FRANCISCI ENRICO
Generale di Divisione riserva (già luogotenente generale della M.V.S.N.). (Milizia Volontaria Servizio Nazionale)
Volontario nel 9° reggimento fanteria nel 1903, fu ammesso col grado di sergente maggiore alla Scuola Militare di Modena nel 1907 e nel settembre 1909 conseguì la nomina a sottotenente. Assegnato all’83° reggimento fanteria e promosso tenente nel 1912, partì in quell’anno stesso per la Libia dove rimase circa due anni. Rimpatriato, entrò in guerra col reggimento mobilitato, nel maggio 1915, passando poi al 10° fanteria con la promozione a capitano. Al termine della guerra, da maggiore, ebbe funzioni di ufficiale di Stato Maggiore presso il Comando delle 54^ e 55^ Divisione. Ottenuta nel 1920 l’aspettativa per riduzione di quadri e ammesso nei quadri della M.V.S.N., nell’agosto 1935, partì volontario per l’A.O. (Africa Orientale) partecipando alla campagna in Etiopia al comando della 35^ legione CC.NN. (Camicie Nere). Rientrato in Italia nell’agosto 1936 e promosso colonnello, pochi mesi dopo fu inviato a domanda in Spagna ,dove rimase quasi due anni, dopo aver conseguita la promozione a generale di Brigata. Tre anni dopo fu collocato a riposo per età e promosso generale di Divisione. Rientrato nei quadri della M.V.S.N. come luogotenente generale, si trovava in Sicilia all’epoca dello sbarco degli angloamericani come ispettore delle formazioni CC.NN. presso il Comando delle FF.AA. (Forze Armate) della Sicilia, allorché ebbe l’incarico di coordinare l’azione delle truppe destinate al contrattacco nella zona di Favarotta.
“Ufficiale generale valorosissimo, riuscito ad ottenere in situazione estremamente critica il comando di truppe operanti in settore delicato contro soverchianti forze nemiche, raggiunse nottetempo le posizioni più avanzate. Preso personalmente contatto coi reparti in prima linea impartì gli ordini per l’azione. Alle prime luci dell’alba, accesosi il combattimento fra carri armati nemici ed alcuni semoventi italiani, si portò al lato del semovente più avanzato e, mentre, in piedi seguiva le mosse dell’ avversario fu colpito in pieno da una granata sparata da brevissima distanza. Animati dal sublime esempio bersaglieri ed artiglieri, testimoni della gloriosa sua morte, si accanirono nella resistenza emulando il loro eroico comandante.” – Favarotta-Campobello di Licata, 11 luglio 1943.
Altre decorazioni al Valor Militare:
Medaglia Bronzo
Di servizio al campo di tiro, dava esempio di grande slancio e coraggio gettandosi nelle acque vorticose del torrente Mugnone e concorrendo efficacemente al salvataggio di un soldato cadutovi e travolto dalla corrente.» Firenze, 18 maggio 1911
M.B. (S. Martino del Carso, 1915);
M.A. (Medaglia Argento) (Carso, 1917);
M.B. (Piave, 1917);
Cr. g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (Piave, 1918);
Medaglia d’Argento (A.O. (Africa Orientale) 1936);
“Comandante di Legione di CC.NN., in aspri combattimenti per la conquista di posizioni di fondamentale importanza, guidava al fuoco i suoi battaglioni con ardimento ammirevole. Alla sua legione appartiene il reparto che espugnò l’Amba Aradam, baluardo della difesa nemica.” – Calaminò Gabat21 gennaio – Amba Aradam 15-16 febbraio – Manué Abbi Addi 28-29 febbraio – 1° marzo 1936
cavaliere O.M.S. (Ordine Militare Spagna) (Spagna, febbraio-agosto 1937);
cav. uff. O.M.S. (Spagna, gennaio 1937-settembre 1938);
generale di Brigata per meriti di guerra (Spagna, 1937).
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MONTINI FOSCOLO
Carabiniere, partigiano combattente
Nominato carabiniere nel gennaio 1942, fu assegnato alla stazione di Torregaia della legione territoriale di Roma. Trattenuto alle armi nell’aprile 1943, dopo l’8 settembre, consapevole della sciagura che aveva colpito l’Italia, non ebbe tentennamenti. Datosi alla macchia sui colli del suo paese, raggiunse una formazione partigiana operante nella zona. Inquadrato in una compagnia della Brigata Garibaldi, condusse arditi colpi di mano in una zona particolarmente pericolosa del fronte tedesco, la Linea Gotica. Fra le azioni cui partecipò, notevole fu quella di Rofelle, sua frazione nativa, in cui fu protagonista della cattura e del disarmo di una compagnia avversaria al completo. Catturato di sorpresa con altri partigiani l’8 luglio 1944 ed avviato alla volta di Forlì, fu riconosciuto a Sarsina da un sottufficiale delle SS. italiane, da lui in precedenza catturato e all’imbrunire del 13 luglio fu fucilato in località Casette di Calbano.
“Valorosissimo partigiano, dopo avere compiuto gesta di leggendaria audacia cadeva nelle mani del nemico mentre con due compagni, che per il suo valore lo riconoscevano capo, si accingeva ad eseguire un rischioso colpo di mano per procurare armi alla sua formazione. Respingeva sdegnosamente ogni allettamento e sopportava con fierezza le più crudeli sevizie pur di non tradire la Causa e, dopo aver lanciato sul viso dei suoi aguzzini il massimo insulto, affrontava il plotone di esecuzione rifiutando di inginocchiarsi per ricevere nel petto il piombo che troncò la sua eroica giovinezza. Fulgido esempio delle più belle tradizioni dell’Arma dei carabinieri. “ Sarsina (Forlì), 13 luglio 1944.