150 ANNI DEL CORPO DEGLI ALPINI

  

Il 15 ottobre 1872 Vittorio Emanuele II firmava a Napoli il Regio Decreto n° 1056 che affidava la difesa dell’arco alpino a truppe formate da uomini nati in quelle valli e quindi in grado di operare in quel particolare contesto. Veniva in tal modo attuata una riforma del Regio Esercito prevista dal ministro della guerra Cesare Francesco Ricotti-Magnani e oggetto di uno studio sulla difesa dei valichi alpini del Capitano Giuseppe Perrucchetti.

Nel giro di pochi anni dalla prime 15 compagnie di Alpini si passò alle 24 compagnie (1873) ai 10 battaglioni, ai 6 reggimenti nel 1882, ognuno su tre-quattro battaglioni.

Gli Alpini ebbero il battesimo del fuoco in Africa Orientale (1887-1888), a cui seguirono la battaglia di Adua (1895-96), la guerra di Libia (1911-12). L’impegno certamente più gravoso si registrò nella Grande Guerra: Monte Nero, Adamello, Tofane, Ortigara sono solo alcune località dove rifulse il valore delle Penne Nere.

Dopo l’impegno in Africa Orientale (1935-36) le truppe alpine con le divisioni Tridentina, Cuneense, Pusteria, Alpi Graie, Julia e Taurinense furono impegnate su tutti fronti di quell’immane conflitto che si rivelò la 2^ Guerra Mondiale.

          

      

La Julia sul fronte greco-albanese, la Taurinense e la Tridentina sull’arco alpino occidentale precedettero l’invio nella campagna di Russia della Tridentina, della Julia e della Cuneense. Il bilancio per le tre divisioni alpine fu tragico: 41 mila caduti (il 60%) degli effettivi. E’ sufficiente ricordare alcuni nomi che tracciano un percorso di sangue delle Penne Nere: Don, Arnautowo, Rossosch, Nikolajewka, Warwarowka, Battaglione sciatori “Monte Cervino”, Battaglioni “Morbegno” “Edolo” “Tirano” “Verona”.

Con la la proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943 1943 la storia degli alpini si frazionò. La maggior parte degli uomini si unirono ai gruppi partigiani a nord (come le celebri formazioni Fiamme Verdi nel bresciano) o ai reparti Alleati che risalivano la penisola, altri entrarono a far parte della neonata RSI, mentre i meno fortunati finirono imprigionati nei campi sovietici o tedeschi. Nella RSI fu costituita la 4ª Divisione Alpina “Monterosa” cui si aggiunsero altre unità Alpine inquadrate nella Divisione “Littorio”, il Reggimento Alpini Tagliamento e il battaglione guastatori “Valanga” della X Mas. Chi invece decise di combattere a fianco degli Alleati e della resistenza operò in tutto il sud e in particolare nell’Abruzzo. Venne formata la 6ª Divisione Alpina “Alpi Graie”, il battaglione alpini “L’Aquila”; mentre i reduci dall’Unione Sovietica della Cuneense e Tridentina dettero vita a formazioni partigiane in Alto Adige.

Le uniche unità Alpine organizzate di cui si poterono seguire le vicende furono quelle inquadrate nell’esercito Alleato come il battaglione “Piemonte”, inizialmente inquadrato nel 1° Raggruppamento Motorizzato, e successivamente fu assorbito dal 3° Reggimento Alpini ed inserito nel Corpo Italiano di Liberazione (CIL). Il battaglione fu quindi impiegato nel settore adriatico sino all’agosto 1944, quando il CIL, fu sciolto per essere sostituito con i Gruppi di Combattimento.

Nel dopoguerra furono costituite cinque Brigate Alpine:

  • “Taurinense” di stanza in Piemonte;
  • “Orobica” di stanza nell’Alto Adige occidentale;
  • “Tridentina”, di stanza in Alto Adige orientale;
  • “Cadore”, di stanza in Veneto;
  • “Julia”, di stanza in Friuli.

        

             Taurinense              Orobica                    Tridentina

                            

          Cadore                                           Julia

Negli anni cinquanta nacquero gli alpini paracadutisti “Monte Cervino”.

Negli anni ’70 le alpine furono riunite nel 4° Corpo d’Armata Alpino con il compito della difesa del settore alpino nord-orientale.

Dalle truppe alpine dal 1963 era inoltre tratto il contingente che costituì la componente italiana assegnata all’Allied Mobile Force-Land (AMF-L) della NATO, una piccola e mobile task force nata con personale della Taurinense, formata da 1.500 uomini.

Nei primi anni novanta venne avviato il processo di ristrutturazione dell’esercito, che comportò per le truppe alpine la soppressione delle Brigate Orobica e Cadore e gli Alpini d’Arresto. Nel 2002 venne soppressa anche la “Tridentina”.

Attualmente truppe alpine sono una specialità pluriarma, riunendo reparti appartenenti alle varie armi e corpi dell’Esercito: fanteria, artiglieria, genio, trasmissioni, trasporti e materiali, corpi logistici. Quasi tutti i reparti alpini fanno capo al Comando Truppe Alpine (COMALP), un comando a livello di Corpo d’Armata (erede del 4º Corpo d’Armata Alpino) con sede a Bolzano, da cui dipendono:

  • due brigate alpine: la “Taurinense” con il comando a Torino ed i reparti in Piemonte e Abruzzo e la “Julia” con il comando a Udine ed i reparti in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli. Le due brigate hanno struttura analoga, disponendo ciascuna di un reparto comando e supporti tattici, tre reggimenti di fanteria alpina, un reggimento di artiglieria terrestre da montagna un reggimento del genio e un Reggimento Logistico.
  • il Centro Addestramento Alpino di Aosta: erede della Scuola militare alpina è l’istituto preposto all’addestramento in campo sci-alpinistico dei quadri delle truppe alpine, nonché del personale di altre armi e forze armate italiane o straniere. Svolge inoltre attività agonistica di alto livello con il proprio reparto di atleti. Il centro ha alle dipendenze il 6° Reggimento Alpini, di stanza a Brunico e San Candido, che gestisce con proprio personale le aree addestrative della Val Pusteriadove si addestrano reparti operativi ed istituti di formazione militare;
  • i supporti sono costituiti dal reparto comando a Bolzano, che assicura il supporto logistico al COMALP

Vi sono infine due reggimenti di supporto (uno delle trasmissioni ed uno di paracadutisti), un tempo inquadrati in grandi unità alpine ma ora posti alle dipendenze di altri comandi. Questi reparti rimangono comunque truppe alpine a tutti gli effetti, tanto che conservano fisionomia, nome, tradizioni e soprattutto il cappello alpino.