Massimo Coltrinari. Il Potere Continentale J. Mackinder

  
  1. l Potere Continentale

“Le teorie del potere continentale sostengono la superiorità della terra sul mare, cioè degli stati che riescono a dominare la massa continentale euro-asiatica sulle potenze marittime sia periferiche, come l’Europa e il Giappone, sia esterne, come gli Stati Uniti”[15]. Esse originano da una situazione storica comune, il controllo dei mari da parte dell’Inghilterra, e rappresentano una razionalizzazione della questione euro-asiatica, ovvero della possibilità di un’alleanza russo-tedesca eventualmente estesa al Giappone. Il sostegno del Reich guglielmino alla Russia nella guerra contro il Giappone (1905), la Pace separata di Brest-Litovsk (1918), il Trattato di Rapallo (1922) e, infine, il Patto Molotov-Ribbentrop (1939)  lasciavano del resto prospettare come reale una simile eventualità[16]. Il geografo inglese sir Halford Mackinder e il generale tedesco Karl Haushofer hanno preso in considerazione il problema, ovviamente da punti di vista opposti, ricavando dei parametri di condotta, il primo, per rendere impraticabile l’avvicinamento russo-tedesco, il secondo per realizzarlo.

  1. J. Mackinder (1861-1947)

L’originalità del pensiero di Mackinder si rivela nella convinzione del connubio necessario tra storia e geografia, nel fatto che “la storia umana si integra nella vita dell’organismo mondiale”[17]. Da un lato, le ambizioni umane utilizzano e subiscono la geografia; dall’altro la storia ripensa continuamente la geografia attraverso le capacità della tecnologia[18]. Il pianeta è considerato come una totalità, un intero fatto per nove dodicesimi di spazi marittimi e per la restante parte di terre emerse. In questa semplice osservazione è già tracciato il quadro d’insieme della teoria di Mackinder, che utilizza la metafora della coppia diadica terra-mare per indicare la contrapposizione tra World Ocean, l’oceano Mondiale (Artide, Antartide, Atlantico, Pacifico e Oceano Indiano) e la World Island, l’Isola del Mondo, formata dalla contiguità territoriale dei continenti europeo, asiatico e africano. Rimangono le Outing Islands, le isole periferiche, Stati Uniti e Australia, entrate in modo organico nelle vicende della politica mondiale rispettivamente nel XVI e nel XVIII secolo[19]. Il punto centrale delle tesi di Mackinder è che esiste uno spazio, denominato pivot area prima e heartland poi, il cui dominio garantisce il controllo della massa continentale euro-asiatica e quindi del mondo[20]. Attorno allo spazio perno si succedono in semicerchi concentrici altri tipi di spazi. Vi è, in primo luogo, la mezzaluna interna (inner crescent) che protegge heartland e che comprende il vuoto ostile della Siberia, la catena dell’Himalya e i deserti del Gobi, del Tibet e dell’Iran[21]. All’esterno di questa mezzaluna si trovano le regioni costiere, costlands, nelle quali è concentrata la maggior parte della popolazione mondiale e che includono l’Europa, l’Arabia, l’India, l’Indocina, e la Cina marittima. Sul bordo di tale fascia insistono le isole della mezzaluna esterna (outer crescent), la Gran Bretagna e il Giappone (offshore islands). Infine, l’ultimo semicerchio, la mezzaluna insulare (insular crescent), è formato dalle isole del mare aperto (outlying islands) ovvero dall’Australia e dalle Americhe[22]. Questo è il palcoscenico sul quale si giocano gli equilibri di potenza degli stati europei dei primi del Novecento. Ed è questo lo scenario che la Gran Bretagna deve prendere in considerazione nel tentativo di scongiurare la sua ossessione geopolitica costante: essere esclusa dall’isola del mondo e privata dei propri mercati. “Chi controlla il cuore del mondo comanda l’isola del mondo, chi controlla l’isola del mondo comanda il mondo”[23]. Mackinder adatta la posizione geografica di heartland a seconda delle contingenze storiche. Nel 1904, in una fase in cui gli stati dell’inner crescent hanno occupato stabilmente l’outer crescent rovesciando i rapporti di forza e determinando la superiorità delle potenze marittime, la pivot area è collocata in una fascia compresa fra l’Asia centrale e l’Oceano artico[24]. La situazione è destinata, tuttavia, a mutare di lì a breve. Da un lato, la Russia inizia ad organizzare rapidamente l’area perno con la costruzione di un vasto sistema ferroviario che favorisce la manovra per linee interne; dall’altro, la Germania, in costante crescita economica e demografica, porta la sfida al cuore della potenza inglese avviando la costruzione di una flotta d’altura in grado di contendere alla Gran Bretagna il controllo dei mari e simbolo della Weltpolitik tedesca [25]. La Prima Guerra Mondiale interrompe la politica espansionistica del Reich guglielmino; nonostante il pesante ridimensionamento territoriale, militare ed economico, nel 1919 Mackinder percepisce ancora la Germania sconfitta come un potenziale pericolo e dunque sposta heartland ad ovest, includendo tutta l’Europa centro-orientale fino alla linea Elba-Adriatico ed i Bacini del Mar Baltico e del mar Nero[26]. La prospettiva di Mackinder rappresenta una razionalizzazione della necessità di svincolare Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia e Romania dall’influenza tedesca e sostanzia l’assetto territoriale ed etnico imposto con la pace punitiva di Verailles[27]. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale il ragionamento del geografo inglese si amplia ulteriormente, dovendo considerare il ruolo centrale di un attore periferico quali sono gli Stati uniti. La teoria sul pivot-heartland viene confermata ma si arricchisce della terza dimensione. “Come le ferrovie avevano aumentato la capacità di manovra per linee interne della potenza continentale, conferendole una superiorità sulla manovra per linee esterne delle flotte delle potenze marittime, così l’aviazione poteva ora consentire alla potenza continentale di colpire le teste di ponte anfibie costituite alla sua periferia, senza che le sue basi aeree potessero essere distrutte dalle potenze marittime”[28]. Mackinder, dunque, arretra la localizzazione di heartland verso oriente, lungo la linea Leningrado-Mosca-Stalingrado, e attribuisce una importanza fondamentale all’Oceano atlantico che si trasforma in un mare di mezzo tra l’Europa, l’America e l’Africa (Midland Ocean). La preoccupazione rimane la medesima, equilibrare lo stato perno; lo strumento è una “cooperazione efficace e durevole tra America, Gran bretagna e Francia, la prima garantendo una difesa in profondità, la seconda costituendo un’isola avanzata fortificata – Malta su ampia scala – e la terza fornendo al continente una testa di ponte che possa essere difesa[29]. La rottura tra Stati Uniti ed Unione Sovietica all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e la costituzione di un blocco organico di stati comunisti allargato all’Europa orientale connota heartland come area impenetrabile ed ostile, minaccia diretta alle liberaldemocrazie dell’inner crescent. Da qui il contributo di MaAckinder all’elaborazione e all’affinamento della dottrina del containment[30] e, soprattutto, alla propaganda occidentale relativa “all’immanenza della minaccia sovietica contro la fascia peninsulare e insulare che circonda la massa continentale euro-asiatica” [31].