AMMANNATO ATHOS
Capitano s.p.e. A.A. pilota
Valente sportivo oltre che intrepido pilota, dopo essere stato allievo nel Collegio Militare di Roma entrava, nell’ottobre 1931, all’Accademia Aeronautica di Caserta da cui usciva sottotenente pilota il 6 settembre 1934. Assegnato all’8° stormo da bombardamento e promosso tenente nel luglio 1935, quattro mesi più tardi partiva per la Somalia sbarcando a Mogadiscio il 29 novembre. Rimpatriato due anni dopo e promosso capitano, otteneva di essere inviato in Spagna. Trasferito nel luglio 1939 al 41° stormo da bombardamento, assumeva il comando della 235^ squadriglia. Da un aeroporto della Sicilia all’entrata dell’Italia in guerra, si trasferì col reparto in Cirenaica nell’ottobre successivo.
«Intrepido comandante di squadriglia, baldo combattente di tre guerre, quattro volte decorato al valor militare, volontario per le più aspre ed ardite azioni belliche, aveva portato sempre brillantemente a termine in un’aura di entusiasmo e di fede, tra i rischi più gravi, tutte le missioni affidategli. Sulla via del ritorno da un volo di guerra alturiero, compiuto su velivolo terrestre, scompariva nel mare che la sua ala vittoriosa aveva tante volte sorvolato. Alla memoria. Cielo del Mediterraneo e della Marmarica, 11 giugno 1940-20 febbraio 1941.» Regio Decreto 2 luglio 1942
Altre decorazioni al Valor Militare:
Medaglia d’Argento
«Pilota da bombardamento ardito ed entusiasta partecipava a numerose azioni belliche, alcune delle quali a grande raggio, portando coraggiosamente a termine tutte le missioni affidategli, quantunque alcune volte il cattivo funzionamento del motore rendesse il volo oltremodo rischioso, costante esempio di attaccamento al dovere, di sereno sprezzo del pericolo di coraggio e di audacia. Cielo di Neghelli-Hellot-Giggiga-Harrar-Dagamedò-Sassabaneh, 29 dicembre 1935-27 aprile 1936.»
Medaglia d’Argento
«Volontario in missione di guerra per l’affermazione degli ideali fascisti, partecipava, quale capo equipaggio di apparecchio da bombardamento, a numerose difficili azioni, rientrando talvolta alla base colpito dalla reazione antiaerea nemica. Con ammirevole e cosciente sangue freddo, sosteneva arditamente violenti scontri con la caccia avversaria, contribuendo con la sua perizia, all’abbattimento di un avversario. Cielo di Spagna, novembre 1938-marzo 1939.»
Medaglia d’Argento
«Comandante di squadriglia da bombardamento terrestre, compiva alla testa del suo reparto, numerose azioni su basi e unità navali nemiche, raggiungendo ottimi risultati e confermando, in vari combattimenti e sotto il fuoco della reazione avversaria, doti di coraggio e valore professionale. Cielo del Mediterraneo Centrale, 11 giugno-2 settembre 1940.»
Medaglia d’Argento
Intrepido comandante di squadriglia, baldo combattente di tre guerre, quattro volte decorato al valor militare, volontario per le più aspre ed ardite azioni belliche, aveva portato sempre brillantemente a termine in un’aura di entusiasmo e di fede, tra i rischi più gravi, tutte le missioni affidategli. Sulla via del ritorno da un volo di guerra alturiero, compiuto su velivolo terrestre, scompariva nel mare che la sua ala vittoriosa aveva tante volte sorvolato.- Cielo del Mediterraneo e della Marmarica, 11 giugno 1940-20 febbraio 1941.
Medaglia di Bronzo
«Pilota di apparecchio da bombardamento di provata perizia, dopo aver dato sul fronte somalo, continua dedizione per tutta la durata della campagna, riaffermava il suo valore nelle operazioni di grande polizia coloniale. Sempre pronto a completare le operazioni di bombardamento con mitragliatrici a bassa quota pur di apportare al fante attaccato la più fraterna assistenza guerresca costituiva elemento sicuro per la bella affermazione della sua arma. Nel corso di un’azione di spezzonamento sul forte nucleo di ribelli nei pressi del presidio di Debra Sina e nello Scioa, sebbene con l’apparecchio menomato negli organi del motore, spinto da alto senso del dovere e nonostante la forte reazione nemica, persisteva nel martellamento dell’avversario fino a completo esaurimento delle munizioni di bordo, abbandonando il cielo dell’obiettivo soltanto dopo essersi assicurato dell’efficacia del tiro. Esempio di elette qualità militari ed alto senso del dovere. Cielo dell’Impero, maggio 1936-30 marzo 1937.»
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ZANI LUCIANO
Tenente 6° Reggimento Alpini
Conseguì nel 1929 il diploma di ragioniere nell’Istituto tecnico di Udine. Nel gennaio 1930, chiamato alle armi, venne ammesso alla Scuola allievi ufficiali di complemento della specialità alpini del C.A. (Corpo d’Armata) di Milano. Nominato sottotenente fu assegnato al 3° reggimento alpini e dopo aver prestato servizio di prima nomina fu congedato nel febbraio 1931. Assunto come dirigente della Federazione provinciale degli industriali di Trieste, riprese gli studi e si laureò in economia e commercio nel 1940 in quella Università. Promosso tenente dopo un periodo di richiamo a domanda nell’8° alpini nel marzo 1940, ritornò a domanda nel febbraio 1941 alle armi destinato in Albania dove raggiunse il 6° reggimento alpini. Dopo aver partecipato alla campagna di Grecia col battaglione Val Chiese rimpatriò nel luglio col reparto. Fu poi istruttore al corso per sciatori alpini del costituendo battaglione Monte Cervino nel gennaio 1942 e nel successivo mese di luglio partiva per la Russia, quale comandante la 255^ compagnia del battaglione Val Chiese. Si distinse nel settembre successivo quale comandante del reparto esploratori. Dopo aver strenuamente contrastata l’offensiva sovietica del dicembre 1942 nel settore tenuto dalla Tridentina sul Don, guidò i suoi alpini in nuovi asprissimi combattimenti nella critica fase del ripiegamento. Il 20 gennaio 1943, dopo una marcia di circa 50 km nella neve alta, con temperatura di 45 gradi sotto lo zero e tra le continue insidie nemiche, conquistava Nowa Karkowka. Ferito gravemente e più volte il 26 gennaio nella difesa della stazione ferroviaria di Nikolajewka, veniva rimpatriato con treno ospedale il 6 febbraio successivo e, ricoverato negli Ospedali militari di Bolzano e di Stresa, era dimesso nell’agosto 1944. Collocato in congedo assoluto nel febbraio 1945, nel luglio 1949 fu promosso capitano con anzianità 15 febbraio 1943. E’ deceduto a Milano nel 1992.
Comandante di compagnia alpina sul fronte del Don, organizzava e dirigeva personalmente ardite azioni di pattuglia e colpi di mano, distinguendosi per cosciente audacia e spiccata capacità di comando. In tragica fase di ripiegamento, indomito animatore di epiche lotte, sosteneva con successo, nove sanguinosi combattimenti d’avanguardia contro preponderanti forze che sgominava aprendo, con gravi sacrifici, un varco alla sua colonna. Nel corso di successivi cruenti combattimenti, caduti tutti i suoi ufficiali, gravemente ferito alle gambe, continuava impavido a dirigere l’azione del suo reparto. Ferito una seconda volta, rimaneva al suo posto di dovere persistendo in lotta tenace. Quasi esausto, rimasto isolato con pochi valorosi superstiti feriti, privo ormai di munizioni e viveri, non si dava per vinto e, tra stenti inauditi, benché pressato dal nemico incalzante, proseguiva nella tormentosa marcia riuscendo, dopo inenarrabili sacrifici sostenuti con stoica fermezza, a congiungersi a basi arretrate. Chiaro esempio di preclari virtù militari. – Fronte russo, novembre 1942 febbraio 1943.
Altre decorazioni al Valor Militare: Medaglia d’Argento
«Comandante degli esploratori di una compagnia fucilieri, dava prova di molta audacia durante un’azione cruenta protrattasi per diverse ore e sotto l’imperversare del fuoco nemico affrontava e snidava con spirito aggressivo forze preponderanti per numero e mezzi. Quota 1943 di Bolschoj (fronte russo), 1° settembre 1942.»