FEDERICO FERRARI ORSI E GIOVANNI GAMBAUDO – M.O.V.M. DI OTTOBRE

  

FERRARI ORSI FEDERICO

Generale di C. d’A. (Corpo d’Armata), comandante del X C. d’A.

                           

Compiuti gli studi classici a Torino ed iscrittosi nella facoltà di legge, sceglieva a 21 anni la carriera militare. Uscito sottotenente di cavalleria da Modena nel 1909 ed assegnato al Reggimento Lancieri di Mantova, fu promosso tenente nel 1912. Dal 1913 al 1916 prestò servizio in Libia nel Reggimento Cavalleggeri di Piacenza. Rimpatriato e promosso capitano, si distingueva subito al comando di una batteria bombarde nella prima guerra mondiale riportando due ferite in combattimento. Dal giugno 1919 all’agosto 1920 faceva parte del Corpo di spedizione italiano, in Anatolia, quindi, a domanda, ritornò in Libia dove organizzò il Corpo degli Spahis che comandò coi gradi di capitano e tenente colonnello. Segnalatosi nella riconquista del Gebel Cirenaico e della Gefara, rimpatriava col grado di colonnello nel 1931 per assumere il comando dei Cavalleggeri Aosta. Fu poi comandante in seconda della Scuola di applicazione di cavalleria e dal giugno 1936 fu nominato comandante della Scuola centrale delle truppe celeri a Civitavecchia. Promosso generale di brigata nell’ottobre successivo, prestò prima servizio alla Divisione motorizzata Trento come vice comandante e poi alla Divisione celere Eugenio di Savoia con funzioni di comandante. Mobilitato alla dichiarazione di guerra col grado di generale di Divisione, assunse il comando interinale del C.d’A. celere col quale operò alla frontiera jugoslava e in Balcania dall’aprile al settembre 1941. L’anno dopo, in agosto, destinato in A.S. (Africa Settentrionale) assumeva il comando del X C.d’A. Dopo la sua morte fu promosso generale di C.d’A. con anzianità 4 ottobre 1942.

“Comandante di Corpo d’Armata fortemente impegnato sul fronte egiziano, in ripetute difficili circostanze faceva rifulgere, oltre ogni limite di audacia, soldato fra i soldati, le sue mirabili doti di valorosissimo condottiero. Più volte decorato nelle guerre precedenti, ovunque presente nel teatro della battaglia, nulla risparmiava a se stesso pur di assicurare, anche con l’efficacia dell’esempio, il conseguimento degli obiettivi assegnati alla sua unità. Portatosi, incurante del gravissimo ed imminente pericolo cui s’esponeva, sulla linea più avanzata in zona aspramente battuta e contesa dall’avversario, al fine di ispezionare alcuni dispositivi di sicurezza, cadeva colpito a morte, suggellando con il supremo sacrificio della vita la sua nobile ed eroica esistenza. Puro simbolo d’ogni più alta virtù militare.” – Fronte egiziano, 18 ottobre 1942.

Altre decorazioni al Valor Militare:

 Medaglia d’argento

«Ferito non lievemente al collo due giorni prima dell’azione, rifiutava di entrare all’ospedale, e assunto il comando della sua batteria, ne dirigeva brillantemente il tiro, mirabile esempio di fermezza e di salde virtù militari. Monte Zebio, 8-10 giugno 1917.»;

Medaglia d’Argento

«Alla testa di un gruppo di squadroni e di bande a cavallo, dando magnifico esempio di sprezzo del pericolo e di audacia caricava nel giusto tempo e nella giusta direzione il nemico, spingendosi coi cavalli fin dentro i suoi afforzamenti e travolgendolo in una rotta sanguinosa. Bir Gelas, 13 settembre 1923.»

Medaglia d’Argento

«In un momento critico del combattimento, mentre forti mehalle avversarie avviluppavano il fianco della colonna e ne minacciavano nettamente il tergo, alla testa dei suoi spahis caricava quelle mehalle, arrestandole prima, ricacciandole poi con gravi perdite. Ferito continuava a tenere il comando. Beni Ulid, 27 dicembre 1923.»

Medaglia Bronzo

«Per il bel contegno tenuto durante il combattimento. Saunno, 18 luglio 1914. Si distinse anche nei combattimenti di Bedaform, 27 giugno, Langal, 29 giugno, e Lectafia, 7 luglio 1914.»

Medaglia di Bronzo

«Comandante di una batteria di bombarde, saputo che una sezione era stata seppellita in una caverna franata a causa dello scoppio di proiettili nemici di grosso calibro, si recava subito sul posto, e sotto il persistente bombardamento avversario, con l’aiuto dei meno gravemente colpiti, traeva in salvo sei serventi. Costabella (Valle San Pellegrino), 4 marzo 1916.»

Medaglia di Bronzo

«Comandante il gruppo delle sezioni mitragliatrici in bicicletta del reggimento, durante l’inseguimento del nemico, abbatteva potenti nidi di mitragliatrici avversarie che ostacolavano la nostra avanzata, catturandone buon numero e facendo molti prigionieri. Ponte di Trenacque – Madonna della Salute – Cinto Carmaggiore – Sesto al Reghena (Udine), 1-4 novembre 1918.»

Croce di guerra al Valore Militare (Zuetina, marzo 1914)

Croce di guerra al Valore Militare (Agedabia, aprile 1914)

Croce di guerra al Valore Militare (Sidi es Saiach, maggio 1922)

«Alla testa del proprio squadrone caricava ripetutamente il nemico respingendolo, decidendo con la propria azione di comando pronta ed audace, dell’esito dell’azione. Sidi es Saiach, 4 maggio 1922.»

Croce di guerra al Valore Militare (Bir Gnem, giugno 1922)

«Comandante di uno squadrone indigeni, movendo personalmente alla carica, fiaccava la tenace resistenza di armati ribelli, che in forze superiori contrastavano l’avanzata di una nostra colonna di truppe. Più tardi caricava ancora e sbaragliava numerosi cavalieri e raggiunto l’obiettivo appiedava concorrendo con altro squadrone a mantenere il possesso contro forze preponderanti fino al sopraggiungere delle fanterie. Bir Gnem, 1 giugno 1922.»

Maggiore per meriti di guerra  (giugno 1923)

Colonnello per meriti di guerra (marzo 1930)

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GAMBAUDO GIOVANNI

Sottotenente complemento, 186° reggimento paracadutisti, Divisione Folgore.

                         

Diplomato ragioniere e iscritto al terzo anno di economia e commercio all’Università di Torino, veniva chiamato alle armi nel dicembre 1937 ed ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento era nominato sottotenente nell’ottobre 1938, nel 92° reggimento fanteria Congedato nel febbraio 1939 e ripresi gli studi si laureava dottore in economia. Richiamato nel dicembre 1940 presso il 92° fanteria, nel settembre 1941 fu ammesso volontario nella Scuola paracadutisti di Tarquinia. Ultimati i corsi di addestramento e trasferito nel gennaio 1942 al 186° reggimento paracadutisti della Divisione Folgore, partiva sei mesi dopo per l’A.S. (Africa Settentrionale)  dove si distingueva subito in numerose azioni di pattuglia sul fronte di El Alamein.

“Comandante di centro avanzato attaccato da preponderanti forze corazzate e motorizzate, per tutta la notte, con il tiro delle proprie armi, riusciva ad inchiodare il nemico davanti alle sue posizioni, arrestandone lo slancio offensivo, e causandogli forti perdite. All’alba, per quanto ferito, con i pochi superstiti, si lanciava al contrassalto, per alleggerire la pressione sui centri di resistenza laterali. Ricacciato nel suo centro dall’azione dell’artiglieria nemica, ormai quasi privo di uomini, ferito una seconda volta, riprendeva personalmente il fuoco con le armi rimastegli. Ferito per una terza volta ed intimatagli la resa, rifiutava; ritto in piedi, sparava l’ultimo caricatore di moschetto sul nemico, e colpito una quarta volta, moriva al suo posto di combattimento gridando: La Folgore muore ma non si arrende! Viva l’ltalia!.” – Qaret el Himmeimat (A.S.), 23-24 ottobre 1942.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia Bronzo)

«Comandante di pattuglia notturna, già distintosi in precedenti azioni, avvistato un reparto di autoblinde avversarie, le attaccava di sorpresa, nonostante le scarse forze a disposizione, accerchiandole, e a colpi di bombe a mano le metteva in fuga, alcune distruggendole, e due catturandole con gli intieri equipaggi. Deir um Kawabir (A.S.), 24-25 agosto 1942»