PIETRO FANTI E RENATO GOMEZ DE AYALA – M.O.V.M. DI LUGLIO

  

FANTI PIETRO

Capomanipolo 219ª legione CC. NN.

Diciottenne si arruolava volontario per la durata della guerra nel 13° reggimento artiglieria da campagna nell’aprile 1917, partecipando alle azioni di guerra in Val Lagarina e a Col Moschin. Dopo avere frequentato a Parma un corso allievi ufficiali di cpl. veniva promosso sottotenente di fanteria nel sett. successivo ed inviato nuovamente al fronte col 240° fanteria passando poi, nell’aprile 1919, al 30°. Un anno dopo, in marzo fu in Alta Slesia col 135° in occasione del plebiscito di quella regione. Rientrato in Italia col rgt. nel luglio 1922, poco dopo era collocato in congedo e nel sett. 1926 era promosso tenente, Il 22 nov. 1935, messo a disposizione della M.V.S.N., era assegnato alla 219ª legione della 6ª Divisione CC.NN. «Tevere» e il 30 dic. sbarcava a Mogadiscio. Destinato il 6 luglio 1936 alla difesa di un’importante posizione, attaccata da forze ribelli soverchianti, riusciva ad aprirsi la strada a colpi di bombe a mano per portare la difesa in un posto più adatto. Ferito gravemente una prima volta, accortosi che il nemico stava per impadronirsi di un deposito di munizioni, correva alla difesa con i pochi uomini rimastigli. Colpito di nuovo alle mani e al viso e rimasto accecato dallo scoppio di un bomba, incitava ancora i suoi alla lotta fino all’arrivo dei rinforzi. Divenuto cieco nel fatto d’arme di Les Addas, veniva collocato in congedo assoluto e iscritto nel Ruolo Speciale ove era promosso centurione. Il 29 settembre 1943 decedeva nella sua città natale.

«Comandante di plotone camicie nere, posto a difesa di importante posizione attaccata da forze ribelli soverchianti, era a tutti di esempio per ardimento e sprezzo del pericolo. Preso alle spalle dall’avversario e dagli abitanti del villaggio insorto, si apriva la strada a colpi di bombe a mano per portare la difesa in altra posizione più adatta. Già ferito, accortosi che i nemici stavano per impadronirsi di un deposito munizioni, con gli uomini rimastigli, accorreva alla difesa. Ferito ancora gravemente al viso e rimasto accecato dallo scoppio di una bomba lanciata dai ribelli, vincendo il dolore, continuava a dare disposizioni per la estrema difesa della posizione. Esausto per il sangue perduto, stringendo nelle mani ferite due bombe pronte per l’ultimo lancio, appoggiato ad una cassa di munizioni, incitava ancora alla lotta ed in tale posizione veniva trovato dai rinforzi sopraggiunti, ai quali si dichiarava lieto di avere impedito, col proprio sacrificio, la conquista del deposito. Fulgido esempio di virtù militari. Les Addas, 6-7 luglio 1936

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GOMEZ de AYALA RENATO

Sottotenente cpl. Fanteria (bersaglieri)

Studente dell’Istituto tecnico di Napoli, si arruolò volontario ed ammesso alla Scuola allievi sottufficiali di Casagiove nel maggio 1931 era nominato sergente nel 1° reggimento bersaglieri nel marzo 1932. Congedato nel maggio dell’anno successivo, venne richiamato per un mese nel febbraio 1937 a seguito della nomina a sottotenente di cpl. nel 1° bersaglieri. Richiamato a domanda in servizio nell’ottobre 1937 ed inviato in missione all’estero, assunse il comando del pl. arditi del btg.

«Comandante di plotone arditi di battaglione mitraglieri, nella imminenza di una battaglia abbandonava l’ospedale ove era ricoverato e raggiungeva il reparto. In dodici giorni di dura lotta riaffermava ancora una volta le sue belle qualità di ardimento e di valore, dimostrate nei precedenti combattimenti. Durante l’attacco di una munitissima posizione, venuto ad urtare contro un solido reticolato, battuto intensamente dal nemico, alla testa dei suoi arditi, con slancio e sprezzo del pericolo, si adoperava per aprirsi un varco. Colpito a morte, si preoccupava di far conoscere al suo comandante di battaglione l’entità del lavoro compiuto e incitava i suoi arditi a persistere. Alture di Benafer, 23 luglio 1938.»

Altre decorazioni:

Medaglia di Bronzo al Valor Militare

«Comandante del plotone arditi del battaglione mitraglieri, durante un lungo periodo di operazioni belliche, guidava il suo reparto con eccezionale audacia e spiccata perizia. In un combattimento particolarmente violento, si prodigava instancabilmente per garantire la sicurezza del fronte del battaglione spingendosi coraggiosamente con i suoi arditi tra il dispositivo nemico, manovrando con serena iniziativa e particolare accortezza. Venuto a mancare il comandante di una compagnia ne assumeva il comando dando prova di spiccate qualità di energia e di attaccamento al dovere. Quota di 138 di Col del Musu, 9 aprile 1938