La fondazione del Corpo si fa risalire, ufficialmente, al 9 febbraio del 1908, con l’inaugurazione della scuola, presso l’Ospedale Militare del Celio, sotto l’alto patrocinio della Regina Elena. L’iniziativa si diffuse rapidamente in altre città quali Milano, Genova, Firenze, Bologna, Modena, Palermo. Nel dicembre del 1908, in occasione del devastante terremoto calabro – siculo, centoventi infermiere volontarie, provenienti da tutta l’Italia, parteciparono ai soccorsi alla popolazione. Dall’ottobre del 1911 al marzo del 1912, in occasione della Guerra Italo-Turca, circa sessanta Infermiere Volontarie si alternarono sulla Nave Ospedale Menfi; tra loro la Duchessa Elena d’Aosta. Questo fu il primo intervento di donne italiane, in ambito sanitario, all’interno di un’operazione di guerra.
La Grande Guerra vide operare al fianco della Sanità Militare, nelle ambulanze chirurgiche lungo la linea del fronte, negli ospedali da campo, nei posti di soccorso e nei treni ospedale oltre diecimila Crocerossine; la pandemia di “spagnola” colpì molte Infermiere Volontarie. Più di trenta morirono per causa di servizio e molte furono ferite durante i bombardamenti. Nel Sacrario Militare di Redipuglia, l’unica donna presente tra centomila soldati è una giovane Crocerossina, Margherita Kaiser Parodi. Tre infermiere Volontarie, Maria Andina e Maria Antonietta Clerici di Como e Concetta Chludzinska di Venezia, in violazione delle Convenzioni di Ginevra, furono internate per quattro mesi, nel campo di concentramento di Katzenau. Molte infermiere volontarie furono decorate al Valor Militare, tra queste la Duchessa d’Aosta alla quale fu conferita la Medaglia d’argento.
Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, la Croce Rossa Italiana ampliò i campi d’intervento, acquisendo compiti concernenti l’assistenza e la prevenzione sanitaria. Le Crocerossine prestarono servizio nelle colonie estive per bambini, nei dispensari tubercolari, negli ambulatori infantili, nelle profilassi antimalariche e nei casi di calamità naturale sia in Italia (terremoto del Mugello, del Vulture e delle Marche, esondazione del Tevere) sia all’estero (terremoto in Bulgaria e in Romania, carestia in Albania e nel Belgio). Dal 1936 al 1938, a seguito della guerra in Etiopia e della conquista dell’Africa Orientale, le Crocerossine furono imbarcate sulle navi ospedale, dove curarono i militari ricoverati negli ospedali di Somalia, Abissinia, Libia, Eritrea ed Etiopia. Durante la guerra civile in Spagna operarono negli ospedali militari e sulle navi ospedale, al seguito delle truppe italiane volontarie, per il rimpatrio dei feriti e per il salvataggio dei naufraghi.
Il 10 Giugno del 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, il Corpo dovette rapidamente rispondere a molteplici necessità: le Crocerossine furono operative in ospedali militari, ospedali da campo, treni e navi ospedale, ospedali extra territoriali. “La Sorella di Piemonte” organizzò e diede grande supporto alle Infermiere Volontarie che in gran numero, presero servizio, incuranti del pericolo. Nel marzo del 1941, venne affondata in Albania, nella Baia di Valona, la Nave Ospedale Po. Nel naufragio perirono quattro Infermiere Volontarie: Maria Federici, Wanda Secchi ed Ennia Tramontani durante l’affondamento; Maria Regina Medaglia, tre mesi dopo, per i postumi del naufragio. Notevole fu il contributo delle Infermiere Volontarie sulle navi ospedale per il trasporto dei feriti dalle terre d’Africa e per il salvataggio dei naufraghi.
La Seconda Guerra Mondiale vide migliaia di Crocerossine operare in zona di guerra in Albania, Grecia, Africa Orientale, Dalmazia, Croazia, Montenegro e Africa Settentrionale. Durante la Campagna di Russia, prezioso fu il contributo delle sorelle della Croce Rossa Italiana (circa trecento) sui treni ospedale e negli ospedali da campo dislocati lungo lo sterminato fronte russo, al seguito, prima dell’organizzazione sanitaria del Corpo di Spedizione italiano in Russia (CSIR) e successivamente, con l’Ottava Armata Italiana (ARMIR) Durante la drammatica ritirata dal fronte del Don i treni ospedale, per quanto fu possibile, raccolsero anche quei soldati semi congelati, stremati dalla fatica, affamati, che non riuscirono a ricongiungersi con le loro divisioni, nella steppa gelata, per mancanza di mezzi o di carburante. Dal 1942 al 1943, quattordici Infermiere Volontarie furono impiegate sulle navi bianche Giulio Cesare, Duilio, Saturnia e Vulcania per il rimpatrio dei militari dai campi di prigionia e concentramento; le navi furono costrette a un viaggio lungo e periglioso, circumnavigando l’Africa, per evitare il passaggio dal Canale di Suez. Dopo l’armistizio dell’otto settembre del 1943, circa venti Infermiere Volontarie, furono internate nel campo di Concentramento di Zeithain, dove prestarono servizio dal novembre del 1943 al giugno del 1944, nell’ospedale militare per prigionieri di guerra “sempre con grande zelo e disponibilità ed in modo soddisfacente”.
Dall’ottobre del 1951 al dicembre del 1954, le Infermiere Volontarie si alternarono in Corea, presso l’ospedale 68. Negli anni successivi, le vediamo protagoniste nei soccorsi alle popolazioni in caso di pubbliche calamità nazionali ed internazionali o di eventi di massa. Solo per citare alcuni esempi: alluvione del Polesine, del Vajont e di Firenze; terremoti del Belice, del Friuli, dell’Irpinia, dell’Abruzzo, assistenza ai profughi vietnamiti.
A partire dagli anni 80 le Infermiere Volontarie intervennero congiuntamente con le Forze Armate nelle missioni di pace all’estero. Nel 1982 il Corpo fu impiegato in Libano, nell’ospedale da campo allestito a Beirut, al fianco della Forza multinazionale di pace.
Nel 1991 dopo la guerra del Golfo, le Sorelle parteciparono alla Missione” Airone “, per l’assistenza sanitaria alla popolazione curda presso l’ospedale da campo di Zakno con il contingente dell’Esercito Italiano, e all’Operazione “Pellicano”, in Albania.
Seguirono poi l‘operazione Militare “Albatros” (1993-1994 presso l’ospedale in Mozambico) e la missione in Somalia con l’Operazione “IBIS “, come supporto sanitario al contingente italiano UNOSOM. In questa missione perse la vita la giovane Crocerossina Maria Cristina Luinetti.
Molti altri interventi si succedettero con il contributo del Corpo delle Infermiere Volontarie: la missione IFOR/SFOR in Bosnia Erzegovina (1995-2004), la Missione “Alba “in Albania (1997), la Missione KFOR in Kosovo (2008.) Dal 2003 al 2006 con la Missione “Antica Babilonia” le Infermiere Volontarie operarono a Baghdad e dal 2005 al 2006 parteciparono alla Missione ISAF a Kabul. Nel mentre, non venne mai meno l’attività quotidiana al servizio della popolazione sul territorio nazionale. Furono impegnate dal 2008 fino al 2012 per il terremoto dell’Aquila e, nello stesso periodo, si imbarcarono sulla Nave Cavour, in missione umanitaria, in occasione del terremoto a Haiti. Dal 2008 sono sempre in prima linea per l’accoglienza di migranti nei vari porti di sbarco della Sicilia e della Calabria. Pronte, ovunque fosse richiesta la loro opera, l’operazione “Mare Nostrum, “dall’ottobre 2013 all’ottobre del 2014, le vide impegnate fin dall’inizio a bordo delle navi militari per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria. Nel 2015, sempre in collaborazione con la Marina Militare, le Sorelle furono impiegate nella Missione” EUNAVFOR MED OPERATION SOPHIA”. Parteciparono alle emergenze per il terremoto di Amatrice e Norcia (2016) e per l’alluvione del Bangladesh (2017). Iniziata nel 2017, e ancora in corso, la Missione Ippocrate vede impegnate le Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana in Libia, a Misurata.
06