L’Ordinamento Albricci
Con il Regio Decreto n. 2143 del 21 novembre 1919 venne emanato l’Ordinamento Albricci, che prese il nome dal suo relatore ed estensore, Ministro della Guerra dal 24 giugno 1919 al 13 marzo 1920. Il provvedimento ordinativo si ispirava all’Ordinamento Spingardi del 1910, ideatore del progetto e ministro della Guerra pro-tempore, il generale Paolo Spingardi, che era stato concordato di concerto con il capo di stato maggiore il generale Alberto Pollio. Rispetto all’Ordinamento Spingardi l’Ordinamento Albricci, incrementava il numero delle unità, in ragione dell’espansione demografica e del territorio ottenuto dopo il conflitto mondiale, introducendo alcune innovazioni per lo più ereditate da Cadorna ed ottenute, oltre che dall’evoluzione dei mezzi d’impiego, dalle lezioni apprese durante la Grande Guerra.
Le maggiori novità portate dall’Ordinamento Albricci furono:
- la costituzione di un gruppo carri armati;
- l’espansione del Corpo Aeronautico;
- la creazione delle nuove specialità dei radiotelegrafisti, degli automobilisti e dell’artiglieria contraerei,
- d’altro canto, il provvedimento comportò:
- la riduzione delle armi a cavallo e della componente a traino animale;
- lo snellimento dell’organizzazione militare mediante il decentramento di organi e servizi.
- l’abolizione del Corpo di Stato Maggiore sostituito dal Servizio di Stato Maggiore (da colonnello a capitano).
- la costituzione:
- di cinque Comandi designati d’Armata in luogo dei quattro esistenti in precedenza, nelle seguenti sedi: Torino, Milano, Bologna, Firenze e Napoli;
- dell’Ispettorato generale dell’Esercito;
- degli Ispettorati Generali delle armi di fanteria, cavalleria artiglieria e genio;
- della Commissione Suprema per la Difesa dello Stato;
- del Consiglio degli Ispettori (nuovo organo consultivo);
- di un Gruppo Carri Armati (strutturato su un Reparto Carri d’assalto, un Reparto Autoblindomitragliatrici ed un Deposito);
- di un Reggimento di Artiglieria Autoportata (strutturato su un Comando, cinque Gruppi ed un Deposito);
- di un Reggimento genio radiotelegrafisti (strutturato su un Comando, cinque Battaglioni ed un Deposito);
- di un Reggimento di genio specialisti, per trasformazione del preesistente Battaglione (strutturato su un Comando, cinque Battaglioni ed un Deposito);
- di tre Raggruppamenti Aeroplani (uno da Caccia, uno da Ricognizione e uno da Bombardamento);
- di due Gruppi Aerostieri e un Gruppo Dirigibilisti;
- di quindici centri automobilisti (uno per Corpo d’Armata).
L’Ordinamento Bonomi
Tralasciando il dibattito politico-sociale antecedente alla sua approvazione, l’ordinamento Bonomi adottò la formazione ternaria che consentì la riduzione dei Corpi d’Armata territoriali, dai dodici esistenti prima della guerra e dai quindici previsti dall’Ordinamento Albricci, a dieci, ciascuno su tre divisioni, attribuendo ai comandi di Corpo d’Armata molte funzioni assegnate di norma agli organi centrali. L’Ordinamento prevedeva inoltre la rapida trasformazione delle brigate di fanteria del tempo di pace in divisioni di guerra completandole con nuove unità ottenute per sdoppiamento da quelle di fanteria, delle altre armi e di quelle per il supporto logistico. Le Brigate furono strutturate in maniera che potessero agire con la massima efficacia sui terreni montuosi, quali quelli delle zone di frontiera italiane, dotandole anche di artiglieria someggiata. Le truppe da montagna, vennero riordinate costituendo divisioni alpine con tre reggimenti di fanteria alpini e un reggimento di artiglieria da montagna; anche se complessivamente l’aumento organico delle unità alpine fu solo di un battaglione.
L’Ordinamento Bonomi comportò la riduzione del numero:
- dei comandi designati di Armata (da cinque a quattro);
- dei Corpi d’Armata che scesero da quindici a dieci,
ma non fece alcuna menzione agli ispettorati d’arma, della sanità e del commissariato.
I provvedimenti riduttivi attuati nei confronti dei comandi di Corpo d’Armata provocarono principalmente la contrazione del numero: dei reggimenti bersaglieri; dei reggimenti dell’artiglieria da campagna; dei reggimenti di cavalleria; dei battaglioni genio zappatori; dei battaglioni del genio telegrafisti; dei centri automobilisti; degli altri organi logistici inseriti in seno agli organici di queste grandi unità.
Altra caratteristica importante dell’Ordinamento Bonomi fu anche quella di non trascurare l’addestramento dei quadri, in particolare quelli di complemento che costituivano un elemento indispensabile e che avevano dato ottima prova nella Grande Guerra. Al riguardo furono pertanto costituite, sotto la supervisione dei comandi di corpo d’Armata, le Scuole Ufficiali e sottufficiali di complemento.
Il progetto di riforma Gasparotto
Il progetto di riforma dell’ordinamento militare elaborato dall’Onorevole Luigi Gasparotto si basava sul concetto che l’esercito permanente dovesse essere strutturato su dieci comandi di Corpo d’Armata su base binaria (su due divisioni di fanteria anziché tre), ciascuna su:
- tre reggimenti di fanteria;
- un reggimento di artiglieria.
Il territorio dello stato sarebbe stato poi organizzato e suddiviso in venti Zone Militari, con all’incirca uguale popolazione e competenza interregionale, che avrebbero avuto il compito di provvedere al completamento delle unità di pace e alla formazione ed addestramento delle unità destinate a compiti di combattimento. Vi sarebbe stata quindi una contrazione del numero delle unità di fanteria e di artiglieria portate rispettivamente a sessanta e a venti. I Reggimenti di fanteria, ridotti a sessanta, avrebbero ricevuto le reclute da due Centri di Mobilitazione diversi e questi sarebbero stati di numero uguale alle unità di prevista mobilitazione, ossia centoventi. Questa tipologia di ordinamento avrebbe consentito di mantenere in servizio, già dal tempo di pace, i quadri necessari per inquadrare le truppe destinate ai servizi di copertura e quelli per il comando in guerra fino al livello di reggimento.
Lo schema di massima elaborato da Gasparotto prevedeva:
- una forza bilanciata di 175.000 uomini, la stessa prevista nell’ordinamento Bonomi;
- un costo stimato per l’esercito che non superasse quello di prima della guerra tenendo conto anche del valore della lira;
- la disposizione di tutti gli elementi ritenuti utili per concorrere alla preparazione, all’avviamento e all’organizzazione del paese verso il concetto di nazione armata.
Gli Ufficiali di complemento, contrariamente all’ordinamento Bonomi, che prevedeva la costituzione di specifiche Scuole Allievi Ufficiali di Complemento e sottufficiali, sarebbero stati reclutati tra i coscritti in possesso di determinati titoli di studio.