CITTA’ DI CUNEO – M.O.V.M.

  

SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL 1956 – TESSERA N° 65

Fin dal marzo 1943 nella città di Cuneo si è costituita una sezione clandestina del Partito d’azione. Ne è animatore il giovane avvocato Tancredi “Duccio Galimberti, repubblicano mazziniano formatosi alla scuola di Gobetti e dei Rosselli. Il gruppo cerca subito di collegarsi con il gruppo comunista di Borgo San Dalmazzo. Il mattino del 26 di luglio la folla è riunita in piazza e ascolta le caute parole di un ex ministro che esorta alla calma; Duccio irrompe con foga chiamando immediatamente alla guerra contro i tedeschi e i fascisti. Parla a braccio, il discorso non viene fissato sulla carta: restano poche lucidissime e appassionate parole che si fissano nella memoria degli astanti: “La guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa dell’ultima vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella alla tirannia mussoliniana”.

Alla firma dell’armistizio, l’8 settembre, la città resta in preda al disorientamento: ma il gruppo di giovani non esita e il giorno 9 è già in azione. Si presentano infatti alla caserma degli alpini per arruolarsi e combattere contro i tedeschi: ma il comandante rimasto senza ordini non sa che fare. Non resta che rassegnarsi allo sfacelo dell’esercito regolare e prospettarsi la “guerra per bande”. Un giovane tenente riesce a impadronirsi di una carretta di armi, che viene avviata verso Peveragno, mentre un altro piccolo gruppo di giovani ufficiali sottrae un camion pieno di armi, e lo avvia verso la montagna. L’11 settembre una dozzina di giovani guidati da Duccio Galimberti sale verso Valdieri e il 12 si installano alla Madonna del Colletto: è la prima Banda “Italia Libera”. Solo una settimana dopo si svolge il primo scontro con i tedeschi alla Bisalta, presso Boves. Il gruppetto di ex militari è comandato da Ignazio Vian e si batte con coraggio, provocando delle perdite ai tedeschi, i quali, prima di ritirarsi, mettono a ferro e fuoco il paese, massacrando 57 abitanti e bruciando 417 case.

In ottobre si sono già formate diverse bande, distribuite nelle vallate del Cuneese: la banda di Boves e di Peveragno, sulle pendici della Bisalta; in Valle Gesso, una banda formata da ex militari al comando del tenente Ballestreri; presso Borgo San Dalmazzo, un gruppo di elementi locali al comando di un maresciallo; la Banda Italia Libera si è installata a Paralup, fra Valle Stura e Val Grana; in Val Maira un’altra banda formata da ex militari e lo stesso in Val Varaita, dove però i militari saranno presto assorbiti dai garibaldini.

Le formazioni aumentano rapidamente di numero, accogliendo molti militari sbandati e moltissimi giovani che rifiutano l’arruolamento nelle formazioni della Repubblica Sociale. Le più numerose sono le bande della II Divisione alpina di Giustizia e Libertà; in numero minore le formazioni della I Divisione Garibaldi Piemonte e infine sono presenti pochi gruppi autonomi di ex militari che finiranno riassorbiti nelle formazioni garibaldine. La loro intraprendenza attira l’attenzione dei tedeschi, che nel marzo 1944 sferrano un grande rastrellamento a tenaglia, con reparti corazzati e colonne di fanteria, che investe tutta la zona. Doveva essere una manovra di annientamento. Mentre alcune formazioni leggere, come in Val Gesso, riescono a filtrare sfuggendo all’attacco massiccio, in Val Grana i partigiani fanno saltare tre ponti e realizzano delle interruzioni stradali in punti strategici. La Valle diventa così un asse intorno a cui possono ruotare le formazioni partigiane, che per otto giorni manovrano difendendosi brillantemente. I tedeschi si ritirano con gravi perdite e i partigiani riescono a sopravvivere alla imponente manovra che doveva annientarli.

Nella primavera l’impetuoso sviluppo delle bande e il successo delle loro azioni in montagna spinge i partigiani ad arrischiare puntate verso la pianura, sulle vie di comunicazione più importanti, ai margini delle città. Sempre in primavera, il 12 maggio, con l’incontro fra un gruppo di comandanti della Val Maira e un gruppo di ufficiali francesi, inizia l’attività internazionale del partigianato cuneese. Il 30 maggio in un secondo incontro a cui partecipa da parte italiana Duccio Galimberti, si conclude con la stesura di un accordo di collaborazione. Alla fine di giugno del 1944 le valli cuneesi sono interamente occupate dalle formazioni partigiane. In Val Maira è presente la Brigata GL Roberto Blanchi sotto il comando di Luigi Ventre, “Gigi”. Il comando garibaldino si trova a San Damiano. Appena fuori Dronero – abbandonata dai fascisti – sorge il primo posto di blocco, presidiato dalle due formazioni. In Val Varaita i comandi si stabiliscono a Sampeyre, mentre due posti di blocco sbarrano l’ingresso della valle a Venasca. Inizia il periodo delle repubbliche partigiane: Val Maira, Val Varaita, Valle Stura, Gesso e Grana.

Alla fine della guerra di liberazione, la neonata Repubblica ha sentito l’obbligo di segnalare come degni di pubblico onore per atti di eroismo militare, oltre che singoli combattenti, anche istituzioni territoriali. Per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana, Cuneo è stata insignita della Medaglia d’Oro al Valor Militare il 1 agosto 1947.

“Fedele alle sue antiche glorie guerriere ed alla sua forte tradizione patriottica, consacrava ogni sua migliore energia al movimento di resistenza. Per venti mesi ininterrotti, possente e paziente, la città dei sette assedi promosse, organizzò, sostenne con animo indomito e costante, nelle montagne e nelle pianure della provincia, la guerra partigiana, di cui fu il  cuore generoso ed il cervello sagace. Dal primo momento della lotta sino alla liberazione, offrendo prodigalmente al movimento partigiano il fiore dei suoi figli, non piegando dinanzi all’oppressione inumana, sopportando fortemente pene e sacrifici, fu esempio, simbolo, guida, espressione delle virtù militari e dei valori civili della resistenza. 2000 caduti, 1000 assassinati, 2200 invalidi, 1400 deportati costituiscono il suo glorioso serto stillante sangue purissimo di eroi, dalla Patria riconoscente consacrati alla immortalità. Cinta d’assedio e presa d’assalto dagli stessi suoi figli partigiani, unendo l’impeto degli assalitori alla insurrezione concorde dei cittadini, con una battaglia di quattro giorni per le strade insanguinate, seppe con le sole sue forze risolvere l’abbraccio filiale dell’ottavo assedio nel trionfo della liberazione.” 8 Settembre 1943 – 29 Aprile 1945