DEVITOFRANCESCO GAETANO
Tenente in s.p.e. di fanteria, osservatore d’aeroplano
Diciottenne si arruolò volontario nel 10° reggimento fanteria e il 21 febbraio 1918 era in zona di guerra. Munito del titolo richiesto volle frequentare nell’aprile successivo il corso allievi piloti nella Scuola aeronautica di Caserta. Rimandato per inidoneità fisica, si presentava nell’agosto ai corsi allievi ufficiali di cpl. di Modena e nel gennaio 1919 era nominato sottotenente. Congedato il 15 giugno 1919, veniva richiamato a domanda l‘anno seguente e il 12 luglio 1920 era promosso tenente. Nel luglio 1923, entrato per concorso all’Accademia di Modena, ne usciva pochi mesi dopo tenente in s.p.e., assegnato al 79° fanteria. A sua domanda era poi trasferito nel 1927 nel R.C.T.C. della Cirenaica rimanendovi per circa due anni. Al suo rimpatrio era destinato all’Accademia di Modena in qualità di aggiunto. Nel gennaio 1932 alla Scuola di osservazione aerea di Grottaglie frequentava il corso di osservatore dall’aeroplano. Veniva poi trasferito al 29° stormo e nel febbraio 1933 era comandato in servizio di volo quale osservatore presso l’87ª squadriglia. Il 16 ottobre 1935, partiva da Napoli con la Divisione «Tevere» e sbarcava a Mogadiscio quattordici giorni dopo.
«Bella figura di soldato e di osservatore di guerra, costretto ad atterrare fra nuclei ribelli, durante un volo di ricognizione a grande raggio, non si preoccupava della propria integrità personale nell’immancabile rovescio del velivolo a terra, solo intento a colpire duramente il nemico, azionando fino all’ultimo barlume di coscienza la mitragliatrice di bordo contro una turba selvaggia già pronta allo scempio. Proiettato fuori dell’apparecchio nell’urto contro il terreno, offriva al martirio il corpo inanimato solo quando lo spirito invitto aveva raggiunto il cielo degli eroi. Luminoso esempio di dedizione al dovere. Cielo di Uassa, 8 novembre 1936»
Altre decorazioni al Valor Militare:
Medaglia d’Argento
«Osservatore da ricognizione strategica, appassionato, competente, si prodigava in lunghi voli al limite dell’autonomia per assicurare importanti collegamenti e per fornire importanti notizie circa gli apprestamenti difensivi del nemico, abbassandosi sovente nell’interesse del servizio, nonostante la violenta reazione antiaerea. Partecipava agli importanti bombardamenti di Neghelli e Giggiga e mitragliava più volte a volo rasente a 200 km dalla base, gruppi di armati e autocolonne. Durante una ricognizione, colpito l’apparecchio da venticinque proiettili e costretto ad un atterraggio di fortuna in vicinanza del nemico, solo preoccupato di fornire notizie utili alle operazioni in corso, percorreva a piedi alcuni chilometri nella boscaglia per portare le sue comunicazioni al comandante della colonna. Magnifico esempio di sereno coraggio e grande attaccamento al dovere. Cielo di Borama e dell’Harrar, 10 gennaio-24 aprile 1936.»
MONTAGNA ROMUALDO
Sottotenente cpl. Artiglieria – XXII gruppo someggiato coloniale
Allievo ufficiale di cpl. nella Scuola di Moncalieri nel nov. 1934, era nominato aspirante ufficiale nel maggio 1935 assegnato al 9° rgt. art. d’Armata, Promosso sottotenente il 1° settembre dello stesso anno, veniva congedato esattamente un anno dopo. Richiamato a domanda nel 1937 e destinato al R.C.T.C. dell’Eritrea, partiva da Napoli il 3 aprile e sbarcava a Massaua pochi giorni dopo assegnato al IV gruppo art. someggiata coloniale, prima e alla 43ª batteria del XXII gruppo, poi. Era laureato in legge nell’Università di Roma.
“Comandante di sezione artiglieria, durante un aspro combattimento entrava prontamente in azione, portando il suo valido aiuto alla fanteria. Accerchiato da preponderanti forze nemiche, incitava gli uomini con la parola e con l’esempio. Sopraffatto da sempre maggiori forze avversarie, impegnava con esse accanito corpo a corpo. Ferito gravemente continuava a combattere e ad incitare i serventi a non desistere dall’ìmpari lotta. Ferito una seconda volta mortalmente, trovava ancora la forza di lanciarsi contro un gruppo che si era impossessato di un cannone e, nel bagliore dell’ultima bomba a mano lanciata sul nemico, eroicamente cadeva sul pezzo da lui riscattato.” – Gulanà (Belesà), 10 novembre 1938