STELLA RUGGERO
Sergente Maggiore, 10° reggimento genio
XL battaglione speciale genio
Cantoniere stradale, fu chiamato per il servizio di leva nell’aprile 1935 ed assegnato al 10° reggimento genio. Promosso sergente nel luglio dell’anno successivo e trattenuto alle armi, partì per l’Eritrea il 9 sett. 1937 col XL battaglione Z.T. Assegnato alla 2ª compagnia conseguì nel luglio 1938 la promozione a sergente maggiore e l’anno dopo fu trasferito nel Deposito Territoriale di Gondar, dove si trovava alla dichiarazione di guerra dell’Italia.
Altre decorazioni: Ammesso alla carriera continuativa Per m.g. (A.O., 1941).
“Sottufficiale del genio dotato di spiccata capacità tecnica, di esemplare coraggio, di indomita fierezza e completa dedizione al dovere. Assolti i propri compiti di geniere in circostanze difficili e rischiose specie nella posa di campi minati sotto la diretta azione a fuoco dell’avversario, non potendo esplicare più i suoi compiti specifici per la situazione in cui trovavasi il caposaldo gondarino di Culquaber, insistentemente chiedeva di essere impiegato quale combattente asserendo: Quando il Genio non lavora combatte e sostituiva come capo arma un sottufficiale dei carabinieri valorosamente caduto in un ridottino di punta delle linee più avanzate. Fatto segno a violento fuoco di fucileria ed armi automatiche, accerchiato da preponderanti forze, persisteva strenuamente nella lotta sino alle estreme possibilità. Sopraffatto e ferito alla spalla da un colpo di baionetta, non abbandonava la mitragliatrice e con in esausto ardore continuava a dirigere micidiali raffiche sugli attaccanti, finché trafitto da nuovi colpi e, in ultimo, da una scarica sparatagli a bruciapelo, cadeva riverso sulla stessa arma di cui era rimasto sino all’ultimo respiro l’estremo difensore. Esempio sublime di eroismo, di elevato spirito di sacrificio e di completa, incondizionata dedizione alla Patria ed al dovere.” – Culquaber (Gondar), 21 novembre 1941.
FRANCHI LEANDRO
Paracadutista, 186° rgt. fanteria «Folgore»
Frequentò la Scuola di avviamento professionale fino al 1933, quindi coadiuvò il padre nella conduzione dell’azienda agricola familiare e dai 1937 praticò lo sport con lusinghiere affermazioni nel pugilato, prima come dilettante e poi come professionista, sia in campo nazionale che internazionale. Chiamato alle armi nel marzo 1940 ed assegnato al 5° rgt. fanteria a Trapani, nell’agosto 1941, a domanda, fu inviato a Tarquinia per frequentarvi il corso paracadutisti e poi a Firenze per frequentarvi il corso sabotatori. Conseguiti i brevetti, fu trasferito al 1° rgt. paracadutisti, divenuto in seguito il 186° rgt. «Folgore. Assegnato alla 20ª compagnia del VII btg., partì in volo dalla Grecia nel luglio 1942 per raggiungere l’A.S., dove entrò in linea sul fronte di El Alamein. Prese parte alle azioni offensive di agosto-settembre per l’occupazione di Deir el Ankar e Deir el Alinda. Ferito gravemente il 26 ott. 1942 durante l’offensiva inglese, rimpatriò con nave ospedale ai primi di nov. Trasferito all’ospedale militare di Roma, ne fu dimesso il 30 luglio 1943 con tre mesi di convalescenza. Dopo la dichiarazione dell’armistizio fece parte di una formazione militare clandestina e contribuì alla organizzazione della Brigata partigiana «Vespri», di cui fu il vicecomandante militare. Dopo la liberazione di Roma prestò servizio presso uffici distaccati del S.I.M. Dal 15 febbraio 1944 fu collocato in congedo assoluto ed iscritto nel R.O. E’ mancato a Roma nel 1990.
«Volontario di guerra, in numerose azioni rischiose era sempre di esempio e di incitamento ai propri commilitoni di squadra. Durante un attacco avversario compiuto con poderosi mezzi corazzati, sopraffatto il suo reparto, rimaneva ferito in diverse parti del corpo e cadeva prigioniero. Nonostante la menomazione fisica riusciva, dopo cruenta lotta con sentinelle attaccanti, a liberare diversi camerati catturati e, dopo inauditi sforzi, a raggiungere le nostre linee con un ufficiale gravemente ferito portato sulle spalle ed un altro, rimasto cieco, guidato per mano. Nuovamente catturato durante violento combattimento, tentava ancora di fuggire ma veniva gravemente ferito. Ripresa conoscenza, s’impossessava di una rivoltella di un caduto e impegnatosi in epico corpo a corpo, riusciva, all’estremo delle sue forze, a rientrare al suo reparto. Paralizzato degli arti destri, quasi cieco, resterà nel tempo, mirabile esempio di nobile altruismo e spiccato valore personale. Africa Settentrionale, novembre 1942»