ALESSIA BIASIOLO. Il Nastro Azzurro compie cent’anni. Considerazioni sul presente per costruire il futuro

  

Il Nastro Azzurro compie cent’anni. Considerazioni sul presente per costruire il futuro

Alessia Biasiolo

“Non poteva mancare in una pubblicazione come questa la voce del Sindaco della città. Non solo perché anche il gonfalone di Brescia si fregia di una medaglia d’oro a ricordo delle eroiche Dieci giornate, di una croce al merito di guerra per le sofferenze subite nella prima guerra mondiale e di una medaglia d’argento al valor militare per la lotta di liberazione sostenuta dal 1943 al 1945, ma perché tutte le medaglie che sono andate a fregiare il petto di tanti bresciani appartengono, simbolicamente, alla comunità che il comune capoluogo può rappresentare.

Il compiacimento profondo e sincero che desidero esprimere su queste pagine riguarda tutti i bresciani: da quelli nati in città a quelli vissuti alle pendici delle Alpi, dagli abitanti della pianura a quelli delle valli e dei laghi, ad essi va oggi il mio ringraziamento che si estende a tutti, ai viventi come ai Caduti, a coloro che ebbero la più alta delle onorificenze come a quelli che si poterono fregiare della croce di guerra.

Perché in ogni caso la loro presenza ideale, oggi, attraverso queste pagine, ha il valore di un esempio irripetibile. E poiché quest’esempio ci viene riproposto per la passione e l’abnegazione e il sentimento d’amor patrio di pochi entusiasti, desidero esprimere anche a loro il ringraziamento della gente bresciana.

Oggi in particolare c’è bisogno di tutto questo. Oggi, di fronte al dissolversi delle idealità e soprattutto davanti alla constatazione della perdita di una coscienza della dignità umana, della libertà, della giustizia, della democrazia la riproposta di un sacrificio, di una capacità di lotta e di dedizione significa senza alcun dubbio un invito a riprendere la strada che già condusse l’Italia dalla sottomissione allo straniero fino all’autonomia e all’unità. Troppo spesso si dimentica il valore della Patria e ciò che ad essa è intimamente connesso. Dimenticarlo significa perdere il senso della comunità e quindi, in una certa misura, anche il senso dell’appartenenza ad un popolo, ad una nazione di cui dobbiamo invece sentire sempre di più il legame e la discendenza.

[…] Da queste pagine ognuno potrà trarre motivo di conforto e, ad un tempo, di speranza. Conforto per quanti ritroveranno in esse il ricordo di un padre, di un fratello, di un congiunto, speranza per coloro che ancora credono nella capacità dell’uomo di restituire alla società i valori autentici e irrinunciabili che sempre hanno costituito l’essenza della civiltà. Di questi valori i decorati furono e sono l’espressione viva. Rendere loro omaggio significa rendere omaggio alla comunità bresciana che in essi si rispecchia e si riconosce.

Nei loro profili, nella descrizione del gesto in cui si concretò il loro eroismo, possiamo ben leggere oggi l’anima forte, lo spirito retto, il coraggio che hanno sempre guidato la nostra storia e guidano oggi la nostra giusta aspirazione ad un mondo migliore”.

Scrive queste note per la prefazione allo “Albo d’oro dei decorati al Valor Militare di Brescia e Provincia” il sindaco di Brescia Bruno Boni nel febbraio del 1973, cinquant’anni fa. Parole che non sono cadute nel vuoto ma che, soprattutto, sono ancora attuali, oggi che l’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare che ha realizzato l’Albo festeggia e commemora i cent’anni. Ancora oggi è attuale chiedersi il significato del sacrificio per la Patria, variamente compiuto fino al gesto estremo del sacrificio della vita. E davanti alle molteplici scene di guerra e guerriglia che ci arrivano da molte parti del mondo, la domanda su cosa e come faremo noi per la difesa del nostro Paese, della nostra cultura e tradizione, di noi stessi, non è così vana o così desueta come potremmo pensare. O come potevamo pensare soltanto poco prima di una escalation di distruzione che sembra riappropriarsi pericolosamente dell’essere umano ogni dove, ciclicamente. Oggi che la società è cambiata, c’è ancora posto per capire cos’è dedicarsi alla Patria, senza tergiversare e senza pensare che ci sia qualcun altro a doverlo fare?

Sono passati cinque decenni da quando Bruno Boni, sindaco di Brescia per quasi ventisette anni, affermava che si stavano dissolvendo le idealità ed oggi ce lo dobbiamo chiedere ancora, non tanto come giudizio pessimistico sul presente, ma come presa di coscienza di dove fare andare la strada che continuiamo a costruire giorno per giorno.

La scelta di celebrare un centenario dedicandosi alle storie dei decorati al Valor Militare, ad esempio, è un modo per onorare la memoria di chi ci ha preceduto e per assicurare che quanto è stato fatto, e quanto è stato scritto, non va mai perduto, fino a quando ci sarà una frase, una parola che incuriosirà, che stupirà, che farà sorgere la domanda “perché ha fatto questo?”. Ripercorrere le motivazioni delle decorazioni, infatti, è una scoperta e una riscoperta della Storia. Per me che ho sempre amato lasciare la parola ai protagonisti, andando a cercare le biografie delle vite delle persone comuni, aprire l’Albo d’oro dei decorati al Valor Militare, e quello di Brescia e Provincia è particolarmente corposo, è un lasciare centinaia e centinaia di persone rivivere attimi, paure, speranze, desideri che tutto quello che stavano vivendo avesse un senso e permettesse ai posteri di continuare a vivere.

“Commemorare i propri Caduti non significa in nessun modo evadere dal presente per rifugiarsi nel passato: significa invece chiarire i valori, riscoprire presenza, che sono attuali in ogni memento, ma soprattutto ai nostri giorni”, scriveva nella sua prefazione all’Albo d’oro di Brescia il professor Sandro Fontana, all’epoca assessore alla Cultura della Regione Lombardia. “Questi caduti […] hanno cementato, con il loro sacrificio, l’unificazione della società italiana e la sua continuità storica: i valori in cui essi hanno creduto si collocano alle fondamenta dello Stato italiano”.

Ecco, cent’anni dopo siamo qui, ci siamo, a spolverare medaglie e monumenti per farli sembrare odierni e dare loro quel ruolo di insegnanti in una società che non reputo così distratta come si vuole far credere tra un’opinione superficiale e l’altra. Alla fine, chiusi nei libri o nelle coscienze, ci sono i sentimenti profondi che legano le generazioni le une alle altre e che regalano le stupefacenti capacità dell’umanità tutta.

Infatti, anche noi dell’Istituto del Nastro Azzurro siamo coglitori del testimone del Regio Viglietto del 26 marzo 1833 con il quale il re Carlo Alberto istituiva la Medaglia d’Oro e la Medaglia d’Argento al Valor Militare, motivo per il quale si volle fondare l’Istituto proprio il 26 marzo di quel 1923 di cent’anni fa.

 

Alessia Biasiolo, CESVAM

Vicepresidente della Federazione di Ancona