LUCIANO GAVAZZI E BONFIGLIO ZANARDI – M.O.V.M. DI AGOSTO

  

GAVAZZI LUCIANO

1° Seniore, CLXIV battaglione CC. NN.

Partecipò alla guerra 1915-18 nella Marina congedandosi nel febbraio col grado di sottocapo torpediniere. Stabilitosi in Val d’Ossola, si dedicò poi alla vita politica e nel 1923 si iscrisse nella M.V.S.N. Comandata prima una centu­ria della 29ª legione, passò a Cagliari come aiutante maggiore della 176ª legione e nel 1935, rinunciando al grado di seniore, partì volontario per l’A.O. con la Divisione mobilitata «Tevere». Distintosi nel conflitto etiopico, fu destinato a domanda, nel settembre 1936 al comando di un gruppo bande nello Scioa e promosso 1° seniore per meriti eccezionali, resse dall’agosto 1938 il commissariato dell’Alto Bascillò. Rientrato alle truppe assumeva nel 1939 il comando del CLXVI battaglione CC.NN. ed in seguito quello del CLXIV. Dopo essere stato anche comandante del sottoset­tore di Semien, venne destinato col reparto a presidiare l’Uolchefit dall’aprile 1941. Il comportamento del presidio di Uolchefit nell’agosto successivo venne ci­tato due volte sui bollettini di guerra delle FF.AA. Decedeva il 10 agosto 1941.

“Comandante di battaglione CCNN. e vice comandante della difesa di Uolchefit pur debilitato da grave male, dava in ogni difficile contingenza fulgidissimo esempio di pura fede, di sacro entusiasmo e di preziosa, intelligente attività. Più volte invocava l’onore di cimen­tarsi in campo aperto contro le soverchianti forze nemiche, ed il 13 luglio, al comando di una colonna di nazionali operante nella zona di Amberco, assolveva tale compito con pieno successo in virtù del suo grande ardimento e sublime sprezzo del pericolo. Il 1° agosto per quan­to sofferente, assumeva il comando di altra colonna all’assalto di Gi­ramba, ed essendo stato il cruento attacco frustrato dalle mine e dai reticolati nemici, sapeva disimpegnarsi brillantemente malgrado le so­praggiunte masse avversarie minaccianti pericolosamente sul fianco. Trascinava poi di nuovo i suoi uomini ad un furioso contrattacco, riu­scendo così a ristabilire la situazione. Minato nella malferma salute dalle fatiche e dai disagi e colpito da fulmineo, inesorabile morbo, ascendeva poi al cielo degli eroi. Spirito eletto di soldato, più volte de­corato al valore, squadrista di purissima fede, fu col sacro entusiasmo, l’anima della difesa di quel lontano lembo di terra italiana. Uolche­fit, (A.O.), aprile-agosto 1941.

Altre decorazioni: M.A. (A.O., 1936); M.B. sul campo (A.O., 1936); Cr.g. al V.M. (A.O., 1936- 37).

 

ZANARDI BONFIGLIO

Tenente cpl. fanteria, XI battaglione coloniale

Ammesso al corso allievi ufficiali di cpl. nella Se. di Moncalieri il 1° nov. 1931, ne usciva sottotenente il 16 giugno dell’anno successivo, assegnato al 231° reggimento fanteria. Congedato il 31 agosto 1933, due anni dopo circa veniva richiamato a domanda e destinato in A.O. Sbarcato a Massaua il 21 marzo 1935 cd assegnato al R.C.T.C. dell’Eritrea, partecipava fin dall’inizio alle operazioni di guerra distinguendosi nel fatto d’arme di Govò Nevarit ove si meritava una prima decorazione al valore. Dal 1° luglio 1936 era stato promosso tenente a scelta ordinaria.

Altre decorazioni: Cr. g. al V.M. (1935).

“Comandante di presidio, assumeva spontaneamente il comando di una mezza compagnia incaricata di un’operazione di polizia contro i ribelli. Trovatosi improvvisamente di fronte a forze sproporzionatamente superiori, non si sconcertava. Rapidamente sistemava a difesa la posizione occupata e per otto ore consecutive resisteva brillantemen­te ai reiterati attacchi del nemico che lo aveva accerchiato. Finite le munizioni e conscio di non poter essere soccorso, calmo e sereno, dopo aver rese inservibili le armi, riuniva i superstiti e con irresistibile slan­cio, al grido di “Savoia” si gettava sui ribelli aprendosi la strada con la baionetta. Ferito a morte nello sforzo generoso, mercè il quale riusciva a salvare buona parte dei suoi ascari, cadeva nelle mani dell’avversario, che lo finiva rabbiosamente. Fulgidissimo esempio di valore militare giunto alla più pura espressione.” Gusciabbm, 29 agosto 1937.