MASSIMO COLTRINARI. 2011 Balaklava: la base dei sommergibili atomici sovietici trasformato in museo

  

La cittadina di Balaklava

A 15 km sud di Sebastopoli, in una piccola baia chiusa su tutti i lati, si trova l’antica (2.500 anni) e piccola cittadina della Crimea nota con il nome di Balaklava. Nel 1957, quando iniziò la costruzione della base segreta, tutta la città divenne area classificata.

 

La baia di Balaklava

I sovietici non sono stati i primi a utilizzare a fini strategico-militari la baia di Balaklava, la cui posizione riparata la rende praticamente invisibile dal mare aperto. Cominciarono probabilmente i pirati tauri dei quali scrisse 2500 anni fa Erodoto, seguiti dai greci, dai romani e nel Medioevo dai bizantini e dai mercanti genovesi. Ancora oggi, la presenza italiana è testimoniata dalle suggestive rovine della Fortezza di Cembalo, eretta nel 1357.

La baia fu impiegata inoltre dai Greci e dai Romani come roccaforte e luogo di culto come testimoniano le rovine dell’antico tempio di Giove. Inoltre, la prima base navale russa in Crimea era situata proprio nella baia di Balaklava durante la quinta guerra russo-turca (1768 – 1774). Infine, con la sua particolare forma circondata da colline, la baia è il luogo ideale per nascondere una base di sottomarini.

 

La base

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i sovietici decisero di rinforzare la loro flotta di sottomarini. Le centinaia di sottomarini presenti (diesel e successivamente atomici) avevano necessità di nuove basi lungo le coste sovietiche. Così nella metà degli anni 50 venne iniziata la costruzione delle basi di Severodvinsk (nell’Oceano Artico), Vladivostok (nel Pacifico) and Balaklava (nel Mar Nero).

In particolare, Stalin diede al suo funzionario Lavrentij Pavlovic Beria (che in quel momento era responsabile del “progetto nucleare”), una direttiva segreta: trovare un luogo ideale dove costruire una base di sottomarini per un eventuale attacco nucleare di rappresaglia. Dopo diversi anni di ricerche la scelta, tutt’altro che casuale, cadde sulla tranquilla Balaklava. In effetti lo stretto canale della baia (200-400 mt) proteggeva la futura

 

Veduta aerea della baia

 

installazione, sia dalle intemperie che da occhi indiscreti, da qualsiasi angolazione.

Il progetto fu affidato all’Istituto di Design “Granit” di Leningrado. Tale progetto, denominato Object 825 GTS, aveva come obiettivo la costruzione di una struttura sotterranea segreta per il ricovero di sommergibili convenzionali e nucleari, di piccola e media grandezza, appartenenti ai progetti A615, 613, 613V, 633, 633RV e 644 dell’ ex Unione Sovietica.

La base iniziò la sua attività di riparo e manutenzione di sottomarini nel 1961. Costruita scavando nelle colline di Balaklava e rinforzandola con 56 metri di cemento rinforzato, la base era costituita da un canale principale per l’ingresso dei sommergibili, combinato con un bacino di carenaggio, attorno al quale erano presenti officine, depositi di armi e siluri, munizioni ed attrezzature per la manutenzione.

La costruzione di Object 825 GTS durò quattro anni, dal 1957 al 1961 e fu affidata ad uno speciale reparto di costruzione chiamato reparto 528. I migliori tecnici e ingegneri militari furono affiancati da esperti nelle costruzioni di metropolitane con l’obiettivo di realizzare, nelle viscere del monte Tavros, una rete di tunnel e ambienti sotterranei in grado di consentire una normale attività lavorativa per almeno 30 giorni a una comunità fino a 3 mila persone. Bisognava quindi costruire sottoterra – ed era questa la cosa forse più difficile – un canale d’acqua di oltre mezzo km per il passaggio e l’attracco dei sommergibili, cose che avvenivano solo di notte.

Per assicurarne la segretezza gli scavi venivano effettuati durante la notte, e la roccia estratta, trasportata per mezzo di una chiatta, veniva gettata in mare aperto. In totale vennero estratti 25.000 metri cubi (del peso di 120 tonnellate) di roccia, pari ad una superficie di circa 15.000 metri quadrati.

Il tunnel centrale ha una lunghezza totale di circa 600 metri. La galleria in cui erano stati situati i laboratori di riparazione è lunga 360 metri, larga fino a 12 metri e profonda circa 8 metri. All’interno della galleria era possibile ormeggiare fino a sette sottomarini per la riparazione, più altri sette sfruttando tutte le gallerie disponibili.

La base era teoricamente in grado di resistere ad un attacco nucleare diretto con una potenza di 100 kilotoni (categoria 1 di stabilità), grazie a spesse porte stagne (ognuna del peso di 120-150 tonnellate) che avrebbero chiuso l’intero impianto e consentito la sopravvivenza a 3000 persone, pari al numero degli abitanti di Balaklava e del personale della base, per circa 3 anni! La temperatura interna era mantenuta costantemente a 15°C, soprattutto per la presenza dei magazzini contenenti le testate nucleari.

Il tunnel è situato all’interno del monte Tavros. L’ingresso e l’uscita (Figura 3), situati in due luoghi diversi, erano  equipaggiati con dispositivi di camuffamento e reti mimetiche in modo da nasconderli completamente alla vista. I movimenti di materiale all’esterno venivano fatti tenendo conto della posizione dei satelliti spia dei potenziali nemici.

Alla base lavoravano circa 200 addetti per il porto destinato ai sottomarini e per i sistemi interni. Altre 50 persone avevano il compito di effettuare la manutenzione delle riserve d’acqua, dei sistemi vitali e delle cisterne di propellente per i sommergibili, che erano contenitori verticali in grado di immagazzinare oltre 4.000 tonnellate di derivati del petrolio.

La cittadina di Balaklava ruotava interamente attorno all’attività della base navale. Quasi l’intera popolazione lavorava infatti alla base. Era inoltre estremamente difficile per uno straniero introdursi nella città, o visitare la base senza attraversare lunghe ed estenuanti serie di controlli e processi di identificazione. Anche i membri delle famiglie locali e degli operai della base erano passati ai raggi X in ogni loro movimento.

Dal 1991 le attività della base proseguirono parzialmente per altri due anni, quando nel 1993 iniziò il processo di ritiro dei mezzi e delle testate nucleari dell’ex Unione Sovietica dall’Ucraina e terminò nel 1996, anno in cui l’ultimo sommergibile sovietico lasciò l’Ucraina.

 

 

Nel 1996 il complesso fu assegnato alla custodia delle locali autorità. Tutte le attrezzature per la produzione (costituite da costosi macchinari ed equipaggiamenti costruiti con metalli preziosi) furono quindi poste sotto una incurante direzione che lasciò il luogo in uno stato di abbandono permettendo così il trafugamento di molti oggetti.

Il 30 dicembre 2002, su ordine del Segretario di Stato del Ministero della Difesa ucraino, la base è diventata un museo, filiale del Museo Centrale delle Forze Armate dell’Ucraina,  accessibile a chiunque e noto con il nome di “Museo Navale di Balaklava” o “Museo della Guerra Fredda” (come lo chiamano i locali). La cerimonia di apertura si tenne il 1 giugno 2003. E’ possibile visitare il canale, i cunicoli, i corridoi, le banchine per le riparazioni dei sottomarini, gli ambienti di lavoro, le ciclopiche porte e l’arsenale, dove venivano conservati i siluri e le testate nucleari. Sulle pareti si legge ancora ben chiaro in russo “Non dire tutto quello che sai, ma sappi sempre quello che dici”, il motto che era alla base della massima segretezza della base di Balaklava. Al momento è uno dei più importanti impianti militari declassificati sul territorio dell’ex URSS.

L’intero complesso sotterraneo rappresenta, forse, un monumento storico unico dell’arte ingegneristica della Guerra Fredda. Per oltre trent’anni (dal 1957 al 1990), nessuno ha nutrito il benché minimo sospetto dell’esistenza dei tunnel segreti dell’ Object 825 GTS, che ufficialmente era conosciuto come la centrale telefonica urbana.

 

massimo contrinari ( direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org