Ettore VIola. Discorso celebrativo del 50° anniversario del Congresso di Assisi I Parte Pag. 13 – 18

  

Dal presente volume, pag 13-18

 

Discorso celebrativo del 50° anniversario
del Congresso di Assisi tenuto
dall’On. Ettore Viola
di Ca’ Tasson a Taranto

Nel 1923 Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti fu l’Avv. Vittorio Arangio Ruiz, che Mussolini aveva anche nominato Caporale d’Onore della Milizia Fascista.
Nel 1924 fu invece Commissario dell’Associazione il Capitano Nino Host-Venturi.
Fu pertanto Host-Venturi, triestino, a presiedere il Congresso di Assisi nella mattinata del 27 luglio 1924.
Erano presenti, tra gli estranei all’Associazione, i fascisti Costanzo Ciano, Dino Grandi, gli On.li Bastianini e Felicioni, le Medaglie d’Oro Paolucci, Barnaba, Rossi Passavanti, Fantini, Baruzzi; ma i pezzi grossi, quali Dino Grandi e Costanzo Ciano, si accontentarono di dirigere le manovre rimanendo nell’ombra.
Dopo la relazione morale dell’Avv. Domenico Galante, Segretario del Senato, anch’egli fascista, assunse la presidenza dell’Assemblea l’On. Prof. Rodolfo Savelli, Presidente della Federazione Combattenti di
Genova.
Nella seduta antimeridiana del 29 luglio fu addirittura il Ministro Giuriati a presiedere i lavori dell’Assemblea.
Sulla relazione morale del Galante prese per primo la parola Vittorio Arangio Ruiz, il quaÌe disse che, nonostante le ammissioni sfavorevoli riguardanti la sua persona, contenute nella relazione morale, riteneva di dover tacere in quel momento particolarmente grave per la Nazione, e per non nuocere all’Associazione che poteva essere scompaginata dalle sue rivelazioni. Fu rumoreggiato.
Prese quindi la parola l’Avv. Giulio Bergmann, Presidente della Federazione Provinciale Combattenti di Milano. Egli parlò a nome di 22 Federazioni premettendo di dover fare ammenda della sua passata debolezza verso i fascisti.
Il suo discorso fu interessante ed ascoltato. Gli schieramenti che esso determinò furono i seguenti: Pellizzi di Reggio Emilia presentò un ordine del giorno di aspra e condizionata fiducia al Governo; Arangio Ruiz lo seguì, ritenendo la posizione di Bergmann troppo rigida e troppo antifascista.
Anche Fabretti di Ferrara aderì all’ordine del giorno Pellizzi ed altrettanto fecero i dirigenti della Sezione Combattenti di Roma, delle Federazioni di Siena, di Napoli, Bologna, Sassari, Udine, Grosseto.
Favorevoli alla tesi di Bergmann furono invece Bruni di Bergamo, Rossini di Novara, Di Donato di Caserta, Spallicci di Forlì, Musotto di Palermo, Bavaro di Bari, Guatteri di Torino, Perazzolo di Verona, Zanchi di Firenze, Fermariello di Napoli, Boldrini di Ancona, Cacciò di Portoferraio, Iacobelli di Teramo, Beseghi di Parma, Fulli di Roma, Caputo di Cosenza, Rizzo di Pola.
L’On. Pivano, ultimo oratore della giornata del 28 luglio, condivise il contenuto della mozione Bergmann; Zino di Genova ritenne invece di doveri modificare parzialmente la stessa mozione e Savelli aderì soltanto alla prima parte del pensiero di Bergmann mancando in esso, secondo lui, i dettagli degli obiettivi da raggiungere.

Dal 28 al pomeriggio del 30 luglio ci furono discussioni e diatribe poco promettenti. Soltanto nel tardo pomeriggio del 30 s’intravide una schiarita.

Si sospese la seduta per meglio riflettere e si riaprì alle ore  19,40.

Primo oratore fu l’On. Viola, che lesse un ordine del giorno concordato con l’On. Rossini. La fine della lettura fu  salutata da un applauso prolungato. Così registrò la cronaca.

Subito dopo parlò Bergmann: « La mozione da noi presentata – disse – con lo scopo di attirare su un gruppo di idee e sugli uomini che modestamente le rappresentano l’onore di essere più volte citati e discussi, non aveva un preciso carattere di opposizione. Abbiamo dichiarato che essa aveva il solo ed unico scopo di richiamare l’Associazione a considerare come la sua indipendenza si attui solo con l’assoluta autonomia.

« Questo concetto è compreso nell’ordine del giorno Viola il quale, se non rispecchia completamente le idee della nostra mozione, consente tuttavia a noi, fedeli alle nostre idee ed alle nostre coscienze, di approvarlo e dargli il nostro voto favorevole ».

Bergmann aveva già fatto il tentativo di presentare una propria lista, ma non ebbe fortuna.

Nella stessa serata del 30 luglio, il Presidente Savelli lesse una sua lista di nomi prescelti per la Direzione dell’Associazione, ma tale lettura determinò un forte scompiglio e vivaci discussioni.

A quel punto, riferisce la cronaca, prese la parola l’On. Viola il quale, dopo aver richiamato i Congressisti ad un  un  doveroso senso di responsabilità, dichiarò che se la lista non fosse stata votata nella serata stessa, non  importa  con  quale esito, egli e gli amici  di cui era  sicuro  interprete, avrebbero abbandonato il convegno.

Dopo quella dichiarazione ripresero la parola Savelli, Arangio Ruiz e Biagi. Quindi lo stesso Viola pregò il Presidente Savelli di voler mettere in votazione  l’ordine  del  giorno:  l’ordine  del  giorno  di Assisi,  che  suona  così:

« Il Consiglio Nazionale dell’Associazione Combattenti, unito in Congresso  in  Assisi,  giudica  che l’esperienza politica ha dimostrato come l’indipendenza dell’Associazione, base imprescindibile della sua esistenza e della sua autorità morale, non  possa seriamente attuarsi se  non  attraverso  la  più  piena ed  effettiva  autonomia  di  azione.

« Ritiene che al di sopra delle fazioni in lotta sia oggi urgente ristabilire nella sua piena ed assoluta efficienza l’imperio della legge, base e condizione elementare del libero svolgersi della vita di un popolo; e, mentre  ammonisce che non si  debbono riabilitare i partiti che disconobbero e svalutarono la vittoria, né acconsentire in alcun modo il ritorno  al  periodo   di vergogna  dell’immediato  dopoguerra, dichiara al combattente che regge le sorti della Nazione che i suoi commilitoni sorreggeranno la sua opera in quanto essa, ispirandosi ai concetti ideali scaturiti da Vittorio Veneto e riconsacrati dallo spirito che lo condusse al potere, sia effettivamente rivolta al fine di assicurare all’Italia un’alta concordia civile sulla base dell’assoluta condanna degli illegalismi superstiti, della sovranità esclusiva dello stato secondo lo spirito e la tradizione del nostro Risorgimento, nella elevazione delle forze del lavoro, nel rinato amore della Patria »

Il laborioso documento ricevette 311.240 voti favorevoli e soltanto 3.520 contrari.

Alla direzione dell’Associazione risultano poi eletti Savelli di Genova, Rossini di Novara, Viola di Massa Carrara, Bruni di Bergamo, Russo di Udine, Rizzo di Pola, Zino di Genova, Ciucci di Pisa, Fabretti di Ferrara, Fermariello di Napoli, Bavaro di Bari, Orlando di Palermo.

Alla carica di Sindaci furono invece eletti Cacciò di Portoferraio, Iacobelli di Teramo, Beseghi di Parma, Fulli di Roma, Caputo di Cosenza.