GINA BORELLINI E VERA VASSALLE – MEDAGLIE D’ORO AL VALOR MILITARE

  

Nell’80° Anniversario della Liberazione l’Istituto del Nastro Azzurro rende un doveroso omaggio alle Donne che hanno meritato la massima decorazione al Valor Militare.

BORELLINI GINA

Modesta e laboriosa donna di casa, dopo l’8 sett. 1943 si dedicò col marito e con i fratelli alla lotta partigiana. Svolse in un primo tempo la pericolosa missione di staffetta; poi fu una delle più capaci organizzatrici dei «Gruppi di difesa della donna» incaricati di rifornire le formazioni partigiane di viveri, medicinali e vestiario. Arrestata col marito e torturata, assieme a lui resisteva senza dire una parola sui suoi compagni di lotta. Dopo la fucilazione del marito avvenuta il 19 marzo 1945 non esitò ad impugnare le armi entrando coraggiosamente nelle formazioni gappiste. Appartenente alla Brigata «Remo» come ispet­trice e con la qualifica gerarchica di capitano, fu ferita nel combattimento di S. Possidonio da pallottola esplosiva il 12 aprile 1945 e subì l’amputazione della gamba sinistra. La mutilazione e la perdita del compagno non intaccarono il suo forte animo. Subito dopo la liberazione organizzò il movimento democra­tico femminile (UDI) a Concordia e fu animatrice di ogni azione per il miglio­ramento delle condizioni economiche e per la emancipazione della donna. Elet­ta Deputato al Parlamento per la I, II e IlI legislatura della Repubblica, la sua attività parlamentare fu rivolta particolarmente alla soluzione dei problemi dei combattenti, fra cui quelli dei mutilati ed invalidi di guerra, partigiani e con­giunti dei Caduti in guerra o per causa di guerra. Ha ricoperto la carica di Consigliere ai Comuni di Concordia e di Sassuolo, nonché quella di Consiglie­re alla provincia di Modena. E’ stata Presidente della Associazione Nazionale Muti­lati ed Invalidi di guerra della Sezione di Modena e Membro del Comitato Centrale della stessa. E’ deceduta a Modena nel 2007.

«Giovane sposa, fin dai primi giorni dedicava tutta se stessa alla causa della liberazione d’Italia, rifugiando militari sbandati e ricercati e aiutandoli nel sottrarsi al servizio con i tedeschi, staffetta. Instancabile ed audacissima, trasportava armi, diffondeva opuscoli di propaganda, comunicava ordini, sempre incurante del grave pericolo cui si esponeva. Arrestata col marito, resisteva alle più atroci torture senza dire una parola sui suoi compagni di lotta. Tre volte condotta davanti al plotone di esecuzione assieme al suo consorte, continuava a tacere. Inopinatamente rilasciata, rifiutava di nascondersi in montagna per essere più vicina al marito tuttora detenuto. Fucilato questo, arrestatole un fratello, raggiunse una formazione partigiana con la quale affrontava rischi e disagi inenarrabili e non esitava ad impugnare le armi dando frequenti e luminose prove di virile coraggio. Sorpresa la sua formazione dalle Brigate Nere, gravemente ferita ad una gamba nella disperata eroica resistenza, non permetteva ai suoi compagni di soccorrerla, sola riusciva a frenare la copiosa emorragia e, traendo coraggio dal pensiero dei propri figli, si sottraeva alle ricerche nemiche. Nell’ospedale di Carpi, individuata dalla polizia fascista subisce, sebbene già in gravissime condizioni, estenuanti interrogatori, ma tace incrollabile nella decisione eroica. Amputatale la gamba, l’insurrezione la sottrae alla vendetta del nemico fuggente. Fulgido esempio di sacrificio e di eroismo.» Modenese, 8 settembre 1943 – aprile 1945.

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VASSALLE VERA

Diplomatasi nell’Istituto magistrale di Pisa ed abilitata all’insegnamento, era impiegata presso la Cassa di Risparmio di Lucca. Dopo l’8 settembre 1943, in seguito alla dichiarazione dell’armistizio, aderendo alla proposta del cognato Manfredo Bertini, decorato poi di Medaglia Oro al Valore Militare alla memoria, di collaborare con gli anglo-americani, abbandonò impiego e famiglia. Raggiunta Montella dopo avventuroso viaggio attraverso le linee nemiche fu messa a disposizione dell’Office of Strategie Service (Ufficio Informazioni della 5^ Armata alleata) e incaricata di svolgere azione informativa e di collegamento con le formazioni partigiane in territorio occupato dai tedeschi. Dopo aver frequentato a Taranto un apposito corso di addestramento, il 18 gennaio 1944, munita di una radiotrasmittente, partiva da Bastia in Corsica con una motosilurante sbarcando qualche ora dopo nei pressi di Orbetello. Raggiunta Viareggio e presi contatti con esponenti del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) di Firenze, si prodigò in azioni di, sabotaggio e d’informazione, facilitando aviolanci di armi alle formazioni partigiane. Individuata il 2 luglio dai tedeschi la stazione trasmittente, riuscì col radiotelegrafista che l’accompagnava a sfuggire alla cattura. Si aggregò alla formazione partigiana Marcello Garosi ed ottenuta altra radio operò fino alla liberazione di Lucca, passando poi a Siena. Nominata insegnante elementare, muore a Cavi di Lavagna (Genova) nel novembre del 1985.

“Ventiquattrenne, di eccezionali doti di mente, d’animo e di carattere, all’atto dell’armistizio, incurante di ogni pericolo, attraversava le linee tedesche e si presentava ad un comando alleato per essere impiegata contro il nemico. Seguito un breve corso d’istruzione presso un ufficio informazioni alleato, volontariamente si faceva sbarcare da un Mas (Motoscafo armato silurante) italiano, in territorio occupato dai tedeschi. Con altro compagno B.T. (Bombardamento Terrestre) portava con se una radio e carte topografiche, organizzava e faceva funzionare un servizio di collegamento fra tutti i gruppi di patrioti dislocati nell’appennino toscano, trasmettendo più di 300 messaggi, dando con precisione importanti informazioni di carattere militare. La sua intelligenza e coraggiosa attività rendeva possibile sessantacinque lanci da aerei a patrioti. Sorpresa dalle SS. tedesche mentre trasmetteva messaggi radio riusciva a fuggire portando con sé codici e documenti segreti e riprendeva la coraggiosa azione clandestina. Pochi giorni prima dell’arrivo degli alleati passava nuovamente le linee tedesche portando preziose notizie sul nemico e sui campi minati. Animata da elevati sentimenti, dimostrava in ogni circostanza spiccato sprezzo del pericolo. Degna rappresentante delle nobili virtù delle donne italiane.” Italia occupata, settembre 1943 – luglio 1944.