FEDERAZIONE PROVINCIALE DI PAVIA – Sezione di Vigevano e Lomellina
Quelle Medaglie d’Oro al Valor Militare alla Scuola Vidari di Vigevano.
Pochi sanno e credo, neppure gli stessi abitanti di Vigevano, che le Scuole Giovanni Vidari, uno dei due complessi di scuole elementari più vecchi della città insieme alle “Regina Margherita” vantano un primato cioè quello di custodire all’ingresso di ogni aula, in alto a destra e tutt’ora visibile per lo meno in venticinque aule del complesso scolastico, delle targhe in bronzo che riportano ognuna il nome di un Caduto della Prima Guerra Mondiale decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
L’edificio scolastico ora intitolato a Giovanni Vidari ebbe una storia travagliata, originariamente denominate “Scuole Nuove di Via Messina” elaborate nello stile eclettico in uso in quegli anni del primo novecento, il progetto originario risale al 1908, furono di fatto edificate solo nella seconda metà del 1920 anche a causa del concomitante scoppio della Prima Guerra Mondiale. Fu comunque utilizzato il progetto originario, ma fu sopraelevato di un piano. E’ un edificio elegante, posto all’incrocio tra due strade che occupa un’intera area del centro cittadino composto originariamente di 36 locali adibiti ad aule scolastiche. Mutò denominazione assumendo quella di “Re Vittorio Emanuele III e Regina Elena” perché alla solenne inaugurazione avrebbe dovuto presenziare l’allora Principe Ereditario Umberto di Savoia che era venuto a Vigevano il 9 Ottobre del 1927 ad inaugurare il Monumento ai Caduti che si trova nei giardini antistanti le Scuole “Regina Elena”, ma non ne ebbe il tempo dato il denso programma della giornata. L’istituto mutò ancora denominazione il 26 aprile 1953 per essere intitolato al filosofo e pedagogista Giovanni Vidari nato a Vigevano nel 1871 e spentosi a Torino nel 1934.
Dai racconti di alcuni superstiti risulta che nel dopoguerra le scuole fossero oggetto di visite da parte di delegazioni di parenti degli illustri scomparsi cui le aule erano dedicate.
Ora i tempi sono mutati, nessuno s’interessa più di questi Eroi che caddero nella difesa della Patria nei vari fronti del primo conflitto mondiale, alcune delle targhe sono cadute e tutte comunque necessitano una manutenzione per farle ritornare al loro antico aspetto poiché il bronzo si è imbrunito con il trascorrere degli anni e per l’incuria dovuta alle amministrazioni scolastiche e cittadine che si sono susseguite nel secondo dopoguerra impegnate alla ricerca di ben altri miti. Occorre invece tenere viva la memoria di questi eroici Combattenti che dettero la loro vita per la “Patria” magari con qualche commemorazione o pubblicazione che ne ricordi le gesta. Una curiosità: tra di essi vi è anche una donna una crocerossina Brighenti Maria nata Boni che morì eroicamente in mezzo ai combattenti compiendo il suo dovere il 18 giugno del 1915 seguendo il presidio che ripiegava su Tripoli, in Tripolitania. La Medaglia d’Oro concessa (alla memoria) l’11 febbraio 1917 fu la prima conferita ad una donna. E’ lecito pensare che l’intenzione di intitolare le aule scolastiche ai Decorati della massima onorificenza Militare sia stato un mezzo per trasmettere alle nuove generazioni l’importanza del “Valore Militare e dell’amore alla Patria” in un’epoca nella quale gli insegnanti erano ancora sensibili ad inculcare tali valori agli alunni informandoli delle gesta compiute dagli Eroi effigiati nelle targhe bronzee. Così come pure era significativo che all’inizio delle lezioni gli alunni venissero invitati a recitare le preghiere, una nobile abitudine anch’essa caduta in disuso. Le targhe sono dedicate ai seguenti eroi decorati di Medaglia d’Oro: Sottotenente Alberti Gaetano perito in combattimento a Castelnuovo del Carso il 26 luglio 1915 – Sottotenente Amadio Giovanni caduto in combattimento a PodKoriti il 19 agosto 1917, esclamando: “La vittoria è nostra! Avanti sempre! Viva l’Italia! – Capitano Bazzi Carlo, caduto in combattimento a San Martin del Carso il 13 marzo 1916 – Sottotenente Benvenuti Giuseppe, cadde volontario in un’azione di ricognizione a Monte Kuk il 15 maggio 1917 – Caporal Magg. Bonomi Giovanni cadde in combattimento ad Oslavia, ferito mortalmente pronunciò come ultime parole “Avanti Savoia” il 6 agosto 1916 – Bers. Buccella Gino, irredento, baciò la Bandiera gridando: “Viva l’Italia!” poco prima di spirare sul Monte Sleme il 15 agosto 1915 – Tenente Cangialosi Giuseppe cadde gridando: “Così si arrendono i soldati d’Italia!”, morì colpito alla fronte a Veliki-Hriback il 12 ottobre 1916 – il Maggiore Cigersa Luigi cadde il 9 giugno 1916 – Sottotenente D’Angelo Emilio cadde ucciso sul campo di Gorizia il 7 agosto 1916 – Sottotenente Degol Giuseppe, trentino irredentista, esalò l’ultimo respiro al grido di “Viva l’Italia!” nel combattimento di Corna Calda il 14 novembre 1915 – Sottotenente Fadda Francesco gravemente ferito non volle abbandonare i suoi uomini e morì in combattimento sul Monte Sief il 21 maggio 1916. La Medaglia d’Oro gli fu concessa motu proprio dal Sovrano (alla memoria) il 26 luglio successivo – Maggiore Ginocchio Ramiro, tenente colonnello caduto sul Veliki-Hriback (Carso) il 14 settembre 1916 – Sottotenente Giuriati Mario morì in combattimento a Santa Caterina l’11 agosto 1916 – Tenente Colonnello Guala Ernesto morì nel combattimento del San Michele il 3 novembre 1915 – Maggiore Lambertenghi Italo prima di cedere il comando a due ufficiali subalterni disse: “Una sola consegna le do: fino all’ultimo uomo, la posizione dev’essere mantenuta! E si spense serenamente a Dosso Faiti, sul Carso il 19 agosto 1917 – Capitano Musso Mario cadde nel combattimento presso Passo Melédis il 14 settembre 1915 – Sottotenente Nisco Nicola immolò la sua giovane vita a Malga della Cava il 31 maggio 1916 – Capitano Pannilunghi Arturo morì per intossicazione da gas sul San Michele il 3 luglio 1916, la Medaglia d’Oro gli venne concessa con motu proprio dal Sovrano il 23 agosto 1916 – Capitano Salomone Oreste morì a Padova per un incidente di volo il 3 febbraio 1918, gli fu conferita la Medaglia d’Oro al V.M., la prima concessa ad un aviatore vivente con motu proprio del Sovrano del 29 febbraio 1916 – Sottotenente Sertoli Antonio morì in combattimento sul Costone Vrsic del Monte Nero il 26 maggio 1916 – Colonnello Stennio Achille colpito mortalmente da un proiettile di mitragliatrice, agli ufficiali che accorsero e che tentavano di nascondergli la gravità del suo stato rispose fieramente: “Io muoio ma la vittoria è nostra; Viva l’Italia”, Devetaki sul Carso, 17 settembre 1916 – Sottotenente Talentino Ferruccio Antonio combatté eroicamente in una lotta corpo a corpo finché cadde ferito a morte sul Monte Busa Alta il 6 ottobre 1916 – Colonnello Trossarelli Giovanni fu colpito da un colpo di fucile il 28 agosto 1915, rifiutò di farsi portare al corpo di medicazione e chiese di nascondere ai suoi soldati la gravità della sua ferita, spirò sul campo in piena battaglia il 29 agosto a Monte Mrzli – Sold. portaferiti Vannini Angelo spirò eroicamente in combattimento a Plava il 2 luglio 1915 con il nome d’Italia sulle labbra. Benché siano trascorsi oltre cento anni dal loro sacrificio i valori di cui furono esempio ed in nome dei quali versarono il loro sangue sono oggi purtroppo dimenticati, molto probabilmente la maggioranza dei ragazzi che frequentano quelle aule non sanno neppure perché all’ingresso di ognuna vi sia una targa in bronzo annerito dal tempo che riporta il nome di un Caduto della Grande guerra ed ecco perchè sarebbe significativo che proprio in questo 2021, anno in cui si celebra il Centenario della traslazione del Milite Ignoto al Vittoriano venissero finalmente riscoperti ed onorati perché una Nazione che non ha rispetto per il proprio passato non è destinata ad avere un futuro.
Grazie alle precedenti ricerche del Socio Azzurro Valter Marchetto, responsabile del Blog Caduti Vigevano, nonché la concessione di vario materiale storico e del permesso per l’utilizzazione da parte della Biblioteca Lorenzo Lodi di Roma, è stato possibile redigere le brevi note biografiche dei predetti eroi, corredate delle relative motivazioni, come ad esempio la seguente sotto riportata.
E’ possibile visualizzare l’intero elenco visitando il seguente link:
http://cadutivigevano.it/wp-content/uploads/2016/03/Decorati-di-Medaglia-d%E2%80%99Oro-a-cui-sono-state-intitolate-le-aule..pdf
Crocerossina BRIGHENTI Maria nata BONI
M.O.V.M. CONCESSA PER FATTI D’ARME SVOLTESI IN TRIPOLITANIA NEL 1915
BRIGHENTI MARIA nata BONI di Luigi e di Giuseppa Ferrari, nacque a Roma il 3 settembre 1868 e morì in combattimento a Tarhuna, in Libia il 18 giugno 1915.
Di distintissima famiglia romana, promessa sposa fin da giovanetta a Costantino Brighenti, poté realizzare il suo sogno d’amore solo nel 1914. Unita al compagno di elezione, già maggiore dell’Esercito nelle truppe d’Africa, lo seguì prima a Tripoli e poi, per speciale concessione del Governo della Colonia, a Tarhuna. Quando nell’aprile 1915 il Maggiore Brighenti assunse il comando del presidio di Beni Ulid, capoluogo degli Orfella, col II battaglione libico da lui stesso formato, la consorte, rifiutando di mettersi al sicuro a Tripoli, si riservò di raggiungerlo al più presto; ma le successive tragiche vicende di quel tempo glielo impedirono. Il 10 maggio gli arabi in rivolta assediarono Tarhuna, impedendo ogni possibilità di rifornimenti alle truppe del presidio. Dopo un mese di resistenza, durante la quale Maria Brighenti, instancabile, prodigò le sue cure ai feriti ed agli ammalati, aggravatasi la situazione per la scarsezza di viveri, medicinali e munizioni, fu deciso dal comando di forzare il blocco e tentare il ripiegamento su Tripoli. La tragica ritirata lungo le aspre vie del Gebel ebbe inizio la notte del 17 giugno 1915. La colonna, formata di reparti nazionali e libici, seguita da un convoglio di non combattenti con fanciulli e donne, tra le quali Maria Brighenti, giunta nel vallone di Ras Msid fu attaccata e circondata dai ribelli in agguato. La lotta si iniziò vivacissima e, ben presto, la colonna sopraffatta fu completamente massacrata. L’eroica Maria Brighenti, che ferita da un colpo di rimbalzo aveva rifiutato ogni aiuto per prodigarsi nell’assistenza ai feriti ed ai morenti, dividendo con essi gli ultimi sorsi di acqua della sua borraccia, cadde ripetutamente colpita e travolta nella mischia all’arma bianca. La notizia di così eroica morte venne subito e sprezzantemente comunicata al prigioniero maggiore Brighenti, con alte grida di gioia dei ribelli, nell’euforia della vittoria ottenuta. Alla memoria dell’eroica signora, con d. L 11 febbraio 1917, venne conferita la medaglia d’oro al v. m., per la prima volta concessa ad una donna. Dice lamotivazione:
“Durante il lungo blocco di Tarhuna, fu incitatrice ed esempio di virtù militari; con animo elevatissimo e forte, prodigò sue cure a feriti e morenti, confortandoli colle infinite risorse della sua dolce femminilità. Il 18 giugno 1915, seguendo il presidio che ripiegava su Tripoli, rifiutò risolutamente di porsi in salvo, volendo seguire le sorti delle truppe; più volte colpita da proiettili nemici, mentre soccorreva feriti e incuorava alla lotta, moriva eroicamente in mezzo ai combattenti. Fu di fulgidissimo esempio”.- Tarhuna (Tripolitania), maggio-giugno1915.
Soci azzurri della Sezione di Vigevano e Lomellina:
Dott. Carlo Bindolini
Sig. Valter Marchetto
Brig. Ca. (r) CC “M.A.V.M.” Calogero Modica (Presidente Federazione Pavia).