MARIO GHISLENI E GIUSEPPE FELICE – M.O.V.M. DI APRILE

  

GHISLENI MARIO

Carabiniere a piedi, 3ª banda autocarrata CC. NN.

Assunto come carabiniere a piedi nella legione allievi di Torino nel febbraio 1927, diveniva carabiniere nel luglio successivo. Dopo tre anni di servizio nell’Arma era collocato in congedo e riprendeva il suo posto presso l’Azienda tranviaria di Bergamo. Richiamato nel dicembre 1935 chiedeva di essere destinato in A.O. e l’11 marzo 1936 sbarcava a Mogadiscio. Aggregato alla Colonna Agostini partecipava a vari fatti d’arme per l’attacco alla base abissina di Ghelogubi. Gravemente ferito nel combattimento di Gunu Gadu, decedeva il 28 maggio 1936 sulla nave ospedale «Gradisca», che lo trasportava in Patria.

“Durante un violento combattimento, precedeva i compagni all’attacco di munite posizioni nemiche, dando prova di sereno coraggio, sprezzo del pericolo e di slancio non comune. Ferito gravemente alla gamba sinistra continuava a sparare contro l’avversario fino a che le aggravate condizioni della ferita lo costringevano ad allontanarsi. Nonostante le cure mediche apprestategli, sentendosi prossimo alla fine, in pieno possesso delle sue facoltà mentali, dichiarava di essere orgoglioso di immolare la sua vita per la Patria, per la Maestà del Re e per il Duce. Rivolgeva il suo pensiero alla famiglia esprimendo la speranza che i suoi figli fossero sempre degni di lui.” Gunu Gadu, 24 aprile 1936.

 

FELICE GIUSEPPE

Cavalleggero, reggimento cavalleggeri «Guide»

Venditore ambulante di mestiere, fu chiamato per il servizio di leva nel marzo 1940. Incorporato prima nel Reggimento «Cavalleggieri Monferrato», fu trasferito un anno dopo al Reggimento «Guide» mobilitato alla frontiera albanese-jugoslava. Il 10 marzo 1941, sbarcato a Valona, raggiungeva subito la linea di combattimento, assegnato al 1° squadrone del reggimento.

“Gregario di una squadra posta a difesa di importante posizione avanzata assalita da soverchianti forze nemiche, con elevato spirito combattivo ed alto sentimento del dovere, incitava i camerati all’estrema resistenza. Rimasto unico superstite del reparto, impugnava il fucile mitragliatore e, fedele alla consegna di non arretrare, sosteneva da solo l’impari lotta, continuando a sparare con calma ed efficacia. Mentre, ritto sulla posizione, falciava con la sua arma un nucleo di nemici, colpito a morte cadeva stretto alla sua arma che con tanto eroismo aveva impiegato fino all’ultimo. Fulgido esempio di indomito valore, di sereno sprezzo del pericolo e di sublimi virtù militari.” Zona di Kodra Luges (Fronte albanese – iugoslavo), 12-15 aprile 1941.