CITTA’ DI IMOLA – M.O.V.M.

  

LA LIBERAZIONE DI IMOLA

Dopo una cauta avanzata, tra l’11 e il 14 aprile le avanguardie della VIII e della V Armata sono alle porte di Imola. A seguito dello sfondamento delle linee difensive sui fiumi Senio e Santerno, l’esercito tedesco è ovunque in rapida ritirata. I Gruppi di Combattimento italiani affiancano i soldati polacchi del 2. Corpo d’Armata, mentre gli americani della V Armata scendono dalla valle del Santerno. Nelle prime ore del pomeriggio del 14 aprile gli ultimi tedeschi lasciano la città. Poco dopo i soldati polacchi della III Brigata della V Divisione “Karpacka” entrano da Porta dei Servi. Il primo reparto raggiunge piazza Maggiore alle 17 e 15, accompagnato da alcuni gappisti. Vicino a piazza dei Servi, in uno scontro con una pattuglia tedesca di retroguardia, muore il partigiano Anacleto Cavina (1895-1945), antifascista di lunga data, più volte incarcerato e confinato durante il ventennio. Ad accogliere i liberatori vi sono partigiani delle SAP e rappresentanti del CLN, riconoscibili per una fascia bianca al braccio sinistro. Il 15 aprile entrano in città anche i combattenti della 36a Brigata Garibaldi “Alessandro Bianconcini”, protagonisti di numerose eroiche battaglie in Appennino e inquadrati, dopo il passaggio del fronte, nei contingenti dell’VIII Armata.

Lo stesso giorno, in un pozzo dello Stabilimento ortofrutticolo Becca in via Vittorio Veneto, vengono ritrovati i corpi di sedici partigiani, prelevati nelle carceri della Rocca dalle brigate nere e dalle SS in fuga e giustiziati dopo tremende torture. “Stragi dell’ultimo giorno”, uccisioni di civili – spesso gratuite o per futili motivi – furti e razzie di bestiame caratterizzano la ritirata dei nazifascisti nel territorio imolese. Contadini vengono fucilati perché si oppongono alle requisizioni di mucche e galline. Sfollati sono massacrati con le bombe a mano in rifugi non abbastanza nascosti. Uomini e donne vengono uccisi dopo aver sfamato gli occupanti o averli guidati da un paese all’altro, costretti a trasportare le loro salmerie.

Alla Città viene conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

“Forte di tradizioni popolari e democratiche, dava vita, subito dopo l’8 settembre 1943 ad un attivo movimento di resistenza costituendo i primi nuclei partigiani da montagna. Nonostante perdite iniziali e dure rappresaglie nazifasciste, la popolazione dell’imolese continuava fieramente la lotta, rivendicando, con il sangue versato anche dalle sue indomite donne, pace e libertà e difendendo il patrimonio agricolo e industriale della propria terra. Reparti della 36ª Brigata Garibaldi “Alessandro Bianconcini costituirono una continua minaccia alle spalle del nemico e, durante l’offensiva angloamericana contro la linea gotica, cedettero agli alleati importanti posizioni strategiche. Raggiunta dalla linea del fuoco, Imola subiva, durante cinque mesi, il martirio dei bombardamenti, aerei e terrestri, delle vessazioni nemiche, delle deportazioni e dei massacri. Il 14 aprile 1945, partigiani delle brigate Gruppi di Azione patriottica (GAP) e Squadre di Azione Patriottica (SAP), presidiata la città, la consegnavano agli alleati, mentre combattevano nei gruppi di combattimento del nuovo Esercito Italiano “Cremona” e “Folgore”, altri suoi figli continuavano la lotta fino alla liberazione dell’Italia Settentrionale”  Imola, 8 settembre 1943 – 14 aprile 1945.