DENARO GIOVANNI
Guardia di finanza – XIII btg. mobilitato
Coltivatore diretto specializzato in agrumi lasciò i campi ed assolse gli obblighi di leva nella guardia di finanza nella legione allievi di Roma e poi nella legione territoriale di Messina. Congedato nel 1929 e ritornato al suo lavoro, venne richiamato per la guerra nel marzo 1942. Dal centro di mobilitazione della sua legione fu prima assegnato alla brigata mobilitata per la difesa costiera per la difesa costiera e poi alla legione di Trieste. Trasferito al XIII battaglione mobilitato, nel novembre dello stesso anno 1942, partiva per l’Albania.
“Durante un attacco portato da soverchianti forze nemiche alla caserma di un piccolo distaccamento isolato di finanzieri di cui faceva parte, concorreva con tutti i compagni alla strenua disperata resistenza protrattasi per oltre tre ore. Rimasto il solo superstite dell’eroico manipolo, esaurite le munizioni e le bombe a mano, impavido tra le macerie dell’edificio quasi completamente distrutto dai ribelli con una mina e già in preda alle fiamme, piuttosto che cedere alle intimazioni degli assalitori che ammirati di tanto ardimento gli offrivano un’onorevole resa, si lanciava risolutamente nel rogo, preferendo alla unica speranza di vita, la sorte dei camerati caduti attorno a lui nel nome d’Italia per la gloria della Patria immortale.” – Tsangarada (Grecia), 22 marzo 1943.
Cordero Lanza Giuseppe di Montezemolo
Colonnello s.p.e. genio – S.M.
Appartenente a nobile famiglia piemontese di antiche tradizioni militari, era studente al Politecnico di Torino allorché, non ancora diciottenne, partecipò volontario alla prima guerra mondiale in un btg. di marcia del 1° rgt. alpini. Ripresi gli studi e conseguita la laurea in ingegneria civile, si dedicò ln Genova alla professione. In seguito a concorso venne poi nominato ten. del genio in s.p.e. e promosso capitano nel 1928, fu insegnante alla scuola di applicazione. Frequentati i corsi della scuola di guerra, fu chiamato nel 1935 allo stato Maggiore e conseguì la promozione a maggiore a scelta l’anno dopo. Comandò poi un btg. genio telegrafisti in Spagna dove fu anche capo di S.M. di una Brigata «Frecce Nere». Rimpatriato e nominato insegnante aggiunto alla scuola di guerra, rientrò nello S.M. nel 1939 col grado di ten. col. e nel giugno 1940 fu chiamato a far parte del comando Supremo. Distintosi in diverse missioni in A.S. e promosso colonnello nel giugno 1943, lasciò il comando supremo per assumere il comando dell’11° rgpt. genio motocorazzato. Costituitosi il comando della città aperta in Roma dopo l’armistizio, gli venne affidata la direzione dell’ufficio affari civili. Da questo momento ebbe inizio la sua fervida attività diretta a riunire le forze disperse, e ad organizzarle in una compagine risoluta. Tecnico di valore, fu autore di numerose pubblicazioni sulla scienza delle costruzioni e collaboratore di riviste e giornali di carattere tecnico.
“Ufficiale superiore dorato di eccezionali qualità morali, intellettuali e di carattere, dopo l’armistizio, fedele al Governo del Re ed al proprio dovere di soldato, organizzava, in zona controllata dai tedeschi, un’efficace resistenza armata contro il tradizionale nemico. Per oltre quattro mesi dirigeva, con fede ed entusiasmo inesauribili, l’attività informativa e le organizzazioni patriote della zona romana. Con opera assidua e con sagace tempestività, eludendo l’accanita vigilanza avversaria, forniva al Comando Supremo alleato ed italiano numerose e preziose informazioni operative, manteneva viva e fattiva l’agitazione dei patrioti italiani, preparava animi, volontà e mezzi per il giorno della riscossa, con una attività personale senza soste, tra rischi continui. Arrestato dalla sbirraglia nazi-fascista e sottoposto alle più inumane torture, manteneva l’assoluto segreto circa il movimento da lui creato, perfezionato e diretto, salvando così l’organizzazione e la vita ai propri collaboratori. In occasione di una esecuzione sommaria di rappresaglia nemica, veniva allineato con le vittime designate nelle adiacenze delle catacombe romane e barbaramente trucidato. Chiudeva così, nella luce purissima del martirio, una vita eroica, interamente e nobilmente spesa al servizio della Patria.” – Roma, Catacombe di S. Calisto, 24 marzo 1944.
Altre decorazioni: M.A. (A.S., dic. 1941 -genn. 1942); M.B. (Tobruk, aprile 1941); Cr.g. al V.M. (La Molatilla, marzo 1938); cav. O.M.S. (giugno 1940 – genn. 1943); ten. col. per m.g. (Spagna, giugno 1939).