Sede: Bari – Caserma “Vitrani”
Distintivo: su fondo rosso con bordo giallo-oro; nel mezzo, in giallo-oro, verde e nero, un pino alpestre.
Origini e vicende organiche
La Brigata “Pinerolo” si costituisce il 13 novembre 1831 su due Reggimenti (1° e 2°) che nel 1839 assumono rispettivamente il numero ordinativo 13° e 14°. Precedentemente la brigata, tale solo di nome dal 1821, è in vita con la denominazione di “Saluzzo” dal 1815, allorché viene formata su due battaglioni, di cui uno erede del Reggimento “Savoiardo” risalente al 1612. Sciolta nel 1871 come tutte le brigate permanenti, è ricostituita nel 1881 e ne fanno ancora parte il 13° e 14° Reggimento. Per la legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’Esercito che stabilisce, tra l’altro, l’abolizione dei nomi delie brigate diviene XXIV Brigata di Fanteria ed inquadra anche il 225° Reggimento “Arezzo”; la brigata e il 18° Reggimento Artiglieria entrano a far parte della 24ª Divisione Militare Territoriale di Chieti. Tale unità nel 1934 prende il nome di 24ª Divisione di Fanteria “Gran Sasso”, nominativo che estende anche alla brigata. Nel 1939 con il 13° e 14° Fanteria ed il 18° Artiglieria si forma la Divisione di Fanteria “Pinerolo” (24ª) che viene poi sciolta l’8 settembre 1943.
Ricostituita in Bari, il 15 aprile 1952, quale Divisione di Fanteria “Pinerolo”, ne fanno parte i Reggimenti 9° e 13° Fanteria e 14° Artiglieria da Campagna, una Compagnia genio pionieri e una Compagnia collegamenti. Il 1° settembre 1962 diviene Brigata di Fanteria “Pinerolo” su 9° Reggimento Fanteria “Bari”, LXI Battaglione corazzato, Gruppo Artiglieria da Campagna “Pinerolo”, Compagnia genio pionieri, Compagnia trasmissioni.
Con la ristrutturazione dell’Esercito, dal 1° novembre 1975 prende nome di Brigata Motorizzata “Pinerolo” ed assume alle dipendenze i Battaglioni di Fanteria 9° “Bari”, 13° “Valbella”, 231° “Avellino”; il 67° Battaglione Bersaglieri “Fagarè”, il 60° Battaglione Corazzato “M.O. Locatelli”, il 47° Gruppo Artiglieria da Campagna “Gargano” ed il Battaglione Logistico “Pinerolo”. Cambia nuovamente fisionomia operativa il 1° febbraio 1979 e diviene Brigata Meccanizzata “Pinerolo”. Il comando ed i reparti dipendenti vengono impiegati nelle operazioni di soccorso alle popolazioni delle Provincie di Avellino, Salerno e Potenza funestate dal terremoto nel novembre 1980; alla grande unità viene concessa la Medaglia di Bronzo al Valore dell’Esercito. Nel 1992, nel quadro del riordinamento della Forza Armata muta ancora organico ed inquadra Comando, Reparto Comando e Supporti Tattici, i Reggimenti 9° Fanteria “Bari”, 7° Bersaglieri, 133° Carri, 2° Gruppo Artiglieria Pesante Campale “Potenza” (2° Reggimento Artiglieria Campale Semovente nel 1993); 47° Battaglione “Salento”, Battaglione Logistico “Pinerolo”. Dal 24 novembre 1992 all’8 gennaio 1993 e dal 24 novembre 1993 al gennaio 1994 la Brigata partecipa all’operazione “Vespri Siciliani” nella zona meridionale della Sicilia. Nel corso del 1994, dal 7 aprile al 31 maggio e dal 15 settembre al 15 novembre, reparti della Brigata prendono parte all’operazione “Riace” in Calabria, in concorso al controllo del territorio.
Il 3 dicembre 1996 la brigata viene riconfigurata da meccanizzata in corazzata la denominazione di Brigata Corazzata “Pinerolo”. Il 2 ottobre 1997 entra a far parte della brigata il 31° Reggimento Carri trasferito da Bellinzago Novarese nella sede di Altamura (soppresso a gennaio 2020). Reparto Comando e Supporti Tattici “Pinerolo” con sede a Bari. Successivamente entrano nell’organico della Brigata il 21° Reggimento Artiglieria “Trieste” della Brigata “Friuli”, l’11° Reggimento Genio Guastatori e l’82° Reggimento Fanteria “Torino”. Nel 2011 viene riclassificata come brigata meccanizzata, in seguito al passaggio avvenuto il 1º gennaio 2011 del 31º Reggimento carri, alle dipendenze della Scuola di Cavalleria, lasciando la sede di Altamura alla fine del 2012 per trasferirsi a Lecce.
Nel 2017 la brigata è tornata ad avere una componente corazzata con il ritorno nei ranghi del 31º Reggimento carri, che il 20/01/2020 si riconfigura in Reggimento di Cavalleria con la denominazione di Reggimento “Cavalleggeri di Lodi”.
Campagne di guerra e fatti d’arme
Prima d’Indipendenza (1848-49):
- 1848: investimento di Peschiera, Goito, Monzambano, Pastrengo, Custoza
- 1849: Bicocca
Seconda d’Indipendenza (1859): f. Scrivia, Po, Sesia – Vinzaglio – S. Martino (24 giu.), Peschiera
Terza d’Indipendenza (1866)
Prima Mondiale (1915-18):
- 1915: M. Sei Busi, Selz
- 1916: Doberdò, Pecinka, Veliki Hribach,
- 1917: Versic – Ripiegamento al Piave: Palazzolo della Stella, Monticano – Altopiano di Asiago: Cima Echar, Costalunga, Valbella
- 1918: Altopiano di Asiago – Vittorio Veneto: M. Zebio, Cima Larici, Vezzena
Africa Orientale (1935-36): partecipa altra campagna inquadrata nella Divisione “Gran Sasso”
Seconda Mondiale (1940-43):
- 1940: fronte alpino occiclentale
- 1941: fronte greco-albanese: Bubesit, Bregu Scialesit, Tepeleni – Cresciovs
- 1942-43: territorio greco: Tessaglia
Ricompense al Valore dell’Esercito
Medaglia di Bronzo – Decreto 15 dicembre 1981
“Grande unità dislocata nella Regione Militare Meridionale, fin dall’insorgere del disastroso terremoto che il 23 novembre 1980 ha colpito la Campania e la Basilicata, dimostrava il suo elevato grado di operatività e di efficienza con l’automatico ed immediato intervento dei suoi battaglioni dislocati nelle zone investite dal sisma e successivamente con il coordinato ed efficace impiego di tutte le restanti forze e in particolare, nella provincia di Avellino, di quelle affluite in rinforzo. Operando in condizioni rese proibitive per le avverse condizioni atmosferiche e per il susseguirsi di scosse telluriche. Quadri e giovani di leva, questi ultimi incorporati anche da pochi giorni, consci della gravità del momento, con generosa abnegazione, altissimo spirito di sacrificio, elevato senso del dovere e profonda solidarietà umana si prodigavano per oltre tre mesi, rinunciando a turni di riposo nella fase iniziale della emergenza e spesso con sprezzo della incolumità personale, in una gara frenetica per diminuire disagi e sofferenze là dove disperazione e lutti avevano prostrato le volontà e annullato le capacità di reazione. La loro condotta con commovente altruismo consentiva di salvare dalle macerie cinquanta vite umane recuperare seicentosessantadue salme, installare tendopoli, distribuire migliaia di pasti caldi giornalieri ed aiuti di prima necessità alla gente che il terremoto aveva privato di ogni bene. Grande Unità Meccanizzata che nella circostanza ha dato altissima prova di efficienza operativa, di senso del dovere, coraggioso altruismo e spirito di sacrificio, riconosciuti ampiamente anche dalle Autorità civili dalle popolazioni soccorse, contribuendo così ad elevare ulteriormente il prestigio dell’Esercito.” Provincie di Avellino, Salerno e Potenza, 23 novembre 1980 – 28 febbraio 1981.