RODOLFO PSARO E GIUSEPPE RENZI – M.V.M.O. DI DICEMBRE

  

PSARO RODOLFO

Colonnello, Comandante 7° Reggimento Alpini

Compiuti gli studi medi nel Liceo di Brescia, si arruolò come. allievo ufficiale nel 92° reggimento fanteria nel dicembre 1912 e nel febbraio 1914 fu promosso sottotenente di cpl. nel 77° reggimento fanteria. Trattenuto in servizio per mobilitazione, partecipò colla 7ª compagnia del reggimento alla prima guerra mondiale riportando una ferita nel combattimento sul Veliki Kribak. Promosso capitano nel novembre 1916 rimase sul fronte alpino, sino al termine della guerra con l’Austria. Fu poi in Albania col reparto d’assalto ed al rientro passò al 6° reggimento alpini ove prestò servizio per oltre sei anni. Frequentò dal 1927 al 1930 il corso della Scuola di guerra e col grado di maggiore fu trasferito al 7° reggimento alpini. Dopo l’esperimento effettuato presso la Divisione «Brennero» fu assegnato Capo di S.M. al Comando della Divisione alpina «Tridentina», incarico che tenne fino alla promozione a tenente colonnello e col trasferimento al 2° reggimento alpini. Promosso colonnello nel gennaio 1940, prestò servizio al comando del C.d’A. alpino con funzioni di Capo di S.M. e nell’agosto dello stesso anno assumeva il comando del 7° alpini Il 23 Novembre partiva per l’Albania. Cadde a Ciafa Gallina l’8 dic. 1940.

“Con i suoi battaglioni «Feltre», e «Cadore» sosteneva valorosamente e vittoriosamente l’urto di preponderanti forze nemiche. Nell’immediata azione di contrattacco, da lui sferrato e guidato con perizia e audacia per stroncare la baldanza nemica, cadeva colpito mortalmente alla testa dei suoi magnifici alpini. Superba figura di soldato e di obbedienza alla santa legge della Patria.” (Albania – Ciafa Gallina dicembre 1940)

Altre decorazioni:

   Promozione per Merito di guerra – 7 ott. 1916

Cr.g. al V.M. sul campo

“Comandante di un plotone, sotto micidiale fuoco nemico incoraggiava i suoi uomini con esemplare sprezzo del pericolo, finchè rimase gravemente ferito ad una gamba” (Veliki Kribak, 12 ott. 1916)

Cr.g. al V.M. sul campo (Valona 19 giugno 1920)

 

 

RENZI GIUSEPPE

Capitano cpl. fanteria, LVI battaglione coloniale

Arruolatosi nel settembre 1916 ne1 69° reggimento fanteria, partecipò alla prima guerra mondiale, prima come semplice soldato e in seguito, dopo avere partecipato ad un corso allievi ufficiali presso il V C. d’Armata, come ufficiale di cpl. Congedato nel giugno 1920 dal 48° fanteria col grado di tenente, venne assunto dall’amministrazione statale come ufficiale telegrafico, prima nell’Ufficio postale telegrafico di Trieste e poi in quello della sua città natale. Richiamato a domanda e mobilitato per esigenze A.O. nel luglio 1935, fu destinato al R.C.T.C. della Libia sbarcando a Tripoli il 29 genn. 1936. Assegnato al LVI btg. del 5° rgt. coloniale, assumeva il comando della 4ª compagnia mitraglieri colla promozione a capitano nel luglio successivo e tre mesi dopo partiva per l’A.O. sbarcando a Massaua il 14 ottobre.

“Comandante di compagnia indigeni, in aspro combattimento, contro tro preponderanti forze ribelli, accesosi in posizione estremamente sfavorevole, sosteneva per oltre mezz’ora in violenta lotta l’irruente attacco avversario, distinguendosi per ardimento, decisione e sprezzo del pericolo. Successivamente, nel generoso tentativo di parare la minaccia su un fianco del battaglione, assalito da forze superiori, primo fra tutti, impegnava violento corpo a corpo. Due volte ferito, persisteva nella lotta con eroica fermezza, finché, premuto e circondato da ogni parte, cadeva con i pochi fedelissimi ascari a lui vicini, dopo strenua difesa contro un nemico sempre più incalzante e bene armato, sorpreso ed ammirato insieme dalla rivelazione di tanto eroismo. Superbo esempio di cosciente ardimento e virtù guerriere.” – Alture di Gosc (Mens), 20 dicembre 1937.

Altre decorazioni:

Croce di Guerra al Valor Militare

“Comandante di compagnia mitraglieri pesanti facente parte di un battaglione coloniale che aveva il compito di forzare il passaggio di un fiume sbarrato dal fuoco nemico, partecipava all’azione con perizia e sagacia. Nella successiva avanzata del reparto prendeva parte al combattimento portando le sue armi in prima linea, contribuendo efficacemente all’occupazione delle posizioni avversarie, e dimostrano sereno ardimento e sprezzo del pericolo” (Zerà Uoldè, 2 giungo 1937-XV)