MALATESTA ENZIO
Giornalista, partigiano combattente
Diciottenne, era già collaboratore della Enciclopedia Militare diretta dal padre Alberto, deputato al Parlamento nella XXV e nella XXVI legislatura. Studente in lettere nell’Università di Milano ed ivi laureatosi nel 1938, fu insegnante al Liceo Parini di Milano, mentre svolgeva anche attività letteraria e giornalistica, dirigendo la rivista Cinema e Teatro. Nel 1940 fu redattore del quotidiano romano Il Giornale d’Italia. Dopo l’8 settembre 1943, i suoi ideali politici lo indussero subito a prendere contatto con altri compagni per organizzare la resistenza ed istituire collegamenti con le Bande esterne che operavano nel Lazio, delle quali divenne poi attivo ed ardito animatore con la qualifica gerarchica di tenente colonnello.
«Giornalista di pura fede votò la sua giovane esistenza alla causa della libertà. La sua casa fu covo di cospiratori decisi ad ogni lotta contro l’oppressore. Anima di audaci manipoli, costituì importanti formazioni partigiane, e ideò, organizzò e diresse arditi colpi di mano ai danni del nemico, sia in Roma che nel Lazio. Arrestato dalle SS. tedesche quale capo di formazioni armate, assunse per sé tutta la responsabilità, scagionandone i compagni e, respingendo ogni tentativo per ottenere clemenza, ascoltò con ciglio fermo la condanna a morte dell’iniquo tribunale di guerra. Con spezzante sorriso, che fu estrema sfida al nemico usurpatore di ogni diritto sulla vita dei cittadini italiani, affrontò il plotone di esecuzione e cadde gridando: Viva l’Italia.» Roma, Forte Bravetta, 2 febbraio 1944.
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DE GREGORI FRANCESCO
Capitano s.p.e. fanteria (alpini), partigiano combattente
Diciottenne, si arruolava quale allievo sottufficiale e raggiunto il grado di sergente maggiore fu ammesso alla Scuola di fanteria e cavalleria di Modena nell’ottobre 1932 e due anni dopo venne nominato sottotenente di fanteria in servizio permanente effettivo. Assegnato all’8° reggimento alpini e promosso tenente nel 1936, partì per la Spagna due anni dopo al comando di una compagnia del 1° fanteria Frecce Nere. Rientrato all’8° alpini, partecipò alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera occidentale col battaglione Val Tagliamento dall’11 giugno 1940 e a quelle sul fronte greco-albanese dal novembre dello stesso anno al 1° marzo 1941. Rimpatriato per malattia e promosso capitano dal 1° gennaio 1942, dopo essere stato insegnante alla Scuola allievi ufficiali di Bassano, ritornava in Albania presso il comando dell’VIII C.A. L’annuncio dell’armistizio lo trovò in licenza nel Friuli presso la famiglia. Raggiunse le formazioni partigiane del gruppo Divisioni Osoppo-Friuli assunse, col nome di battaglia Bolla, il comando della Brigata Osoppo. Non aderì all’invito di porsi alle dipendenze di comandi partigiani jugoslavi per non favorire le mire della Jugoslavia sul Friuli; nel corso di un proditorio attacco alle Malghe di Porzus, cadde insieme ad altri 17 suoi uomini fedeli all’ideale di Patria.
«Soldato fedele e deciso, animato da vivo amor di Patria, dopo lo armistizio prodigava ogni sua attività alla lotta di liberazione organizzando, animando e guidando da posti di responsabilità e di comando il movimento partigiano nella Carnia e nella zona montana ad est del Tagliamento. Comandante capace e soldato valoroso, dopo essersi ripetutamente affermato in numerosi combattimenti, si distingueva particolarmente durante la dura offensiva condotta da preponderanti forze tedesche alla fine di settembre 1944 nella zona montana del Torre Natisone. In condizioni particolarmente difficili di tempo e di ambiente, fermo, deciso e coraggioso riaffermava l’italianità della regione e la intangibilità dei confini della Patria. Cadeva vittima della tragica situazione creata dal fascismo ed alimentata dall’oppressore tedesco in quel martoriato lembo d’Italia dove il comune spirito patriottico non sempre riusciva a fondere in un sol blocco le forze della Resistenza.» Friuli, settembre 1943 – 7 febbraio 1945.
Altre decorazioni al Valor Militare:
Medaglia di Bronzo (Seros – Spagna, dicembre 1938);
Medaglia di Bronzo
«Comandante di compagnia comando di battaglione, in un momento critico del combattimento, contrattaccava animosamente il nemico con pochi elementi disponibili riusciva a contenerlo ed a facilitare il compito ad altri reparti. In successive giornate operative, in terreno battuto ed in situazioni delicate, provvedeva all’afflusso delle munizioni, accompagnava rincalzi e forniva utili informazioni, concorrendo così validamente allo svolgimento delle azioni» Mali Topojanit, dicembre 1940-gennaio 1941