
Nell’80° Anniversario della Liberazione l’Istituto del Nastro Azzurro rende un doveroso omaggio alle donne che hanno meritato la massima decorazione al Valor Militare.
TONELLI VIRGINIA
Appartenente a famiglia numerosa di lavoratori, frequentò la Scuola per Infermiere. Donna coraggiosa e dotata di alto spirito di sacrificio, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 entrò a far parte del Movimento di Resistenza disimpegnando con abilità e audacia le più difficili missioni. Il 17 settembre 1944, incaricata dal Capo della Delegazione Provinciale del Comando Generale Brigate «Garibaldi» di Udine di una nuova importante missione, partì per Trieste, in treno, ove appena giunta fu arrestata dalla polizia tedesca.
«Partigiana animata da profonda fede e dotata di elevate doti intellettive ed organizzative, svolgeva a lungo importanti rischiosi incarichi di collegamento fra varie formazioni partigiane e gli organi direzionali del movimento di resistenza del Veneto e della Lombardia. Ricercata attivamente, veniva catturata a Trieste e sottoposta per venti giorni ad atroci, inumane sevizie allo scopo di conoscere le preziose notizie in suo possesso. Vista l’impossibilità, grazie all’eroico spirito di sacrificio della martire, di trarre le informazioni richieste, gli aguzzini, esasperati, la bruciavano viva. Sublime esempio di cosciente sacrificio in nome della libertà della Patria. – Trieste, 29 settembre 1944»
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VERSARI IRIS
Nell’autunno 1943 la sua famiglia ospitò nella propria casa un gruppo partigiano. L’abitazione venne incendiata il 27 gennaio 1944 dai nazifascisti In tale occasione, riuscì a scappare, mentre i suoi familiari arrestati. Il padre, processato e condannato a quattro anni di prigione, fu internato e morì in un campo di concentramento tedesco. Iris si unì nel gennaio 1944 alla banda partigiana comandata da Silvio Corbari, al quale si legò sentimentalmente, condividendone la vita clandestina e le temerarie azioni. All’alba del 18 agosto 1944, in località Ca’ Cornio, la casa in cui lei e Silvio Corbari, assieme ad Arturo Spazzoli e Adriano Casadei, si erano temporaneamente rifugiati fu accerchiata dalle truppe nazifasciste. Immobilizzata a causa di una precedente ferita alla gamba, riuscì ad uccidere il primo milite nazifascista che aveva appena varcato la porta, ma durante la strenua difesa, vista l’impossibilità di muoversi e nel tentativo di non rendersi ostacolo alla salvezza con la fuga da parte dei suoi compagni, si uccise. Nonostante il suo sacrificio, Corbari, Spazzoli e Casadei durante la rocambolesca fuga vennero catturati e uccisi. Il suo corpo esanime, assieme a quelli dei suoi compagni, fu appeso dimostrativamente una prima volta sotto i portici di Castrocaro Terme e successivamente ad un lampione in piazza Aurelio Saffi a Forlì.
«Giovane di modeste origini, poco più che ventenne, fedele alle tradizioni delle coraggiose genti di Romagna, non esitò a scegliere il suo posto di rischio e di sacrificio per opporsi alla tracotante oppressione dell’invasore, unendosi ad una combattiva formazione autonoma partigiana locale. Ardimentosa ed intrepida prese parte attiva a numerose azioni di guerriglia distinguendosi come trascinatrice e valida combattente. Durante l’ultimo combattimento, circondata con altri partigiani in una casa colonica isolata, ferita ed impossibilitata a muoversi, esortò ed indusse i compagni a rompere l’accerchiamento e, impegnando gli avversari con intenso e nutrito fuoco, agevolò la loro sortita. Dopo aver abbattuto l’ufficiale nemico che per primo entrò nella casa colonica, consapevole della sorte che l’attendeva cadendo viva nelle mani del crudele nemico, si diede la morte. Immolava così la sua giovane vita a quegli ideali che aveva nutrito nella sua breve ma gloriosa esistenza.» Terra di Romagna, 9 settembre 1943 – 18 agosto 1944.