CEDERLE GIUSEPPE
Sottotenente cpl., 67° reggimento fanteria mitraglieri
Studente universitario nella facoltà di lettere e filosofia presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, si presentò alle armi il 27 febbraio 1941 e destinato al 61° reggimento fanteria motorizzato fu poi aggregato al 14° sottosettore di copertura. Promosso sergente fu inviato nel settembre dello stesso anno alla Scuola allievi ufficiali di complemento di fanteria in Napoli, dalla quale uscì nel maggio successivo sottotenente. Destinato al deposito del 39° reggimento fanteria, fu poi aggregato al XXXII btg. d’istruzione dislocato a Nocera Inferiore, dove lo colsero gli avvenimenti dell’8 settembre 1943. Ottenuto di far parte di un reparto combattente nella guerra di liberazione fu destinato al 67° reggimento fanteria del gruppo di «Legnano» da poco costituito.
“Benché appartenente a reparto non impegnabile, otteneva di essere inquadrato in prima linea al comando di un plotone che conduceva all’assalto contro i tedeschi sistemati in caverne in terreno difficilissimo, sotto micidiale tiro di mitragliatici e bombe a mano. Con un braccio fracassato, incitava i suoi uomini a contenere il contrattacco nemico gridando: «Ho dato un braccio alla Patria, non importa, avanti per l’onore d’Italia». Colpito a morte trovava ancora la forza di trarre di sotto la giubba una bandiera tricolore che scagliava in un supremo gesto di sfida contro il nemico additandola ai suoi soldati perché la portassero avanti.” – Quota 343 di Monte Lungo (Cassino), 8 dicembre 1943.
CARBONI PIETRO
2° Capo Cannoniere M.M., partigiano combattente.
Arruolatosi volontario nel C.R.E.M. il 28 ott. 1932, ebbe il 1° ott. 1940 la promozione a capo cannoniere. Alia data dell’armistizio dell’8 settembre 1943 prestava servizio in una batteria antinavale dislocata nell’Isola di Rodi. Datosi subito alla lotta clandestina di resistenza vi si prodigò con tanta alacrità ed entusiasmo da essere ben presto considerato dal nemico uno degli avversari più temibili. Su di lui era stata posta una taglia di lire 50.000. Tradito da un greco fu scoperto ed ucciso in una grotta dove aveva trovato rifugio, nei pressi di Asclip, mentre era in procinto di passare in Turchia.
“Giovane sottufficiale di elevate virtù militari e morali, pervaso da profondo amor patrio e spirito combattivo, faceva fronte agli avvenimenti successivi all’armistizio organizzando agguerrita e attiva banda di resistenza. Uccisa o dispersa nell’impari lotta la maggior parte dei gregari, non defletteva dalla ferma determinazione di combattere fino all’ultimo contro il nemico che. fra l’altro, aveva posto grossa taglia per la sua cattura. Dopo un anno di proficua attività, resa più difficile e rischiosa dall’incessante caccia cui era sottoposto, scoperto in seguito a delazione ed attaccato di sorpresa da pattuglia armata, ingaggiava da solo epica lotta all’arma bianca riuscendo ad abbattere il capo pattuglia. Colpito a morte da arma da fuoco, suggellava col supremo sacrificio la grande dedizione alla Patria, dando ultima significativa prova di indomito valore.” – Isola di Rodi, 20 dicembre 1944.