SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL 1983- TESSERA N° 622
L’8 settembre 1943 l’armistizio sottoscritto dal governo Badoglio con gli anglo-americani segna di fatto l’inizio della Resistenza contro l’occupazione nazista. Le caserme di Trento nella notte tra l’8 e il 9 settembre furono le prime ad essere investite dalla rabbiosa reazione dai reparti scelti della divisione corazzata “Leibstandarte Adolf Hitler” richiamata dal fronte orientale nelle settimane precedenti proprio per svolgere questo compito. Entrarono in città da Lavis. I reparti italiani – abbandonati, senza alcun ordine e disposizione, dal Comando generale e dalla monarchia che lasciarono precipitosamente Roma – non accettarono l’intimazione alla resa e si batterono valorosamente con un tragico bilancio di oltre 40 caduti, i primi caduti della guerra di Resistenza. I sopravvissuti furono i primi tra i 600 mila internati italiani nei lager nazisti, la grande maggioranza dei quali rifiutò l’arruolamento nell’esercito fantoccio di Salò.
Fra di loro molti trentini, 800 dei quali trovarono la morte nei lager nazisti.
Fu, questo, il primo episodio della Resistenza armata all’invasore nazista nel nostro Paese e i soldati delle caserme di Trento vanno considerati ad ogni effetto e a pieno titolo come i primi partigiani d’Italia.
Il 16/04/1976 alla città di Trento è stata conferita la Medaglia d’Oro al V.V. con la seguente motivazione
“Permeata nella cultura, nella lingua e nelle tradizioni da secoli di civiltà italica strenuamente difesa contro ogni tentativo di mortificazione, la città di Trento, già presente durante il secolo scorso nei fermenti di libertà dei moti risorgimentali, anche nel corso della prima guerra mondiale aveva dimostrato l’elevatezza dei suoi sentimenti patriottici, testimoniandoli con l’olocausto dei suoi figli migliori, con l’accorrere di volontari, col sacrificio di numerosi cittadini impiccati, caduti e feriti in combattimento, deportati o imprigionati. Nuovamente strappato alla Madre Patria dalla prepotenza nazifascista, il popolo trentino, traendo luce da quelle gloriose radiazioni, si pose ancora una volta al baluardo d’italianità. Da una vasta rete di cospirazione trasse vita un’organizzazione di lotta clandestina che investì tutta la provincia. Monti, valichi, vallate furono campi d’attività delle formazioni partigiane, d’azioni di guerriglia e di sabotaggio, che ostacolarono e spesso impedirono il movimento d’uomini, di mezzi, di materiale lungo le importanti vie operative del nemico, che subì ingenti perdite e onerosi danni. Nonostante la barbara repressione operata dalle locali forze d’occupazione e dall’aviazione nemica, la gente trentina diede spontaneo supporto alla Resistenza nella città, nei sobborghi, sulle montagne, nelle fabbriche e perfino nei campi di concentramento, dove si organizzava la fuga e l’assistenza dei prigionieri di guerra. A prezzo d’altri gravi sacrifici i Trentini portarono così a felice compimento l’impegno, sempre vivo, di costante affermazione della loro unità con tutto il popolo italiano nella fede e nella lotta per la libertà.” Trentino, 1943 – 1945.