RUFFINATO COSIMO
Partigiano combattente
Giovane operaio metallurgico, non appartenente a partiti politici, ma animato soltanto da grande amore per l’Italia, si rifugiò in montagna dopo le vicende dell’armistizio e combatté contro i tedeschi colla Divisione autonoma «Sergio de Vitis» nella zona del Pellice e nella Val Sangone. Fu catturato l’11 maggio 1944 a Giaveno.
“Figlio unico e senza obblighi di leva, salì all’Alpe nell’ottobre 1943 per combattere contro i tedeschi. Infaticabile ed ardimentosa guida ai reparti che scendevano dai monti al piano per attaccare i presidi nemici, fu soprannominato il «gigante della montagna». Combatté a Orbassano e a Cumiana riuscendo audacemente a forzare i posti di blocco avversari per mantenere i collegamenti con gli altri reparti operanti. Catturato durante un furioso combattimento dopo avere sparato l’ultima cartuccia, fu sottoposto alle più inumane torture che sopportò con sublime forza d’animo fino a rinnegare la sua mamma per non esporla a rappresaglia. Trasportato a ludibrio per le vie del paese, fu costretto a scavarsi la fossa e, benché ridotto a piaga vivente, ebbe la forza di gridare la sua fede in faccia ai carnefici che barbaramente lo trucidarono. Figura di leggendario eroismo.” – Forno di Coazze, 13 maggio 1944.
MARINCOLA GIORGIO
Partigiano combattente
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Nato in Somalia da padre italiano e ria madre indigena era studente a Roma, nella Facoltà di medicina e chirurgia, alla dichiarazione dell’armistizio. Iscrittosi nell’organizzazione clandestina del Partito d’azione, partecipò alla difesa di Roma, facendo parte, dopo la resa della città, delle prime formazioni partigiane operanti nella zona di Viterbo. Liberata Roma nel giugno 1914, chiese ed ottenne dal Comando alleato della «Special Force» di essere paracadutato nell’Italia settentrionale col nome di battaglia «Giorgio» e col grado di tenente dell’esercito inglese, operò nel Biellese, dirigendo azioni di sabotaggio e attacchi contro treni, presidi e automezzi nemici e riportando una ferita in combattimento. Catturato il 15 genn. 1945 nei pressi di Salussola, fu poi tradotto nel campo di concentramento di Bolzano e venne liberato dagli alleati al crollo
“Giovane studente universitario, subito dopo l’armistizio partecipava alla lotta di liberazione, molto distinguendosi nelle formazioni clandestine romane per decisione, per capacità, per ardimento. Dopo la liberazione della Capitale, desideroso di continuare la lotta, entrava a far parte di una missione militare e nell’agosto 1944 veniva paracadutato nel Biellese. Rendeva preziosi servizi nel campo organizzativo e in quello informativo ed in numerosi scontri a fuoco dimostrava ferma decisione e leggendario coraggio, riportando ferite. Caduto in mani nemiche e costretto a parlare per propaganda alla radio, per quanto dovesse aspettarsi rappresaglie estreme, con fermo cuore coglieva occasione per esaltare la fedeltà al legittimo governo. Dopo dura prigionia, liberato da una missione alleata, rifiutava porsi in salvo attraverso la Svizzera e preferiva impugnare ancora le armi insieme ai partigiani trentini. Cadeva da prode in uno scontro con le SS. germaniche quando la lotta per la libertà era ormai vittoriosamente conclusa.” Castel di Fiemme (Trento), 4 maggio 1945.