BERTINI MARIO
CAPOMANIPOLO MEDICO DEL II GRUPPO “BANDERAS”
Conseguì la laurea in medicina e chirurgia nella Università di Pisa nel 1935 e l’abilitazione alla professione specializzandosi nella cura di malattie nervose. Nominato sottotenente medico di cpl. fu destinato per il servizio di prima nomina all’Ospedale Militare a Livorno nell’ottobre 1936. Passò a disposizione del Comando Generale della M.V.S.N. co1 grado di capomanipolo medico provvisorio per 1e esigenze in A.O. nel dic. dello stesso anno e confermato ne1 grado partì per la Spagna l’11 gennaio 1937. Ferito gravemente nel combattimento a Brihuega il 14 marzo1937, morì 1o stesso giorno nell’ospedale di guerra n.3l della Croce Rossa Spagnola.
“Ufficiale Medico di battaglione, si distingueva nel combattimento di Puerto de Leon (Malaga), durante le soste a Torre del Mar e a Motril, per sprezzo del pericolo (rasentando talvolta la temerarietà) dimostrato nel soccorrere i feriti in prima linea, nonché sotto il bombardamento di aerei e la minaccia di tiratori isolati, in località notoriamente infestate da elementi ribelli. Si offriva spontaneamente Per partecipare alla ricognizione di Motril Per Torremevva sino a Cabo Sacratif. Nella battaglia di Guadalajara, venuto a conoscenza che il medico di un’altra Bandera, impegnata in un’eroica resistenza contro preponderanti forze nemiche, era stato gravemente contuso da un colpo di artiglieria, lasciava sul posto un caposquadra infermiere e si slanciava volontariamente in soccorso dei numerosi feriti, Pur sapendo che il solo tragitto costituiva gravissimo pericolo. Mentre attraversava una zona violentemente battuta da mitragliatrici e da cannoni di carri armati e stava per raggiungere il reparto nel più folto della mischia fermatosi per soccorrere una camicia nera ferita, veniva colpito a morte da una granata anticarro, che gli sfondava il polmone destro. Animato da forza sovrumana, si rialzava in un gesto di sfida verso il nemico, finché, stremato di forze, cadeva riverso sul compagno ferito. Moriva poco dopo dissanguato in seguito alla ferita riportata. Le sue ultime parole furono di fede e di incitamento, il suo ultimo pensiero alla Patria ed alla famiglia. Magnifico esempio di altissimo senso del dovere militare e professionale, spinto sino all’estremo sacrificio.” Puerto de Leon-Malaga,6″t’ebbraio; Torre del Mar e Motril, 9-12 febbraio; Bosco di Brihuega, 14 marzo 1937.
SATTA GIOVANNI
TENENTE CPL GRUPPO CARABINIERI DELL’ERITREA
Interrotti gli studi ginnasiali si arruolò giovanissimo nell’Arma dei carabinieri nel dicembre 1911. Partecipò alla 1^ guerra mondiale col 2° squadrone autonomo mobilitato, sul Carso, col grado di vicebrigadiere e, sul Piave, di brigadiere. Promosso maresciallo maggiore magg. Nel luglio 1921 nella legione di Cagliari, fu collocato a riposo per anzianità di servizio nel maggio 1935, ottenendo la nomina a sottotenente di cpl. Richiamato in temporaneo servizio a domanda dal marzo 1937 e promosso tenente nell’agosto 1939, veniva inviato in A.O. e giungeva a Massaua nel nov. dello stesso anno, assegnato al gruppo CC. di Addis Abeba. Il 21 giugno 1940 passava al gruppo CC dell’Eritrea mobilitato. Gravemente ferito in combattimento e ricoverato nell’ospedale “Regina Elena» di Asmara, fu fatto prigioniero e restituito in patria nell’agosto 1945. Rientrato nella legione CC di Sassari e promosso capitano con anzianità retrodatata al gennaio 1943 fu collocato in congedo nel maggio 1949. Richiamato in servizio nel 1951 fu assegnato prima al Comando gruppo CC di Sassari e poi, dal febbraio. 1954, alla legione. territoriale di Roma che lo assegnò al Comando della IV Brigata CC in Roma. Collocato in congedo assoluto per età il 3l maggio 1955, decedeva in Roma il 2l aprile 1962.
“Leggendaria figura di eroe, faceva rifulgere in aspri, durissimi combattimenti ed in circostanze quanto mai difficili, il suo alto valore di soldato e di comandante. Nella difesa contro un avversario assai superiore per forze e mezzi, il suo eroismo, nell’impari lotta destò ammirazione. Nelle furiose mischie a corpo a corpo conclusesi sempre con la nostra vittoria, il suo ardimentoso slancio fu superbo. Più volte ferito mai abbandonò il campo della lotta. Animatore e trascinatore impareggiabile, in altro aspro combattimento, nell’accingersi al lancio della penultima bomba rimastagli, riceveva in pieno un colpo avversario che provocava lo scoppio dell’ordigno impugnato, il quale gli asportava nettamente la mano e l’avambraccio destro ferendolo gravemente anche al petto ed alla gola. Straziato nelle carni, noncurante del dolore, trovava modo di rincuorare la sua gente nella ferma volontà di vincere ad ogni costo. In uno sforzo di sublime, ferrea volontà, quando le sue forze cominciavano ormai fatalmente a vacillare, trovava ancora la forza di lanciare sull’avversario l’ultima bomba, la cui sicura strappò faticosamente con i denti. Sul suo volto esangue, alla fine affiorò l‘espressione radiosa che la vittoria sa conferire a chi la conquistò a tutti i costi ed a grandissimo prezzo” – Difesa di Agordat e di Cheren, 24 gennaio – 15 marzo 1941.
Altre decorazioni: M.A. (Sabotino, i916); M.A. (Orune, Sassari’ 1919); M.B. (Udine, 1917).