SANTE PATUSSI E STANISLAO ESPOSITO – M.O.V.M. DI GIUGNO

  

PATUSSI SANTE

Ten.cpl., 2° rgt.fanteria, osservatore dall’aeroplano.

Iscritto a Trieste nella facoltà di scienze economiche, fu ammesso nel novembre 1936 al corso allievi ufficiali a Fano presso il 94° reggimento fanteria. Nominato sottotenente ed assegnato al 2° reggimento fanteria Re, fu trattenuto in servizio a domanda e nell’ottobre 1939, promosso tenente fu inviato alla Scuola di osservazione aerea di Cerveteri. Conseguito il brevetto di osservatore, prestò servizio prima nella 113ª squadriglia o.a. (osservazione aerea) e poi presso la 41ª dove subì un incidente di volo che lo allontanò dal reparto fino all’ottobre 1940. Ripreso servizio presso la 40ª squadriglia, dal 1° giugno 1941 passava alla 19ª squadriglia da ricognizione strategica terrestre.

Ufficiale osservatore dall’aeroplano, capace, attivissimo, entusiasta, chiesta ed ottenuta l’assegnazione in zona d’operazioni, svolgeva attività intelligente e coraggiosa in numerose azioni in zona desertica. Durante una missione di ricerca di camerati dispersi in mare, attaccato da cinque velivoli da caccia, con calma esemplare rispondeva ai furiosi assalti nemici che già avevano danneggiato il velivolo e ferito il resto dell’equipaggio. Vista l’arma abbandonata dall’ armiere ferito ed accortosi di un nuovo attacco avversario proveniente dal basso, si precipitava per reagire in quella direzione. Colpito una prima volta a una gamba, continuava a sparare, finché una seconda raffica lo abbatteva sull’arma. Avvenuto l’ammaraggio in mare aperto, benché con le carni straziate e lacerate e col corpo immerso in gran parte nell’ acqua entrata nel velivolo, insisteva perché il pilota unico illeso, deponesse, sul battellino di salvataggio, prima gli altri feriti. Durante 17 ore di permanenza sul mare, senza alcun conforto di medicinali né di viveri né d’acqua, sorretto soltanto dalla sublime forza d’animo e dal senso del dovere, incitava i compagni feriti alla sopportazione del dolore e alla speranza della salvezza, esaltando il camerata pilota e lo aiutava, pur morente, nell’orientamento del canotto verso la riva amica. Conscio della fine imminente, dava l’ultima parola di sollievo ai camerati, ammirati per tanto stoicismo e rivolgeva un augurio alle sorti della Patria ed espressioni di saluto alla madre. Chiudeva così nell’angusto spazio del battello, ancora in pieno mare, la giovane esistenza, dando, fino all’ultimo anelito, insuperabile esempio di forza d’animo, senso del dovere, sublime cameratismo. – Cielo del Mediterraneo Orientale, 25 giugno 1941.

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ESPOSITO STANISLAO

Capitano di vascello s.p.e. M.M.  

Allievo nell’Accademia Navale di Livorno nel 1913, era nominato guardiamarina nel 1917, sottotenente di vascello nel settembre 1918 e tenente di vascello nel 1921. Dopo avere partecipato alla prima guerra mondiale imbarcato su varie unità di superficie fra cui le corazzate Duilio, e Giulio Cesare passava sul C.T. (Cacciatorpediniere) Poerio col quale prendeva parte alle operazioni in Albania dal marzo all’ottobre 1920. Dal luglio 1929 al marzo 1930 prestò servizio al Reparto tecnico armi navali di Venezia e promosso capitano di corvetta nel febbraio dello stesso anno veniva destinato all’uffìcio tecnico del genio navale di Fiume. Capitano di fregata dall’agosto 1935 partecipava alla campagna dell’A.O. (Africa Orientale) imbarcato, sul Bari. Entrata l’Italia in guerra nel giugno 1940 promosso capitano di vascello, prendeva imbarco dapprima sul C.T. Da Recco, come comandante della squadriglia di CC.TT., ed in seguito, dal 1° aprile 1942, sull’incrociatore Trento quale comandante. Cadde il 15 giugno dello stesso anno, durante lo scontro navale di mezzo giugno nel Mediterraneo centro-orientale.

“Ufficiale superiore di elevate qualità professionali e militari affermava, quale comandante di squadriglia di C.T., in numerose, ardue missioni di scorta, in acque costantemente insidiate dai mezzi aeronavali nemici, alte doti di ardimento, perizia e coraggio. Al comando di incrociatore partecipava con una formazione navale ad una missione bellica di particolare importanza durante la quale il nemico, benché forte di numero e di mezzi, era costretto a ripiegare, rifiutando il combattimento. Colpita la sua unità dall’offesa di aerosilurante, conservava ammirevole calma e presenza di spirito e impartiva precise, tempestive disposizioni per impedire il propagarsi di un grave incendio scoppiato in un gruppo di caldaie, prodigandosi, durante lunghe ore, con fervore e abnegazione per assicurare la parziale efficenza della nave e infondendo nuovo ardore all’entusiastica collaborazione degli ufficiali e dell’equipaggio con la sua alta parola e il suggestivo esempio. Mentre al suo posto di comando impartiva gli ordini per rimettere in moto le macchine, in parte ripristinate, ulteriore offesa subacquea colpiva l’unità, provocandone l’immediato affondamento in seguito ad esplosione di un deposito di munizioni. Superbo esempio di virtù militari e di prode spirito guerriero, scompariva eroicamente con la sua nave, dividendo con essa l’estrema sorte gloriosa, mentre sul mare già risuonava l’eco della vittoria conseguita sul nemico da altre navi della Patria. – Mediterraneo Orientale, 14-15 giugno 1942. 

 Altre decorazioni: Medaglia d’Argento al Valor Militare

«Comandante di cacciatorpediniere ha compiuto, in qualità di Capo scorta convogli, numerose missioni sulle rotte della Libia, dell’Albania e mediterraneo, e altre missioni ha successivamente compiuto al comando di Incrociatore. Animatore instancabile della sua gente, spirito ardente è stato di sereno coraggio e di grande tenacia, nello sventare le continue insidie e i diversi tentativi di offesa nemica, faceva rifulgere le sue elevate virtù. Mediterraneo Centrale, maggio 1941 – aprile 1942