
D I C H I A R A Z I O N E
Il sottoscritto, capitano s.p.e. BOLDONI Attilio di Camillo, attualmente comandante la Compagnia Carabinieri di Galcaio (Somalia), in merito alle vicende dei reparti dell’Arma in Russia dichiaro quanto segue:
1°) – ho preso visione dello stralcio della dichiarazione rilasciata dal Maresciallo Maggiore in congedo GROSSI Carlo, già V. comandante della 193^ Sezione Carabinieri addetta al Quartier Generale del 35° Corpo d’Armata e posso affermare senza tema di smentite:
– non ho mai comandato la 193^ Sezione. Ho sempre mantenuto il comando della 66^ Sezione che integrai a Cerkowo con elementi delle sezioni carabinieri delle altre Divisioni che ripiegano sul fronte della “Torino”. Tra questi elementi recuperai anche il Maresciallo GROSSI e il Brigadiere CANEVARI Ugo;
– Comandante dei Carabinieri delle truppe accerchiate in quel periodo era il mio Capitano, FAZZI Enrico, che potrà confermare quanto sopra detto. D’altra parte in data 26 febbraio 1943 inviai relazione sui fatti d’arme della 66^ sezione al Comando Generale che mi fece pervenire lettera di auguri e ringraziamento presso l’ospedale della C.R. di Chiavari ove ero ricoverato. In tale relazione – di cui ho trasmesso copia ai comandi superiori – in seguito alla circolare 363/1-1-953 davo comunicazione di aver in Cercowo costituito la 66^ sezione di formazione e non la 193^ come afferma il GROSSI – E’ illogico infatti pensare che rimanendo con i miei uomini unitamente al mio Capitano e col quale divisi ansie e stenti inauditi, avessi potuto ricostruire una sezione di cui sino oggi non ricordavo il numero indicativo e non mantenere in vita invece un reparto che aveva scritto una delle più belle pagine di guerra per l’Arma su fronte Russo;
– non sono in grado di riferire sulle vicende degli altri raparti dell’Arma nel fronte Russo ma solo posso riferire sulla 66^ sezione Carabinieri Motorizzata e per notizie sommarie sulla 56^ sezione di cui il S. Ten. MANTINEO – vivente – residente in Sicilia, era il Comandante. Sono in grado di riferire sul lodevole comportamento del maresciallo GROSSI e del Brigadiere CANEVARI e di tutti gli altri militari – di cui non conservo il ruolino – ma ritengo sia in possesso del Maggiore FAZZI – che furono impiegati in ogni circostanza benché denutriti, feriti e malati;
2°) – a chiarimento di quanto già riferito a suo tempo, le vicende della 66* e 56^ sezione carabinieri possono così riassumersi:
– ai primi di luglio 1942 la Divisione “Torino” era ancora schierata ad est di Rikowo sulla linea JUNI KOMUNARD – WESSELYI MALO ORLOWA – JM SCHEWHENKO – NOWO ORLOWA.
Con i Reggimenti 81 e 82 Fanteria e 52 Artiglieria in linea, vi erano tre nuclei di carabinieri Reggimentali composti di 1 sottufficiale 4 carabinieri. Inoltre un Nucleo Postale.
Il Comando dei Carabinieri Divisionali e i rimanenti uomini della 66^ e 56^ sezione erano in RIKOWO. Nell’epoca comandava i Carabinieri della Divisione il Capitano MERELLO Eusilde. Comandante della 56^ sezione era il S. Tenente DE PORCELLINIS Mario.
All’alba del 12 luglio la “Torino” con le altre Divisioni del C.S.I.R. (XXXV° C.d’A.) iniziava l’avanzata e con essa le due Sezioni, Col Comando Tattico la 56^ sezione e col Comando Logistico la 66^ sezione. Furono raggiunti e oltrepassati con regolare trasferimento effettuato con gli autocarri delle sezioni: DERKUL, BELOWODSK, CERCOWO, RADT-SCHESCHENSHOIE ove le due sezioni con il Comando della Divisione si attestavano, mentre i Reggimenti si schieravano sul Don, il 9 agosto a cavallo delle foci del fiume Bogutschar, passando alle dipendenze del 29° Corpo d’Armata Tedesco. A metà settembre la 56^ sezione e il Comando dei Carabinieri Divisionale, unitamente al Comando Tattico si spostava a MALEWANNY mentre la 56^ sezione rimaneva a RADTESCHENSKOLE. Qualche giorno prima di partire per la nuova sede decedeva per una ferita accidentale un Carabiniere del Nucleo Postale (posso sbagliare, mi sembra ERCOLANI). Detto militare scortava l’autocarro della posta. Era seduto a fianco dell’autista. Aveva tra le gambe il mitra Beretta con sicura. Per due sobbalzi della macchina dovuti alle pessime condizioni della strada, si toglieva la sicurezza e partiva un colpo che trapassava il cranio del militare. Per quanto fosse stato subito operato da un chirurgo tedesco nulla si poté fare. A suo tempo furono inoltrate le segnalazioni del caso. Il Militare venne seppellito sulla sponda del fiume Bogutshar con gli onori militari.
Da MALAWANNY la sezione alla fine di ottobre si trasferiva a MAKAROW unitamente al Comando Tattico e al Comandante dei Carabinieri. La 56^ sezione rimaneva nella sua sede col Comando Logistico.
Qualche tempo dopo veniva portato a termine l’avvicendamento. A il Capitano MERELLO giungeva il CAPITANO FAZZI Enrico e a sostituire il Tenente DE PORCELLINIS il S. Tenente MONTINEO.
Nella prima quindicina di settembre ero stato ricoverato per alcuni giorni in ospedale da campo per forti febbri intestinali.
Ai primi giorni di novembre 1942 essendo la zona del fronte molto vasta e poco controllabile venivano istituite 6 stazioni composte ognuna di 1 sottufficiale e 2 carabinieri oltre ai 3 Nuclei Reggimentali. La 66^ Sezione istituiva inoltre un Nucleo presso il Campo di prigionieri russi in MEDOWA. Il 18 dicembre i carabinieri intensificavano i turni di guardia per lo sfondamento del fronte, sottoponendosi a turni gravosi.
La temperatura era scesa a 30° e non avrebbe permesso che turni di 30-60 minuti. I militari rimanevano invece sino a 5 ore sacrificando spesso il riposo.
Di giorno, senza nessuna eccezione di carica, i carabinieri svolgevano servizio di rastrellamento per riunire soldati sbandati e i civili russi che, prevedendo l’arrivo dei russi, lasciavano le case ingolfando così l’unica via di ripiegamento.
Di notte pattuglie, perlustrazioni e postazioni di fucili mitragliatori e una di fucile anticarro, assicuravano la calma nelle immediate retrovie del fronte.
Il giorno 19 tali servizi furono disimpegnati da tutti i militari con un turno di 12 ore sotto un’intensa nevicata e dopo aver trascorso la notte all’addiaccio essendo MAKOROW in stato di allarme. Allorché venne l’ordine della ritirata, la strada del ripiegamento era completamente ingolfata da centinaia di autocarri delle altre Divisioni che s’erano venuti a riparare dietro la “Torino”, l’unica Divisione che ancora resisteva: pattuglie di Carabinieri affrontavano spesso la riottosità dei Tedeschi che non volevano eseguire gli ordini. Dopo molti tentativi la strada veniva sbloccata grazie ai militari dell’Arma.
Il giorno 20 dicembre ore 11 circa – la Divisione iniziava la marcia di ripiegamento. Alcuni militari delle Stazioni erano riusciti a ripiegare per ordine del comandante dei Carabinieri, di altri ignoro la sorte. La 66^ sezione iniziava la marcia con 2 autocarri e 4 motociclisti. L’autovettura, l’altro autocarro e i rimanenti motocicli inefficienti, erano stati distrutti.
La colonna della Divisione era affiancata anche dalla 56^ sezione che aveva raggiunto il Comando e da quel momento divise la sorti del mio reparto.
Alle ore 12 le sezioni giungevano a MIKAILOW e qui tutto il materiale inutile unitamente al carteggio venne scaricato dai mezzi e distrutto col fuoco. Vennero conservate solo le munizioni e pochi viveri.
Durante tale sosta riuniti unitamente al Capitano FAZZI e al S. Tenente MANTINNO alcuni Carabinieri di altre Divisioni. Fu forse in tale operazione che il Maresciallo GROSSI si era unito ai reparti della “Torino”.
Alla sera gli autocarri si erano resi inservibili e furono distrutti.
Gli uomini proseguirono parte a piedi parte su altri automezzi. Il giorno 21 sera dopo una marcia a piedi di Km. 100 la sezione ridotta sensibilmente per la fame e il freddo e per il continuo bombardamento e assalti sul retro e sui fianchi, giungeva a circa un chilometro dalla balca di ARBUSOW. Qui i carabinieri sostarono per tutta la notte.
Il 22 mattina la situazione si presentava disperata. Una Divisione russa ci circondava. La sua fanteria era a circa m. 100 e minacciava di infiltrarsi in molti punti. Alle ore 8 circa rimasi ferito, leggermente, da scheggia di mortaio all’alluce destro che successivamente per il buco prodotto nella scarpa si congelò. Fu deciso un assalto in massa contro i russi. Furono costituiti plotoni di formazione di 20 – 30 uomini.
Di un plotone ne assunsi io il comando, di altro il mio Capitano. Il S. Ten. MONTINNO era già disperso.
Alle ore 10,30 circa i carabinieri superstiti unitamente ai Fanti, Artiglieri, Bersaglieri iniziavano l’assalto.
Fu in quel momento che a circa 20 metri sulla mia destra apparve il famoso cavalieri che guidava un cavallo da tiro senza sella rinvenuto sul campo di battaglia. Aveva sul pastrano gli alamari da Carabiniere e non da flammiere come oggi si afferma. Aveva nelle mani una bandiera priva di asta che reggeva con le due mani. Non guidava il cavallo con le redini ma con le gambe. La bandiera era una di quelle che l’Ufficio propaganda della Divisione avevano in dotazione.
Andando avanti – preso da esaltazione spirituale – gridava AVANTI – AVANTI – SAVOIA!
Non tornò più in dietro. Tornò più tardi il suo cavallo intriso di sangue e anche esso ferito. Non lo conoscevo perché non era un carabiniere della “Torino”, era di altro reparto. Non era certo quel tal JACOVITTI abruzzese che nei mesi scorsi è stato decorato di medaglia d’oro per simile episodio e di cui ignoro l’esistenza. Mie personali indagini non mi hanno chiarito nulla. In quei giorni molti montarono su di un cavallo o su di un mulo perché le gambe non reggevano più. Anche io fui visto da altri a cavallo e non fui certo l’attore di quel glorioso episodio che appartiene alla storia della nostra Arma.
L’episodio del carabiniere fece si che l’accerchiamento venne rotto in buon tratto e i reparti poterono continuare il ripiegamento sotto i continui assalti di carri armati e fanteria. Durante l’assalto descritto i militari dell’Arma dettero prova di valore e di sacrificio spinto ogni oltre limite. Rimaneva ferito da pallottola al petto il Carabinieri SPINELLI. 13 militari scomparivano nel vertice della pugna. 10 i feriti, molti dei quali rifiutarono ogni soccorso.
Su altri settori i militari dell’Arma furono impiegati come staffette e porta-ordini. I militari dei Nuclei Reggimentali scomparvero affianco alla Bandiera di cui furono spesso anche gli alfieri.
Nonostante la nevicata e la temperatura discesa a 38° sotto zero la sanguinante massa di uomini raggiunse JEDEROWSKI e GUSEW girando poi su POLTOWA e CHODONOW. Dopo aver marciato tutto il 24 dicembre e la notte di Natale veniva raggiunta la ferrovia di SCHEPTUKOWA alle ore 7 del 25 dicembre. Di qui si proseguiva verso nord, combattendo con le truppe terrestri, con gli aerei, con i partigiani e col freddo. In questa tragica marcia molti militari rimasero indietro molti compirono il fatale errore di fermarsi un istante per avere riposo e rimasero assiderati in mezzo alla steppa come statue di ghiaccio. Moriva in questo tratto esausto il V. Brigadiere ANTONELLI Gino della 56^ sezione.
Da oltre quattro giorni i Carabinieri non mangiavano. Sembrava che si stesse per concludere l’estremo destino. Fortunatamente alle ore 22 del 25 si giungeva a CERKOWO.
Di qui si può proseguire. La via su BELOWODSK è sbarrata dal nemico. Qui unitamente al mio Capitano FAZZI Enrico che in quella epoca era gravemente ammalato, riunii tutti i Carabinieri:
– ne risultarono 13 della 56^ sezione e 12 della 66^ sezione. Ad essi furono uniti altri sottufficiali e militari di altre Divisioni tra cui il maresciallo GROSSI e il Brigadiere CANEVARI.
Altri militati superstiti delle due sezioni erano ripiegati per altra via. Veniva costituita la 66^ sezione di formazione di cui conservai il comando mentre il maresciallo GROSSI fu il v. comandante.
Venivano comandati servizi di pattuglie notturne e diurne che si scontrarono con partigiani e con soldati che non volevano rispettare gli ordini.
Il 2 gennaio 1943 per ordine del Generale LERICI Roberto – Comandante le truppe accerchiate – con 10 Carabinieri aprì il fuoco contro soldati Italiani che per la fame avevano assalito il deposito viveri che doveva servire per tutto il tempo di permanenza a CERKOWO. L’ordine veniva stabilito dopo 12 ore di servizio esplicato sotto il fuoco dei mortai – perché i russi si erano accorti che qualche cosa non andava – e con un freddo polare.
Tutte le case viciniori al deposito viveri vennero sgombrate e lo stesso piantonato. Il giorno dopo forti febbri e artrite reumatica al ginocchio mi obbligavano a letto. In questo periodo i militari oltre coloro che si battevano con coraggio sul fronte, disimpegnarono servizi di porta-ordini, staffette, piantonamento, informativo.
Fulgida figura di porta ordini quella del carabiniere GERMIGNANI Vittorio della 66^ sezione. Addetto alla persona del Generale LERICI quale porta-ordini rimase al suo posto per giorni e giorni, digiuno, ammalato. con i piedi congelati. Non si lamentava era lì impassibile, con la divisa in ordine. Meravigliava Italiani e Tedeschi, Il taglio degli avampiedi testimoniano il suo eroismo.
Nel 1943 inoltrai proposta per adeguata ricompensa. Ignoro se questo bravo militare dell’Arma sia stato premiato.
Nella notte del 16 gennaio 1943 i resti della sezione unitamente ai reparti delle Divisioni riusciva a rompere l’accerchiamento. Per Km. 60 i sopravvissuti della tragedia, come automi camminarono sulla neve. Il Capitano FAZZI era esausto su di una slitta ancora affetto da terribile colica. L’appuntato PALMIERI sulla stessa slitta ferito insieme ad altri due militari di cui non ricordo il nome. La slitta era trainata da un mulo poi materialmente tirata da me, i carabinieri SPINELLI e CARUSO e GALLI, più dietro gli altri.
Quel gruppo di uomini andava avanti perché spinto da una misteriosa forza. I continui attacchi aerei, dei partigiani, le fanterie, i carri armati non arrestarono la marcia dei superstiti. Nessun morto o ferito si ebbe fra i nostri militari in quell’ultimo tratto. Chi non giunse a BELOWOSK il 17 gennaio alle ore 4,30 circa, era rimasto a CERCOWO perché sfinito, nell’ospedale di fortuna di quel centro. Tra essi ricordo bene il Carabiniere BERGAGNI Quintilio gravemente congelato ai piedi. Il BERGAGNI qualche giorno prima aveva appreso che il fratello – appuntato – anche egli con la “Torino”, era disperso. Piangeva , era disperato per il fratello. Avevo tentato con qualsiasi mezzo di portarlo da CERKOWO, ma non aveva più forza di muoversi.
Aveva rinunciato a vivere.
Dopo BELOWOSK i resti giungevano a STAROBLESK. Qui il Capitano FAZZI veniva ricoverato in Ospedale.
Ormai – giunti di nuovo nelle nostre linee – il mio compito era finito e con essa la 66^ sezione che veniva sciolta.
Da quel momento ognuno andò per la sua strada.
Io continuai il mio calvario unitamente al Capitano d’art. PAVONI oggi Ten. Col. e Capo di S.M. del Corpo di Sicurezza, giungendo a piedi a CARCOW dove il 26 gennaio 1943 venni ricoverato per congelamento al piede (2° grado alluce destro) gono artrite reumatica sinistra ed esaurimento nervoso, successivamente rimpatriato.
Premesso quanto sopra posso affermare:
. non sono in grado di riferire quello che avvenne per gli altri raparti dell’Arma;
– gli avvenimenti di cui sopra si riferiscono alla 66^ e 56^ sezione e per il periodo che interessa alla 193^ sezione;
– la 193^ sezione non fu mai ricostituita e io non ne assunsi il comando.
Il maresciallo GROSSI di cui ricordo il valore e l’intelligenza e in favore del quale a suo tempo avanzai proposta di promozione per meriti di guerra, fu aggregato al mio reparto ed essendo il più elevato in grado ebbe le funzioni di v. comandante;
– non cedetti mai al Maresciallo GROSSI il comando della sezione perché essa non esisteva più. Di essa era rimasto solo il ricordo dell’eroismo dei suoi componenti che si erano immolati;
– su appunti che ho trasmesso in seguito alla nota circolare vi sono i nomi dei militari della 66^ e 56^ sezione presenti in CERKOWO e con a fianco indicati i dispersi che devono considerarsi – date le tremendi circostanze e l’impeto della mischia – morti. Non sono però in grado di attestare dato il tempo trascorso e le vicissitudini sofferte, fatti specifici ed episodi che possono convalidare la sicura morte di ciascun militare;
– gli errori commessi nella sua relazione dal Maresciallo GROSSI sono senza dubbio da attribuirsi alla sua buona fede e dal vago ricordo che conserva dei fatti svoltisi.
Ad ogni buon fine potranno essere sentiti:
1) – Generale Roberto LERICI – già comandante la Divisione – Via Mameli 9. 10 Genova;
2) – Ten, Col. Cesare PAVONI – Capo di Sicurezza Somalia – Mogadiscio;
3) – Capitano (ora Ten, Col,) Carmelo BLUNDO – giunto ferito gravemente a CERKOWO e di lì trasportato in aereo nelle linee italiane – Egli potrebbe più chiaramente esporre le vicissitudini dei carabinieri del 35° C.d.A. d cui se non erro faceva parte, mentre la Divisione “Torino” dipendeva dal 29° C.d.A, Tedesco;
4) – Capitano ( ora Maggiore) Enrico FAZZI – Legione Roma;
5) – S. Ten, MANTINEO – in congedo a Messina;
6) – Capitano in congedo MERELLO Eusilde – già comandante i Carabinieri della divisione “Torino”;
7) – Capitano DE PORCELLINIS Mario – già comandante la 56^ sezione:
8) – Carabiniere CARUSO Nicola – non conosco dove sia;
9) – Carabiniere GERMIGNANI Vittorio – in congedo,
Galcaio, lì 5 marzo 1954
IL CAPITANO
F/to Boldoni Attilio
- C. C.
Livorno, lì 19 giugno 1956
IL MAGGIORE CAPO UFFICIO
– Giuseppe Valenti –