BREVI DON GIOVANNI
Tenente cappellano, 9° Reggimento Alpini
Compì i suoi studi nel Seminario di Albino (Bergamo) e in quello regionale di Bologna. Laureato in teologia nel 1934 venne consacrato sacerdote e nel 1935 divenne missionario nel Cameroun francese. Dispensato dal servizio di leva, fu chiamato alle armi quale cappellano militare col grado di tenente nel gennaio 1941 ed inviato in Albania col battaglione «Aquila» del 9° reggimento alpini. Partecipò alle operazioni di guerra svoltesi sul fronte greco-albanese. Nell’aprile dello stesso anno rientrò col reparto al deposito del rgt. e nell’agosto 1942 partì per la Russia col battaglione «Val Cismon» della Divisione alpina «Julia». Durante il ripiegamento dalle posizioni del Don, la sera del 21 genn. 1943, al bivio della strada Rososch-Waluiki, cadde prigioniero dei russi con i superstiti del reggimento. Trasferito prima in un campo di punizione unitamente al ten. col. Russo, ai maggiori Massa Gallucci e Zigiotti, al capitano Magnani, al ten. medico Reginato, al tenente Ioli e al ten. Pennisi, fu poi condannato ai lavori forzati in base a insussistenti accuse. Rimpatriato nel genn. 1954, nel 1958 fu promosso capitano e dal luglio 1961 cappellano militare capo, assegnato alla 2ª legione della guardia di finanza a Torino. E’ deceduto a Ronco Biellese nel 1998.
“Apostolo della fede, martire del patriottismo in ogni situazione, in ogni momento si offriva e si prodigava in favore dei bisognosi noncurante della sua stessa persona. Sacerdote caritatevole ed illuminato, infermiere premuroso ed amorevole, curava generosamente gli infetti di mortali epidemie. Intransigente patriota, con adamantina fierezza, affrontava pericoli e disagi senza mai piegarsi a lusinghe e minacce. Di fronte ai doveri ed alla dignità di soldato e di italiano preferiva affrontare le sofferenze e il pericolo di morte pur di non cedere. Eroicamente guadagnava il martirio ai lavori forzati. Esempio sublime di pura fede e di quanto possa un apostolo di Cristo ed un soldato della Patria.” Prigionia in Russia, 1942-54
Altre decorazioni al Valor Militare:
Cr.g. al V.M. (Mali Scincleli, Fronte greco, aprile 1941).
«Cappellano militare di un battaglione alpino, durante un intenso bombardamento si portava in luogo fortemente battuto per dare il conforto della fede ai militari colpiti a morte e, noncurante dell’intenso tiro di armi automatiche nemiche, si receva oltre le nostre linee per ricuperare alcune salme e dar loro onorata sepoltura.»
MAGNANI FRANCO
Capitano s.p.e. 8° Reggimento Alpini, Divisione «Julia»
Diplomatosi in ragioneria e frequentata la Scuola reclutamento ufficiali di complemento a Milano, venne nominato sottotenente nel giugno 1929 ed assegnato al 4° reggimento alpini. Richiamato a domanda nel 1930 ed inviato in Tripolitania prestò servizio nel VI battaglione libico e nei VII gruppo sahariano. Promosso tenente con anzianità 1° marzo 1935, dalla Libia partì per l’A.O. con il 1° rgt. di fanteria coloniale e partecipò al confitto etiopico al comando di un pl. mitraglieri. Rientrato con la Divisione «Libia» in Tripolitania nel luglio 1937, rimpatriò alcuni mesi dopo e, con il trasferimento in s.p.e. per m.g., fu destinato all’8° reggimento alpini della Divisione «Iulia». Nell’aprile 1939, al comando della 70ª compagnia del btg. «Gemona», sbarcò in Albania e il 1° gennaio 1940, benché ancora tenente, venne chiamato a ricoprire l’incarico di aiutante maggiore in 1ª dell’8° reggimento alpini mobilitato. Il 28 ott. dello stesso anno entrò in guerra sui fronte greco-albanese al comando della compagnia d’assalto della «Julia», compagnia «speciale» formata di elementi volontari scelti da lui stesso. Gravemente ferito ad una gamba nel secondo giorno di guerra rimpatriò nel novembre e, dopo una lunga degenza all’Istituto «Rizzoli», riprese servizio al deposito dell’8° reggimento alpini. Promosso capitano con anzianità 1° marzo 1941, il 7 agosto 1942 partivi per la Russia al comando della 12ª compagnia del battaglione «Tolmezzo». Il 1° novembre veniva nuovamente nominato aiutante maggiore dell’8° reggimento. Durante le marce di ripiegamento dal Don cadeva, combattendo, in mano nemica il 22 genn. 1943 a Novo Georgewka coi pochi superstiti del rgt. Dopo aver sopportato 11 lunghi anni di persecuzioni, condanne, carcere, lavori forzati e campi di punizione, rimpatriò nel febbraio del 1954. Promosso maggiore per m.g. con anzianità 28 dic. 1942 e poco dopo tenente colonnello con anzianità 1° gennaio 1955, rientrò nei ranghi della nuova «Julia» ove tenne il comando prima del btg. «Feltre» e poi del btg. «Gemona» da lui ricostituito. Promosso colonnello nell’ottobre del 1956 comandò il 7° reggimento alpini prima poi la Scuola Militare «Nunziatella». Promosso generale di Brigata il 15 dicembre 1961 assunse il comando della Brigata «Taurinense» e dall’ottobre 1964 venne trasferito al Comando Regione Militare N.O. Deceduto a Torino il 1° marzo 1965 per incidente stradale.
“Magnifica figura di ufficiale e di combattente, già ripetutamente distintosi per l’incrollabile fede e l’eccezionale sprezzo del pericolo – specie in una difficile e delicata operazione di guerra precedente alla cattura – durante la lunga prigionia sfidava a viso aperto minacce e sevizie, punizioni e condanne, tenendo alto e immacolato il nome di soldato e di italiano. Impavido nell’affrontare mortali sofferenze, tenace nel sopportarle, indomabile contro la persecuzione del nemico e l’avverso destino, dava prova di elevate virtù militari ed esempio sublime di incorruttibile onestà, di onore adamantino. Per il suo dignitoso contegno di assoluta intransigenza con le leggi del dovere guadagnò il martirio dei lavori forzati. Dimostrò così che sì può anche essere vinti materialmente e restare imbattuti, anzi vittoriosi, nel campo dell’onore.” – Guerra di Russia, 1942-1954.
Altre decorazioni al Valor Militare:
Cr.g. al V.M. (Gianagobò, aprile 1936)
«In due giorni di aspri combattimenti riforniva i reparti in linea di munizioni, viveri e acqua facilitando il proseguire della lotta e validamente cooperando alla vittoria sul nemico. Esempio di sana iniziativa, fermezza e sprezzo del pericolo. Cianagobò, 16-17 aprile 1936.»
Cr.g. al V.M. (Sella di Gurè, marzo 1937)
«Comandante di plotone mitraglieri di rinforzo a compagnia impegnata in aspro combattimento, attraversava reiteratamente vasta zona di terreno scoperta e battuta per dirigere l’azione efficace delle proprie armi, infondendo col suo esempio animatore, calma e serenità, otteneva dal reparto il massimo rendimento partecipando col lancio di bombe al travolgente, conclusivo, vittorioso assalto della compagnia fucilieri. Già distintosi in precedente combattimento. Sella di Gurè, 5 marzo 1937.»
Trasferimento in s.p.e. per m.g. (A.O., 1936-37)
Maggiore per m.g. (Fronte russo, dic. 1942).