da “IL NASTRO AZZURRO” – N. 6 – 2013
L’idea di forze mobili di Polizia è dovuta all’allora Direttore Generate Capo della Polizia, il Prefetto Carmine Senise. Egli assunse l’incarico al decesso di Arturo Bocchini, nel novembre 1940, dopo esserne stato suo vice per alcuni anni. Da profondo conoscitore dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, trovò t’organizzazione e l’organico della Polizia inadeguati alle mutate esigenze dettate dall’intervento dello Stato nel Conflitto Mondiale. L’organico al 1938, di circa 17.800 unita, fu incrementato da Bocchini, nel giugno ’40, di 1.000 agenti e 45 funzionari (per le funzioni di comando di Corpo) e nel settembre successivo di circa 3.740 unità. Senise, net febbraio ’41, integrò ulteriormente la forza di 3.500 unità, portandola a un totale di circa 26.000 tra marescialli, brigadieri, appuntati, guardie e allievi. Nel 1942, provvederà a dotare il Corpo di propri ufficiali. Con detti provvedimenti furono rafforzati gli organici delle questure esistenti, e di quelle istituite nelle nuove province nate dalla ridefinizione dei territori dell’ex Jugoslavia. Inoltre, fu possibile sviluppare una Forza Mobile di P.S., ben addestrata ed equipaggiata e composta da giovani reclute. L’idea fu di avere a disposizione del Ministero dell’Interno un nuovo strumento per fronteggiare: agitazioni, disordini, tumulti, sovvertimenti dell’ordine pubblico, ammutinamenti e, non ultimo, contribuire alla resistenza armata contro eserciti stranieri, eventualmente occupanti. L’autorevolezza e l’indiscussa abilità di reazione di Senise gli permise di aiutare il rafforzamento della Polizia anche in un momento in cui lo sforzo bellico, che iniziava a volgere verso incerti esiti, monopolizzava le risorse finanziarie, economiche ed umane del Paese. Rapporti di stima con la Corona e di amicizia con Comandanti Generali delle altre Forze Armate e di Polizia, gli permisero di favorire la collaborazione, tra le stesse e la Polizia fino a farne condividere, come vedremo, funzioni e destini.
Su questa spinta motivazionale, a partire dal 1940, furono istituiti i Battaglioni Mobili (Roma, Milano, Torino…) e le Compagnie Mobili, da dislocare nelle più importanti città del Regno o in quelle più vicine nelle zone di operazioni (Genova, Napoli, Trieste, Bari, Catania, Bologna). Con dotazioni tipiche delle Forze Armate e con il dovuto addestramento riuscì a coniugare i precipui campiti di polizia con le urgenze dei gravosi cicli operativi bellici in atto nell’area balcanica. In continuità con esigenze belliche, fu istituito anche un Battaglione Agenti di Polizia Motociclisti, mobilitato dallo Stato Maggiore del Regio Esercito dal 18 aprile 1941 al 24 febbraio 1942, e posto alle dipendenze del Comando Superiore FF.AA. d’Albania. A tali motivazioni tecnico-operative, che comunque elevarono la Polizia al rango di Corpo in Armi dello Stato con pari prestigio di altri, si aggiungano pure ulteriori motivazioni più prettamente politiche da individuare nella fedeltà allo Statuto e alla Corona. A testimonianza di ciò, ne sono la narrazione postuma dei dialoghi di Senise col Ministro dell’Interno Buffarini Guidi al quale, forte della sua lunghissima carniera iniziata ecn i governi liberali, palesa la sua immedesimazione con l’Amministrazione dello Stato e non con i possibili governi.
Le Forze Mobili di P.S. furono, anche, espressione di un sotteso disegno politico per creare una forza potenzialmente antagonista alle organizzazioni di polizia parallele o ausiliarie al Corpo degli Agenti di P.S., dipendenti dal Partito Nazionale Fascista (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, Milizie Speciali..) direttamente subordinate al Capo del Governo e che, in caso di scontro tra Re e Governo, avrebbero potuto sostenere quest’ultimo. Il Prefetto completò il suo programma rafforzando la disciplina e il senso di appartenenza del Corpo degli Agenti di P.S. accentuandone i caratteri militari con l’istituzione degli Ufficiali. Sua l’istituzione a Roma di una compagnia d’onore per i servizi di rappresentanza di agenti fisicamente più prestanti, eventualmente utile anche per i servizi di ordine pubblico.
Lo stesso disegno di rafforzamento della Polizia e di autonomia tecnica dal Governo non tralasciò aspetti uniformologico – semantici. Infatti, Senise si fece promotore delle nuove uniformi per i Funzionari di P.S. che, adeguate alla foggia militare, ne sostituì i fregi caratterizzati dagli attributi fascisti al copricapo e alle controspalline delie giubbe, per quelli sabaudi, lasciandoli solo al bavero. I Battaglioni e le Compagnie furono inviati dai Ministero dell’Interno come rinforzo alle Questure del Regno e alle Autorità Militari, per rispondere a particolari esigenze di ordine pubblico e sicurezza pubblica, come nell’aprile del 1941 allorquando a seguito dell’intervento militare germanico in Jugoslavia, le Questure di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Zara rientrarono nel territorio zona di operazioni e, per leggi di guerra, le autorità militari assunsero anche i poteri civili e di polizia. Conseguentemente, quegli enti integrarono i tradizionali compiti di pubblica sicurezza con altri più prettamente militari.
La dissoluzione del vecchio Stato jugoslavo comportò una ridefinizione territoriale e amministrativa del Regno d’Italia e, tra il maggio e il giugno 1941 i territori sloveni attribuiti al Regno costituirono le province di Lubiana, di Zana, di Spalato, di Cattaro. Per contrastare la durissima reazione slava messa in atto con attentati, sabotaggi, azioni armate e di guerriglia, l’attività delle Forze italiane divenne spiccatamente repressiva. In questo clima nel gennaio del ’42 fu istituita la Divisione Speciale di Polizia di Lubiana con dipendente una Compagnia Mobile per i servizi di ordine pubblico, rastrellamento, scorta e convogli e controguerriglia. Anche Zara e Spalato ebbero una compagnia Mobile, con agenti tratti dalle maggiori Questure del Regno, dalle Scuole di Polizia di Caserta e Roma e da alcuni Battaglioni Mobili. La diretta partecipazione della Forza Mobile di P.S. nei primi due anni di guerra e l’incalzare dei patrioti jugoslavi dopo la disastrosa disfatta militare dell’asse italo-tedesco sul fronte russo, spinse la costituzione di un nuovo Battaglione Mobile, questa volta direttamente in zona di operazioni.
Il Battaglione Speciale di Polizia “Fiume”
Fu costituito dalla Direzione Generate della P.S. il 21 giugno del 1943 con elementi detta Regia Scuola di Polizia di Caserta, e destinato immediatamente a prestare servizio in zona di operazioni. Con la forza di 6 ufficiati, 18 sottufficiali e 502 guardie, il Battaglione fu strutturato in un Comando di tre Plotoni e tre Compagnie fucilieri. Dislocato il 22 giungo 1943 a S. Martino di Sussak, fu posto alle dipendenze deI Prefetto di Fiume per la vigilanza della città e del pattugliamento dette aree limitrofe, nonché come rinforzo dei Commissariati di quel Capoluogo; il 28 luglio fu mobilitato e posto alle dipendenze del V° Raggruppamento Guardia alla Frontiera {G.A.F.) della II Armata. In quest’ambito gli agenti parteciparono a numerosi rastrellamenti antiguerriglia, alla vigilanza alle linee ferroviarie, telegrafiche e telefoniche, alla difesa di obiettivi strategici ponti, centrali elettriche. Il 4 settembre 1943 il Battaglione partì per Roma lasciando sul posto poche decine di agenti e, dopo l’Armistizio (8 settembre) partecipò con Reparti della Polizia Africa Italiana e dell’Esercito agli scontri contro le forze tedesche nella Capitate.
Il Battaglione Agenti di polizia motociclisti
Il 13 aprite 1941 la Direzione Generale della Pubblica Sicurezza costituì il “Battaglione Agenti di polizia motociclisti”, mobilitato il 18 aprite con atto dello Stato Maggiore Regio Esercito verso l’area di conflitto dell’Albania-Montenegro e posto alle dipendenze del Comando Superiore FF.AA., e successivamente del Comando Truppe Montenegro. Il Battaglione, formato da 298 effettivi tratti su base volontaria e da agenti di nuova nomina, era organizzato in un Comando di Battaglione, un Protone Comando e due Compagnie Motociclisti. L’armamento di reparto prevedeva, tra l’altro, mitragliatrici Isotta Fraschini, montate su motocarrozzette e motocicli scudati Moto Guzzi e Gilera e fucili mitragliatori Breda 30 montati su motociclette. 0gni agente dispose di una pistola automatica Beretta calibro 9 mm., un moschetto modello ’91 T.S., bombe a mano. Il Reparto disimpegnava compiti di pattugliamento, scorta e viabilità al trasporto militare, rastrellamento e interventi di controguerriglia. Ovunque impegnato si distinse per coraggio e ardimento. Rimpatriò il 22 febbraio 1942. L’azione delle Forze Mobili di Pubblica Sicurezza nei diversi cicli operativi nelle zone balcaniche caratterizzò queste unità. L’eterogeneità d’impiego di questo strumento permise alla Polizia di disimpegnare i propri compiti e anche di svolgere resistenza armata in scenari politici istituzionali tragicamente incerti. Il coinvolgimento diretto contro le unità militari tedesche a Roma e la gestione dell’ordine pubblico, in un Paese sconvolto dalla guerra civile tra il 1943 e il ’45, furono i dolorosi banchi di prova che disegnarono inediti modelli organizzativi e operativi della Polizia. Tati modelli, non disgiunti da atri tradizionalmente attinenti all’attività di potizia giudiziaria, di sicurezza e di soccorso pubblico, diedero al Corpo di Polizia un’assoluta specificità rispetto ad altre Forze Armate detto Stato, delle quali divenne parte integrante dal luglio 1943. Con l’inizio del periodo repubblicano, il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza si trovò a garantire le libertà costituzionali. La Forza Mobile divenne, con quella Territoriale e quella Speciale, una delle tre articolazioni in cui venne riorganizzato radicalmente il Corpo nel secondo dopoguerra e sulla quale gravò prioritariamente l’esecuzione dei servizi di ordine e soccorso pubblico.
Sovrintendente Fabio Ruffini
Sostituto Commissario Giulio Quintavalli
(Ufficio Storico della Polizia di Stato)
DECORAZIONI ALLA BANDIERA
Medaglia di Bronzo al V.M. alla Bandiera del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza al Battaglione Agenti di Polizia Motociclisti
“In stretta collaborazione con altre forze armate, partecipava con spiccato ardore bellico a logorante sanguinoso ciclo operativo, dando luminosa prova, in tenaci azioni difensive come nel corso di audaci cruente operazioni controffensive, di singolare slancio e superbo spirito di sacrificio. In ogni circostanza, ma particolarmente nella crisi, teneva fede alla tradizionale dedizione al Valore della Polizia italiana” Montenegro, 1941-1942
Medaglia di Bronzo al V.M. alla Bandiera del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza al Battaglione Speciale “Fiume”
“Temprato all’ardimento ed al sacrificio in precedenti azioni nbelliche su altro fronte, con ardore immutato si schierava contro preponderanti forze tedesche e le affrontava in stretta collaborazione con altre forze armate, in successive violente impari azioni difensive e controffensive dimostrando singolare e superbo spirito fi sacrificio. In ogni circostanza teneva fede alla tradizionale dedizione al dovere del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza” Croazia giugno 1943 – 11 settembre 1943
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