LUIGI AIRBIB PASCUCCI E LUIGI LANZUOLO – M.O.V.M. DI NOVEMBRE

  

PASCUCCI ARBIB LUIGI

Tenente cpl. 132° Reggimento Fanteria Carrista

Conseguita la laurea in economia e commercio presso l’università di Roma, si arruolò volontario quale allievo ufficiale nel novembre del 1934 e nel 1935 ottenne la nomina a sottotenente, destinato al 51° Reggimento Fanteria. Trasferito nel febbraio del 1936 al reggimento carri armati, alla fine di aprile partiva col III battaglione carri d’assalto per l’A.O.I. dove partecipava, nella Divisione speciale Laghi, alle operazioni di polizia coloniale nella regione dei Galla e Sidamo. Rimpatriato nel giugno del 1937 e collocato in congedo, nel corso della 2^ guerra mondiale venne richiamato nel dicembre del 1941 col grado di tenente e il 9 agosto 1942, raggiungeva in volo il 132° Reggimento fanteria carrista della 132^ Divisione corazzata “Ariete” allora schierato sul fronte di El Alamein, al comando della 10ª Compagnia del XIII battaglione carri medi M13/40. Durante la campagna del Nordafrica, nel corso della seconda battaglia di El Alamein, sacrificò la propria vita per salvare i suoi compagni in battaglia. Venne promosso capitano con decorrenza del 1º gennaio 1942 e gli venne conferita la medaglia d’oro al valor militare.

La Medaglia d’Oro originale, dono nei famigliari, è conservata nel Museo Storico del Nastro Azzurro a Salò.

 

«Comandante di compagnia carristi, negli aspri combattimenti dell’ultima battaglia di El Alamein trasfondeva nel suo reparto eccelse doti di animo e di cuore col costante esempio di cosciente sprezzo del pericolo. Sosteneva con indomita fermezza il compito di proteggere il fianco sinistro dello schieramento reggimentale pressoché accerchiato dalla dilagante massa di mezzi corazzati avversari, consentendo così agli altri reparti l’esecuzione dell’ordine di ripiegamento. Conscio della necessità di arginare, anche per poco tempo, l’avanzata dell’avversario, nonostante l’infernale bombardamento, e incurante della schiacciante superiorità del nemico, alla testa degli undici carri superstiti si avventava in mezzo alla formazione avversaria costringendola ad arretrare in disordine e con gravi perdite, seguito, nel supremo consapevole sacrificio, dall’emulazione dei suoi eroici soldati. Il campo della cruentissima lotta non restituì le loro spoglie, ma rimasero i dilaniati relitti dei loro carri a testimoniare la sublime, disperata impresa e ad additarli ad esempio dello spirito di sacrificio, di abnegazione e di cameratismo spinto alle più alte vette dell’eroismo.»— Bir el Abd-Fuka (A.S.), 4-5 novembre 1942.

 Croce di guerra al valor militare: Addicciò (A.O.), novembre 1936

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LANZUOLO LUIGI

Colonnello s.p.e. Comandante Reggimento “Cavalleggeri Monferrato”

Allievo sergente nel reggimento Savoia Cavalleria nel 1909, fu ammesso nel settembre 1912 alla Scuola Militare di Modena col grado di sergente maggiore e nel gennaio 1914, fu nominato sottotenente in s.p.e. Assegnato al Lancieri V.E. II (Vittorio Emanuele II), entrò in guerra il 24 maggio 1915. Passato con la promozione a tenente al 24° reggimento artiglieria da campagna, rientrava nel gennaio 1918, nell’arma di provenienza dove prestò successivamente servizio nel Lancieri di Milano e nel Cavalleggeri di Alessandria. Promosso capitano nell’ottobre 1918, fu nominato poi aiutante maggiore in prima nel reggimento Guide e promosso maggiore dal gennaio 1930, aiutante maggiore in prima nel Novara fino al marzo 1936 allorché fu comandato all’Ispettorato delle Truppe Celeri. Tenente colonnello dal 1° gennaio 1938, partecipò, nel giugno 1940, alle operazioni di guerra sulla frontiera occidentale col Cavalleggeri Monferrato di cui divenne poi il comandante delle truppe al deposito nel maggio 1942. Promosso colonnello nel febbraio 1943, assumeva il comando del reggimento mobilitato e dislocato in Albania.

“Soldato di pura tempra, comandante abile e sagace, assumeva per suo espresso desiderio il comando del reggimento Cavalleggeri Monferrato in Albania, conservandone integre la compattezza morale, lo spirito di ardimento, l’attaccamento alla Patria lontana ed al dovere attraverso i difficili eventi e la pericolosa situazione politica di quella terra. Dopo l’armistizio, con la sua vigile azione di comando, riusciva a sottrarre alla cattura l’intero reggimento portandolo alla montagna a difesa della libertà e della giustizia. Attaccato, dopo strenua lotta sempre in mezzo ed esempio ai suoi cavalleggeri, fatto prigioniero veniva barbaramente trucidato dai tedeschi. Faceva così olocausto della propria vita per aver voluto mantenere fede al suo onore di soldato e di comandante. Il suo sacrificio servì di esempio ai suoi cavalleggeri che seppero vendicarne la memoria combattendo compatti nelle file dei patrioti.” – Berat (Albania), marzo – 15 novembre 1943.

Altre decorazioni al Valor Militare:

Medaglia Bronzo

«Ufficiale osservatore ed agente di collegamento, con animo sereno ed impavido, durante violente azioni di fuoco nemico che colpivano il proprio ricovero, riattava personalmente il collegamento telefonico, trasmettendo utili informazioni al proprio comandante di gruppo. Castelnuovo, settembre 1915.»

Crode di Guerra al V.M.

«Ufficiale esploratore incaricato dei collegamenti telefonici, in aspro combattimento, sotto l’incessante tiro del nemico, disimpegnava il suo compito con esemplare ardire e sprezzo del pericolo, recandosi personalmente a riattivare le linee di frequente colpite e rendendo segnalati servizi d’informazione al proprio comando di gruppo. Bainsizza, agosto 1917.»