MARGOTTINI CARLO
Capitano di vascello s.p.e. M.M
Uscito guardiamarina dall’Accademia Navale di Livorno nel maggio 1916, partecipava al primo conflitto mondiale imbarcato prima sulla corazzata «Conte di Cavour» ed in seguito sul caccia «Nibbio» e su altre siluranti. Sottotenente di vascello nel maggio 1917 e tenente di vascello nel novembre 1918, veniva nominato aiutante di Bandiera del Governatore della Dalmazia, Amm. Millo, dopo l’armistizio, conservando l’incarico fino al dicembre 1920. Capitano di corvetta nel novembre 1927 e capitano di fregata nel gennaio 1933, dopo avere prestato servizio in una base dell’Egeo, come comandante di sommergibili e torpediniere, era inviato nel 1936 a Londra alla Conferenza Navale come esperto. Inviato in Spagna nel 1936 procedeva all’organizzazione politico militare delle Baleari dopo avere partecipato all’occupazione di Ibiza. Al rientro dalla Spagna era nominato addetto navale a Parigi. Promosso capitano di vascello nel gennaio 1938, all’inizio della seconda guerra mondiale assumeva il comando di una squadra di CC.TT. imbarcando sull’«Artigliere».
“Comandante di una squadriglia di cacciatorpediniere, ne curò con appassionato fervore la preparazione materiale e spirituale, prodigandosi singolarissime doti di organizzatore e di animatore. La portò una prima volta il 9 luglio all’attacco del nemico in pieno giorno, allo scoperto, con mirabile audacia. L’11 ottobre, avuto l’ordine di eseguire con la propria squadriglia e con una squadriglia di torpediniere una ricerca notturna in prossimità di base nemica, condusse l’operazione con grande perizia. Incontrato il nemico, gli lanciò contro le sue siluranti e, nonostante la violentissima reazione di fuoco, magnifico esempio di spirito aggressivo che non conosce ostacolo portò arditissimamente la propria unità all’attacco ravvicinato finché, lanciati i siluri, venne colpita in pieno da tre salve e incendiata. Al termine dell’azione conclusasi con il siluramento di un grande incrociatore avversario, il comandante Margottini, sebbene colpito a morte, prodigava ancora parole di incitamento alla sua gente trasfondendo in essa il suo spirito eroico, e spirava sulla plancia al suo posto di combattimento invocando un’ultima volta il nome della Patria.” – Canale di Sicilia, 12 ottobre 1940.
Altre decorazioni:
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia – Palma di Maiorca, 1936-37— Regio Decreto 7 dicembre 1939
Medaglia di Bronzo al Valor Militare
«Comandante di una squadriglia di cacciatorpediniere, conduceva la squadriglia all’attacco in pieno giorno con coraggio e spirito aggressivo contro forze nemiche molto superiori, dando prova di elevate qualità di comando e di grande sprezzo del pericolo. Mare Ionio, 9 luglio 1940.»
UGOLINI AUGUSTO
Colonnello fanteria, comandante truppe Amara
Terminate a Brescia le scuole medie e trasferitosi a Torino conseguì in quella università la laurea in scienze economiche e commerciali. Arruolatosi allievo ufficiale di complemento nel gennaio 1908 fu nominato sottotenente d’amministrazione nello aprile 1909. Richiamato in servizio ed ottenuto il trasferimento in Libia nel luglio 1912 fu colà destinato al 63° fanteria operante nel territorio bengasino. Promosso tenente nell’ottobre 1915 chiese ed ottenne di rimpatriare per partecipare alla prima guerra mondiale sul fronte metropolitano. Appreso che il fratello Bruno, eroico combattente del reggimento «Lupi di Toscana», più volte decorato al valore era caduto a S. Giovanni di Duino, volle rimpiazzarlo e chiese il passaggio dal Corpo di commissariato all’Arma di fanteria. Superato il relativo corso alla Scuola di Modena, ottenne la destinazione nel reggimento del perduto fratello: il 77° fanteria, col quale prese parte alle ultime fasi della guerra 15-18. Nel gennaio 1919 venne destinato in Libia, prendendo parte col 1° reggimento coloniale poi col 265° reggimento fanteria alle operazioni di grande polizia coloniale nel Bengasino ed in Tripolitania. Nel novembre 1919, dopo aver disimpegnato una missione nel Mediterraneo Orientale rientrò in Italia, prestò servizio reggimentale e si segnalò come studioso di questioni militari e collaboratore della «Rivista della Fanteria». Promosso maggiore nel 1930 frequentò il corso di studi coloniali conseguendo il diploma di cultura coloniale e, dopo altro periodo reggimentale quale comandante di battaglione, ottenne nel 1935 di essere destinato in Eritrea. Al comando dell’XI battaglione eritreo, da lui formato, partecipò all’occupazione dell’Etiopia e, sino al dicembre 1938, alle operazioni di pacificazione del territorio, compito che proseguì, da tenente colonnello, al comando del gruppo bande del Goggiam e, successivamente, del gr. btg., poi rinforzato e trasformato in Brigata Ugolini, con la quale, nella seconda guerra mondiale, operò sulle provenienze dal Sudan, nonché, per il ripiegamento dei presidi nel ridotto Amara. Con detta Brigata rinforzata, in un secondo tempro, dal I btg. mobilitato CC, in aggiunta al 240° e 14° battaglione CC.NN. d’Africa, 67° battaglione coloniale, tre batterie ed altri reparti nazionali e coloniali, ebbe l’ordine di occupare lo sbarramento montagnoso dal Lago Tana al massiccio del Denghel, rendendosi colà artefice della leggendaria difesa del passo di Culqualber. Tre volte citato nei bollettini di guerra, tenne a bada ii soverchiante avversario dal maggio all’ottobre del 1941 con puntate offensive di sorpresa, causandogli ingenti perdite e catturandogli ricco bottino. Successivamente con strenui contrassalti ricacciava il nemico il quale – deciso a debellare ad ogni costo quel baluardo, che aveva rifiutato l’onore delle armi ripetutamente offertogli in cambio della resa – reiterò giorno e notte massici attacchi aereo terrestri sorretti dal fuoco di potenti artiglierie e da mezzi corazzati; finché la sera del 21 novembre poté irrompere da varchi presidiati soltanto da Caduti, travolgendo compiutamente il non arresosi caposaldo. Il gen. Gems, comandante del settore offensivo da nord, volle che al comandante, il quale in combattimento si era rifiutato di consegnare la pistola, non gli fosse tolta, autorizzandolo a portarla anche in prigionia: esempio di cavalleria fra avversari! Restituito in Patria nel nov. 1945 à collocato nella riserva nei 1948, ottenne le successive promozioni nel R.O. a generale di Brigata nel 1950 e di Divisione nel 1958. Presidente Nazionale delia Federazione Nazionale Combattenti Profughi e Italiani d’Africa (FeNCPIA). E’ deceduto a Roma nel 1977.
“Ufficiale superiore di singolare perizia e di insuperabile rendimento, apostolo d’italianità, grandeggiava di superbo valore in numerose azioni di guerra. Durante due mesi di stretto assedio, susseguito a lungo periodo di aspri combattimenti con le truppe stremate dagli stenti, dalle privazioni e dalle perdite teneva testa a forze preponderanti, debellandole ripetutamente con azioni di audace aggressività, che gli meritarono degna esaltazione su tre bollettini di guerra. Esempio costante di grande eroismo, seppe mantenere le sue truppe ad un altissimo livello morale che le rese capaci della più strenua resistenza. Respinte fieramente ripetute offerte di resa preferiva la lotta cruenta per il prestigio e l’onore delle nostre armi; caduti da prodi i tre comandanti di battaglione, sommerse le sue truppe da schiaccianti forze, colpito gravemente, do numerose schegge di bomba rimaneva imperterrito al suo posto di dovere e continuava a combattere con estrema risolutezza. Sopraffatto, rifiutava di consegnare la pistola e persisteva in epica lotta fino all’esaurimento di ogni mezzo di offesa. Eccelso esempio di comandante capace e valoroso, esaltato anche dallo stesso cavalleresco avversario.” – Africa Orientale, ottobre-novembre 1941
Altre decorazioni:
Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia – 24 novembre 1947
Medaglia d’Argento al Valor Militare
«Ufficiale superiore di provato valore, già distintosi durante la campagna etiopica ed i successivi cicli operativi di grande polizia coloniale, in una serie di operazioni condotte in regione aspra e seriamente insidiata da ingenti forze ribelli, guidava il suo battaglione con slancio, fermezza e sprezzo del pericolo, infliggendo all’avversario sanguinose perdite e costringendo il capo ribelle della regione alla fuga. In un successivo scontro sostenuto con considerevoli nuclei ribelli, li debellava, liberando la regione da ulteriori minacce. Esempio costante di elette virtù militari. Bicenà (A.O.I.), 13 settembre 1938.»
Medaglia d’Argento al Valor Militare
«Venuto a conoscenza che ingenti formazioni nemiche intendevano attaccare un presidio, le preveniva e, con abile manovra delle forze ai suoi ordini, assaliva l’avversario da differenti direzioni, sbaragliandolo con gravi perdite. Durante sette ore di combattimento era a tutti di esempio, trascinando animosamente i dipendenti reparti con coraggio personale e sprezzo del pericolo. Sekalà Gabriel (Goggiam Enesbè), 7 dicembre 1938.»
Medaglia di Bronzo al Valor Militare
«Esempio costante di belle virtù militari, sempre primo ove più ferveva il pericolo, trascinò animosamente all’assalto il suo battaglione alla conquista degli obiettivi assegnatigli, sgominando la tenace resistenza del nemico. Respingeva di poi ripetuti contrattacchi, contribuendo al successo delle nostre armi in una aspra giornata di combattimento. Af Gagà, 25 dicembre 1935.»
Medaglia di Bronzo al Valor Militare
«Ufficiale superiore di non comune valore personale, in molti mesi di attività nel Goggiam, al comando di presidi isolati e colonne mobili dava prove costanti di elevati sentimenti militari, di spirito aggressivo e di ardita iniziativa che conduceva a buon termine. Comandante di un battaglione bande regolari ed artiglieria costituenti la retroguardia di una forte colonna in ripiegamento dal Goggiam, in condizioni difficili per la totale rivolta della popolazione, abilmente manovrando e audacemente impiegando la truppa ai suoi ordini, conteneva per molte ore con pieno successo la pressione dell’avversario, cui infliggeva sensibili perdite, dando importante contributo al buon successo dell’operazione. A.O., 17 febbraio 1941.»