
FERRI FERNANDO
Tenente spe 14° rgt. Fanteria
Compiuto gli studi medi nell’Istituto tecnico di Chieti, fu ammesso nell’ottobre 1934 all’Accademia Militare di Modena uscendone nel settembre 1935 sottotenente di fanteria in s.p.e. ultimato il corso di applicazione a Parma, veniva destinato al 14° rgt. Fanteria della divisione “Pinerolo” dove conseguiva dal 1° ottobre 1938 la promozione a tenente. Entrata l’Italia nel secondo conflitto mondiale, partecipò dal 10 giugno al 19 luglio 1940 alle operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale e successivamente, dal 9 gennaio 1941, a quelle svoltesi sulla svoltesi sulla frontiera greco-albanese.
“Incaricato di difendere ad oltranza una posizione isolata con un reparto di formazione ai suoi ordini, manteneva inflessibile il caposaldo, contro ripetuti attacchi nemici, fornendo nel contempo anche nei momenti più critici, preziose informazioni sui movimenti e sulle intenzioni dell’avversario. Dopo una giornata di prove vittoriose, attaccato sui fianchi e sul tergo da forze soverchianti, benché ferito, rimaneva animatore leggendario di una resistenza votata al supremo sacrificio, alla testa dei pochi superstiti trasformati in un manipolo di eroi dalla sua parola e dal suo coraggio. Colpito una seconda volta gravemente, incitava ancora i pochi feriti che lo circondavano e scagliava contro il nemico le ultime bombe, scomparendo poi nel furore più intenso della mischia. Luminoso esempio di alte virtù combattive, di cosciente e suprema abnegazione.” Bubesi quota 715 (Fronte greco), 4 febbraio 1941
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LESA SEVERINO
Caporale 9° Rgt. Alpini – battaglione “Val Leogra”
Prestò servizio di leva presso l’8° reggimento alpini dal marzo 1932 all’ottobre 1933. Richiamato per mobilitazione nel battaglione Cividale, fu ricollocato in congedo col grado di caporale nel luglio 1936, al suo ritorno dall’A.O. (Africa Orientale). Entrata l’Italia in guerra nel giugno 1940, fu nuovamente richiamato e, destinato al battaglione Val Leogra del II gruppo alpini Valle, partiva volontario per l’Albania il 21 dicembre dello stesso anno. Ferito il 12 febbraio 1941, decedeva il giorno seguente nell’ospedale da campo n. 621.
Comandato a portare munizioni in linea si prodigava senza sosta per assicurare il rifornimento fino alle postazioni più avanzate. In una di queste, vista una mitragliatrice priva di serventi, impugnava decisamente l’arma e, con tiro calmo e preciso, contribuiva efficacemente ad arrestare ed infrangere un violento attacco nemico. Ferito una prima volta continuava il fuoco fino a totale esaurimento delle munizioni. Colpito nuovamente da una scheggia di granata, che gli staccava quasi completamente una gamba, ai compagni che volevano allontanarlo, opponeva un rifiuto esortandoli a non curarsi di lui. Con sovrumano stoicismo, quasi a dimostrare loro la sua fede e ad infondere coraggio, con una roncola si amputava l’arto. Mentre stava per spirare, trovava ancora la forza, con l’animo sereno e sempre proteso alla lotta, di incitare i compagni a resistere agli attacchi del nemico. Guri i Topit (Fronte greco), 11 -12 febbraio 1941.