Il 17 marzo del 1861 la Legge 4671 del Regno di Sardegna veniva trasformata nella prima legge del neonato Regno d’Italia e citava quanto segue:
«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue. Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861».
Dopo due guerre d’indipendenza e la spedizione dei Mille di Garibaldi nel Regno delle due Sicilie, il Parlamento del Regno di Sardegna proclamò, il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II Re del Regno d’Italia: è la data di nascita ufficiale del nostro Paese.
Come è noto, mancavano ancora importanti territori al completamento del progetto risorgimentale di unificazione (oltre alle aree annesse solo dopo la Prima guerra mondiale – e in parte perse dopo la Seconda): il Veneto era ancora sotto il dominio austriaco, mentre lo Stato pontificio si estendeva in mezzo alla Penisola deciso a non farsi annettere. La loro conquista avvenne rispettivamente nel 1866 e nel 1871. La capitale della nuova nazione era Torino, già capitale del Regno di Sardegna, mentre lo Statuto Albertino, la costituzione di quest’ultimo, fu estesa a tutto il territorio.
Dopo la proclamazione del Parlamento, mancava il riconoscimento internazionale, il quale non tardò ad arrivare: la prima nazione a riconoscere il nuovo stato fu la Gran Bretagna. Il 30 marzo 1861, infatti, il Foreign Office scrisse a un diplomatico italiano a Londra, Vittorio Emanuele Taparelli d’Azeglio, di essere stato informato della proclamazione e che egli sarebbe stato ricevuto dalla Regina Vittoria come rappresentante del Regno d’Italia: un’affermazione che, di fatto, valeva come riconoscimento del nuovo Stato.
Il Regno Unito fu immediatamente seguito dalla Svizzera, che scrisse a Vittorio Emanuele il 2 aprile, appena 3 giorni dopo. Aperta ormai la strada, il riconoscimento diplomatico arrivò anche da parte di altri Paesi e l’Italia si andò consolidando come Stato unitario nei decenni che seguirono.