ADOLFO DELLA NOCE E GIACINTO COVA – M.O.V.M. DI MAGGIO

  

DELLA NOCE ADOLFO

Tenente in s.p.e. di fanteria (alpini), 3° raggruppamento arabo – somalo, IX battaglione

Nato da famiglia di antiche tradizioni militari, volle seguire l’esempio del padre e nell’ottobre 1929 entrava all’Accademia Militare di Modena uscendone sottotenente di fanteria due anni dopo. Frequentata la Scuola di Applicazione di Parma fu promosso tenente nel 4° reggimento alpini. Trasferito a domanda nel R.C.T.C. della Somalia, il 24 aprile 1935 raggiungeva Mogadiscio, assegnato al IX battaglione arabo-somalo.

«In aspro e sanguinoso combattimento contro i ribelli in posizione fortificata, dimostrava slancio ammirevole, arditezza e sprezzo del pericolo. Mentre in piedi, incitando i suoi ascari, lanciava una bomba a mano, cadeva colpito a morte. Mirabile esempio di alte virtù militari, di fierezza, di alto sentimento del dovere. Già decorato per essersi distinto in precedenti fatti d’arme» M. Dunun (Neghelli), 19 maggio 1936.
Altre decorazioni:

Medaglia d’Argento (Galgalì-Somalia, 14 genn. 1936).

«In condizioni difficilissime di terreno, conduceva il proprio plotone all’attacco di munitissime posizioni, snidandone l’avversario ed infliggendogli perdite tali da ridurlo alla resa completa.» Galgalì (Somalia), 14 febbraio 1936

 

COVA GIACINTO

Tenente s.p.e, 8° reggimento bersaglieri

Arruolatosi nel maggio 1928 come allievo sottufficiale, nel 1931 venne assegnato al 6° reggimento bersaglieri. Promosso sergente maggiore ed ammesso all’Accademia Militare di Modena, nel 1936 ottenne le spalline di sottotenente. Destinato all’8° bersaglieri, si distinse in numerose competizioni sportive in Italia e all’estero. Entrata l’Italia in guerra nel giugno 1940, sei mesi dopo, il 22 gennaio 1941, partì col rgt. mobilitato per l’A.S. dove, con la colonna Montemurro, partecipò alla riconquista della Cirenaica. In febbraio fu promosso tenente.

«Comandante di un plotone bersaglieri motociclisti, durante aspro combattimento, incitava i suoi dipendenti, con spirito sereno, calma e sprezzo del pericolo, ad opporre la più strenua resistenza all’avversario che con crescente violenza di fuoco reiterava i suoi attacchi. Nell’impari lotta seguitane, conscio della gravità della situazione nemica, sempre più intensa, mirava a travolgere i difensori. Accortosi che l’avversario sostenuto da carri armati, era riuscito ad annientare la resistenza del suo reparto, già decimato da gravissime perdite ed infieriva sui feriti, si lanciava, con eroico slancio e spirito di sacrificio, al contrattacco con i pochi superstiti. Nel corpo a corpo seguitone, sopraffatto dal numero e dai mezzi, cadeva fulminato, stringendo nella destra una bomba che stava per lanciare. Fedele al proponimento manifestato ai suoi bersaglieri, di non arretrare anche di fronte al più irruente attacco nemico, chiudeva nobilmente la sua vita dedita al culto del dovere e della Patria. Quota 186-Ridotta Capuzzo 15 maggio 1941. »