ENRICO GUERRIERA E GINO MATIUSSI – M.O.V.M. DI MAGGIO

  

GUERRIERA ENRICO

Tenente cpl. Artiglieria, batteria alpini “Piemonte”

Radiotecnico di professione, ammesso nel novembre 1935 alla Scuola allievi ufficiali d’artiglieria a Brà, nel maggio 1936 venne nominato sottotenente nel 4° reggimento artiglieria da montagna. Congedato nel gennaio successivo, fu richiamato nel giugno 1940 col grado di tenente, ed inviato a Nettuno per frequentarvi il corso di aggiornamento. Destinato al gruppo “Bergamo” fu trasferito, nel febbraio 1942, al 2° artiglieria alpina. Ottenne poi di passare alla specialità paracadutisti nel luglio 1942 e frequentato a Tarquinia l’apposito corso, venne assegnato ad un reparto della “Nembo”. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fu destinato all’11° reggimento artiglieria “Legnano”. Costituitosi il Corpo Italiano di Liberazione, passo alla batteria alpina del battaglione alpini “Piemonte”.

«In un momento in cui i pezzi della propria sezione non avevano immediato impiego nell’azione in corso, visto che un reparto di arditi bersaglieri si trovava duramente impegnato in un difficile settore, accorreva sul luogo, offrendosi quale semplice gregario. Dopo aver concorso efficacemente con un moschetto automatico alla neutralizzazione di ripetuti assalti tedeschi, usciva da un camminamento, nell’intento di portarsi sotto una postazione di arma automatica avversaria, allo scopo di distruggerla con lancio di bombe a mano. In questa temeraria impresa rimaneva ferito. Ciò nonostante persisteva nella sua azione e, ferito altre due volte, si trascinava ancora verso il nemico, finché veniva colpito a morte. Superbo esempio di fraternità e di altissimo sprezzo del pericolo.»
— Monte Mare, 11 maggio 1944

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MATTIUSSI GINO

Partigiano Combattente

Nel 1927 la sua famiglia era emigrata in Francia. Tornato in Italia nel 1939, Gino Mattiussi aveva trovato lavoro presso le Ferrovie dello Stato. Chiamato alle armi nell’aprile del 1943, il giovane fu arruolato in Aeronautica, ma dopo l’armistizio entrò nella Resistenza triestina come partigiano combattente. Dal 2 giugno 1944, Mattiussi fu tra i membri del Comando della Brigata Ferrovieri della Divisione partigiana “D. Rossetti”. Partecipò a numerose azioni, le più importanti delle quali sono ricordate nella motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare che dice: «Dopo l’armistizio, animato da vivo entusiasmo per la lotta di Liberazione e la sicura fedeltà per la Patria italiana, combatteva nelle file partigiane della Venezia Giulia, molto e ripetutamente distinguendosi in ardite azioni di guerriglia e di sabotaggio. Coronava la propria attività partecipando attivamente, insieme ad un reparto della “Garibaldi Trieste”, all’interruzione del ponte di Sablici, impresa audacissima e di grande rilievo bellico. Tratto in arresto dai tedeschi e sottoposto ad atroci torture, nulla rivelava. Deportato a Buchenwald, rientrava in Patria dopo la Liberazione, quasi cieco per i maltrattamenti subiti, ma dopo aver dato, con il suo contegno, nobile esempio di fierezza e di dignità di italiano». Riconosciuto grande invalido di guerra, Mattiussi prese dimora a Trieste dove è deceduto nel 1990.

“Dopo l’armistizio, animato da vivo entusiasmo per la lotta di liberazione e da sicura fedeltà per la Patria italiana, combatteva nelle file partigiane della Venezia Giulia, molto e ripetutamente distinguendosi in ardite azioni di guerriglia e di sabotaggio. Coronava la propria attività partecipando attivamente insieme ad un reparto della “Garibaldi Trieste” all’interruzione del ponte di Sablici, impresa audacissima e di grande rilievo bellico. Tratto in arresto dai tedeschi e sottoposto ad atroci torture, nulla rivelava. Deportato a Buchenwald rientrava in Patria dopo la liberazione, quasi cieco per i maltrattamenti subiti, ma dopo aver dato, con il suo contegno, nobile esempio di fierezza e di dignità di italiano. – zona di Trieste – Germania, settembre 1943 – maggio 1945″.