha inserito I’UNUCI nell’elenco degli Enti inutili, benedice e sostiene, con adeguate assegnazioni di fondi, locali e personale, le quattro Fondazioni Partigiane, che continuano a svolgere una campagna antiamericana, sebbene, com’è noto, gli Americani durante la Campagna d’Italia sono stati molto generosi nel lancio oltre le linee di viveri, armamenti, munizioni e soldi, sono intervenuti per concedere la M.O.V.M. ad Arrigo Boldrini – Bulow -, “mitico eroe partigiano”, e hanno negato a Umberto di Savoia la “Silver Star” proposta per lui dal generale Clark. Per non dimenticare gli aiuti concessi a guerra finita per la ricostruzione e la rinascita della Nazione, a cominciare dal “Piano Marshall”, a fronte delle opposte pretese di Mosca per danni di guerra.
Infine, lo Stato non sostiene adeguatamente le Associazioni d’Arma e Combattentistiche, rendendo problematica la loro sopravvivenza, mentre manda i militari a ripulire Napoli dall’immondizia. Sarebbero auspicabili maggiore rispetto e più considerazione per le Forze Armate e le loro Associazioni, a cominciare dall’UNUCI, che, non solo deve vivere, ma deve godere di adeguati contributi per poter divulgare, unitamente alle altre Associazioni, la Memoria, con il libero accesso nelle scuole e nelle università, ove poter esporre la verità storica sul contributo dato dai militari nella Resistenza, nella Guerra di Liberazione, in occasione delle pubbliche calamità e nelle odierne missioni all’estero, riannodando i fili del passato col presente al fine di realizzare la Riconciliazione.
Il continuo richiamo all’antifascismo non come valore, ma a fini di contrapposizione, i continui, talvolta davvero assurdi, ostacoli frapposti al percorso che potrebbe portare rapidamente alla vera Riconciliazione, ci impongono una profonda riflessione sull’origine dell’odierna spaccatura sociale e politica presente in Italia.
I chicchi del grano morendo producono frutti. Aspettiamo fiduciosi che il sacrificio di tante giovani vite produca buoni frutti, cioè il riconoscimento della verità storica sulla Liberazione, la fine delle contrapposizioni e della semina dell’odio ed una politica onesta e rigorosa al servizio della collettività.
Gen. Giuseppe Valencich