SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL 2009
TESSERA N° 748
Borgotaro e l’alta val Taro erano zone strategiche per le truppe di occupazione. Attraversate da vie di comunicazione vitali per l’esercito tedesco – la ferrovia Parma-La Spezia, la statale 62 della Cisa e quella per Chiavari – andavano difese dagli attacchi costanti dalle formazioni partigiane sorte in valle e composte, in larga parte, da giovani del territorio, inquadrati nelle brigate 1a e 2a Julia, Cento Croci e Beretta. Furono proprio queste formazioni, nel giugno-luglio 1944, ad affrancare un’ampia zona dell’alta Val Taro (Borgotaro, Compiano, Bedonia, Albareto, Tornolo e altri piccoli comuni) dalla presenza di istituzioni e presidi militari tedeschi e della Repubblica sociale. Si trattò della breve ma intensa esperienza del “territorio libero del Taro”, a capo del quale vennero nominati un prefetto, Achille Pellizzari, e una Giunta comunale provvisoria composta da civili.
In luglio i tedeschi, nell’ambito dell’operazione di rastrellamento Wallenstein II (che colpì tutta la regione), cancellarono la zona libera e infierirono sulla popolazione con stragi e deportazioni. La Resistenza sopravvisse, ma dovette fare i conti con i pesanti rastrellamenti dell’inverno 1944-45, finalizzati ancora una volta ad eliminare la presenza partigiana nella valle. Emblematico l’eccidio avvenuto sul passo Santa Donna (6 gennaio 1945), quando un piccolo gruppo di partigiani cadde in un’imboscata tesa dai fascisti. Malgrado tutto il 9 aprile 1945 Borgotaro e l’alta valle del Taro furono liberate dai patrioti, prima dell’arrivo degli Alleati.
CONFERIMENTO DELLA MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE
Intervento del Presidente della Repubblica Francesco COSSIGA a Borgo Val di Taro il 21 settembre 1985 in occasione della cerimonia di consegna della Medaglia d’Oro al Valor Militare per attività partigiana al gonfalone della città
Il Capo dello Stato giunge all’ingresso del Sacrario di Borgo Val di Taro, dove viene ricevuto dal Sindaco della città ed accompagnato sino ai piedi della scalea. Preceduto dalla corona di alloro portata a spalla da due corazzieri in grande uniforme, sale le scale fino al Sacello. Mentre i Corazzieri depongono la Corona, il Capo dello Stato osserva un minuto di raccoglimento. Il corteo presidenziale giunge in Piazza Verdi. Il Presidente della Repubblica – accompagnato dal Consigliere Militare e dal Comandante della Regione Militare – passa in rassegna il reparto d’onore schierato con bandiera e musica. Al termine della rassegna, il Capo dello Stato incontra i Rappresentanti del Senato, della Camera, del Governo e della Corte costituzionale, i Presidenti della Giunta e del Consiglio Regionale ed il Commissario del Governo nella Regione Emilia-Romagna. Il Presidente della Repubblica sale quindi in tribuna e prende posto nella poltrona centrale della prima fila.
«Il territorio delle Alte Valli del Taro e del Ceno, zona di particolare importanza strategica a ridosso della “Linea Gotica”, divenne sin dal settembre 1943, culla della resistenza e centro di coordinamento politico-militare contro il nazifascismo. Le “Bande Partigiane”, subito costituitasi in formazioni organiche, coadiuvate dalle popolazioni, si batterono con inusitato valore e determinazione, dandosi, una prima volta nel giugno 1944, un’amministrazione democratica e libera stampa contro di cui si scatenarono la ferocia e la rappresaglia nemiche, lasciarono ovunque lutti e rovine, nonostante l’eroica resistenza armata. Tutto ciò non valse a piegare le popolazioni che continuarono a mantenere accesa la resistenza all’invasione sino alla liberazione e che, con dura e sanguinosa lotta delle forze partigiane, si sottrassero definitivamente al giogo straniero concorrendo a fermare la ritirata dei numerosi reparti nemici che cercava scampo nella Valle Padana ed a determinare la resa. Borgo Val di Taro, febbraio 1944 – aprile 1945.»