LUCA BORDINI. Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate

  

Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate

 

Luca Bordini[1]

 

La rivoluzione della comunicazione digitale oggi ha rivoluzionato il modo di interagire tra gli utenti migliorando il consenso nei confronti delle Forze Armate.

Le Forze Armate Italiane ma soprattutto quelle Americane, avevano individuato da tempo nella comunicazione Internet un modo veloce per poter interagire con utenti diversi. Non è più necessario comprare giornali o riviste specializzate per avere informazioni sulle Forze Armate e le loro attività: basterà un clic per avere in tempo reale quanto ci interessa. La manifestazione più eclatante della “rivoluzione dell’informazione” che stiamo vivendo in questi ultimi anni, è ciò che, comunemente, chiamiamo Internet. Con questo termine ormai diventato di uso comune si indica una rete di reti che, tramite protocolli di comunicazione standard, collega fra di loro migliaia di reti di computer sparse su tutto il pianeta.  Negli ultimi anni, si è assistito alla crescita esponenziale del fenomeno Internet, con milioni di computer, telefoni cellulari di ultima generazione, tablet collegati alla rete delle reti e con ormai centinaia di milioni gli utenti.

Internet mette a disposizione dei propri utilizzatori numerosi tipi di strumenti, la cui diffusione permette la creazione di uno standard quasi planetario di comunicazione, attraverso il quale è possibile reperire, modificare e scambiare le informazioni più diverse. Nel 1993 nasce il sito della Casa Bianca che è stato il primo quotidiano on-line. Nel 1997 nasce internet explorer 4.0 che presto diverrà uno standard internet. Esso ha avuto una crescita impressionante nel mondo. Nel 2001 gli italiani su internet erano stimati da un’indagine Doxa. a 9,3 milioni. Dall’indagine emerse che nella pubblica amministrazione e nelle scuole c’era un personal computer  ogni sette persone,  mentre negli Stati Uniti c’era  un computer per ogni persona. Negli ultimi anni, Internet è cresciuta a ritmi velocissimi: nel numero di utenti, nel numero di siti e di risorse, nelle funzionalità e nella tipologia dei programmi disponibili per utilizzarla oggi, la portata radicale dei cambiamenti introdotti dalle ‘autostrade dell’informazione nel mondo della comunicazione interpersonale è generalmente riconosciuta, anche se la consapevolezza della loro natura e delle conseguenze di medio e lungo periodo è ancora spesso carente. Ormai Internet fa parte della vita quotidiana di milioni di persone. E tuttavia la pratica, dell’uso della rete resta spesso limitata a poche operazioni fondamentali (e in fondo ripetitive): spedire un messaggio

di posta elettronica, consultare pochi siti familiari. E’ come se, avendo a disposizione un’imbarcazione adatta ai viaggi più complessi e avventurosi, la usassimo solo per brevi tragitti in prossimità della costa. D’altro canto, milioni di altre persone non hanno neanche questa pratica limitata, e si trovano – chi per curiosità, chi per necessità di lavoro – a doversi avvicinare, con un certo timore, a uno strumento almeno in parte nuovo. Chi appartiene a quest’ultima categoria, quella dei neofiti, guarda spesso con una certa invidia gli appartenenti alla prima, che sanno già come navigare in rete e lo fanno con apparente disinvoltura. Eppure, a ben guardare, se è certo vero che queste due fasce di utenza hanno esigenze almeno in parte diverse, molti dei problemi che esse devono affrontare per poter passare allo “status” più ambito, quello di utilizzatori consapevoli e produttivi della rete, sono comuni.

Esistono però dei rischi di una degenerazione della società dell’informazione, che risponde al nome di entropia, cioè la tendenza della natura a distruggere ciò che è ordinato e ad affrettare i processi di degrado biologico e di disordine sociale. L’informazione, i sistemi che la elaborano e i canali che la diffondono, sono gli unici in grado di lottare contro questa tendenza all’entropia.  La differenza tra informare e comunicare dipende per alcuni autori dal fatto che l’informazione è la trasmissione della notizia, mentre la comunicazione è anche l’insieme delle altre attività comunicative. Per altri la differenza risiede nel feedback ossia, nell’ informazione ci si preoccupa solo di raggiungere il soggetto destinatario, nella comunicazione invece l’obiettivo è creare una relazione circolare tra i soggetti. La comunicazione è dunque il concetto più vicino a quello di effettività e partecipazione di cui il Costituente sottolinea l’importanza.  Comunicazione è la trasmissione di conoscenza tra soggetti il cui obiettivo si misura in termini qualitativi cioè valutando, non solo il numero di informazioni recepite dal destinatario (è questo il senso dell’informazione), ma anche il cambiamento del destinatario stesso, l’efficacia, appunto, del messaggio. L’informazione che proviene dai soggetti pubblici, per finalità pubbliche, è rivolta ai mezzi di comunicazione di massa, ai cittadini e al suo interno. Il boom della comunicazione militare si è avuto sotto il fascismo, che, grazie alla rinascita della identità nazionale e dei valori della patria assopiti negli anni posteriori alle vicende risorgimentali, ripropone il modello militare come simbolo dell’amore per la patria.  L’uso efficiente dei mezzi di comunicazione di vecchio stampo, tra cui il cinema e i cinegiornali, anche se per usi propagandistici rispetto al regime stesso, risvegliò questo sentimento.

La situazione non migliorò per le forze armate che raggiunsero il minimo storico di consenso della opinione pubblica nella contestazione degli anni 70, per poi rinascere come sostituta della protezione civile, riscontrando consenso come cita un opuscolo: “L’efficacia sostanziale, dunque, non basta, occorre fare in modo che le attività dell’Esercito siano conosciute e che gli sforzi effettuati in carenza di risorse vengano apprezzati’’. Intorno a quegli anni inizia all’interno delle F.A. una presa di coscienza dell’efficienza dello strumento militare nell’addestramento e nel campo degli interventi per pubbliche calamità. E’ nata, inoltre la così detta “civilizzazione dell’informazione”. E’ stato così che il convergere di “tecniche telecomunicative, strumenti informatici e c.d. multimedialità” ha aperto un nuovo scenario1 nelle telecomunicazioni, che taluno ha definito rivoluzionario. L’intervento in Libano portò aria fresca nelle forze armate italiane e nella opinione pubblica come Pasquale Franzosi spiega: ‘’stimolare ad ogni livello l’opinione pubblica affinché raggiunga un buon grado di conoscenza per quanto riguarda il problema della sicurezza nazionale, al fine di poterla invitare a partecipare alle discussioni ed alle valutazioni circa i problemi della difesa’’. Con la caduta del blocco comunista le forze armate hanno avuto sempre di più il consenso partecipando ad azioni di peacekipping in Albania,in Kosovo, in Agfanistan e in Iraq, conquistando quel prestigio che avevano perso nella Prima Repubblica. Anche se a prezzo di qualche ipocrisia le forze armate italiane tornano a mostrarsi in pubblico in occasione dell’anniversario della Repubblica ma non si è trattato di mostrare i muscoli, ma di rivolgere il dovuto ringraziamento dello Stato a tutti coloro che indossano un’uniforme. Eppure l’opinione pubblica della cultura dominante individuava nelle armi, nell’ esercito e nel servizio di qualsiasi causa, legata all’intervento delle F.A, qualcosa al di fuori del consenso civile. La situazione oggi pare cambiata. La reintroduzione della parata del 3 giugno è stata valutata con entusiasmo da numerosi italiani, che la collegano ai successi delle nostre forze armate all’estero.  Definire ed interpretare le percezioni che la pubblica opinione ha dell’universo militare, non è cosa semplice.

Già definire con esattezza cosa in realtà si intenda indicare con l’espressione “opinione pubblica” non è facile. L’opinione pubblica, infatti, non la si può definire con precisione, e neppure la si può misurare. Il catalizzatore tra le F.A e l’opinione pubblica è il giornalista. Egli riceve dai capi redattori l’incarico di fare il pezzo, cercando di contattare l’ente. Le riposte possono essere vaghe, non esaurienti oppure non vere.  Questo crea certamente un distacco tra l’ente e i giornalisti; inoltre, il comandante militare deve riferire per via telefonica e per via scritta, ossia deve rendere conto dell’intervista ai propri superiori.

Egli deve avere attenzione alle informazioni classificate, che sono tutte quelle informazioni la cui diffusione può mettere a rischio l’incolumità del personale e la sicurezza dei mezzi, dei materiali e delle armi. E ancora non deve dare informazioni sull’ impiego dei mezzi, degli organici e i dati di forza particolareggiati e su qualunque elemento che riguardi la pianificazione dell’operazione. Credo che in Italia siamo tutti ancora in una fase iniziale nell’uso del nuovo mezzo: sia per chi va come fruitore, sia per chi va come comunicatore, in rete il rischio è il trionfo della quantità sulla qualità, ossia c’è il rischio di restare affascinati da qualsiasi cosa e di non ricordare assolutamente nulla. E’ necessaria, allora, la capacità di selezione delle informazioni: i motori di ricerca sono una strada possibile, però bisogna chiedersi se sono sufficienti. Non si tratta, infatti, solo di selezionare quantitativamente le informazioni cioè di orientarsi nel caos informativo presente anche su internet, ma credo sia importante una selezione qualitativa delle informazioni. Questo è un problema da valutare per chi fa comunicazione on line: la qualità delle informazioni immesse e ricevute è fondamentale. Scrisse Umberto Eco: Internet è una memoria che ricorda tutto, purtroppo. Un’ intelligenza è altro: è saper distinguere».

Il primo obiettivo da raggiungere dovrebbe dunque essere quello di riuscire ad organizzare un flusso costante di informazioni, che dall’istituzione militare si diriga verso la classe politica ed i media, in modo che tale istituzione possa divenire un vero e proprio soggetto:

  1. Comunicativo e che la tendenza di separatezza venga eliminata.
  2. Si possa puntare sul concetto di Difesa come servizio, sia dal punto di vista istituzionale (difesa della Nazione contro eventuali aggressori esterni), che da punti di vista ausiliari (di supporto all’attività economica del Paese, al prestigio politico, alla crescita tecnologica).
  3. Visani ritiene necessaria una politica comunicativa in questo senso da parte dell’istituzione militare, perché da questa dipende la sua legittimazione funzionale ed esistenziale. 4. Si contribuisca alla rinascita di una cultura della Difesa nazionale basata sulla rilegittimazione funzionale dei militari, eliminando così l’egemonia delle culture anti-militari, e sul ritorno ad una libera circolazione di idee in materia militare.

 

Quali sono gli scopi della pubblicistica militare? rivolgersi all’esterno del proprio ambito per stimolare nel Paese la consapevole partecipazione del cittadino alle attività militari. Il rapporto con un’informata opinione pubblica minimizza i rischi di incomprensione nelle scelte strategiche in materia di Sicurezza e di Difesa. In tale ottica, l’adozione di Internet ha soddisfatto la necessità di uniformarsi. I moderni sistemi comunicativi oltre alla pur sempre valida ’’carta stampata’’, prevedono l’utilizzo di un proprio “Official Web Site”  www.difesa.it; il che consente di presentare all’esterno l’immagine della Difesa in generale, del Segretariato Generale della Difesa e delle singole Forze Armate; www.difesa.it; www.esercito.difesa.ít; www.marina.difesa.it;  www.aeronautica.difesa.a; www.carabinieri.it;   nonché di mettere a disposizione dei cittadini una rapida ed efficace interfaccia con il mondo militare. Questo significa che l’ente può dare ai suoi visitatori tutte le informazioni possibili, sulla propria storia e sulla propria attività. Esso rappresenta lo strumento di branding più adatto per far conoscere la propria filosofia, il mondo dei propri valori, lo stile di una maison, insomma per rendere ancora più visibile e rafforzare la propria immagine. La prima cosa da analizzare in un sito è il “target”. “Target” (bersaglio) è un termine della comunicazione classica, che identifica un determinato tipo di pubblico che si vuole raggiungere.

E un concetto importante, in quanto definisce sia la scelta dei mezzi da pianificare, sia il linguaggio (anche visivo) da utilizzare. Un sito è “diverso”, in quanto non è possibile selezionare il pubblico che ci verrà a visitare: sarà lui a trovarci e bisogna essere preparati ad accogliere diversi tipi di visitatori. Oltre al naturale “target” dell’azienda, dobbiamo considerare anche altri tipi di pubblico, come per esempio: 1. i militari  2. i dettaglianti  3. i giornalisti  4. gli storici   5. i politici  6. le associazioni pacifiste

 

A questo target di visitatori dobbiamo aggiungere anche il “cittadino” che oggi dialoga con la pubblica amministrazione attraverso i siti creati dalle istituzioni pubbliche. Va anche specificato che non ricercano obiettivi generici come ad esempio “rispondere a esigenze definibili generali dei cittadini”.

 

[1]  Dottore, Socio della Federazione di Novara e Vercelli, dell’Istituto del Nastro Azzurro