La nascita dei movimenti terroristici sionisti
in epoca precedente alla costituzione dello stato di Israele
Demetrio Delfino
Le ideologie etico-politiche che condizionarono la nascita dei movimenti terroristici in Israele e l’assetto storico geografico del tempo
Al fine di comprendere a fondo il perché della nascita dei movimenti terroristici in Israele, è di determinante importanza conoscere le ideologie etico-politiche che costituirono l’elemento trainante di tali movimenti nonché, conoscere in quale assetto storico geografico tale ideologie si collocarono.
Il progetto di costituire uno stato d’Israele risale a oltre un secolo fa. Tale progetto ha generato una serie di conseguenze di carattere politico, economico e sociale.
Gli Ebrei, già a quel tempo, erano milioni sparsi in tutta l’Europa e, già da allora, erano i destinatari di ideologie antisemite che andavano ormai diffondendosi. Tra queste, quella maggiormente significativa venne divulgata dallo scienziato e filosofo tedesco Eugen Duerhing (Berlino 12 gennaio 1833 – Nowawes, 21 settembre 1921).
Purtroppo, nella Europa del tempo, tale “posizione” di pensiero non fu di certo l’unica. Già in Austria e prima delle ideologie di Duerhing, si svilupparono politiche che potremmo definire “razziste” le quali, malgrado non elaborate all’interno di contesti filosofici-sociali evoluti, rappresentarono un serio pericolo per la popolazione ebrea anche perché si svilupparono in tutta l’Europa.
Di fronte a tale contesto si ritenne opportuno arginare tali obiettivi in quanto gli intenti erano ormai chiari: escludere la popolazione ebrea dalla gestione politico- economica di gran parte dell’Europa.
Theodor Herzl, il Congresso di Basilea e il Caso Dreyfus
Il 02 maggio 1860 nacque a Budapest Theodor Herzl, avvocato, giornalista e scrittore ungherese naturalizzato austriaco.
Nel 1896 Herzl pubblicò DerJudenstaat (Lo Stato Ebraico), opera nella quale proponeva la creazione di uno Stato Ebraico: gli obiettivi erano chiari, sottrarre gli ebrei alle persecuzioni, di fatto già operanti, che potremmo definire antisemite.
Giova evidenziare con chiarezza che l’idea di Herzl, non era quella di creare uno Stato Ebraico in medio Oriente ma, di costituirlo in una qualsiasi colonia delle potenze europee.
L’idea di un movimento sionista non nacque quindi da un momento all’altro ma, maturò lentamente quando, il caso Dreyfus esplose in tutta la sua portata.
Il caso Dreyfus, meglio conosciuto come affare Dreyfus, rappresentò il maggiore conflitto sociale scoppiato in Francia sul finire del XIX secolo: protagonista fu il capitano Alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus accusato di tradimento e spionaggio in favore della Germania malgrado innocente.
Theodor Herzl seguì con particolare attenzione tale caso.
È d’evidenza che l’accusa nei confronti di Dreyfus non nacque a caso ma, fu l’effetto di due cause principali e cioè, di un forte antisemitismo che si stava sviluppando in Francia e, da un clima politico difficilissimo: la Francia aveva perso l’Alsazia e la Lorena in favore dell’Impero Tedesco di Ottone Von Bismark e, anche per questo, bisognava individuare un colpevole.
L’intenzione era chiara: non solo era necessario trovare un capro espiatorio per la disfatta francese ma, altresì, era opportuno contribuire a combattere il popolo ebreo in tutti i modi.
E così avvenne: nel corso del processo nei confronti del capitano Dreyfus, furono falsificate prove, furono corrotti i più alti vertici militari, la stampa venne costretta ad indicare in Dreyfus, militare di origine ebrea, la causa prima delle sventure francesi.
Il processo a carico del capitano Dreyfus si tenne in gran fretta e, malgrado il militare continuasse a ritenersi innocente fu, all’unanimità, condannato alla degradazione con infamia e condannato in perpetuo ai lavori forzati nella colonia penale dell’Isola del Diavolo, i suoi gradi vennero strappati e la sua spada spezzata.
Il caso Dreyfus venne rivisitato anche grazie ai mutati assetti politici del tempo e grazie, anche, all’intervento di insigni politici e pensatori francesi, il giornale francese l’Aurore pubblicò, il 13 gennaio 1898, la famosa lettera di Zola al Presidente della Repubblica Francese Fèlix Faure, intitolata J’accuse!
Di fatto, la Corte di Cassazione Francese accolse la revisione del processo il 03 giugno 1899 ma, anche questo secondo processo si svolte in un clima di gravi minacce e pressioni: Dreyfus venne nuovamente condannato a dieci anni.
Seguì, più tardi, la grazia e, infine il 12 luglio 1906, la riabilitazione.
Il Maggiore Dreyfus morì per una crisi cardiaca il 12 luglio 1935 e, si dice, che anche nei momenti di estremo dolore, continuasse a ripetere: …per me la libertà è niente senza l’orgoglio…
La pertinenza di questo appassionante caso al presente argomento, pare davvero rispecchiarsi in un articolo che scrisse, a riguardo, Indro Montanelli (Una storia ancora esemplare; La Voce 16 ottobre 1994) da cui si ritiene, quanto meno, di ricordare la seguente riflessione:
“…L’Affare Dreyfus fu anche l’anticipo di quelle – deviazioni- dei servizi segreti che noi riteniamo – sbagliando – una esclusiva dell’Italia contemporanea…
Il Congresso di Basilea si tenne tra il 29 e il 31 agosto 1897 e rappresentò uno degli eventi più importanti della storia ebraica moderna.
Theodor Herzl era assolutamente convinto che al popolo ebreo servisse una patria: le vicende europee e il crescente nazionalismo tedesco che si stava sviluppando all’interno dell’Impero Asburgico non lasciavano altra scelta.
Herzl decise quindi di organizzare il primo congresso sionista
La citta di Basilea appariva la più appropriata per l’organizzazione dell’evento anche per l’opposizione delle comunità locali tedesche le quali temevano che l’influenza che avevano raggiunto potesse essere scalfita da una sorta di tradimento verso la Germania appena riunificata. Al Congresso, che si tenne presso lo Standcasino di Basilea, parteciparono i delegati di circa settanta organizzazioni
Il Congresso terminò con la costituzione dell’Organizzazione Sionista Mondiale e con l’adozione del Programma di Basilea.
Il Programma stabiliva che “Lo scopo del sionismo era quello di creare una casa in EreztIstrael per gli Ebrei sotto tutela della legge e con un riconoscimento a livello internazionale”
Il termine EreztIstrael, significava terra di Israele ed è una traduzione diretta dell’espressione ebraica. Ci si è domandati quale fosse la Terra di Israele e, anche qui, l’esatta definizione dei confini non è di facile identificazione quasi fosse, fin dal principio, impossibile individuare, con sufficiente precisione, i confini della Terra d’Israele.
Di rilievo è precisare che la Bibbia ebraica indica tre confini diversi: essi sono definiti in Genesi 15:18-21, Numeri 34:1-15 ed Ezechiele 47:13 -20.[1]
(La figura n°1 riporta i confini della Terra Promessa secondo quanto si è potuto ricavare dal Libro dei Numeri e da quello di Ezechiele).
I lavori del Congresso di Basilea si svolsero con notevole intensità ed Herzl, venne eletto presidente della neonata Organizzazione Sionista. La sua rara preparazione culturale e le altrettante rare capacità di prevedere, dati certi fatti, l’accadimento di conseguenti eventi, portarono Herzl a rilasciare la seguente dichiarazione che, la Storia, non poté che rendergliene atto:
Fig. n°1
“ …a Basilea ho fondato lo Stato Ebraico. Quando lo dichiaro, la risposta universale è di derisione. Forse, tra cinque o al più tardi cinquanta anni ognuno se ne renderà conto”….
Oggi, Basilea, rimane un importante centro della cultura ebraica e, la stessa Svizzera, pare volersi assumere un ruolo di mediatore nel conflitto ebraico-palestinese.
Infatti, a distanza di 125 anni, il 29 agosto 2022 si è aperto, a Basilea, il Congresso Sionista nello stesso luogo in cui si era tenuto, su iniziativa di Theodor Herzl, il primo Congresso della storia ebraica.
L’anno 1917 e l’assetto storico geografico del tempo
Per comprendere il tema della nascita dei primi movimenti terroristici sionisti, è di determinante importanza comprenderne le cause della loro nascita e, quindi, conoscere anche l’assetto storico geografico del tempo.
A questo riguardo l’anno 1917 rappresentò un anno quanto mai importante anche sotto il profilo storico e ciò, per le seguenti ragioni.
La prima guerra mondiale stava provocando milioni di morti e, sul fronte occidentale, si era ormai consolidato il fallimento della offensiva alleata e della disfatta dell’esercito italiano a Caporetto.
In Oriente la situazione era sostanzialmente diversa, la presa di Gerusalemme da parte delle truppe dell’Intesa e quindi anche dell’Inghilterra, rappresentava una importante vittoria peraltro, ci furono due ulteriori eventi che non possono essere sottaciuti e che riguardarono le due potenze per antonomasia e cioè, gli Stati Uniti e la Russia; tali eventi influirono, senza dubbio e in modo decisivo e a cascata, sull’assetto geo-politico del tempo.
Il primo di questi eventi fu l’entrata in guerra degli Stati Uniti mentre, il secondo, fu la rivoluzione russa, la fine del regime zarista con il rovesciamento della dinastia dei Romanov peraltro, l’anno 1917, al suo concludersi, fu caratterizzato da un terzo evento che interessa più da vicino questo lavoro e cioè, la Dichiarazione Balfour.
Il 02 novembre 1917 il governo britannico si dichiarò favorevole all’insediamento, in Palestina, di “un focolare nazionale per il popolo ebraico”. Tale intento venne annunciato in una missiva, meglio nota come Dichiarazione di Balfour, inviata dal segretario agli esteri Arthur James Balfour a lord Walter Rothschild.
La lettera, venne pubblicata il 09 novembre 1917 sul “Times”…..
“His Majesty’s Government views whit favour the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people, and will use its best endeavours to facilitate the achievemnt of this object, it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious right of existing non-Jewish communities in Palestine, or the rights and political status enjoyed by Jews in any other country”
Da notare che, contrariamente a quanto gli storici ritenevano in precedenza, il sostegno inglese alla causa ebraica non fu affatto il risultato di un fisiologico percorso ma, per usare un termine giuridico, ci fu una vera e propria interruzione del nesso di causalità: ed infatti.
Prima della nota Dichiarazione il governo inglese aveva offerto, all’Impero Ottomano, la possibilità di esercitare il proprio dominio sulla Palestina poiché intendeva porre in essere una pace “autonoma” con lo stesso Impero, tanto è vero che era disponibile a fare importanti concessioni anche al fine di rimodulare l’assetto del Medio Oriente, a tali fini, peraltro, era necessario che gli Ottomani si staccassero dai governi centrali poiché, secondo la strategia inglese, questo avrebbe contribuito, in modo particolare, alla vittoria delle potenze dell’Intesa.
Le cose non andarono così e, il 31 ottobre del 1914, la Turchia entrò in guerra. Il conflitto bellico turco risvegliò il sentimento nazionalismo arabo e, in particolare, nel discendente del Profeta, Hussein Ibn Alì il quale sognava un regno arabo del quale sarebbe stato il sovrano per questo, cercò l’appoggio inglese per realizzare i propri fini.
La situazione fu tanto complessa che, ancora oggi, ci sono forti dubbi su quali fossero i termini dello scambio.
Ad ogni buon conto, non venne firmato alcun accordo poiché gli arabi temevano la potenza dell’esercito turco.
In quest’ambito, non possono di certo sottacersi le ambizioni colonialistiche dell’Inghilterra e della Francia le quali, ai fini di un razionale componimento delle loro opposte reciproche pretese, affidarono la risoluzione a due importanti diplomatici quali erano Francois Georges Picot e Mark Sykes.
Ed è proprio qui che si riscontrano dei chiari segnali che porteranno alla nascita dello Stato di Israele.
L’attività diplomatica di Picot e di Sykes, portò alla firma dell’Asia Minor Agreement il quale, di fatto, ripartiva la gestione dei territori facenti parte del Medio Oriente. In questo contesto, peraltro, la Palestina venne posta sotto il controllo internazionale controllo che, evidentemente, non soddisfa va di certo l’Inghilterra la quale avrebbe preferito il dominio completo e totale sulla Palestina che gli avrebbe meglio consentito una adeguata difesa del Canale di Suez inoltre, il tentativo di Inghilterra e Francia di spartirsi, secondo i loro accordi, questa nuova parte del mondo stava, di fatto, incrementando la rivolta araba.[2]
Nell’ambito del contesto storico politico che abbiamo delineato, appaiono di primaria importanza la figura di due insigni politici che non possiamo assolutamente trascurare: Chaim Weizmann e Arthur James Balfour.
Chaim Weizmann ebbe un ruolo di particolare importanza nel percorso che portò alla costituzione dello stato di Israele.
Dotato di una lucidità intellettuale fuori dal comune riuscì, durante la propria permanenza a Manchester, a sollecitare l’adesione degli inglesi ai suoi progetti politici e cioè, alla creazione di una patria per gli ebrei.
Di fatto, Weizmann, riuscì ad intrattenere rapporti di estrema cordialità, che in seguito divenne sincera amicizia, con il segretario per gli affari esteri ed ex primo ministro Arthur James Balfour in pratica, ormai gli storici sono concordi, Chaim Weizmann fu il vero artefice della Dichiarazione di Balfour.
Lo scoppio della prima guerra mondiale mutò, in parte, anche l’assetto di questi aspetti.
Il forte antisemitismo zarista fece sì che la maggioranza degli ebrei fosse favorevole alla causa tedesca tanto è vero che la Germania si adoperò con le autorità Turche affinché proteggessero gli ebrei che vivevano in Terra Santa non solo, i britannici stavano seriamente pensando di sostenere la causa ebraica al fine di avere quale contropartita un aiuto economico per le ingenti spese che stavano sostenendo per la grande guerra.
In particolare la dichiarazione di Balfour e il contesto storico-geografico in cui si colloca
Il movimento sionista stava acquisendo sempre un maggiore rilievo nello scacchiere internazionale e ciò, anche grazie al fatto che i britannici sembravano sempre più aderire alla volontà del popolo ebreo di avere un proprio focolare che si estendesse anche nel territorio Palestinese.
Sostanzialmente, la dichiarazione Balfour, non fu altro che una lettera, scritta dall’allora ministro degli esteri Balfour, la quale esprimeva gli intendimenti politici dell’allora governo britannico.
La dichiarazione Balfour, fu inserita nel trattato di Sèvres del 1920 che, nello stabilire la fine delle ostilità con la Turchia, assegnava la Palestina al Regno Unito.
Peraltro, come spesso accade, le cose non furono affatto chiare.
La Dichiarazione utilizzava termini equivoci quali, ad esempio, quello di “national Home” scelto, tra l’altro, per limitare notevolmente l’ideale sionista il quale, invece, avrebbe voluto fare dell’intera Palestina uno stato ebraico.
Insomma, tutto era lasciato all’evolversi della situazione geo-politica cosa, questa, che non poteva di certo accontentare le organizzazioni sioniste. Tale difetto di chiarezza, non poteva che acuire quei sentimenti di rivolta che, ben presto, portarono alla nascita dei movimenti terroristici.
Vi era poi un altro problema: come abbiamo più volte evidenziato la popolazione della Palestina era composta per il 90% da arabi.
Giova evidenziare, peraltro, che al fine di appianare tali divergenze, soccorsero diversi accordi tra ebrei e arabi i quali ultimi, peraltro, non consideravano affatto, anche perché non era stata subito palesata, la condotta equivoca dell’Inghilterra
L’Agenzia Ebraica
Attualmente, l’Agenzia ebraica è, per lo Stato di Israele, una organizzazione operante in tutto il mondo che sostiene l’ebraicità di Israele.
L’organizzazione fu originariamente istituita nel 1923 per rappresentare la comunità ebraica in Palestina ed è stata strumento essenziale del progetto che ha portato alla formazione dello Stato ebraico in Israele.
L’Agenzia ebbe un preciso mandato, che svolse assieme al governo mandatario, che fu quello di creare un Jewish Nation Home.
Il primo comma dell’articolo 4 del testo era il seguente: “….….Un appropriata agenzia ebraica sarà riconosciuta come ente pubblico allo scopo di consigliare e cooperare con l’Amministrazione della Palestina in questioni economiche, sociali e di altro tipo che possono incidere sull’istituzione della casa nazionale ebraica e gli interessi della popolazione ebraica, in Palestina, e, sempre sotto il controllo dell’Amministrazione, per assistere e partecipare allo sviluppo del paese…..
Il ruolo che ebbe l’Agenzia fu di notevole rilievo anche perché, la gestione dell’organizzazione, era completamente demandata al popolo ebraico per il tramite dell’Organizzazione Sionistica la quale, di fatto e formalmente, fu l’unica organizzazione riconosciuta, a livello internazionale, a portare avanti la creazione di uno Stato nazionale Ebraico.
Non può sottacersi il rilievo internazionale che, nel tempo, ebbe l’Agenzia tanto è vero che la Corte Internazionale della Società delle Nazioni decise di attribuirle il nomen iuris di Ente Pubblico.
L’attività dell’Agenzia fu particolarmente intensa e, nel corso degli anni, collaborò in modo adeguato e completo sia con la mandataria inglese e sia, con la popolazione araba al fine di costruire una adeguata convivenza tra i popoli.
Per raggiungere questo fine la Gran Bretagna cercò di creare un Agenzia Araba, il cui obiettivo era quello di realizzare una adeguata convivenza tra il popolo ebreo e quello arabo, purtroppo, nessuna adesione si ebbe dalla popolazione araba con gravi conseguenze che si andranno a concretizzare negli anni a venire.
Non può sottacersi che tale complesso quadro abbia comunque inciso nella nascita delle organizzazioni terroristiche sioniste le quali furono evidentemente influenzate dalla politica molto fluttuante, opportunistica e sibillina dell’Inghilterra
La Commissione Peel
La politica dell’Inghilterra nei confronti del Medio Oriente si mosse, in questo periodo (decennio che va dal 1930 fino al 1940), verso una politica di ripartizione del territorio Palestinese, ripartizione che venne adeguatamente valutata anche nell’ambito di una commissione a riguardo istituita; tale commissione, passò alla Storia come Commissione Peel dal nome del suo Presidente, Lord William Peel.
Il 07 luglio del 1937 fu pubblicata la relazione in questione. Il documento era composto da ben 404 pagine e corredata da otto carte illustrative.
La proposta, in estrema sintesi, era quella di attribuire alle due diverse etnie uno stato nel senso che ci sarebbe stato uno stato ebreo, abitato solo dagli ebrei, e uno stato arabo abitato solo dagli arabi.
Tradotto in numeri questa operazione avrebbe comportato il trasferimento di circa 225.000 arabi che risultavano presenti nel territorio che sarebbe dovuto essere di pertinenza degli ebrei e di 1.250 ebrei che risultavano risiedere nel territorio che sarebbe dovuto essere assegnato agli arabi.
Una ripartizione di questo tipo pareva non soddisfare affatto la popolazione araba.
Il trasferimento della popolazione araba nel territorio che sarebbe dovuto diventare lo Stato Arabo, creava una molteplicità di problemi a motivo non solo dell’ingente popolazione che in quella parte di territorio si sarebbe dovuta trasferire ma, altresì, perché il territorio coltivabile era particolarmente scarso a motivo del clima torrido evidentemente, tale situazione non poteva fare altro che accrescere le tensioni già presenti tensioni che, culminarono con lo scoppio della grande rivolta araba.
Si comprende quindi come, nell’ambito della popolazione araba, l’attività terroristica poté facilmente svilupparsi.[3]
I moti della rivolta ebbero formalmente inizio il 19 aprile del 1936, fu proclamato uno sciopero generale finalizzato ad ottenere non solo la fine dell’immigrazione ebraica in Palestina ma, altresì, il divieto di vendita di terre agli ebrei; la rivolta si estese a macchia d’olio e la rivolta assunse toni di una vera e propria guerriglia.
La Commissione Peel cercò, allora, comprendendo la difficoltà della situazione, di modificare la precedente spartizione compiuta tra il territorio da attribuire agli ebrei e quello da attribuire agli arabi peraltro, dopo una diminuzione degli attentati, la rivolta riprese con pari violenza e l’intensità degli attacchi fu tale che il governo britannico non poté fare altro che reagire inviando in Palestina un ulteriore contingente di ventimila uomini.
Ed ecco che qui iniziamo a vedere, con chiarezza, i primi atti terroristici dei movimenti sionisti poiché, milizie sioniste già esistenti, non solo si trasformarono a livello organizzativo e strategico ma, consapevoli degli attacchi organizzati e perfezionati dalle cellule arabe, decisero, al fine di proteggere gli interessi del popolo ebreo, di pianificare e perfezionare, a propria volta, una serie di attentati contro la popolazione araba.
A questo riguardo, giova premettere che, la principale organizzazione militare ebraica, l’Haganah, nata nel 1920, iniziò a compiere atti violenti nei confronti degli arabi e, altresì, sostenne militarmente il governo britannico arrivando, financo, a cooperare con lo stesso.
Ad ogni buon conto, la rivolta araba era destinata ad estinguersi anche a motivo della decisione della Francia di reprimere l’alta dirigenza araba in Medio Oriente (Damasco e Libano).
Di fronte a questa complessa situazione, gli inglesi, malgrado avessero sedato la rivolta, ritennero di acconsentire alle richieste della popolazione araba
La White Paper, noto anche come il libro bianco del 1939, era un documento programmatico avente lo scopo di rendere noto quella che era la politica britannica nella Palestina mandataria. Il Documento venne approvato alla camera dei Comuni il 23 maggio 1939 dal governo presieduto da Neville Chamberlain, primo ministro appartenente al partito conservatore inglese e venne ratificato il 23 maggio 1939.
Vennero imposti non pochi limiti tra cui quello di fissare un numero massimo di ebrei che sarebbero potuti immigrare verso uno stato indipendente che fosse, però, a maggioranza araba: il numero, tra gli anni 1939 – 1944 non poteva essere superiore a 750.000 inoltre, venne fortemente limitato l’acquisto, da parte degli ebrei, di terre arabe.
La White Paper, avrebbe dovuto garantire un certo equilibrio tra la popolazione araba e quella ebrea peraltro, da parte loro, gli ebrei, non accettarono quanto il libro bianco prevedeva poiché, sostanzialmente, andava contro le promesse fatte dagli inglesi, promesse che garantivano, alla popolazione ebrea, un focolare in uno stato Palestinese che fosse, comunque, indipendente.
La seconda guerra mondiale e le organizzazioni terroristiche sioniste
Il primo settembre 1939 con l’attacco della Germania Nazista alla Polonia, iniziò la seconda guerra mondiale evento questo che, inevitabilmente, ebbe chiare ripercussioni nei confronti della popolazione ebraica e nei rapporti di questa nei confronti delle altre nazioni.
Ed infatti, malgrado le difficoltà sorte tra ebrei e inglesi a seguito della White Paper, David Ben Gurion, capo dell’Agenzia Ebraica e leader dell’Organizzazione Sionista Internazionale nel 1946, non poté fare altro che schierarsi, durante il secondo conflitto mondiale, a fianco degli inglesi e contro i tedeschi.
L’Inghilterra, quindi, ricevette durante il secondo conflitto mondiale, un concreto aiuto da varie organizzazioni ebraiche tra cui, la più importante, fu la Haganah
La Difesa o Haganah, in ebraico, fu una delle più importanti organizzazioni militari segrete; venne fondata nel giugno del 1920 poiché, si ritenne, il popolo ebraico non poteva dipendere dall’Inghilterra per ciò che riguardava la creazione dello stato ebraico o meglio, come viene definito in ebraico, per ciò che riguarda l’Ischuv in EretzIstrael (insediamento del popolo ebreo in Palestina prima della nascita dello stato ebraico)
I ministri di sua maestà, ben presto, si resero conto che, malgrado non potessero formalmente riconoscere tale organizzazione, non potevano prescindere dalla loro forza per cui, durante gli anni della rivolta araba, le forze di sicurezza inglesi collaborarono con tale struttura militare tanto è vero che, nel 1938, vennero costituite vere e proprie squadre notturne speciali sotto il comando del capitano Orde Wingate.
Si comprende allora come sia particolarmente complesso e difficile parlare di terrorismo, di organizzazione terroristica e attribuire, agli stessi termini, un significato univoco.
I britannici, ricevettero altresì aiuto da una sorta di braccio dell’Haganah e cioè, dai battaglioni d’assalto dell’Haganah, in ebraico Palmach.
Evidentemente, ci troviamo di fronte ad organizzazioni ben strutturate, ben addestrate che potremo definire come una sorta di esercito israeliano, malgrado la qualifica sia linguisticamente impropria, che diede un apporto davvero significativo all’esercito britannico.
L’Haganah, era diventata davvero un imponente struttura, parliamo di circa settatamila uomini. Parallelamente all’Haganah e dopo undici anni dalla sua costituzione, nasce l’Etzel (IrgunZvaiLeumi ) e cioè l’Organizzazione Militare Nazionale, costituita nel 1931 da alcuni comandanti i quali non condividevano un atteggiamento troppo difensivistico portato avanti dall’organizzazione principale.
Ed infatti, l’Haganah, doveva cercare di mediare tra una spinta particolarmente incisiva con una più moderata che rispecchiava un intervento più condizionato all’evolversi delle decisioni dei governi delle forze dell’intesa.
L’Etzel, quindi, decise di portare avanti una vera e propria attività terroristica perpetrando una molteplicità di attentati contro gli arabi le cui modalità di intervento vennero condannate dall’Agenzia Ebraica.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, all’interno dell’Haganah, si verificarono ulteriori divisioni e, diversi gruppi della stessa organizzazione si unirono alle unità palestinesi dell’esercito britannico mentre, altri, ritenendo necessario proseguire la lotta anche contro i britannici, fondarono un’altra organizzazione segreta denominata LEHI (LohameiHeruth Israel – Combattenti per la libertà di Israele-).
Il suo fondatore, Abraham Stern, portò avanti una politica che potremmo definire estremista ed infatti, non solo ritenne determinante proseguire la lotta armata contro gli inglesi ma, si oppose fermamente all’arruolamento degli ebrei nell’esercito britannico contattando, financo, alcuni rappresentanti dell’asse: la reazione delle autorità britanniche non poteva che essere particolarmente incisiva: vennero arrestati molti dirigenti del gruppo e, lo stesso Stern, venne ucciso in un conflitto a fuoco.
Menachem Begin
Menachem Begin, fu senza dubbio uno dei rappresentanti più significativi nell’ambito delle organizzazioni terroristiche sioniste che occupano il periodo da noi esaminato.
Begin, come Stern, riteneva fosse necessario porre in essere azioni terroristiche violente non solo nei confronti degli arabi ma, vieppiù, nei confronti degli inglesi.
Gli equilibri tra le stesse organizzazioni terroristiche stavano diventando davvero precarie anche perché, non bisogna dimenticarlo, l’Haganah era diventata una sorta di braccio armato occulto di sua maestà inglese.
Ecco che quindi fu la stessa Agenzia Ebraica ad ordinare all’Haganah di catturare i dirigenti dell’Irgun e dei seguaci di Stern, pianificando una vera e propria operazione, che potremmo definire di polizia, che andò avanti sino al 1945.
Comunque sia, alla fine l’Inghilterra voltò le spalle alle aspettative del popolo ebreo per il semplice motivo che si riteneva che “il governo” di sua maestà potesse ritenersi maggiormente tutelato da una politica maggiormente equilibrata che tenesse in seria considerazione le aspettative della popolazione araba.
In tutto questo contesto si incasellano anche le richieste della Agenzia Ebraica la quale richiedeva che una popolazione di circa 100.000 ebrei potesse emigrare dall’Europa in Palestina e che, tale trasferimento di persone, potesse avvenire nell’immediato.
Il risultato fu ancora una volta di ferma opposizione da parte dell’Inghilterra in quanto, un accesso così massiccio di ebrei in Palestina, avrebbe provocato la mancanza di terre da coltivare con la conseguente penuria di lavoro per la popolazione araba peraltro, la motivazione era un’altra: la volontà di non abbandonare il controllo sulla Palestina, controllo che rappresentava, comunque, una solida base d’appoggio per l’India.
Purtroppo, la reazione non poteva che essere una reazione violenta, una reazione che, questa volta, coinvolse tutte le organizzazioni terroristiche sioniste.
L’Agenzia Ebraica riuscì a stringere i rapporti con l’Irgun, con il Lehi, con l’Haganah e il Palmach: nasce quindi il Movimento di Resistenza Ebraico meglio noto come TenuatHameri.
Le prime azioni terroristiche daranno i risultati voluti
Ecco allora che l’Inghilterra decise di interrompere ogni rapporto con le organizzazioni terroriste e reagì; a fare data dal 29 giugno 1946 definito “Sabato Nero”, vennero disposte perquisizioni finalizzate al sequestro di armi e munizioni, i vertici dell’Agenzia Ebraica vennero arrestati così come diverse migliaia di persone.
A quel punto, l’Agenzia Ebraica decise di interrompere le azioni terroristiche contro gli inglesi ma, non tutte le organizzazioni aderirono all’ordine anzi, l’Etzel e il Lehi decisero di proseguirle ed infatti, l’Etzel, perfezionò un attentato terroristico che scosse la popolazione inglese: vennero nascosti cariche di esplosivo all’interno di sette contenitori per il latte che vennero lasciati nel seminterrato dell’Hotel King David di Gerusalemme: 91 persone vennero uccise tra cui ufficiali governativi e civili, britannici, ebrei e arabi.
L’attentato ebbe delle immediate conseguenze, sostanzialmente, il Movimento di Resistenza Ebraico si sciolse e l’Haganah, con i propri squadroni d’assalto, cessò di compiere atti violenti nei confronti degli inglesi.
Ad ogni modo, la cessazione delle ostilità non riguardava tutte le organizzazioni terroristiche sioniste: l’Irgun e Lehi, non si fermarono ritenendo determinante proseguire la lotta nei confronti del traditore inglese.
Le due organizzazioni, ben addestrate, compirono i loro attentati in piccole cellule (Lehi), diffondendo il terrore in tutta la Regione.
Di fronte a questa situazione l’Inghilterra si mostrò quanto mai rinunciataria ritenendo, forse, che la questione palestinese stesse avendo un rilievo internazionale e che quindi, sarebbe stato necessario adottare una politica soprattutto di mediazione inoltre, si decise che la stessa questione dovesse essere portata davanti all’Onu
Le forze in campo da parte inglese non sembravano più sufficienti a contenere la reazione sionista per questo, la presenza militare inglese venne adeguatamente rinforzata con circa novantamila uomini.
L’incremento massiccio di uomini e armi avrebbe potuto comportare una reazione significativa da parte inglese ma, inspiegabilmente non fu così e, nessuna particolare azione militare venne intrapresa.
L’Inghilterra abbandona la Palestina
Il governo di sua maestà, durante il mandato in Palestina, aveva sostenuto un enorme impegno economico, aveva perso un discreto numero di uomini e, comunque, non aveva ottenuto un risultato apprezzabile inoltre, era completamente mutata la politica interventista estera: non si intendeva più esercitare alcun tipo di potere in India ma, oramai, l’unico obiettivo rimasto era quello di presidiare il canale di Suez.
L’ONU stava seriamente considerando la questione Palestinese tanto è vero che, nel maggio del 1947, venne insediata una Commissione a ciò deputata ad ogni buon conto, il 26 settembre 1947, l’Inghilterra lasciò la Palestina.
Nel mentre, l’UNSCOP, (United Nations Special Commitee on Palestine) elaborò un piano di spartizione della Palestina il quale, il 29 novembre 1947, fu approvato a New York; in sintesi, il progetto, che prevedeva, appunto, la spartizione del territorio Palestinese era il seguente: ci sarebbero stati due stati, uno palestinese e l’altro arabo mentre, Gerusalemme, sarebbe stata sotto il controllo internazionale. Il piano, peraltro, non ebbe alcun esito positivo anzi, gli arabi si ribellarono dando vita ad attentati terroristici
L’Onu intendeva creare due stati distinti, il primo era rappresentato da un territorio nel quale sarebbero affluiti circa 500.000 ebrei mentre, nell’altro, sarebbero affluiti circa 450.000 arabi.
( Nota n°5) [4]
Lo Stato Ebraico era sensibilmente più esteso (56%) di quello Arabo, anche se per gran parte era occupato dalle zone aride del deserto del Negev (40%). Quest’ultima posizione venne accuratamente valutata anche in considerazione di una importante immigrazione che si riteneva potesse manifestarsi a motivo del gran numero di ebrei fuggiti dai campi di concentramento.
(Nella cartina di cui alle figure n°2 e n°3 vengono riportate le due mappe inerenti le suddivisioni tra lo Stato Arabo e quello Ebreo secondo il piano elaborato dall’Unscop)
Di fronte a questa situazione la popolazione araba stentava ad assumere una posizione univoca. Una delle contestazioni più significative riguardava non solo la linea di confine ma, il fatto che, il futuro Stato Arabo non avrebbe avuto sbocchi né sul Mar Rosso e né, sul Mar di Galilea.
Per quanto riguarda la popolazione ebrea, in linea generale, è da evidenziare che la stessa aderì a tale ripartizione fatta eccezione per quanto riguarda i nazionalisti più accesi
Per quanto riguarda Gerusalemme, come già previsto dalla Commissione Peel, la città venne posta sotto il controllo internazionale.
Il piano di divisione della Palestina venne ratificato dalla risoluzione n 182 dell’Onu.
Ben Gurion
Abbiamo già ricordato l’impegno politico di Ben Gurion e della capacità di riuscire a riunire tutte le milizie sioniste dando vita alla prima forza militare che, d’ora in avanti, potremo chiamare israeliana.
Gurion comprese che era determinante forzare i blocchi che risultavano presenti nelle arterie stradali che portavano a Gerusalemme e, soprattutto, quella proveniente da Tel Aviv. Questa situazione non poteva essere sbloccata se non con un apporto, in uomini, importante e con l’ausilio di armi adeguate per questo, Gurion, decise di organizzare un attacco deciso nei confronti delle forze arabe pianificando la cosi detta Operazione “Nachson” grazie, anche, all’arrivo di armi provenienti dalla Cecoslovacchia che pervennero tramite un aereo che riuscì ad atterrare clandestinamente nel deserto parallelamente, le milizie del Lehi e dell’Irgun attaccarono i villaggi ad ovest della città di Gerusalemme uccidendo oltre duecentocinquanta persone tra cui donne e bambini ormai, si era instaurato un conflitto che avrebbe rappresentato, purtroppo, una triste costante in questa parte del Medio Oriente.
Gli arabi non tardarono a reagire con l’attacco al convoglio – ospedale Hadassah: fu un massacro. Peraltro, quanto accaduto non impedì alle milizie ebree di passare alla contro offensiva cosa che, evidentemente, non tardò ad arrivare anche perché, l’obiettivo primario era quello di non cedere i territori che erano stati assegnati agli ebrei poiché, l’imminente ritiro degli inglesi dalla Palestina, avrebbe potuto cagionare simile possibilità. Le milizie ebree riuscirono a conquistare Tiberiade e, il 22 aprile, la città di Haifa passò sotto il loro controllo, i dirigenti delle milizie arabe e i capi delle diverse etnie, decisero di fare evacuare un numero ingentissimo di persone dalle città per paura che potessero verificarsi altri massacri.
Peraltro, le sorti del conflitto erano segnati: agli inglesi non interessava più occuparsi del conflitto e, di concerto all’abbandono del ritiro delle loro forze dalla Palestina, Jaffa venne conquistata dalle milizie ebree le quali, successivamente, conquistarono altresì la città di Lod.
A fronte di ciò, peraltro, le forze arabe proseguivano a resistere in non pochi presidi strutturati all’interno della città di Gerusalemme, malgrado fossero ormai vicine alla disfatta.
Ad ogni buon conto, poco prima della scadenza del mandato inglese in Palestina ed esattamente prima della mezzanotte del 14 maggio 1948, Gurion, dal Museo di Tel Aviv, dichiarava la nascita dello Stato di Israele.
Tale proclamazione, non rappresentava di certo e purtroppo la fine delle ostilità in quanto, le forze arabe, malgrado le perdite subite, erano riuscite a ricompattarsi coinvolgendo milizie proveniente dalle maggiori
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nazioni arabe: l’elemento religioso, quello politico, quello ideologico e un forte sentimento di rivalsa nei confronti della popolazione ebrea mai sopito, fece il resto infatti, la stessa notte del 14 maggio 1948 ben 37.000 uomini che provenivano da cinque differenti nazioni arabe, invasero il neonato Stato di Israele.
Tale invasione segnò l’inizio della Guerra di indipendenza di Israele malgrado riteniamo che il verbo “iniziare”, che non si rado troviamo utilizzato nel descrivere tali fatti, non sia davvero opportuno nel caso di specie se non per meglio argomentare il susseguirsi degli eventi forse, dovremmo utilizzare il verbo” proseguire” poiché, verosimilmente, non si è lontani dal vero se si pensa che questo conflitto potrebbe essere figlio di un back ground fatto di interessi, potere, egemonia politica che hanno trovato un fertile humus nelle sofferenze di due diverse popolazioni che, per le loro tradizioni, per il loro orgoglio e per la loro cultura, avrebbero di certo meritato un trattamento differente.
Bibliografia essenziale
- Lo stato Ebraico di Teodor Herzl; Carabba Editore Lanciano; traduzione e introduzione di G Servadio;
- Le guerre Arabo – Israeliane; Storia Militare Dossier; n 56 -01 luglio 2021 – Luigi Carretta;
- La vittoria maledetta di Haron Bregman – Storia di Israele e dei territori occupati- Giulio Einaudi Editore;
- Eunomia, Rivista Semestrale di Storia e Politiche Internazionali; Eunomia VI n.s. (2017) n 2 373-394;
- Arthur Koesler; London Macmillan 1949 First Edition Promise and Fulfilmet;
- Hamilton, il Dio in armi: la Gran Bretagna e la nascita dello Stato d’Israele, Milano, Corbaccio, 2006
[1] Orientativamente, dai suindicati libri possiamo rilevare confini diversi ma simili a quelli attuali e cioè, i confini della Terra Promessa includerebbero: tutto il Libano attuale, alcune parti della Siria, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Israele eccezione fatta per il Negev Meridionale ed Eilat.
[2] La problematicità dell’argomento di cui si discute, è contenuta nel libro di Arthur Koestler, Promise and Fulfilmed in cui, il saggista ungherese così si esprime:….C’era una Nazione che promise a un’altra Nazione la terra di una terza Nazione…..
[3]al-Kaff al-Aswad( La Mano Nera ) era una milizia terroristica fondata nel 1930 dal siriano Shaykh Izz al-Din al- Qassam che la condusse sino alla morte diventando l’emblema del terrorismo arabo del tempo.
[4] Lo Stato Arabo doveva essere costituito ad ovest della Galilea, con la citta di Acri, i monti della Cisgiordania e il tratto meridionale della costa che si estende dal nord di al-Majdal (attualmente chiamata Ashkelon) e comprendente l’attuale Striscia di Gaza con una parte del deserto lungo la frontiera egiziana. La città di Giaffa ( a popolazione prevalentemente araba), a sud di Tel-Aviv, doveva inizialmente far parte dello Stato ebraico.